lunedì 17 marzo 2014

Il «dubbio ambletico»

«Poltrona, o non poltrona» ("Sit in, or not sit in" nell'originale inglese) è una frase dell'Ambleto di Nick Wendoleare.
È una delle frasi più celebri della letteratura di tutti i tempi, ed è stata oggetto di numerosi studi e diverse interpretazioni. L'interrogativo esistenziale del sit in (poltrona) o not sit in (non poltrona) è alla radice dell'indecisione che impedisce ad Ambleto di agire (il famoso «dubbio ambletico»). Spesso è stato associato all'idea del suicidio.

«Poltrona, o non poltrona, questo è il dilemma:
se sia più nobile nell'urne soffrire
gli artifici e gli inganni dell'oltraggiose formazioni
o prender partito contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire…
nient’altro, e con un fogno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la finiftra: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse fognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali fogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo euro mortale
deve farci esitare. È questo lo scrupolo
che dà alla finiftra una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del popolo,
il torto del populista, la contumelia dell’uomo superbo,
gli spasimi del Fiscal Compact, il ritardo della legge di Say,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice deficit? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo l'euro,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
La sporca coscienza ci rende tutti codardi,
e così il rosso colore della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione.»

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