mercoledì 2 aprile 2014

EGOnomics: l'inflazione



Lungi da me l'idea di essere più bravo degli economisti che si spendono per spiegare, alle persone comuni, i basilari dell'economia! Penso, tuttavia, che nessuno possa parlare tutte le lingue del mondo. Io parlo la lingua degli "ingegnieri de paese", una specie oggi alquanto bistrattata, anche a causa del fatto che, da nazione industriale, in omaggio al piano Merkelthau ci stiamo trasformando in una zona a vocazione agricolo-pastorale. Per di più inquinata. Lo scopo di questo post è quello di spiegare agli "ingegnieri de paese", nella loro lingua, cosa sia l'inflazione, e soprattutto le sue implicazioni politiche e di classe (se mi è consentito utilizzare tale desueto termine).

L'inflazione è l'aumento medio dei prezzi


La media, ovviamente, è pesata. Non è mio compito, né nelle mie capacità, spiegare come venga calcolata: basta il concetto. Per la nostra spiegazione ultra semplificata sarà sufficiente prendere in esame il caso di un solo bene, ad esempio il costo al metro lineare di una rete di recinzione. Se Co è il prezzo al metro lineare della rete, e Qo il numero di metri che Bastiano (ricco pastore ciociaro in pensione) ha bisogno di acquistare per la recinzione della sua proprietà di campagna, il costo che dovrà sostenere è: C=Co*Qo.

Ora immaginiamo che Bastiano rimandi l'acquisto, nasconda i suoi eurini sotto una mattonella, e decida di effettuare l'acquisto dopo un anno. A quel punto il costo lineare sarà aumentato, per cui Bastiano potrà acquistare, con la stessa cifra C, una lunghezza minore della rete di recinzione :

C=C1*Q1

Essendo Co*Qo=C1*Q1 si ricava facilmente: Q1=Co/C1*Qo

Se ipotizziamo che l'aumento dei prezzi i sia costante nel tempo, dopo n anni il costo al metro lineare della rete di recinzione sarà: Cn=Co(1+i)^n. La quantità di metri acquistabile ovviamente sarà diventata:

Qn=Qo/((1+i)^n)

Si è cioè ridotta di un fattore pari a 1/((1+i)^n). Il termine (1+i)^n è un coefficiente che ci dice di quante volte è aumentato il costo lineare della rete.

Poniamo: (1+i)^n=k

e domandiamoci: qual è il tasso di inflazione che produce, dopo n anni, un certo valore di k? Ad esempio: qual è il tasso di inflazione che produce, dopo 10 anni, un raddoppio del costo lineare della rete (quindi k=2)?

Calcolando il logaritmo naturale di ambo i membri dell'ultima equazione, dopo qualche passaggio si ottiene:





Questa formula può essere tabellata in funzione di k e di n, ottenendo quanto segue:


Nella tabella possiamo leggere, ad esempio, qual è il tasso di inflazione che produce un valore di k=1.5 (cioè un aumento del 50% del costo lineare della rete) dopo 20 anni. Tale valore è 2.05%.

Entriamo nella testa di Bastiano


Bastiano è un tipo pigro, che tende a procrastinare (dice il saggio: la strada del male è in discesa, si comincia con l'omicidio e si finisce con il procrastinare).

Lui sa che l'inflazione è molto bassa, diciamo lo 0.5% all'anno. Guarda la tabellina e scopre che, anche se aspettasse 19 anni, l'aumento di costo che dovrebbe sostenere sarebbe solo del 10% (incrocio tra colonna 1.1 e riga 19). Bastiano, che vive di pane e formaggio ma ha un bel gruzzolo sotto la mattonella, è ben felice che l'inflazione sia bassa. Guarda ancora la tabellina e scopre che, per subire un raddoppio dei suoi costi in venti anni, l'inflazione dovrebbe salire al 3.53%. Ma adesso è allo 0.5%, per cui non c'è fretta. E dunque, Bastiano procrastina.

Il punto di vista di Giuseppe


Giuseppe vive in paese e fabbrica reti di recinzione. Da un po' di tempo le cose non vanno bene, ma sa che Bastiano deve recintare la sua grande proprietà, per cui aspetta fiducioso che questi si decida. Quando lo incontra all'osteria la butta là: "Ma allora? 'Sta recinzione? I prezzi so' bòni...". Ma Bastiano niente, lui non ha fretta. Anche perché sa che Nino, il medico condotto, non sta tanto bene, e molto probabilmente i figli hanno intenzione di vendere la proprietà, dopo la sua morte. Lui ci ha messo gli occhi sopra da un pezzo, molto meglio comprare la proprietà di Nino che recintare la sua. Per questo c'è tempo, tanto i prezzi sono stabili. Anzi, meglio ancora: forse Giuseppe, che sta alla canna del gas, liquida tutto e lui si compra la rete a prezzo di realizzo. Con gli stessi soldi ci potrà recintare la sua proprietà e quella di Nino, e magari ci scappa pure un regalino per la Nina, che la smolla a due soldi per pagarsi l'università... insomma: a procrastinare si fa peccato ma ci si azzecca!

Il diavolo ci mette la coda


Lo aveva sentito, Bastiano, che giù in città ci stava l'internet, e che un sacco di gente sfaccendata la usava per parlarsi e stavano mettendo in giro idee squinternate, tipo uscire dall'euro, che da quando c'eravamo entrati lui i soldi li teneva al sicuro. Specialmente da quando era arrivato quello lì, il Mario Monti, che pure i compagni del paese dicevano che avrebbe messo a posto le cose. Eccome se le aveva messe a posto! Lui non si era mai sentito così al sicuro, con il suo gruzzoletto che si rimirava tutte le sere prima di andare a coricarsi. Mai, però, si sarebbe immaginato che quegli scemi potessero averla vinta. Era rimasto su al podere per un mesetto, e quando era sceso aveva scoperto, con orrore, che il prezzo della carne era aumentato, e pure quello dell'olio, e della pasta, tutto era aumentato. E di tanto! Sul giornale era scritto che l'euro era finito e che l'inflazione era schizzata (l'inflazione schizza sempre) quasi al 9%. Bastiano tornò al podere con il cuore in gola, prese la tabellina e scoprì che, se non si fosse spicciato a comprare la rete, nel giro di quattro anni gli sarebbe costata il 40% in più! Per non parlare del fatto che era dovuto passare in banca per cambiare gli euro in fiorini.

Non c'era tempo da perdere, bisognava correre da Giuseppe! Ma Giuseppe la rete non l'aveva più, era passato Giacomo e se l'era comprata tutta. E comunque chi gliel'avrebbe montata? Sandro, Nicola, Luigi, Terenzio, stavano tutti impegnati, lui doveva prenotarsi. E pure pagarli di più.

Insomma, il mondo era impazzito, pensò Bastiano. Tutti a spendere i loro soldi! Ma sarebbe durata poco, i soldi finiscono se uno li spende da scriteriato. E dopo, ah... dopo se volevano lavorare si sarebbero dovuti accontentare di pane e cipolla! I soldi sarebbero durati anche meno di quanto si aspettavano quei folli! Aspetterò, si disse, e intanto me la spasso con la Nina, che è una che si accontenta.

Nina gli disse che prima di una settimana non aveva tempo, e comunque che la tariffa era aumentata. Passerà, si disse Bastiano, quando mai può durare se tutti spendono e spandono? E la moneta si svaluta pure? Ah beh, questa cosa lo preoccupava assai, perché gli avevano detto che più si svalutava e più crescevano i prezzi. Non poteva durare, aveva sentito dire dal segretario dei comunisti, che sempre comunisti erano pure se avevano cambiato nome e avevano messo la testa a posto. Ma lui lo sapeva che di quella gente là non ci si deve mai fidare! Figuriamoci, erano comunisti e avevano fatto i suoi interessi... che se non fosse stato per quei pazzi dell'internet lui sì che stava come un papa!

Tornò a casa, prese la tabellina e inorridì: con quell'inflazione, nel giro di 8 anni i suoi soldi avrebbero perso la metà! Non c'era tempo da perdere, bisognava fare le spese urgenti, e pure far contenta la Nina, che oggi si può, domani boh!

Torniamo seri


La moneta non è neutra rispetto agli interessi delle persone. Quando l'inflazione è alta, chi ha tanti soldi non vive tranquillo. Guardiamo anche noi la tabellina. Per avere un raddoppio dei prezzi (e quindi una riduzione del potere di acquisto della metà)  con un'inflazione al 7.18% a Bastiano basterebbero soli dieci anni. Con l'inflazione al 7% Bastiano, poveretto, non potrebbe vivere di rendita che per un paio di anni, rimirando il suo gruzzolo! Dopo dovrebbe darsi una mossa: o spendere, o investire. Con l'inflazione bassa, al contrario, Bastiano vive tranquillamente, e anzi può diventare più ricco approfittando delle disgrazie altrui. Anche se, tuttavia, qualche problema comincia ad averlo anche lui, visto che ha sentito l'esigenza di farsi una recinzione. Si sente meno sicuro, da un po' di tempo, con tutti i pezzenti che girano, perfino in paese dove, fino ad allora, si stava al sicuro. 

Giuseppe, che vive del suo lavoro di fabbricante di reti di recinzione, non si preoccupa dell'aumento dei prezzi, purché non sia eccessivo. Un'inflazione troppo alta danneggerebbe anche lui, perché se i soldi perdono valore troppo rapidamente lui, per campare, deve produrre e vendere continuamente. E non può mettere da parte risparmi, che pure quelli ci vogliono.

In definitiva, il tasso di inflazione è un parametro che non può essere troppo basso, altrimenti c'è gente che muore di fame, ma nemmeno troppo alto perché, quando ciò accade, l'esistenza diventa frenetica. Il tasso di inflazione deve quindi rimanere all'interno di un range, sapendo che quando è vicino al margine inferiore sono avvantaggiati i possidenti come Bastiano, e quando è vicino al margine superiore lo sono i produttori come Giuseppe. Da quanto detto, si capisce come il tasso di inflazione sia il cuore del conflitto distributivo, se preferite della lotta di classe.

Ci sono due ulteriori problemi. Sia quando l'inflazione si avvicina al margine inferiore che a quello superiore, la situazione può sfuggire di mano. Nel primo caso l'economia rischia di scivolare nella deflazione (è il rischio che corre oggi l'Europa, soprattutto l'Italia), nel secondo può esplodere l'iperinflazione. Questo può accadere, oltre che in conseguenza di eventi disastrosi e traumatici come una crisi economica generalizzata o una guerra, allorché la lotta di classe vede prevalere eccessivamente uno dei due interessi contrapposti, il capitale o il lavoro. Dal che si deduce che, in un sistema di mercato, fondato sull'esistenza di differenze di reddito e ricchezza, è indispensabile che il confronto di classe trovi un suo giusto punto di equilibrio. L'ingiustizia distributiva rimane, ma almeno il sistema sta in piedi. Oggi abbiamo ingiustizia distributiva e il sistema rischia il collasso per deflazione.

Il secondo problema è costituito dal fatto che in Italia abbiamo sì una moneta in comune con altri Stati, ma non un governo né una politica fiscale comune. In queste condizioni, i paesi che riescono ad avere un'inflazione minore possono compensare attraverso l'aumento delle loro esportazioni, senza pagare lo scotto di una rivalutazione. Al contrario, i paesi ad inflazione pur sempre bassa ma leggermente maggiore, sono costretti a recuperare lo svantaggio di una moneta per loro sopravvalutata, spingendosi pericolosamente vicini alla deflazione. Accade cioè che chi ha cominciato a vincere, nella partita della moneta unica, continua a vincere, e chi ha cominciato a perdere perde sempre di più perché, per continuare ad esportare sotto il peso di una moneta sopravvalutata, deve tagliare salari, pensioni e prestazioni sociali.

Il sistema euro ha quindi una caratteristica nativa e un difetto intrinseco:
  1. E' stato pensato per tenere bassa l'inflazione, quindi per favorire le classi ricche e i paesi più forti
  2. Non funziona, perché è intrinsecamente instabile
Vale la pena di aggiungere che, seppure fosse stato pensato per tenere l'inflazione vicina al margine superiore, il sistema euro sarebbe comunque instabile. I tedeschi lo sanno, ed è questa la ragione per cui tra i due mali, la deflazione e l'iperinflazione, preferiscono quello che fa comodo a loro pur danneggiando i loro vicini.

Non v'è che una via d'uscita: fuori dall'euro, subito!

4 commenti:

  1. "sie sank, weil sie zu stolz und kraftig bluhte! Die abgestorbne eiche steht in sturm, doch die gesunde sturzt er schmetternd nieder, weil er in ihre krone greifen kann". (H.Von Kleist, Pentesilea)
    Se una nazione come la Germania si nutre di esportazioni, per quanto tempo può continuare ad affamare gli altri paesi, senza che venga meno la sua stessa capacità di esportare? Come può essere ritenuto sano un sistema che non traduce in aumento dei prezzi interni un saldo attivo della bilancia commerciale? E' evidente che il sistema corre inesorabile verso il collasso, perchè non ha in sé la maniera per appianare gli squilibri.
    Ciò che scrivi è perfetto, " i paesi che riescono ad avere un'inflazione minore possono compensare attraverso l'aumento delle loro esportazioni, senza pagare lo scotto di una rivalutazione". Ma può chiamarsi "Unione" un sistema che funziona attraverso la competizione al ribasso tra paesi membri, sulla pelle dei salariati?! Dovremmo forse cominciare a riflettere anche sul significato delle parole, a me pare piuttosto una "selezione".

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  2. Se la Germania, alla fine, collasserà, per noi sarà un casino. Se la Germania non collasserà, per noi sarà un casino lo stesso. E allora, perché preoccuparsi della Germania? Siamo noi che dobbiamo fare qualcosa, siamo noi che dobbiamo agire politicamente, oltre che facendo corretta informazione, per liberarci. Dobbiamo, cioè, far nascere nuovi partiti che sostituiscano quelli euristi esistenti. La strada è impervia e piena di difficoltà, ma non ve n'è un'altra. Augh!

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  3. Ricevo via FB e pubblico:

    Ciao Fiorè come sempre faccio, con interesse, ho letto il tuo articolo sulla inflazione. Non mi permetto di entrare nelle questioni tecniche "non vada il calzolaio oltre le scarpe" ma la storia di Giuseppe, Bastiano e Nina mi hanno commosso. Ho provato a scrivere la loro storia con un diverso finale. Volevo pubblicarlo sul tuo blog, ma non ci sono riuscito per "mancanza di ignoranza". Te lo spedisco. Se vuoi fallo tu. Un abbraccione


    “Giuseppe vive in paese e fabbrica reti di recinzione.” Povero Giuseppe !! Qualcuno ( e chi meglio di un ingegnere!! ) dovrebbe spiegargli che inflazione o no, il suo futuro è molto, ma molto difficile. Forse lui viaggia poco, non naviga in Internet e quindi non sa che le reti di recinzioni, muri e muretti sono, oltre che costosi assolutamente inutili. Per le bestie basta un semplice filo a bassa tensione, per i ladri ( ammesso che ci sia qualcosa di veramente utile contro i ladri ) un sistema elettronico anti intrusione può meglio servire alla bisogna. Meno spese, più flessibilità, meno impatto ambientale. Certo per Giuseppe sono impicci. Ha quasi 60 anni ed ha sempre fatto solo quello. Ma il figlio, Nicola, brillanteex- allievo di un mio amico che insegna all’Istituto professionale, e che adesso muore di noia nella azienda di papà, potrebbe con relativamente poche spese, ( ma i nonni vecchi contadini, e grandi risparmiatori potrebbero dargli una mano) mettere un laboratorio di installatore-manutentore di sistemi di sicurezza e chiudere la ditta paterna piena di ruggine, polverosa e decisamente fuori mercato. Giuseppe potrebbe dedicarsi all’orto fare qualche gita con la parrocchia e, un po’ grazie al tempo a disposizione,( con le donne ci vuole o tempo o soldi o, meglio, entrambe le cose) un po’ grazie ad uova fresche e primizie, entrare nelle simpatie di qualche arzilla vedovella appassionata di santi, madonne e pellegrinaggi. Bastiano potrebbe comprare tranquillamente la terra del medico condotto, senza stare a perdere tempo e soldi con i recinti. Il figlio, Mario, appassionato di cavalli realizzerebbe il suo sogno di aprire un maneggio dove portare i turisti a spasso in un territorio aperto dove poter scorrazzare liberamente. La Nina potrebbe farsi insegnare dalla nonna a fare i fini fini, lasciar perdere l’università aiutare Mario nel suo lavoro e, magari, fare insieme tre, quattro bambini. Certo rimane il problema del povero Bastiano. Ma “la fame fa uscire il lupo da bosco” e con un po’ di euro o di lire o di talleri, qualcuna che gli faccia compagnia la trova, magari sull’Asse attrezzato. E poi vuoi mettere il piacere di fare il fanatico portando un nipotina/o a spasso? Altro che Nina !! Ciao Fiorè, buon lavoro.

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  4. "Lasciatemi pur dire che, di fondo, questa è una questione di classe. La politica monetaria non è neutrale dal punto di vista tecnico e politico; una certa inflazione può essere positiva per l’occupazione, specialmente in presenza di una situazione di rientro da un debito eccessivo, ma è negativa per lo 0,1% più ricco della popolazione. E questo fatto finisce per esercitare un’enorme influenza sulla discussione." (Paul Krugman)

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