sabato 10 gennaio 2015

Mutatis mutandinis

L'un des calimeros est Charlie, l'autre non.

12 commenti:

  1. Se ha ragione Salvini ("milioni di islamici pronti a sgozzarci") allora ha ragione Fiorenzo a dire che bisogna o chiudere le frontiere o accettare dei compromessi sui nostri principi di libertà, il che mi sembrerebbe comunque ricattatorio. Se, come credo, Salvini ha torto, abbiamo milioni di islamici che abitano in Europa che si sentono infastiditi dalle vignette blasfeme, magari non condannano gli attentati perché sono arrabbiati col mondo, ma non vanno in giro ad ammazzare nessuno, esattamente come la maggioranza dei cristiani o degli ebrei in Europa (che in compenso non si sentono in obbligo di condannare le bombe sui civili dei democratici eserciti occidentali). I terroristi realmente disposti a farsi uccidere per la Jihad quanti sono realmente? Qualche decina, qualche centinaio? E per questa minoranza di fanatici dobbiamo rivedere i nostri concetti di libertà? Mercoledì charlie hebdo uscirà in tiratura record di milioni di copie, significa che milioni di francesi lo compreranno non perché lo apprezzano ma per dire che la società francese non arretra, che la stragrade maggioranza del popolo francese, di cui fanno parte anche i milioni di islamici francesi, tiene a certi valori, magari sarà un atteggiamento retorico ed emotivo ma segnala il comune sentire di un popolo. Non è per niente un "a casa nostra facciamo quello che vogliamo", mi pare.

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  3. Sono d'accordo con Fiorenzo. Una buona sintesi sulla libertà secondo me la da l'articolo del militant-blog (ometto il link, tanto è noto). Nello specifico laddove dice che si fa confusione fra satira e propaganda bellica e questo (aggiungo io) è grave. In altre parole ci si potrebbe chiedere dov'è che finisce la satira ed inizia il bullismo? E' facile sentirsi emancipati perché liberi senza farsi anche queste domande.

    Penso che viviamo in tempi di grande confusione semantica mediaticamente indotta. Usando un lessico da propaganda potrei dire che le vecchie parole sono arricchite con significati innovativi ma sostanzialmente falsi, insultare gli altri una volta era definito maleducazione e non libertà (e sto scrivendo cose che mai mi sarei aspettato di scrivere).

    Questa confusione è fortemente manipolabile e rischia proprio di farci perdere tanti valori importanti conquistati con grande fatica. E' questo che secondo me non dobbiamo perdere di vista.

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  4. Oltre a quanto ho sostenuto nel video, e cioè che la satira è possibile solo all'interno di un contesto sociale e politico che condivide un sistema di valori, mentre non può darsi nei confronti di ciò che è altro da noi, specialmente se l'altro da noi sono i nuovi schiavi "volontariamente" approdati sulle nostre terre grazie ai nostri "pacifici" bombardamenti, mi è venuta in mente una nuova argomentazione.

    Ne ho tratto un breve post: Je suis Renzo Tramaglino

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    1. Trovo il discorso incomprensibile.

      Titolari del diritto di prendere in giro personaggi pubblici e figure simboliche sul piano politico, culturale e religioso sono i singoli, non il governo del Paese nel quale essi risiedono.

      Che c'azzecca il fatto che il governo dello Stato di appartenenza di chi esercita il suddetto diritto agisce in modo ecomiabile o condannabile? A che titolo si pretende dai liberi cittadini di quello Stato che non esercitino la satira nei confronti di personaggi estranei al "contesto sociale e politico che condivide un sistema di valori"?

      Questa idea presuppone una concezione aberrante del rapporto Stato - singolo, ossia che gli esseri umani nella loro individualità sono sempre e comunque responsabili di ciò che fanno gli Stati di cui sono cittadini e viceversa.

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    2. Caro Demetrio, con l'espressione "non può darsi" intendo dire che in tal caso quella non è più satira. Che satira può mai essere quella che provoca una crisi nei rapporti internazionali di uno Stato?

      Facciamo un esempio: sei con un paio dei tuoi amici e, rivolgendoti a uno di loro, chiedi "questa sera andiamo a cene con quelle troiette delle nostre fidanzate?". Poiché siete tra amici, in un gruppo che condivide un linguaggio anche paradossale, nel quale ognuno sa interpretare le tue parole (che non contengono in realtà nulla di intenzionalmente offensivo), non accade nulla di rilevante. Immagina però cosa potrebbe accadere se le tue parole fossero ascoltate da uno esterno al gruppo che le riferisse al padre della fidanzata di uno dei tuoi amici (o addirittura a Lei!)...

      nota - per non dire che la tipa potrebbe prendere a pretesto l'incidente per "costruire" una rottura temporanea del rapporto, al fine di metterlo in riga e avere un paio di settimane di libertà durante le quali piazzargli un bel cornino... (e dargli ragione... visto che la si era chiamata "troietta").

      Insomma, esiste un concetto chiamato "senso di opportunità", e in genere chi non lo possiede finisce con l'essere emarginato, non con l'essere chiamato "eroe". Se il padre della fidanzata del tuo amico ti facesse un occhio nero, con ciò tu diventeresti un eroe? Oppure saresti, sempre e comunque, uno che ha straparlato? Certamente tutti condannerebbero chi ti ha fatto l'occhio nero.... ma dietro le tue spalle direbbero anche che te la sei andata a cercare.

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    3. L'esempio del gruppo di amici non serviva, avevo capito cosa intendevi dire, ragion per cui ribadisco e meglio preciso ciò che ho espresso in proposito: se esiste (come esiste) il diritto di prendere in giro (non di ingiuriare o di diffamare) il qualunque e la qualunque (e non solo chi è "in alto"), la valutazione riguardo al se, al come e a verso chi esercitarlo (giudizio di opportunità) non può che spettare al solo soggetto che ne fa uso (diversamente, il diritto di libertà in questione non esiste).

      Se poi qualcuno si ritiene oltraggiato o diffamato, si avvarrà degli strumenti legali che ogni ordinamento civile e democratico mette a sua disposizione per ottenere giustizia (querela per ingiuria o diffamazione, azione inibitoria, risarcimento danni).

      In altri termini, nello Stato di diritto democratico e pluralista, finchè non si otrepassa la linea del penalmente lecito, TUTTI sono ugualmente titolari del diritto di fare satira su CHIUNQUE; chi pratica violenza contro il singolo individuo perchè ha utilizzato quella libertà in un modo a lui non gradito, attenta ad un bene primario che appartiene identicamente a TUTTI, a prescindere dalle modalità più o meno discutibili con cui il singolo può avere esercitato la libertà in questione.

      E' questo il senso del "Je suis Chalie" e il fatto che alcuni stanno strumentalizzando in modo inverecondo e inquietante il sentimento collettivo che ne è alla base non scalfisce minimamente il significato del gesto simbolico in questione.

      Riguardo alla (sinceramente agghiacciante) conclusione "...in fondo se la sono cercata" (che ritengo esserti colturalmente estranea: le persone a volte dicono cose che esse stesse non condividono), spera sempre, per la tua sicurezza personale, che non ci siano in giro fanatici filoeuropeisti che la pensano in quel modo.

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  5. Non ho capito: se una cosa non è satira non posso pubblicarla? In ogni caso, che c'entra la satira con gli attentati? Parliamo di satira o di attentati? Perché io un nesso tra le due cose non ce lo vedo, se non per sbrodolare retorica a buon mercato. Parliamo di satira? Ok, parliamone, anche se di quella carta igienica usata di charlie non me ne può frega' de meno. Secondo me sarebbe più interessante ora cercare di capire perché c'è gente che spara, quali sono le vere cause, se sono manovrati e da chi, cose di questo genere. E' solo disagio sociale? E da quando il disagio sociale si sfoga a colpi di armi da guerra? Qui tira una brutta aria, e la satira non c'entra niente, è solo un pretesto come un altro.

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    1. Scrivi: "se una cosa non è satira non posso pubblicarla?". Dipende. Fammi fare qualche esempio estremo. Se uno comincia a sfottere pesantemente con vignette dei ragazzi down può pubblicarla? O dei mendicanti che a causa della crisi sono finiti per strada può pubblicarla? Il tipo di volgarità gratuita di C.H. (che pure tu disapprovi mi sembra) è quello stile da battutina adolescenziale che è sempre stata criticata in Berlusconi e che, io penso, si inserisce in quel quadro di infantilizzazione della società in corso da tempo per prevenire ogni possibilità di reale comprensione da parte del popolo.

      Dici pure che non ci vedi il nesso e non ti importa perché bisogna capire che aria tira. Vero in parte. Se vogliono strumentalizzare questo tipo di violenza e di conflitto occorre che ci sia qualcosa di manipolabile. Se il capocondominio vuole scatenare una guerra fra condomini deve fare in modo che questi prima si odino e in questo C.H. svolgeva il suo ruolo utilissimo ai dominanti. Il nesso c'è eccome. Ridurre tutte le cose a fatti essenziali indipendenti fra loro (non sono filosofo quindi non so se chiamarlo riduzionismo, monismo o cos'altro) non sempre è adatto perché le cose non sono sempre indipendenti ma possono essere intrecciate.

      Ma passiamo avanti, consentire tutto in nome di una presunta libertà secondo me è un equivoco tipico dell'occidentalismo. È quel voler rimuovere "lacci e lacciuoli" (un mantra liberista) nell'illusione che questo crei una società più giusta e migliore. In realtà è un voler abdicare alla responsabilità di capire il senso, di chiamare le cose col loro nome. Una cosa piuttosto orwelliana e che rende difficile la comprensione per tutti, me incluso.

      Più che il pensiero unico occidentale sé io temo il pensiero unico occidentale ormai radicato dentro di me.

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