lunedì 2 marzo 2015

La questione fascista (parte I)

Questo articolo di Moreno Pasquinelli (IL SALVINISMO E LA FASCISTIZZAZIONE DELLA LEGA), la cui analisi mi lascia in parte perplesso, mi stimola ad avviare una riflessione sulla questione fascista in Italia. Lo faccio attingendo in gran parte alla mia esperienza personale che comincia, ahimè, a non esser picciol cosa.

Nella mia famiglia non ci sono mai stati fascisti, sebbene uno dei miei nonni fosse un gaudente uomo d'ordine. Uno dei fratelli di mia nonna fondò al paesello una sezione socialista e, per questo, fu costretto a bere olio di ricino. Mio padre era un democristiano. Per tutta la mia gioventù fui un gaudente studente modello. Nel corso della mia vita ho frequentato molti che si dichiaravano fascisti, spesso stimandoli sul piano personale pur contrastando le loro idee. Non ho mai rifiutato il confronto, giungendo al punto, anni fa, di riprendere in video un incontro di Forza Nuova e una fiaccolata di Casa Pound, entrando per ciò in conflitto con il mio ambiente.

Mussolini a Genova
C'è una cosa che mi ha sempre colpito nei fascisti: la loro richiesta di essere riammessi nel dibattito politico. Di tutte le colpe del fascismo quella che a mio avviso è la più ostativa a che ciò avvenga è costituita dalla vergognosa vicenda delle leggi razziali. Quella è una colpa che davvero non riesco a perdonare. Mi si obietterà che molte altre sono  le responsabilità ascrivibili a quel regime, ma le ritengo tutte superabili, sebbene con fatica; ma quella mi sta proprio sul gozzo. E non mi si venga a dire che le colpe del fascismo non sono paragonabili a quelle del nazismo! La differenza, ahimè, è quantitativa, non qualitativa. Per completezza di informazione tengo a precisare che sono filosemita (se non fossi italiano vorrei essere ebreo) ma detesto il sionismo, ritenendolo una delle più volgari e pericolose ideologie mai apparse sulla terra, nonché responsabile di crimini orrendi.

Ma sia! Ammettiamo di voler prendere in considerazione la possibilità di riammettere nel dibattito politico il fascismo, nella forma in cui questo viene riproposto oggi da Casa Pound. Costoro si dichiarano, più che fascisti, mussoliniani. L'argomentazione, mi pare di intendere, è che Mussolini sia stato uno statista costretto dagli eventi, per barcamenarsi in una fase storica in cui tutto il mondo precipitava verso la guerra, ad accondiscendere alle richieste dell'alleato tedesco. Non è uno sforzo da poco accettare una tale lettura! Uno sforzo, per di più, non aiutato dalla scelta di Casa Pound di allearsi con la Lega di Salvini; il quale, durante il comizio di Piazza del Popolo, ha fatto riecheggiare le peggiori e più nefaste note razziste dalle quali una forza di ispirazione fascista, o se preferiscono "mussoliniana", dovrebbe emendarsi senza se e senza ma se davvero desidera essere riammessa nel gioco politico.

Lo slogan "prima gli italiani", che viene fatto proprio sia da Salvini che da Casa Pound, è orrendo oltre che falso e tendenzioso. E' falso perché non è vero che le condizioni di vita degli immigrati siano migliori di quelle degli italiani, almeno su un piano di verità statistica, che è quello che importa dal punto di vista dell'arte di governare; è tendenzioso perché non affronta la radice del fenomeno, che è rintracciabile nel modello liberoscambista e imperialista di cui l'Italia è uno degli attori principali. La vera causa della crisi umanitaria prodotta dall'immigrazione sono i trattati che regolano il commercio internazionale, ai quali l'Italia aderisce, e le guerre imperialiste necessarie per farli rispettare. Ed è il senso di colpa che tutti condividiamo ad impedire che, alle roboanti e crudeli parole di quanti speculano sulla paura di questa "invasione", sia possibile far seguire politiche coerenti di controllo e contenimento del fenomeno. Per non parlare del fatto che l'immigrazione, in quanto alimenta l'esercito di riserva del lavoro, è nell'interesse di tutte le forze politiche che sostengono l'attuale modello liberoscambista.

Tra le forze politiche liberoscambiste vi è la Lega di Salvini, il che fa sorgere immediatamente una domanda: hanno, i dirigenti di Casa Pound, stipulato accordi con la Lega di Salvini che riguardano limitazioni ai principi liberioscambisti? Se non erro Mussolini era un socialista, anzi uno statalista, mentre altrettanto non si può dire della Lega, né di Salvini. La cui opposizione all'euro, manifestatasi dopo aver letto un libro lasciato sul comodino da un suo collaboratore, non si spinge fino a mettere in discussione l'impianto liberista dell'Unione Europea.

A meno che, ricordando le posizioni "europeiste" del vecchio MSI, i dirigenti di Casa Pound nel mentre gridano "prima gli italiani" non stiano pensando, in cuor loro, "prima gli europei"! Un'ipotesi poco patriottica, perché oggi dire Unione Europea significa dire Germania, cioè lo Stato che maggiormente si avvantaggia delle nostre difficoltà. Ma forse i camerati di Casa Pound stanno, anch'essi, favoleggiando di un'altra Europa. Alla Spinelli, per capirci, per cui la Germania alla fine cambierà.

L'alleanza tra la Lega di Salvini e Casa Pound, se letta alla luce di questa ipotesi e delle sue contraddizioni, può essere risolta ipotizzando che l'alleanza sia basata, almeno per il momento e in senso strettamente tattico, sulla derubricazione di tutta la complessa storia della costruzione europea al dato, sia pure importantissimo, della moneta unica. Per la Lega di Salvini ciò significa ridare fiato alla piccola media industria del nord; per Casa Pound asseverare una visione nazionalista in un orizzonte europeo, di cui l'italianità costituisce solo un frangente contingente e transitorio. Resta tuttavia almeno una domanda: se da un lato la partecipazione alla manifestazione unitaria è stata un'indubbia opportunità per Casa Pound per rientrare nel gioco politico, perché Salvini ha scelto questa strada? Che vantaggio ne ha avuto? Forse è il prezzo che ha dovuto pagare per tener buona una delle componenti del suo partito, quella che fa capo a Borghezio? Il quale, ciò deve essere sottolineato, è un eurofascista, non un nazionalista, né tanto meno un sovranista.


Un'operazione analoga fu posta in essere da Silvio Berlusconi che, per raggiungere i suoi scopi sdoganò il MSI favorendo la nascita di Alleanza Nazionale.


Una vicenda che dovrebbe far riflettere sulla facilità con cui la destra fascista è disposta, non appena le si offre la possibilità di farlo, ad accomodarsi alla tavola del liberismo. Vale la pena ricordare che fu proprio Berlusconi il Presidente del consiglio negli anni in cui gli squilibri commerciali intra-europei esplodevano, e che l'unica ricetta che propose fu quella della compressione salariale, in nome della libera concorrenza con i sistemi economici più forti.

Oggi come allora, però, le possibilità per la Lega di sfondare al sud sono limitate. E' soprattutto la proposta della flat-tax il suo punto debole: non c'è meridionale che non capisca che questa non è nell'interesse del sud, al quale converrebbe, piuttosto, una divisione del paese in due Stati. Ipotesi però inaccettabile per la destra fascista. Insomma, come la si gira la si gira il dato che emerge è che non siamo davanti a una potenziale crescita della Lega di Salvini in grado di modificare gli equilibri nazionali, ma solo al suo tentativo di sostituire Berlusconi ripercorrendone la scelta di sdoganare la destra fascista; con l'elemento di debolezza costituito dal fatto che Casa Pound altro non è che un partitino che, alle ultime elezioni, ha preso lo 0,2% dei consensi.

Tuttavia, proprio perché Casa Pound vale lo 0,2%, ma è un movimento ricco di militanti, esiste la possibilità che alcuni di essi, i più ideologizzati e intelligenti, non siano disposti a reiterare la ridicola parabola del MSI di finiana memoria. Con queste persone, e solo con essi, che tra l'altro credo siano simili ai tanti fascisti con cui dialogavo nei miei anni giovanili, vale la pena confrontarsi. Lo scopo deve essere, a mio avviso, non quello di una prospettiva elettorale, ma la ricucitura di una dolorosa ferita dello spirito nazionale, nonché della storia del socialismo. Un dialogo culturale, una specie di autocoscienza da portare avanti con molta cautela e altrettanta reciproca pazienza. Si tratta di una minoranza davvero esigua, ma talvolta accade che anche da un solo seme possa nascere una pianta rigogliosa. Ci vorrà ancora del tempo, sarà necessario uno sforzo anche da parte degli antifascisti militanti, ma credo che una prospettiva socialista potrà rinascere solo e soltanto se alcune questioni verranno chiarite. Con le ammissioni di responsabilità necessarie non da una sola parte.

8 commenti:

  1. Non mi stupisce certo che il tuo amico scriva post (che non leggo) intitolato IL SALVINISMO E LA FASCISTIZZAZIONE DELLA LEGA. Né mi stupisce che trovi il tempo per simili ovvietà (casa pound è fascista). La sua neghittosita verso la Costituzione della Repubblica italiana gli lascia parecchio tempo libero in attesa del sol dell'avvenire.
    Ma tu sei consapevole che la fascistizzazione di chicchessia è l'ultimo dei problemi. Più fascistizzati di così, con l'euro in tasca...
    Il tuo nemico mantiene la barra in rotta e accenna di frequente il suo gradimento per la Carta (forse da docente di diritto costituzionale più assidua sarebbe la sua dedizione). Ma la barra è fissa alla direzione che soddisfa i diritti dei primi 54 articoli.

    La "sinistra con aggettivi" è ormai inutile, anzi dannosa (perché porta una verità chiusa nel sancta sanctorum che non vuole ostendere. Secondo me perché verrebbe fatta a pezzi dalla realtà in quattroequattrotto).

    ps hai notato come l'unico che illustra la crisi col Capitale in mano sia V. Giacché (se sai di qualcuno altro ne verrei a conoscenza volentieri). Almeno la trojka dà ricette conformi e se qualcuno oltre a Giacché avesse voglia di perderci un po' di tempo...

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    1. Caro Fiorenzo, la fascistizzazione della Repubblica italiana è iniziata il 1 gennaio 1948.
      Da allora gli "strascichi di Salò" hanno trasformato la Carta scritta nella "costituzione materiale".
      (con la complicità degli insegnanti di educazione civica e della maggior parte dei partiti. Il partito di destra è impegnato ventre a terra a fare un cumulo di macerie. Chi lo considera sinistra, con o senza virgolette e/o aggettivi è il mio nemico).

      Forse ora è più chiaro?

      ps non credo di poter scrivere in modo più esplicito. Ciascuno ha limiti.

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  2. Il problema è che il "popolo", i "lavoratori", gli "oppressi" di cui Pasquinelli &C, si riempiono la bocca da mane a sera sono totalmente disinteressati ai sermoni e alle invettive contro il capitalismo dal denti a sciabola. Perchè? Perchè, piaccia o non piaccia, da quando il marxismo è passato in cavalleria (e anche da prima), i ceti subalterni in cuor loro ambiscono ad essere capitalisti e in cuor loro ammirano questi ultimi.

    E' dai mitici anni settanta dello scorso secolo che persone come Pasquinelli & C. lottano alacremente quanto inutilmente per entità astratte e idealizzate -- il "popolo", il "proletariato", i " meno abbenti" -- che sistematicamente rifiutano di farsi catechizzare da loro e a cui poco o nulla interessa del modello di società a cui essi sono legati e che propugnano come salvifico (modello che, sia detto per inciso, per un marxista non è quello social-democratico delineato dalla nostra Costituzione).

    Ma quanti salariati pensate che, con Salvini o contro Salvini, non siano intimamente convinti che debbano venire "prima gli italiani" o che gli zingari debbano essere caricati su un carro bestiame e portati il più lontano possibile? Chi è convinto che siano una minoranza (perchè il salariato ha una coscenza e il capitalista no), evidentemente è scollegato dalla realtà in quanto calato nella distorta dimensione dell'ideologismo, tipica dei duri e puri alla Pasquinelli. E non è un caso che questi duri e puri non abbiano politicamente mai quagliato e mai quaglieranno granché (per non dire una beneamata fava) e che, anzi, con il loro settarismo miope e manicheo (sono sempre pronti ad erigere steccati) abbiano piuttosto danneggiato coloro di cui si proclamano gli unici veri difensori.

    Del resto, la criminalizzazione catto-comunista del liberalismo "tuot court" (peraltro malamente confuso con il liberismo) dà la riprova del loro limite strutturale, lo stesso che, mutatis mutandis, per un ventennio non ha saputo fare di meglio per contrastare il berlusconismo che demonizzarne il capostipite o snobbarlo sul piano antropologico-culturale, con i risultati che tutti abbiamo sperimentato.

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    1. Alcune delle opinioni che hai espresso (sei d'accordo, spero, che si tratta di "opinioni") mi addolorano, soprattutto per te. Ad esempio quando affermi: "Ma quanti salariati pensate che, con Salvini o contro Salvini, non siano intimamente convinti che debbano venire 'prima gli italiani' o che gli zingari debbano essere caricati su un carro bestiame e portati il più lontano possibile?"

      Poiché opinioni di tal fatta si formano sulla base delle proprie esperienze personali, mi dispiaccio per te per il fatto che vivi in un segmento così becero della realtà sociale. Qui tra noi cafoni ciociari simili sentimenti sono poco diffusi, sebbene non manchino nei bassifondi della nostra società... cioè a dire nei bar frequentati dai fighetti di buona famiglia.

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    2. Apri gli occhi. A pensare che debbano venire "prima gli italiani" sono in molti e di ogni ceto e classe sociale. Attribuire una simile opinione ai "fighetti di buona famiglia" (leggasi fascisti) è forzare la realtà all'interno di uno schemo precostituito.

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    3. Vedi caro, l'immigrazione è un problema ma non è l'EMERGENZA che viene descritta per ragioni di mera propaganda e mistificazione politica. Dalle mie parti, dove la gente legge poco i giornali e la televisione la tiene accesa ma non se la caga di pezza (e si tromba anche molto più che in città) il problema immigrazione è percepito per quello che è, non per come viene urlato sui media. Sono molto contento e orgoglioso di essere ciociaro. Anche se mi fanno incazzare pure loro, ma questa è un'altra storia.

      Certo, questo non cambia le cose perché la realtà che sta nella testa della maggioranza degli italiani (cioè dei NON campagnoli) è ciò che viene percepito e non quello che è effettivamente. Che te posso di'? Me ne sbatto. Io ragiono con la mia testa, fossi pure l'unico rimasto.

      I miei compatrioti vogliono credere che l'immigrazione sia l'URGENZA? Lo facciano, e vadano al diavolo. Per me l'URGENZA è ben altro.

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    4. Scusa se insisto sull'argomento, ma la prospettiva va capovolta.

      Bisogna chiedersi all'interesse di chi rispondono, nell'attuale assetto dei rapporti di forza fra capitale e lavoro, i fenomeni migratori dalle aree economicamente e socialmente arretrate verso i paesi europei.

      La risposta scaturisce "in automatico" semplicemente constatando qual è l'impatto del fenomeno sulle conquiste storicamente raggiunte nei paesi europei sul versante dei livelli retributivi e della tutela del lavoro.

      La disintegrazione delle identità politiche su base nazionale e l'affermazione di una società senza frontiere in cui il capitale è libero di scorazzare come e dove vuole è "il Progetto" per antonomasia del grande capitalismo transnazionale, il cui obiettivo è notoriamente quello di disattivare, con la creazione sistemica delle condizioni per una concorrenza al ribasso, le conquiste dell'occidente "evoluto" sul versante dei diritti sociali.

      L'affermazione "prima gli italiani", "prima i greci", "prima i portoghesi", "prima gli spagnoli" è l'istintiva e sacrosanta reazione oppositiva alla logica mondialista dell'ordoliberismo ed è consustanziale ad ogni collettività umana stabilmente stanziata su un territorio, qualunque sia il regime politico in essa vigente.



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