venerdì 6 marzo 2015

Salvinus imperator atque Claudius Borghius Aquilinus excitator

In un commento a "La questione fascista (parte I)" Demetrio il 6 marzo 2015 00:14 scrive: «Scusa se insisto sull'argomento, ma la prospettiva va capovolta. 
Bisogna chiedersi all'interesse di chi rispondono, nell'attuale assetto dei rapporti di forza fra capitale e lavoro, i fenomeni migratori dalle aree economicamente e socialmente arretrate verso i paesi europei.
La risposta scaturisce "in automatico" semplicemente constatando qual è l'impatto del fenomeno sulle conquiste storicamente raggiunte nei paesi europei sul versante dei livelli retributivi e della tutela del lavoro. 
La disintegrazione delle identità politiche su base nazionale e l'affermazione di una società senza frontiere in cui il capitale è libero di scorazzare come e dove vuole è "il Progetto" per antonomasia del grande capitalismo transnazionale, il cui obiettivo è notoriamente quello di disattivare, con la creazione sistemica delle condizioni per una concorrenza al ribasso, le conquiste dell'occidente "evoluto" sul versante dei diritti sociali.
L'affermazione "prima gli italiani", "prima i greci", "prima i portoghesi", "prima gli spagnoli" è l'istintiva e sacrosanta reazione oppositiva alla logica mondialista dell'ordoliberismo ed è consustanziale ad ogni collettività umana stabilmente stanziata su un territorio, qualunque sia il regime politico in essa vigente.»

Il commento di Demetrio scaturisce da una mia affermazione per cui l'immigrazione è sì un problema, ma non è l'«URGENZA» che viene descritta dalla Lega di Salvini. In altre parole sostengo che coloro che parlano dell'immigrazione come di un'emergenza epocale semplicemente invertono il rapporto tra la causa e l'effetto. E che lo fanno, in qualche caso, per ragioni di bassa politica.

Digressione storica


Un errore simile è stato commesso dai molti che hanno visto nelle invasioni barbariche la causa della decadenza dell'impero romano d'occidente. Ora io non sono un esperto di storia romana, ma un appassionato dilettante sì, ed è proprio quella vicenda che intendo richiamare per rispondere all'amico Demetrio. Vi sono infatti analogie fortissime tra la decadenza dell'impero romano e la crisi che stiamo vivendo. Anche oggi, come quasi due millenni fa, assistiamo a fenomeni migratori molto intensi, che alcuni immaginano possano mettere in crisi l'Europa. Ma cosa accadde, realmente, in quel tempo?

Tra le tante spiegazioni, quella che a mio parere è la più vicina alla realtà è quella che identifica la causa primaria della decadenza dell'impero romano in una prolungata crisi politica determinata dall'incapacità della classe dirigente romana di trovare una soluzione al problema di gestire i conflitti politici interni, i quali si acuivano in occasione della morte di un Imperatore sfociando in aspre contese. Queste, che nel primo secolo erano circoscritte alla classe senatoriale romana, trovarono una felice composizione durante l'età detta antonina (dalla fine del I secolo alla fine del II). In quel periodo l'impero si trasformò in una struttura decentrata nella quale le classi dirigenti locali godevano di ampie autonomie e, in diverse occasioni, accolse tribù barbare provenienti da oltre il limes; sia perché a queste veniva concesso di occupare vaste regioni (soprattutto della Gallia) in gran parte disabitate e fertili, sia per ripopolarne altre decimate dalle pestilenze. In definitiva, nell'era antonina, gli "immigrati" erano una risorsa per l'impero, non un problema.

Le cose cambiarono sul finire del II secolo per effetto di una banale decisione di carattere militare, che però ebbe l'effetto di far emergere una grave debolezza della struttura istituzionale dell'impero. Si trattò della decisione di creare concentramenti di forze di pronto intervento a una certa distanza dal limes, pronte ad intervenire in modo rapido per respingere le sempre più frequenti incursioni di natura predatoria da parte delle popolazioni barbare stanziate oltre il limes. I generali posti al loro comando, grazie alla fedeltà delle legioni poste sotto il loro imperio, finirono abbastanza rapidamente con l'avere voce in capitolo nella successione, aprendo così la strada a un periodo, durato più di un secolo, di feroci guerre civili che minarono la solidità della costruzione imperiale. In pratica l'impero si suicidò.

Sarebbe bastato trovare una soluzione politica al problema della successione, e i barbari avrebbero continuato ad essere una risorsa, non un problema. Lo spartiacque è la figura dell'imperatore Settimio Severo, giunto al potere dopo la guerra civile romana degli anni 193-197 grazie alla forza delle legioni poste sotto il suo comando. L'anarchia militare che esplose, pochi anni dopo la sua morte avvenuta nel 211 d.c.,  in particolare nel periodo 235-268 d.c., ebbe l'effetto di disarticolare la struttura politica, economica, sociale e istituzionale dell'impero, che cessò di esistere come organismo vitale auto organizzato quale era stato nell'era antonina; salvo brevi momenti di apparente unità ottenuta grazie al fatto che qualcuno dei generali in lotta riusciva ad avere, momentaneamente, il sopravvento su tutti gli altri. In quelle condizioni il mondo romano, anche senza il concorso dei barbari, si sarebbe ugualmente dissolto.

E tuttavia, a dispetto di ciò, sul finire del V secolo un nuovo equilibrio era sul punto di formarsi, sebbene non nella forma di un impero unitario bensì di una serie di regni, dei quali quello italico, controllato dagli ostrogoti (una popolazione sostanzialmente romanizzata) era di gran lunga il più fiorente e ricco di strutture (strade, ponti, città, tenute agricole, porti). Il colpo di grazia venne dai bizantini che, nel tentativo di riconquistare la penisola, scatenarono la II guerra gotica (535-553) che la devastò, dando così inizio a quello che chiamiamo alto medio evo, un periodo caratterizzato dalla disintegrazione, in Italia e di conseguenza in tutta l'Europa, di qualsiasi forma di organizzazione statale.


I presunti "nuovi barbari"


Stiamo facendo lo stesso errore di prospettiva di coloro che imputano alle invasioni barbariche la decadenza e caduta dell'impero romano. Oggi come allora è ovvio che ci sia una pressione migratoria in direzione delle zone più sviluppate, organizzate e ricche. Ciò è sempre accaduto e sempre accadrà, così come è sempre accaduto che piove e pioverà. Dirò di più: la pressione migratoria verso un'area è il segnale più evidente del suo successo. C'è però un piccolo problema: l'area "di successo" non deve assolutamente cadere vittima del disordine a causa di debolezze strutturali di natura endogena. Se e quando ciò accade i flussi migratori, da risorsa, si trasformano abbastanza rapidamente in un fattore destabilizzante che interagisce con quelli disgreganti endogeni amplificandone gli effetti. Questo è quanto sta accadendo all'Europa, che ha commesso l'errore disastroso di darsi un'organizzazione politica ed economica altamente disfunzionale chiamata Unione Europea.

Matt(e)o Salvini, il giovane e villoso leader della Lega, si sta comportando come uno di quei generali romani che contribuirono allo sfaldamento dell'organizzazione politica dell'impero. Anche quei generali ottenevano spesso credito e prestigio combattendo e massacrando le tribù di sfollati, in fuga attraverso il limes, che costituivano sì un pericolo per i residenti nell'impero, ma solo ed esclusivamente a causa del deteriorarsi delle strutture statali. Così come Salvini attacca oggi gli immigrati, allo stesso modo questi generali svolgevano funzioni di pulizia etnica locale avendo in mente niente altro che il rafforzamento del loro potere personale. Nihil sub sole novi, verrebbe da dire!

Per tutte queste ragioni io considero Salvini, e in generale la strategia della Lega, oggi ispirata da Claudio Borghi Aquilini, come un grave errore, e penso sia invece necessario, e questo sì urgente, agire sulla vera causa della crisi, che è l'assetto che l'Europa si è data con i trattati europei. Salvini, a conferma del fatto di non avere una visione generale dei problemi, e di essere unicamente interessato al rafforzamento del potere della Lega nell'Italia del nord, adotta una strategia comunicativa demagogica proponendo, con spirito panglossiano, l'uscita dall'euro (ma non dall'Unione Europea), e la la flat tax, come panacea di tutti i problemi.

8 commenti:

  1. Il mio commento NON è scaturito dalla tua affermazione secondo cui "l'immigrazione è un problema ma non è un'urgenza", bensì dal fatto che consideri "beceri" e "fascisti" quegli uomini e a quelle donne - di destra, di sinistra e di centro; del nord, del sud e del centro - che, in quanto membri "necessitati" di una comunità nazionale organizzata in Stato (nessuno sceglie la cittadinanza di nascita), reputano che debba essere ad essi riconosciuto, in "casa loro", il diritto di primazia nella distribuzione e nel godimento delle risorse interne a scapito dei non appartenenti a quella comunità.

    Il mio intervento, quindi, non era a difesa di Salvini (del quale poco me ne cale), ma di chi, italiano, ritiene che in Italia debbano venire "prima gli italiani" o, svedese, ritiene che in Svezia debbano venire "prima gli svedesi". Ciò che reputo sbagliato e inaccettabile è la "reductio ad Salvinos" di chiunque rivendichi, da cittadino, la legittima pretesa di essere, nel rapporto con il proprio Stato, titolare di una posizione non dico di esclusività, ma almeno di privilegio rispetto al non cittadino che scelga di vivere nello stesso Stato (che senso ha invocare la sovranità dello Stato se si sostiene che questo deve dare pari importanza e pari risposta alle istanze di benessere tanto dei cittadini quanto dei non cittadini laddove le risorse necessarie al benessere non sono illimitate?).

    Ad essere contro i popoli quali entità diversamente autorganizzate e portatrici di differenti tradizioni ed esperienze storiche e culturali è il capitale multinazionale (contro cui dici di lottare), che nell'ancoraggio delle comunità nazionali a quelle tradizioni e a quei valori vede il principale ostacolo all'affermazione del suo dominio incontrastato. In questo senso è l'intuizione del marxiano Costanzo Preve, secondo cui il "mitico" sessantotto, con i suoi slogans inneggianti alla distruzione di tutte le barriere tradizionali, ha oggettivamente spianato la strada alla barbarie distruttiva di cui l'odierno capitalismo globalista è portatore.

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    1. Caro Demetrio, innanzi tutto chi spaccia come "URGENZA" ciò che tale non è propala una MENZOGNA. Ed è da qui che dobbiamo partire. Dire "prima gli italiani" dovrebbe significare, a mio modesto avviso, che uno Stato dovrebbe fare prima di tutto gli interessi della Nazione, e NON demonizzare e indicare come CAUSA PRIMA, di problemi che hanno ben altra origine, gli immigrati, cioè le prime vittime. E questo credo di averlo spiegato, giusta o sbagliata che sia la mia opinione, in questo post. Certo, se davvero l'immigrazione fosse un'"URGENZA", allora si potrebbe discutere di come gestire questo "stato di eccezione", ma io sostengo che questa è una FALSITA', o quanto meno che è di qualche ordine di grandezza inferiore alle vere URGENZE.

      Se proprio dobbiamo discutere cerca di smontare questa mia affermazione, argomentando dati alla mano e dimostrando che l'immigrazione è un problema più urgente dell'Unione Europea, dell'euro e della morte della democrazia. Attendo...

      Aggiungo che è un classico dei regimi dittatoriali (e quello eurista è un regime dittatoriale) scaricare sulle minoranze e sui più deboli la responsabilità dei loro fallimenti. Se riesci a capirlo ne sono felice, altrimenti peggio per te.

      Vedo che citi Costanzo Preve, ma ti faccio notare che un conto è individuare e combattere gli interessi che spingono verso la distruzione delle identità dei popoli, altro è trattare come nemici, e addirittura come responsabili, le prime vittime di queste ideologie disumane. Un giorno, se le cose si mettessero veramente male, potremmo essere noi italiani un popolo senza terra. Ti piacerebbe, quel giorno, essere trattato come un invasore e un nemico da altri popoli che, per loro fortuna, ancora mantengono una loro identità, un loro territorio e un loro Stato?

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    2. << Se proprio dobbiamo discutere cerca di smontare questa mia affermazione, argomentando dati alla mano e dimostrando che l'immigrazione è un problema più urgente dell'Unione Europea, dell'euro e della morte della democrazia. Attendo..>>

      Eppure, nel post al quale hai voluto replicare lanciandomi questa "sfida" avevo esordito precisando che "Il mio commento NON è scaturito dalla tua affermazione secondo cui l'immigrazione è un problema ma non è un'urgenza". Quindi, di grazia, che te devo smontà?

      In ogni caso, dalle tue considerazioni capisco di non essere stato capace di trasmettere il senso dei miei interventi sull'argomento.

      E, allora, bando ai preamboli, ti rivolgo la seguente domanda:

      ferma restando l'inviolabilità dei diritti umani inalienabili così come sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo etc.etc..., SECONDO TE, qualora il fenomeno migratorio assumesse all'interno di un qualunque Stato sovrano proporzioni tali da nuocere alla sicurezza (in senso ampio) dei suoi cittadini, QUELLO STATO AVREBBE O NON AVREBBE IL DOVERE ISTITUZIONALE DI INTERVENIRE A PROTEZIONE DEI PROPRI MEMBRI? E QUESTI ULTIMI AVREBBERO O NON AVREBBERO UN CORRELATIVO DIRITTO-ASPETTATIVA DI ESSERE TUTELATI DALLO STATO DI APPARTENENZA? (il maiuscolo non equivale ad un urlo, ma al "grassetto").




      Solo dopo che avrai risposto, potremo discutere se attualmente l'immigrazione rappresenti o meno una "urgenza" per l'Italia e per gli altri paesi europei.





      Quanto a Salvini, idem con patate: mi pareva di essere stato sufficientemente chiaro (<> etc.etc. ).

      avere sufficientemente chiarito che non difendo

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    3. Ebbene sì: "qualora il fenomeno migratorio assumesse all'interno di un qualunque Stato sovrano proporzioni tali da nuocere alla sicurezza (in senso ampio) dei suoi cittadini... etc." allora lo Stato avrebbe il dovere, oltre che il diritto, di tutelare la sua esistenza e quella dei suoi cittadini. Ma anche prima, sai? Anche quando la minaccia non è ancora così grave come la descrivi ipoteticamente. E aggiungo: in casi (realmente) estremi anche rinunciando all'inviolabilità dei diritti etc. etc.

      Sai come si chiama tutto ciò? Si chiama "stato di guerra". Lungi da me l'idea che uno Stato debba essere imbelle e pacifista! Pacifico sì, ma non pacifista. La domanda, anzi la DOMANDONA, è però la seguente: contro chi entrare in guerra? Perché se non si individua bene il vero nemico la guerra la si perde, e di brutto.

      Torniamo all'esempio dell'impero romano. Perché iniziarono le scorribande al di qua del limes? Perché le popolazioni che abitavano oltre il limes cominciarono ad essere premute da altre migrazioni di popolazioni provenienti dalle steppe russe, i famosi Unni. Cosa avrebbe dovuto fare (e in realtà fece) l'impero? Coinvolgere le popolazioni barbare vicine al limes nella difesa comune. Questa strategia ebbe parzialmente successo, perché consentì all'impero di resistere per altri tre secoli, e avrebbe avuto successo pieno se si fosse trovata una soluzione istituzionale capace di por fine alla guerra civile permanente. Si aggiunga a ciò l'esistenza di un problema esterno di ben altro peso che non le invasioni barbariche: lo scontro con l'impero dei Parti, che aveva ben altre risorse militari e che impegnò tutte le risorse della parte orientale dell'impero.

      I romani, che erano lievemente meno scemi di Salvini, sapevano bene chi era il vero "nemico", e chi un potenziale alleato. Si allearono con i loro "immigrati" contro gli Unni, e avrebbero vinto se le tendenze secessioniste non avessero prevalso all'interno della costruzione imperiale. Come pure se non avessero dovuto scontrarsi con una superpotenza come l'impero dei Parti.

      Salvini è politicamente uno scemo (per non dire di peggio) perché non individua il vero nemico. Hai presente quegli extracomunitari, armati fino ai denti, che sono insediati in un centinaio di basi sul suolo nazionale? Appunto...

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    4. Impero romano e Salvini a parte (del quale, lo ripeto, me ne sbatto gli zebedei), la guerra nell'Europa periferica è iniziata da un po' ed è stata proclamata contro i lavoratori e i ceti subalterni, Certamente, essa non è portata dai poveri cristi che cercano da noi una speranza di futuro, ma da chi ha favorito e sta sempre più favorendo l'ingresso in massa di persone provenienti da aree sottosviluppate, disposte a tutto per un tozzo di pane.

      Stando alle previsioni di flusso dai paesi del Mediterraneo (attraverso gli sbarchi), nei prossimi mesi approderà in Italia una quantità impressionante di diseredati, Questo avverrà in una situazione di grave recessione che ha già creato un popoloso esercito nostrano di disoccupati e sottoccupati e che andrà sempre più ad ingrossarne le fila, anche grazie alla concorrenza al ribasso offerta dalla forza lavoro extracomunitaria.

      Io penso che l'italiano e il cittadino degli altri paesi dell'euro-periferia abbiano oggi un valido e legittimo motivo per pensare e reclamare che le istituzioni dei rispettivi paesi debbano preoccuparsi innanzitutto delle loro condizioni di vita e del futuro dei loro figli. Dei paraculi che sfruttano elettoralmente la tematica non desidero parlare,


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    5. Io penso invece che i flussi migratori quest'anno saranno in linea con il trend degli anni precedenti: in crescita ma senza picchi particolari.

      Tutta questa caciara sull'"invasione" nasconde invece l'interesse dell'Italia a rimettere i piedi in Libia.

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    6. Per la verità, mi riferivo al risultato complessivo dei flussi regolamentati e di quelli "spontanei".

      In ogni caso, anche volendo considerare solo i primi, la sostanza delle cose cambia poco, dal momento che non siamo più nell'epoca in cui si diceva che "gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare". Il livello di sostenibilità della presenza straniera in un paese diminiusce o perché aumenta il numero di lavoratori stranieri rispetto all'offerta di lavoro disponibile oppure perchè quest'ultima diminuisce rispetto al numero di lavoratori stranieri disponibili (idem per quanto attiene alla previdenza e ai servizi sociali).

      Dei problemi che l'immigrazione non regolamentata sta creando, sia a causa dell'assenza di una strategia di programmazione dell'accoglienza che per le ingenti risorse finanziarie necessarie a far fronte al fenomeno, io ne so qualcosa; del resto, basta leggere le cronache locali e nazionali e i resoconti del MInistero dell'Interno per rendersi conto che la situazione non può reggere.

      Ora tu magari dirai che gli sbarchi sono l'effetto naturale e prevedibile delle scellerate azioni del neocolonialismo euro-amerikano. E io ti risponderò che hai in parte ragione (generalmente in geo-politica le cose sono sempre un po' più complesse rispetto al rassicurante schemino buoni/cattivi e le responsabilità degli eventi e delle situazioni stroriche non stanno mai tutte da una sola parte).

      Ma ti risponderò anche che le persone comuni (le uniche a cui sono interessato) non percepiscono e non considerano tanto le cause prime dei fenomeni, quanto gli effetti che questi ultimi producono in termini d'impatto sulle loro vite concrete e, sopratutto, su quelle dei loro figli e nipoti.

      A questi nun je poi annà a di' che siccome l'Occidente imperialista è andato a rompere le palle nel terzo mondo, ora dobbiamo rassegnarci a rinunciare ai nostri bisogni vitali per fare spazio ai diseredati della Terra che bussanno alle porte dell'occidente presentando il conto. Loro e io ti risponderemmo che se esiste ancora una nazione "italia", per ciò stesso all'interno di questa debbono sempre e comunque venire "prima gli italiani".

      E con questo prometto di tacermi.

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    7. Caro Demetrio, io non sto dicendo che l'immigrazione non sia un problema, ma che è un problema enormemente gonfiato da Salvini per ragioni bassa politica. Aggiungo che, se l'Europa avesse un'economia sana, sarebbe la stessa Lega a chiedere un aumento delle quote di immigrazione, così come fece (se la memoria non mi inganna) nei primi anni dell'euro, quando per ben due anni consecutivi perorò un loro aumento. Il vero problema, dunque, non è l'immigrazione, ma l'Unione Europea.

      Affermo inoltre che Salvini gonfia il tema dell'immigrazione per le stesse ragioni per cui cavalca il tema dell'uscita dall'euro: per sopravvivere politicamente. Se vuoi fidarti di siffatta forza politica e di tal bimbominkia sei libero di farlo (magari hai ragione tu), ma io conservo queste mie convinzioni.

      Ma niente paura! Il tempo è galantuomo e avremo modo di valutare meglio. Direi di riparlarne tra qualche mese. Vedrai che ci saranno nuovi importanti elementi di valutazione.

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