giovedì 30 aprile 2015

Nessuno è indispensabile (Das Wohltemperirte Clavier)

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Continua la guerra intestina all'interno della minoranza che ha ben compreso quello che sta accadendo. No, non sto parlando della "minoranza del PD"! Quelli, casomai, sono "i minorati", gente che crede di poter fare le anime belle collaborando con la Troika! 

C'è una sola minoranza in Italia, sono i sovranisti, tra i quali ha piena cittadinanza Alberto Bagnai! Il quale oggi, 29 aprile 2015, ha pubblicato un post nel quale, cogliendo l'occasione di una più che giustificata polemica con l'attore Ascanio Celestini, ha riassunto in una "silloge magistrale" quello che ha fatto di buono per questo nostro paese. 

Nulla da eccepire, anzi, molto da elogiare. Ciò non toglie che errori ne siano stati fatti. Ne parlano, nel video proposto, gli impunitissimi Calimeros

Purtroppo la ventata di ottimismo, suscitata dal post, è durata poco, perché qualche ora dopo il Bagnai (solito metodo: un colpo al cerchio della serietà, un altro alla botte dell'elitismo) non resiste alla tentazione di fare il fighetto. Scrive infatti a proposito di tal Francesco Basso, un musicista che si spende per denunciare (nelle sue possibilità) quanto sta accadendo: "Si capisce la differenza? Secondo voi Francesco Basso lo vedremo mai in televisione?".

Bontà sua aggiunge: "Dipende anche da noi... certo non da Iulo! (n.d.r. Ascanio Celestini)".

Che è come dire: "Siamo NOI (cioè IO) che abbiamo l'ultima parola!"

Una strada sbagliata. Questa è una strada sbagliata!

Ernest Vardanean

Post correlato: Moreno Pasquinelli: La borghesia italiana è una "borghesia Compradora"!

L'intervento di Ernest Vardanean (giornalista e politologo che vive nella regione moldava separatista della Transnistria) in occasione dell'incontro "UCRAINA-RUSSIA: CAUSE E CONSEGUENZE DI UN CONFLITTO DI PORTATA STRATEGICA"


mercoledì 29 aprile 2015

Moreno Pasquinelli: La borghesia italiana è una "borghesia Compradora"!

Frammento video dell'intervento di Moreno Pasquinelli all'incontro "UCRAINA-RUSSIA: CAUSE E CONSEGUENZE DI UN CONFLITTO DI PORTATA STRATEGICA" organizzato da Sinistra contro l'euro. Prossimamente il servizio video completo. Stay tuned.

Euro Cannibal
Borghesia compradora: una sezione di una borghesia indigena alleata con gli investitori stranieri, multinazionali, banchieri e interessi militari.

lunedì 27 aprile 2015

Il Generale Hodges, comandante dell’esercito in Europa, ha visitato l’Ucraina e ha annunciato...

Il Generale Ben Hodges,
comandante dell’esercito USA in Europa
...che gli addestratori americani vi si recheranno ufficialmente, non più ufficiosamente come ora.

Torno sul post di ieri (Come gli USA preparano la guerra - Pandora TV) per fare qualche considerazione. Guardate il video, o leggete il testo, prima di continuare.

George Friedman, consigliere politico del Dipartimento di Stato americano, sostiene che gli USA hanno intenzione di creare un "cordone sanitario attorno alla Russia" schierando "blindati, artiglieria nonché altro materiale bellico in Polonia, Romania e Bulgaria".

Per aiutarvi a seguire il discorso vi piazzo qui una bella cartina politica dell'Europa (attuale):


Tra le molte cose interessanti che Friedman dice ce n'è una che mi ha colpito, ed è la constatazione che tutta l'Europa dell'est ha, nei confronti della Russia, un sentimento molto diverso da quello esistente negli stati dell'Europa dell'Ovest. L'Europa, e dunque l'Unione Europea, di fatto vive la relazione con la Russia con stati d'animo completamente diversi: all'est con sentimenti di paura, retaggio di quasi mezzo secolo di occupazione sovietica, ma anche di vicende storiche pregresse; all'ovest con relativa tranquillità, anzi addirittura con interesse sul piano commerciale. 

L'Ucraina, in questo momento, è il campo di battaglia. Per la Russia la neutralità dell'Ucraina è una questione di vita o di morte, mentre per gli USA è uno strumento di pressione, la cui funzione è molteplice: avere il pretesto per dislocare truppe nell'Europa dell'est; mantenere la Russia sotto pressione; soprattutto tenere d'occhio la Germania, il grande timore degli USA essendo una possibile saldatura di interessi economici e geopolitici tra la Germania e la Russia, le uniche nazioni che, unendosi, potrebbero metterne in gioco il ruolo di potenza globale.

Il problema, secondo Friedman, è che la Germania non ha ancora scelto la sua vocazione geopolitica, e questo rende molto difficile immaginare gli scenari possibili nei prossimi decenni. L'unica cosa certa, ancora secondo Friedman, è che l'accumulo di tensioni lungo il confine tra le due Europe, quella dell'est e quella dell'ovest, è un elemento foriero di sviluppi che potranno mettere a rischio la convinzione degli europei di vivere in sicurezza. 

Nella cartina sono indicate, in giallo, le nazioni dell'UE che non fanno parte dell'eurozona. In tre di esse (Bulgaria, Romania, Polonia) il generale Hodges ha annunciato il pre-dislocamento di "blindati, artiglieria nonché altro materiale bellico". Gli USA, aggiunge Friedman, non hanno più una "relazione" con l'UE, ma con le singole nazioni: la Francia, la Romania e via dicendo. L'UE, sul piano delle relazioni geopolitiche, non esiste ("Non c'è alcuna Europa con cui si possa avere una relazione").

Riassumendo: l'Europa dell'est e quella dell'ovest vivono in modi completamente diversi la relazione con la Russia; Gli USA giocano la loro partita imperiale avendo come obiettivo quello di impedire una saldatura di interessi tra la Germania e la Russia; La Germania non ha ancora deciso, ma lo farà; Gli Stati occidentali dell'UE sono ostaggi delle decisioni della Germania, oltre che suoi debitori.

Ora, se la vogliamo mettere sul piano dei ragionamenti geopolitici, quale può essere l'interesse degli USA? Quello del permanere della Germania in una posizione di forza nei confronti degli Stati dell'Europa dell'ovest, oppure quello di una dissoluzione dell'eurozona (di conseguenza dell'UE) che, però, potrebbe avere l'effetto indesiderato di rompere le indecisioni tedesche spingendo la Germania verso un'alleanza strategica con la Russia?

E' più chiaro, adesso che vi ho esposto i ragionamenti di Friedman, perché la teoria della razionalità dei mercati non riesce a spiegare tutto? Ne riparleremo.

domenica 26 aprile 2015

L'eurosindacalismo (e un piccolo esercizio di "populismo")

Dati di fatto in premessa


Link correlato: Magliette in vendita a 2 euro, ma quando inseriscono le monete scatta l'inaspettata "sorpresa"

Da wikipedia: «A Bologna (gennaio 1922 I° Convegno sindacale del Partito Nazionale Fascista - PNF) vennero inoltre affermati i principi basilari della politica corporativa, con la conferma del superamento della lotta di classe nei confronti della collaborazione e dell'interesse nazionale su quello individuale o di settore, e la nascita della Confederazione nazionale delle Corporazioni sindacali, una nuova formazione antisocialista ed anticattolica, costituita nella forma di sindacati autonomi formati da cinque Corporazioni suddivise per categorie lavorative e non ancora (lo saranno nel 1934) sindacati misti lavoratori-datori di lavoro. Come nel sindacalismo rivoluzionario, inoltre, le corporazioni dovevano riunire tutte le attività professionali che identificavano la loro "elevazione morale e economica (...) con il dovere imprescindibile del cittadino verso la Nazione"»

Da "Il Messaggero", intervista a Roberto Di Maulo, segretario Fismic: «La fabbrica Fiat è cambiata. Oggi, per semplificare, non è più l'azienda ma l'operaio che decide come usare l'avvitatore. Questo passaggio culturale obbliga il sindacato a cambiare marcia - spiega Roberto Di Maulo, segretario Fismic - Finita l'epoca della lotta al padrone, ma anche quella degli aumenti salariali basati sull'inflazione, ora si corre il rischio di una disintermediazione totale. Ovvero che Fiat costruisca un rapporto diretto con i lavoratori, saltando il sindacato... E' essenziale un sindacato con una visione generale, dell'azienda e della società, ma poi servono delegati preparati - spiega Di Maulo - in grado di controllare l'organizzazione del lavoro, di proporre tagli dei costi che aumentino l'efficienza delle fabbriche e, di conseguenza, i premi salariali. Non serve un sindacato giallo, la lotta di classe è finita. Agli operai è utile invece una rappresentanza che aiuti a risolvere i problemi aziendali e che abbia la forza di spostare sul lavoro una maggior quantità di profitti»

Per finire, questa intervista a Marco Bentivogli (Cisl-Fim):


Premessa


Se qualcuno sta pensando che voglia paragonare la svolta sindacale intrapresa dalla Cisl-Fim con il sindacalismo fascista, ebbene è sulla strada sbagliata. Di tutte le porcherie ascrivibili al fascismo, la sua politica sindacale non è tra queste. Non che il fascismo sia stato un amico dei lavoratori, ma quello che è in gestazione nell'universo euroliberista, sotto la supervisione del mostro di Firenze, è qualcosa di molto peggiore, al cui confronto il sindacalismo fascista è un giardino delle delizie. Per capirci: il fascismo introdusse le ferie pagate, l'indennità di licenziamento, la conservazione del posto in caso di malattia, il divieto di licenziamento in caso di maternità, gli assegni familiari, la diffusione delle casse mutue aziendali, l'assistenza sociale dell'Opera Nazionale Dopolavoro. Tutte cose che, nel liberismo gold-standard, non esistevano, e che l'euroliberismo ci sta togliendo con la complicità degli eurosindacalisti.

Quello che c'è di simile, di sinistramente simile, è il linguaggio. Ma questo non ci sorprende: l'euroliberismo è campione del mondo quanto a manipolazione del discorso. 

Il refrain è però identico: la lotta di classe è finita. Ah davvero?

Svolgimento


La differenza tra l'oggi e il ventennio fascista è nel quadro generale. Al posto della Nazione c'è la globalizzazione, descritta come un dato di natura, dunque imprescindibile. Al posto del ruolo interventista, in economia, dello Stato, oggi c'è l'idea del libero mercato. La mia tesi è che l'eurosindacalismo è peggio del sindacato unico fascista, perché l'idea di fondo è che il lavoro debba competere in uno scenario globale, lasciando alla concorrenza il compito di stabilire i livelli salariali e le tutele di ordine generale.

Il piddinume che infesta questo povero paese, quello (che crede di stare) con il culo al caldo ovviamente, è pronto a sostenere la tesi "E' la globalizzazione bellezza!". Quanto segue non è scritto per questi reflui del pensiero politico, ma per quei lavoratori che subiscono, sulla loro pelle, le conseguenze dell'euroliberismo e, presto, dell'eurosindacalismo. Ricordo un tipo che, quando ero giovincello, tentava di spingermi sull'altra sponda: "se lo prendi nel culo, poi diventi più intelligente!". Ecco: parecchia gente sta diventando più intelligente, e molti altri seguiranno. Parlo e scrivo per loro, non per il piddinume.

Il punto è: in un contesto globale, chi deve competere, in che misura deve competere, se deve necessariamente competere, chi deve portare sulle spalle il peso della competizione.

La risposta dei sovranisti è: deve competere tutta la Nazione, nella misura (e solo nella misura) in cui si apra al commercio internazionale in base a scelte sovrane e, laddove si scelga di competere, il peso della concorrenza lo sostiene tutta la Nazione e non la singola categoria di lavoratori o solo i lavoratori in generale.

Esattamente il contrario della visione euroliberista. Tu, lavoratore, produci automobili? Ebbene, siccome queste vengono prodotte anche in Serbia con un costo del lavoro che è un quinto di quello italiano, tu lavoratore devi guadagnare di meno. Questa connessione di fatti viene presentata come inevitabile: è così perché non può che essere così. Si dimentica di ricordare che la possibilità di importare ed esportare senza limiti e controlli è la conseguenza di atti giuridici, chiamati accordi internazionali. Sono questi accordi, un fatto precipuamente politico, che hanno disegnato lo scenario che viene presentato come un fatto di natura.

Il piddinume obietta: ma se tutti stanno nel mondo globalizzato, noi non possiamo tirarci fuori. Ora, se il piddinume intende dire che se ci tiriamo fuori veniamo invasi militarmente, oppure ci esponiamo alla ritorsione sotto forma di terrorismo importato, allora se ne può discutere. Ma, in tal caso, dovrebbe almeno essere chiaro che siamo in una condizione di schiavitù nazionale, e trarne le inevitabili conseguenze (se siamo uomini e non caporali).

Supponiamo di non essere invasi, e ragioniamo su come potremmo stare in uno scenario globalizzato con la nostra sovranità nazionale. A livello macroeconomico dovremmo avere la nostra moneta, una Banca Centrale dipendente dalla democrazia e una politica del cambio flessibile. A livello settoriale (perché la sola politica monetaria non può incidere con la necessaria intensità sul piano settoriale) avremmo la politica daziaria. Ci si guarda intorno e si chiede: chi è disposto a scambiare il nostro ottimo vino con delle buone automobili? Voi serbi, siete disposti ad accordarvi per uno scambio alla pari tra il vino (che, diGiamolo, è meglio del vostro) e le vostre automobili? Ci si incontra, si stabiliscono tariffe doganali eque tali da non generare squilibri di bilancia commerciale bilaterale e si comprano le macchine serbe in cambio di vino. E chi vuole la macchina tedesca? La paga un botto, perché oltre al prezzo di fabbrica ci sarebbe un dazio pesante! Guardate, non ci voglio girare intorno: lo scambio è tra consumi più morigerati e maggiore giustizia sociale. Ovvero: quello che la Nazione non può permettersi di consumare non lo consuma, e chi lo vuole ugualmente lo paga un botto e sono cazzi suoi. Pagano i ricchi, non i lavoratori.

Ma questo è dirigismo! Grida il piddinume. No cari, questa è la Costituzione del 1948. Una Costituzione che non è collettivista, perché riconosce il diritto all'iniziativa privata, ma prevede anche l'intervento diretto dello Stato nell'economia; soprattutto laddove il capitale privato fallisce: vuoi perché non ha interesse a investire in settori a scarsa redditività, vuoi perché alimenta e genera crisi nella misura in cui non si fa carico a sufficienza dell'interesse generale, essendo interessato solo al profitto. Ecco, quando il capitale privato fallisce, secondo la nostra Costituzione interviene lo Stato, ma non per salvare il capitale privato, bensì i lavoratori.

Il piddinume torna alla carica: ma così andrebbe perduta la dotazione di capitale monetario! Passata la crisi, poi, chi investirà? Buono piddinuzzo, che la dotazione di capitale monetario uno Stato a moneta sovrana ci mette niente a ricostituirla, mentre la dotazione di capitale reale (che i privati sacrificano senza problemi, a loro interessa solo il capitale monetario, il loro) quella, una volta persa, vi vogliono tanti sacrifici per ricostituirla. Sacrifici dei lavoratori. In sostanza, la Costituzione del 1948, per chi la sappia intendere nello spirito e nella sostanza, lanciava una sfida all'iniziativa privata in questi termini: cari capitalisti, se siete capaci di regolarvi allora siete i benvenuti; ma se pensate di scaricare sulle spalle dei lavoratori il costo della vostra ingordigia e cupidigia, allora vi siete fatti male i conti: a quel punto interviene lo Stato assumendo la responsabilità di intere filiere produttive sottraendole, per conseguenza, al profitto privato!

Un bel lacciuolo, non c'è che dire! Determinato da un equilibrio diverso della lotta di classe, quella che gli eurosindacalisti affermano essere finita perché, oggi, è diverso. No cari, oggi non è diverso da come è sempre stato! Siete voi che siete diversi, siete voi che avete fatto il salto della quaglia mettendovi al servizio degli interessi privatistici. Si lamentano anche, come fa Marco Bentivogli della Cisl-Fim, secondo il quale "il paradosso è che buona parte del sindacato perde iscritti ma aumentano i sindacatini". La soluzione qual è, per il Bentivogli? Ma è ovvio, un bell'Italicum sindacale, cioè un insieme di provvedimenti che, da un lato, reprimano il diritto di sciopero, dall'altro limitino il diritto alla rappresentanza sindacale. Insomma, il pericolo sono i "sindacatini", che gli fanno concorrenza! Ma come, non siete voi che parlate di concorrenza globale? Ah già, ma voi intendete "concorrenza verso il basso di salari e diritti", mica la concorrenza sul piano della rappresentanza! Vergognatevi, se ne siete ancora capaci!

Che fare davanti all'offensiva su due fronti, quello politico-istituzionale e quello sindacale? La situazione è di una gravità eccezionale: mentre il mostro di Firenze procede a colpi di maggioranza nel tentativo di far approvare la legge Acerbo 2.0, alias l'Italicum, gli eurosindacalisti sferrano l'attacco al diritto di sciopero e di rappresentanza dei lavoratori. La risposta non può che essere all'altezza della sfida che viene lanciata, di una durezza almeno pari ad essa. Tutti i lavoratori devono capire che deve cessare ogni sostegno, di qualsiasi natura, ai partiti della grande intesa, e devono restituire le tessere dei grandi sindacati iscrivendosi ai sindacatini, scegliendo quelli più determinati nel difendere gli interessi del mondo del lavoro.

Parlano di concorrenza questi musi di bronzo? E diamogliela questa concorrenza, facciamoli contenti!

Come gli USA preparano la guerra (Pandora TV)

Sebbene "globalista" e "agente" di un uomo politico di uno Stato estero (Michail Gorbačëv), Giulietto Chiesa, con i suoi scritti, i suoi interventi e il canale YouTube PandoraTV, svolge una funzione estremamente preziosa. Questo è un blog sovranista, ma sappiamo riconoscere i meriti di chi la pensa diversamente da noi... come pure gli errori clamorosi...

PandoraTV ha pubblicato uno stralcio di un intervento (sottotitolato in italiano - qui il testo) di George Friedman, che invito tutti i frequentatori di questo blog (sovranista) a guardare con attenzione.

sabato 25 aprile 2015

Popolo Ingrao

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Los Calimeros sono stati invitati alla celebrazione dei cento anni di Pietro Ingrao, evento organizzato da una delle fazioni del PD ciociaro. Diciamo i "meno peggio", quelli che credono di stare dalla parte del popolo, ma anche quelli che "oggi c'è la globbbalizzazione". Insomma: bravi ragazzi ma un po' naïf.

Tornati alla base, dopo morigerate libagioni i vostri umili reporter hanno realizzato il video che offriamo alla vostra riflessione. Temi: l'incontro organizzato dai piddini buoni di Frosinone e l'immancabile commento alla puntata odierna della telenovela "Un euro al sole", in particolare l'ultima esternazione di Alberto Bagnai (grassetto aggiunto):

«Il movimentodalbassismo, però, che una volta era appannaggio di impresentabili sciroccati, comincia ora a venirmi rappresentato come esigenza anche da persone credibili. Nota: io resto della mia idea. Vi riporto questa evoluzione solo per significarvi che la disperazione sta raggiungendo gli strati "alti" del ceto "intellettuale".»

Al netto dello "stuzzico", sublime arte ciociara, l'esternazione ci offre il sinistro (semper!) per segnalare che... una funzione salutare la Lega di Salvini la sta svolgento: accogliere gli sciroccati no-euro! Eccoli:



Siamo dunque grati ad Alberto Bagnai perché, con la sua "apertura" alla Lega di Salvini, ha svolto una funzione benefica. Gli "sciroccati" esistono, ma è bene confinarli in un recinto. Operazione riuscita! Enjoy the clip.


Ed ecco anche l'ultimo video di Bagnai (il topolinese amico di Mickey Mouse e del commissario Bassettoni) che #pointOutYourAttention in occasione di un convegno organizzato da Bernd Lucke, leader della formazione politica tedesca AFD (nota: il topolinese è riconoscibile per la cravatta annodata con un bel nodo Windsor):


Nota: i negroni che si vedono a 0':51'' sono mini-jobs? (links per i piddini: Mi' cuggino all'abbiemmevvu - parte I e parte II - lettura consigliata all'amico Fil)

Ecco infine le foto dell'incontro con i piddini "buoni" frusinati, scattate da Claudio Martino:
















venerdì 24 aprile 2015

Pe' falla corta, per falla breve, mio caro oste portace da beve...

E quando poi l'assessore alle finanze di Frosinone mi scrive su feisbuc che


allora è il momento che uno s'incazza veramente. Ma non con Mastrangeli che, porello, di queste cose non sa niente anche se si atteggia:


L'ho sfidato, il Mastrangeli:


Vedremo, ma questa è una polemicuzza di periferia.

Veniamo al sodo: io mi incazzo con quelli che hanno contribuito a ché ciò accada! Io mi incazzo con quelli a causa dei quali oggi, dichiarandosi no-euro, si viene presi per leghisti, sia pure da gente che non sa (o fa finta di non sapere) un cazzo!

 

Respiro profondo.
Comincio da quello che conta di meno: Nino Galloni. Che cazzo ci faceva il Galloni qua?


Vabbè, Galloni basta che lo fai parlà e lui ce va, questo se sa. E chiede puro li sordi... Non ci dovrei far troppo caso, ma non è un caso che, pur avendolo incontrato tante volte, non gli abbia mai chiesto un'intervista! Però una letterina all'amico Pasquinelli l'ho scritta, questa:

"Te lo dico oggi (credo che l'hai capito che sono un testardo): se inviterete in futuro anche uno solo di coloro che sono andati a questo cazzo di convegno, io non ci sarò. E' veramente ORA di tirare una linea."

Per la cronaca: c'era anche Giulietto Chiesa. Ma questo è meno grave, lo sanno tutti che Chiesa è l'agente di uno Stato estero... anzi: di un politico di uno Stato estero: Michail Gorbačëv. E siccome lo sanno tutti, e Chiesa è un noto globalista, che male c'è ad essere nello staff di un politico di uno Stato estero? Nessun male, anche perché Chiesa dice mica cazzate! Basta che sia chiaro che lavoro fa, che lui è globalista mentre noi siamo sovranisti. Punto. Aspetto una risposta da Pasquinelli.

Passiamo a Salvini. Com'era la storia? Che il Salvini, una mattina, trova sul suo comodino in albergo un libro lasciato lì dal suo collaboratore: nientepopodimeno che il Tramonto dell'euro. Per chi si fosse messo ora in ascolto, il Tramonto dell'euro è un libro scritto da uno "de sinistra" il quale, dopo aver frequentato un giro di straccioni che, pensa te, lo volevano sfruttare per fare carriera politica, poi per fortuna li ha sputati e ha cominciato a frequentare gente seria: Alemanno, Magdi Allam, Bernd Lucke, l'amministratore delegato di Nomura, monarchici e compagnia bella. Ma anche gente "de sinistra", ovviamente, non sia mai che qualcuno pensi che Illo non sia ecumenico!

Salvini, fulminato sulla via di Topolinia, anche grazie a un certo Claudio Borghi Aquilini che gli ha spiegato il suddetto tomo, si è messo a studiare e ha imparato a memoria una lunga serie di slogan che va ripetendo su tutte le reti nazionali: dopo il Matteo nazionale, il Matteo padano è quello più presente su tutti i media...

Risultato: oggi, se dici no euro, tutti pensano che sei leghista!


Grazie Alberto Bagnai!

Nel frattempo gli straccioni si davano da fare. Convegni, forum nazionali e internazionali, articoli, un lavoro della madonna, sempre cercando di costruire un fronte di opposizione all'euro e all'Unione Europea che avesse la sua forza in una mobilitazione dal basso. Ma l'ispiratore di Salvini, il prof. Alberto Bagnai, autore nel frattempo di un altro best seller (Paperopoli può farcela), sempre lì a dire che ci avrebbe portato fuori dall'euro chi ci aveva portato nell'euro! E allora vai con gli incontri di altissimo livello, mica con gli straccioni! In omaggio alla tesi che la Storia la fanno le classi dirigenti, mica le masse!

Uno pensa: ma c'avesse ragione? Ma fosse vero che la Storia la fanno davvero le classi dirigenti? 

Ma vvoi vedé che mentre er Borghi parla alla Lega, questo te parla a'r PD e li convince?

E così uno se sta zitto, magari critica 'n po', ma se sta zitto. Mejo fori dall'euro co' 'sto rompicojoni, che morti dentro!

Poi, un bel giorno, legge: "Non posso avere pietà di chi, ritenendo di appartenere a un ceto intellettuale, non riesce a mettere due fatti in fila e a trarne quelle corrette conclusioni che grazie ai miei libri e al mio blog tanti umili hanno tratto."

Stendiamo un velo pietoso sullo stile ("quelle corrette conclusioni che grazie ai miei libri e al mio blog tanti umili hanno tratto") e domandiamoci: ma non è che l'hanno mandato affanculo? Non è che Borghi lo ha gabbato di brutto? Non è che non sa più a che santo rivoltarsi? E non è che non è vero, come credono alcune centinaia di suoi fans, che Bagnai è DIO?

Poco fa DIO mi ha scritto (quello vero, mica Bagnai). Sperando di non farlo arrabbiare vi giro la sua email:

«Caro pezzo di fango, desidero complimentarmi con te perché, seppure dalla postazione alquanto svantaggiata nella quale ti ho cacciato (per divino capriccio) sei riuscito a mettere su uno spettacolino niente male che molto diletta angeli, serafini e cherubini. La madre di mio figlio (che come sai non è mia moglie) tutte le sere si collega sul canale terrestre per seguire la telenovela "Un euro al sole". Siete magnifici! Quel Bagnai, che grande interpretazione! C'è tutto: ambizione, tradimenti, intrighi, agenti segreti, esaltazione, solitudine... insomma bravi! Qui da noi fioccano le scommesse. Certo, tu sei messo maluccio, i bookmakers ti danno 1 ad aleph, ma su Bagnai quell'esaltato di San Michele aveva puntato molto, e adesso è così incazzato che ho dovuto metterlo agli arresti nuvolari per tutte le parolacce che ha detto. Ma IO l'avevo avvertito che stava puntando su un sòla! Qui non mi ascolta nessuno. Tu, invece, come stai? Ti piace la vita di merda che ti ho riservato? Salutami Pasquinelli, che fa una vita peggio di te, ma digli che è stato estratto come vincitore della lotteria "Uno ogni tanto ce la fa". Tenga duro, DIO è con lui.»

lunedì 20 aprile 2015

Oggi avete studiato l'economia, bambini?


Da The Good Shepherd – L'ombra del potere, film statunitense del 2006 con Matt Damon ed Angelina Jolie, regia di Robert De Niro: dialogo tra Joseph Palmi (un mafioso italo-americano) ed Edward Wilson (agente della CIA)
  • Joseph Palmi: Allora, di che cosa mi vuole parlare?
    Edward: Il governo sta per deportarla per certe attività.
    Joseph Palmi: Sto in questo paese da quando avevo due mesi. Questo cosa fa di me, un italiano? Sono americano, e vogliono rispedirmi a casa?
    Edward: Potrei far rivedere l'ordine di deportazione, farla classificare altamente esposto per la sicurezza nazionale. Potrei toglierle il governo dalle costole se lei ci aiuta.
    Joseph Palmi: Siete voi quelli che mi spaventate. Siete quelli che fanno le grandi guerre.
    Edward: No, ci assicuriamo che siano piccole, signor Palmi.
    Joseph Palmi: Voglio farle una domanda: noi Italiani abbiamo le nostre famiglie e abbiamo la chiesa; gli Irlandesi hanno la loro patria; gli Ebrei la loro tradizione. Perfino i negri hanno la loro musica. La vostra gente, invece, signor [nome fittizio] Calson, voi che avete?
    Edward: Gli Stati Uniti d'America. Voialtri siete solo in visita.

Se tutti quelli che in questi anni hanno studiato l'Economia si decidessero a fare il passo successivo, cioè studiare la Politica, la situazione sarebbe diversa: non saremmo solo in visita nel nostro paese! Ove per studiare la Politica si intende la traduzione letterale dal latino studere (applicarsi): studiare la Politica significa applicarsi alla Politica, impegnarsi in Politica.

E invece no! Daje de grafico, daje de tabella, pochissimi hanno capito che non essere spettatori passivi del proprio tempo significa impegnarsi in Politica. Solo una minoranza lo fa, guarda caso gli stessi, salvo qualcuno de passaggio, che nell'ormai lontano aprile del 2011 misero in cantiere il primo convegno pubblico nel quale si poneva, fin dal titolo (Fuori dall'euro, Fuori dal debito) il problema dell'euro e dell'Unione Europea

Quel giorno accadde un fatto strano: l'econometria incontrò la Politica, e avrebbe potuto essere un fatto positivo. Giungere per altra via, attraverso grafici e tabelle, alla stessa conclusione cui era giunta, con il ragionamento e l'analisi politica, una minoranza esigua di italiani (della quale mi sento onorato di far parte) avrebbe potuto rappresentare un grande salto avanti. Così non è stato.

Lo stesso che venne a confermare, con i suoi grafici e le sue tabelle, quell'intuizione squisitamente politica, oggi ci tratta da cialtroni. Commettemmo l'errore, io per primo, di concedere fiducia a costui, mai immaginando che sarebbe diventato il più determinato dei nostri avversari. Alberto Bagnai, di lui sto parlando, conosce un solo tipo di politica, quella con la minuscola, e non è in grado di immaginare l'esistenza della politica con la maiuscola. La sua tesi è che per fare la politica (rigorosamente con la minuscola) ci vogliono i soldi, e ha ragione. Per quella politica i soldi sono l'unica e sola cosa che serve. "A FRA' , CHE TE SERVE?" chiedeva l'imprenditore Gaetano Caltagirone a Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti: «Raccontò che prendeva soldi, mazzette da Caltagirone. "Lo fanno tutti", disse a Paolo Guzzanti che lo intervistava per ' Repubblica' . Era il 1980, l' intervista cominciava così: Ministro Evangelisti, lei ha preso soldi da Caltagirone? "Sì, da Gaetano". Quanti? "Chi se lo ricorda, ci conosciamo da vent' anni, ogni volta che ci vedevamo lui mi diceva ' A Fra' , che te serve?' ". E i soldi per cosa le servivano? "Per finanziare la corrente, le campagne elettorali, il partito".»

Ha ragione Alberto Bagnai? Temo di sì, ma ha anche torto. Voi chiederete: come fa ad aver ragione e contemporaneamente torto? La mia risposta in un video.


Nota: vi piace questo nuovo format? Un post testuale con la conclusione in video. Diciamo che mi diverto a sperimentare. Non fossi fatto così, quel buffo tipo con le sue tabelle non me lo sarei proprio filato...

Addendum:

Leggo su feisbuc che il gruppo "Parlamento Cinquestelle" ha postato questa proposta:


Ecco, questa scemenza è la dimostrazione che non basta essere informati. Serve altro, serve un cambio di prospettiva e di atteggiamento che porti alla piena consapevolezza della differenza tra ciò che è possibile e ciò che è solo boutade. Questi giocano, noi sovranisti siamo persone serie.

domenica 19 aprile 2015

Deflazione e Fascismo

Dove si sostiene che la deflazione è un pericolo molto maggiore dell'inflazione, e si congettura sul ruolo della Lega Nord come leva politica per favorire soluzioni autoritarie in caso di rapido manifestarsi di una crisi deflazionistica.

EMPATIA

FiorenZeno Ciociarini's stream of consciousness.

Dove si sostiene che la prima qualità di un politico è l'empatia, indispensabile per essere capaci di valutare gli uomini. La seconda è saper ammettere di essersi sbagliati... se non ci si vuole perdere.

venerdì 17 aprile 2015

E se il FMI finanziasse i "marxisti dell'Illinois"?

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In un articolo sul sole24ore (È l’era della grande stagnazione? Ecco perché l’economia globale non brillerà più) Martin Wolf si interroga sul dilemma di un'economia mondiale al suo potenziale, tale cioè da non indurre tensioni inflazionistiche né deflazionistiche, e tuttavia insostenibile, cioè incapace di assicurare una condizione in cui "il frutto dell'attività economica può essere assorbito senza creare pericolosi squilibri nel sistema finanziario". 

In sostanza Wolf constata che, poiché la crisi ha ridotto bruscamente il tasso di crescita della produzione potenziale, a causa di ciò gli investimenti necessari per sostenerla sono diminuiti anch'essi. Per capirci: se io ho una fabbrica di chiodi e arriva la crisi, per cui ne vendo di meno, probabilmente non riterrò opportuno investire denaro per aumentare in futuro la mia produzione, perché gli impianti che ho mi sono già sufficienti.

Per fronteggiare questa situazione sarebbe necessario che una quota minore del reddito delle famiglie si indirizzasse verso il risparmio, per essere invece spesa a sostegno della domanda. Purtroppo, argomenta Wolf, nei periodi di crisi le famiglie tendono a fare la scelta opposta, cioè a risparmiare di più perché spaventate dal futuro. La ricetta classica in mano alle Banche Centrali è quella di ridurre i tassi di interesse reali (differenza tra tassi nominali sui titoli, e inflazione) al fine di scoraggiare il risparmio e stimolare gli investimenti. Questa soluzione, tuttavia, si sta rivelando insufficiente, a causa del fatto che molte grandi istituzioni finanziarie, in difficoltà per i crediti in sofferenza (900 mld di euro nella sola Europa) sono sempre più restie a concederne di nuovi o a rifinanziare quelli in essere. La conseguenza di ciò è un ulteriore indebolimento delle prospettive di crescita potenziale dell'economia.

Secondo Martin Wolf, prima della crisi il fattore principale della diminuzione del tasso di crescita della produzione potenziale era il rallentamento degli effetti di stimolo indotti dalle innovazioni tecnologiche della Rete Internet e, sia pure in misura minore, il declino del tasso di miglioramento delle capacità umane e l'invecchiamento della popolazione. Insomma, sebbene con una terminologia diversa, un discorso che richiama alla mente la caduta tendenziale del saggio di profitto!

Ecco allora che il FMI (non il centro studi economici di Castro dei Volsci!) lancia l'allarme: "Crescita delle disuguaglianze dove il sindacato è più debole: uno studio realizzato dal Fondo monetario internazionale ribadisce l'importanza di un forte potere contrattuale dei lavoratori per mantenere equilibri economici più sostenibili". La disperazione è tale che manca poco che il FMI si metta a finanziare i marxisti dell'Illinois!

Il problema è, dunque, la domanda aggregata. In assenza di interventi statali, in una situazione in cui i tassi reali sono prossimi allo zero (quando non negativi) e in presenza di un'enorme bolla del debito, la strada auspicata dal FMI è quella del rilancio del potere d'acquisto dei lavoratori. Ma questa soluzione, in un'economia capitalistica in regime di libera circolazione, non può essere perseguita senza una vasta mobilitazione del mondo del lavoro, essendo evidentemente impossibile attendersi che la promuova il capitale, in uno slancio di generosità e cooperazione coordinata.

Anche perché, nell'Europa a trazione germanica, continua a prevalere una visione opposta, secondo la quale la redditività degli investimenti deve essere perseguita attraverso aumenti della produttività. Di ordine tecnologico (leggi: miracolistica attesa di innovazioni di grande impatto) e di miglioramento delle competenze umane (leggi: maggiore sfruttamento psico-fisico del fattore umano); oppure, in alternativa o contemporaneamente, attraverso la riduzione del costo per unità di prodotto (leggi: ulteriore compressione salariale e del welfare). Insomma, la Merkel proprio non ne vuole sapere di finanziare i marxisti dell'Illinois!

La questione viene dibattuta anche sul sito Gufinomics (attenzione: non Goofynomics), aperto meno di un mese fa da un contestatore di Alberto Bagnai, tal Peter Yanez, il quale, in un articolo dal titolo "Dr Jekyll e Mister Bagnai", argomenta che Olivier Blanchard, chief economist del FMI, pur riconoscendo, in un paper del 2001, che "in the short run, a decrease in the bargaining power of workers leads to both a decrease in their real wage and an increase in unemployment" ("nel breve termine una diminuzione del potere contrattuale dei lavoratori conduce sia a una riduzione dei salari reali che a un aumento della disoccupazione"), tuttavia assicurava che "In our benchmark model, the trade-off takes the form of lower wages in the short run, in exchange for lower unemployment in the long run" (nei nostri modelli - del FMI n.d.r. - l'effetto di scambio prende la forma di salari reali più bassi nel breve termine in cambio di una minore disoccupazione nel lungo termine).

Nota: In realtà lo scopo perseguito da Peter Yanez sembra essere quello di evidenziare e sottolineare le imprecisioni di Alberto Bagnai, piuttosto che portare avanti un ragionamento fattuale. In ciò egli ha le sue ragioni, che comprendo ma non condivido, originate dal fatto che Bagnai opera una severa, e innegabilmente "orientata", politica di filtraggio dei commenti. Una cosa della quale me ne catafotto gli zebedei, sebbene segua con interesse e curiosità entrambi i siti.

Il fatto è che il famoso "effetto di scambio" preconizzato da Olivier Blanchard è ben lungi dal manifestarsi. E poiché quando le cose vanno male la prima reazione è quella di cercare un capro espiatorio, ecco che oggi il FMI ha messo nel mirino la politica della Merkel. Non che non vi siano ottime e fondate ragioni per sostenere questa tesi, ma si tratta, io credo, di un modo per eludere la vera causa della stagnazione secolare nella quale l'economia mondiale sta scivolando. L'euro, insomma, ha le sue responsabilità, ma il problema più generale è costituito dalla mancanza di interventi statali in sostituzione degli investimenti privati, quando questi vengono a mancare. Non solo l'euro, quindi, ma anche il liberismo. In Europa non ci siamo fatti mancare nulla perché abbiamo l'euro e il liberismo, mentre in Italia, per essere i primi della classe, tutto viene spiegato con la corruzione!

Marxista dell'Illinois
Capito perché sono un sovranista, e frequento con tanto piacere i "marxisti dell'Illinois"? [che poi, se arrivano i soldi del FMI, ci facciamo delle bevute da Dio! - n.d.r.]

Ah, dimenticavo: c'è anche un altro modo per contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto: una bella guerra. Certo, con gli ordigni di oggi ci sono lievi problemi di sostenibilità del pianeta... ma volete mettere il rischio di darla vinta a Pasquinelli?

giovedì 16 aprile 2015

Frosinone - "Alla Corte dei Conti, cara Stefania, ci vado quando dico io non quando dici tu!" - Riccardo Mastrangeli


Di Claudio Martino


Riccardo Mastrangeli e Stefania Martini
Spes ultima dea per il bilancio del Comune di Frosinone... l'assessore Riccardo Mastrangeli... farmacista... pillola o supposta?
L'assessore emerito al bilancio, Stefania Martini, tenta (fa finta) di criticare l'attuale Amministrazione... l'assessore al bilancio in carica, Richard I (now is the winter of our discontent... about budget...) replica (traduzione di Claudio Martino): "stai buonina, rispetta il primo comandamento ("non nominare la Corte dei Conti invano"), ora il sommo sacerdote sono io... e la Corte dei Conti la evoco quando dico io..."

martedì 14 aprile 2015

Un giovane "Acerbo"

Giacomo Acerbo e Matteo Renzi
Da wikipedia: «Il sistema delineato dal disegno di legge Acerbo andava a modificare il sistema proporzionale in vigore da 4 anni, integrandolo con un premio di maggioranza, che sarebbe scattato in favore del partito più votato che avesse anche superato il quorum del 25%, aggiudicandogli i 2/3 dei seggi. Durante la discussione in commissione, i popolari avanzarono numerose proposte di modifica, prima cercando di ottenere l'innalzamento del quorum al 40% dei votanti e poi l'abbassamento del premio ai 3/5 dei seggi. Ogni tentativo di mediazione fu però vano e la commissione licenziò l'atto nel suo impianto originale, esprimendo parere favorevole a seguito di una votazione terminata 10 a 8.
Il ddl venne quindi rimesso al giudizio dell'aula, dove le opposizioni tentarono nuovamente di modificarlo: esse confluirono attorno ad un emendamento presentato da Bonomi, che proponeva ancora di alzare il quorum per lo scatto del premio di maggioranza dal 25% al 33% dei voti espressi. Il tentativo fallì, anche per la rigida posizione assunta dal governo, che, opponendo la fiducia, riuscì a prevalere (seppur di stretta misura): su 336 presenti in 178 votarono a favore della fiducia e contro l'emendamento, 157 a favore dell'innalzamento della soglia e contro il governo. Decisivo risultò il numero degli assenti - ben 53 - che avrebbero potuto orientare in modo diverso l'esito del voto.
Il 21 luglio del 1923 il ddl Acerbo venne infine approvato con 223 sì e 123 no. A favore si schierarono il Partito Nazionale Fascista, buona parte del Partito Popolare Italiano (il cui deputato più noto fu Filippo Cavazzoni, poi espulso dal partito con gli altri dissidenti), la stragrande maggioranza dei componenti dei gruppi parlamentari di tendenze liberali e la quasi totalità degli esponenti della destra, fra i quali Antonio Salandra. Negarono il loro appoggio i deputati dei gruppi socialisti, i comunisti, la sinistra liberale e quei popolari che facevano riferimento a don Sturzo. La riforma entrò in vigore con l'approvazione del Senato del Regno, avvenuta il 18 novembre, secondo altre fonti il 14 novembre, con 165 sì e 41 no.»

Questa è ormai SStoria. Una SStoria che molti purtroppo non conoscono, o non ricordano, o fanno finta di non ricordare. Ora ci risiamo: il governo si appresta a far approvare l'Italicum. La nuova legge elettorale, così come è già stata approvata dalla Camera, prevede:
  • l'elezione di 630 deputati, di cui 12 nelle circoscrizioni estere
  • Ogni regione viene suddivisa in un certo numero di circoscrizioni. Ad esempio per il Lazio (5,9 mln di abitanti) le circoscrizioni saranno 57, per la Lombardia (10 mln di abitanti) 101, per la Campania (5,8 mln di abitanti) 60. Ad ogni collegio spetta un numero di seggi proporzionale al numero di abitanti, secondo i dati dell'ultimo censimento.
  • Sono previste soglie di sbarramento: l'8% in caso di liste singole, il 12% per le coalizioni. Per le coalizioni che raggiungono il 12% i seggi saranno ripartiti tra quelle che raggiungono almeno il 4,5%.
  • E' prevista una soglia del 37% per l'attribuzione del premio di maggioranza. Questo consiste nell'assegnazione, alla lista che raggiunge il 37%, di un numero di deputati tale da farle raggiungere la soglia di 370 seggi (circa il 58%), salvo che non ne abbia già ottenuti di più con i suoi voti.
  • Se nessuna lista raggiunge il 37% si va al ballottaggio. In questo caso si sfidano le prime due liste, o coalizioni, e alla vincente vanno 321 seggi (poco più del 50%).
  • Non è previsto alcun voto di preferenza.
Rispetto alla legge Acerbo, che prevedeva una soglia per il premio di maggioranza del 25%, l'Italicum appare più "democratico", rigorosamente tra virgolette. Ma non è questo il punto che mi interessa.

Io do per scontato che sarà approvato, e che con esso dovremo fare i conti. La domanda è: può essere sconfitto il piano di Renzi, il "giovane Acerbo" del terzo millennio? La risposta è no, anche se si verificassero le seguenti (improbabili) condizioni:
  1. Il PD si spacca, con l'uscita di Fassina e di altri capaci di promuovere una formazione "de sinistra" su posizioni anti-euro.
  2. Nasce una coalizione del PD fassiniano con il M5S
  3. La Lega, che non potrebbe evidentemente aderire alla coalizione PD fassiniano-M5S, corre da sola, e lo stesso fa ciò che resta di Forza Italia.
In questo scenario alla coalizione PD fassiniano-M5S si opporrebbe una coalizione PD renziano-NCD. Naturalmente alla Lega, e soprattutto a Forza Italia, dovrebbero essere promesse contropartite. Nel caso di Forza Italia queste riguarderebbero il ruolo di Silvio Berlusconi. Per la Lega si tratterebbe di patti che spaziano dalla politica fiscale (flat-tax e federalismo fiscale) ad accordi di potere su base regionale al nord. Il problema è che non esistono solo i partiti, ma anche i corpi sociali, termine con il quale non intendo riferirmi "ar popolo", ma alle grandi corporazioni di interessi concreti. La loro scelta sarebbe, con ogni probabilità, in favore di Renzi. Questi, che già detiene il potere e gode dell'appoggio del grande capitale finanziario italiano ed europeo, avrebbe ben altri argomenti per trattare sia con Berlusconi che con la Lega di Borghi-Salvini che non l'armata brancaleone costituita da un'alleanza, per altro improbabile, tra il M5S e i dissidenti del PD guidati da Fassina o chi per lui.

Dunque, con l'approvazione dell'Italicum, Renzi terrebbe tutti per le palle. E anche se si andasse alle elezioni, di fatto l'Italicum è fatto apposta per favorire una campagna elettorale bipolare: da una parte il Partito della Nazione (PD renziano + NCD), dall'altra una sinistra eterogenea e problematica, con Lega e Forza Italia nella condizione di intervenire nella fase del ballottaggio. Ammesso e non concesso che almeno una delle due non si schieri, fin da subito, con Renzi.

In ogni caso, il ruolo e il possibile protagonismo dei cosiddetti "movimenti dal basso", penso soprattutto ai sovranisti, sarebbe ridotto ai minimi termini. In altri termini l'approvazione dell'Italicum, che considero certa, avocherebbe all'attuale ceto politico ogni scelta nel delicato orizzonte politico che si prospetta, segnato dalla crisi dell'euro cui la prossima uscita della Grecia imprimerà un'accelerazione importante.

La scelta dei sovranisti


Cosa dovrebbero fare i sovranisti, qualora lo scenario delineato si avverasse? Non possono pensare, nemmeno alla lontana, di partecipare, questo è ovvio. Ma credo anche che non dovrebbero, per nessuna ragione e in nessun caso, cedere alle farlocche lusinghe del "voto utile", della serie: se non votate per la coalizione "de sinistra", allora farete il gioco di Renzi. E sono certo che così sarà, salvo piccole frange di pseudo-sovranisti, magari create ad arte per fare confusione. Ma di ciò parleremo se, e quando, verrà il momento.

L'ARS incontra Vladimiro Giacchè (Marino - RM 10 aprile 2015)


Ogni "metodo" ha un fine

Link correlato: LA SPIEGAZIONE DI ULTIMA ISTANZA. UN METODO (Luciano Barra Caracciolo)

Premessa


Questo fine settimana sono stato a Chianciano per un incontro (a inviti) promosso da quelli che sono noti a molti come i "marxisti dell'Illinois", intendendosi con tale denominazione non tanto un ben preciso movimento politico, quanto piuttosto un'area cultural-politica alla quale, per altro, sono molto vicino per ragioni sia politiche che di rapporti personali. In questa occasione è stato presentato un nuovo contenitore politico, del quale presto sarete informati dai promotori stessi. Ho deciso di non aderire al comitato promotore perché qualche punto della piattaforma, ancora in fase di definizione, non mi convince del tutto, ma anche per una ragione più generale: non condivido l'ottimismo con cui, in quel mondo, si guarda al M5S, che io ritengo (forse sbagliando) coprotagonista di una strategia di ampio respiro il cui fine è la disarticolazione del quadro politico attuale con l'obiettivo di guadagnare qualche anno di tempo per rafforzare le sbarre della gabbia eurista.

Il padulo analogico
Il partito della Nazione


Diversi segnali mi inducono a ritenere che intorno al PD stia accadendo qualcosa di grosso. La leva, come vent'anni e passa fa, è costituita dalle indagini su fenomeni corruttivi. Ora non dobbiamo dimenticare (a meno di non voler essere delle mammolette) che tutte le indagini sono, in diversa misura, orientabili, con il risultato di essere, nei fatti, potenti strumenti di pressione e ricatto nei confronti della classe politica. Vuoi puntare i piedi? No problem, qualcuno ti tirerà dentro e, vere o false che siano le accuse, per te è finita.

La grancassa mediatica è, come noto anche ai sassi, a completa disposizione; la sua funzione è quella di amplificatore emotivo. Basta frequentare qualche social per rendersene conto: il numero di coloro che tuonano contro la corruzione aumenta giorno dopo giorno, mentre diventa sempre più difficile contrastare le opinioni di quanti sostengono che essa sia la causa principale, se non l'unica, di una caduta del PIL di ben 12 punti percentuali! Ci si scontra con persone la cui tetragona convinzione mi spinge, malfidato come sono, addirittura a pensare che si tratti di trolls arruolati per diffondere questa farlocca lettura dei fatti.

Naturalmente spero vivamente che qualcuno di quelli con cui polemizzo da tempo legga queste righe, e si offenda: non ho alcuna intenzione di chiedergli scusa. Anzi, rinforzo il dosaggio!

Non perderò tempo a spiegare perché la tesi "corruzione causa della crisi" sia farlocca: questo è un blog per esseri senzienti, e dunque darò per autoevidente, e condivisa dai pochi lettori, la tesi opposta, cioè che l'ondata di indignazione contro la corruzione sia montata ad arte. Quale meraviglioso ed efficace strumento, capace di distrarre l'attenzione degli elettori e, al contempo, essere strumento di pressione e ricatto politico, utilizzabile per piegare i politici riottosi!

Naturalmente c'è dell'altro (rispetto al 1992 le tecniche sono state affinate). Pensate, ad esempio, alla dichiarazione dei redditi pre-compilata. Voi chiederete: che c'azzecca? Mai sentito parlare dei CAF (Centri di Assistenza Fiscale)? Orbene, in mano a chi stanno i CAF? La risposta è dentro di voi ed è quella giusta. Provate a riflettere su quanti redditi siano funzione della necessità, per i cittadini, di rivolgersi ai CAF per compilare i moduli fiscali, e forse capirete il perché di certe cautele. E più non dimandate.

In sintesi: indagini della Magistratura, caciara mediatica, pressioni e ricatti politici, corposi interessi minacciati. Aggiungete le operazioni false-flag anti euriste e il quadro è completo.

La ciccia vera del confronto politico, oggi come venti o trenta anni fa, è il processo di integrazione europeo, la cui fondamentale importanza, e soprattutto i suoi fini, devono essere sottratti al dibattito democratico. Guai a fornire alla casalinga di Voghera gli strumenti minimi per leggere correttamente la realtà, così che essa possa intendere il legame tra il trattato di Maastricht e il fatto che andrà in pensione a settanta anni! Giammai! La colpa adda esse de li ladroni!

Ma torniamo a noi. A mio parere lo scopo di tutta questa caciara anti corruzione è quello di tacitare ogni opposizione nel PD, forzandolo a mutare natura così da poter accogliere le istanze rappresentate, in questo ventennio, da Forza Italia. Al contempo, è necessario creare lo spazio per le opposizioni di comodo, le quali però dovranno essere rigorosamente divise e inconciliabili: da una parte la Lega salviniana, dall'altra il M5S. L'Italicum completerà la trama.

Che fine hanno fatto i banchetti per richiedere l'inutile e dannoso referendum sull'euro dei pentastellati? Quante firme sono state raccolte? Perché il M5S continua a creare hashtag contro l'euro ma non forma e informa la sua base di attivisti? La spiegazione è banale: perché il posizionamento anti-euro deve essere spiegato agli attivisti solo ed esclusivamente nei termini fenomenologici (non più oscurabili) ma non in quelli, ben più efficaci, della reale comprensione delle dinamiche politiche e macroeconomiche innescate dalla moneta unica. Ciò perché, se mai accadesse, l'attuale assetto di potere all'interno di quel movimento sarebbe terremotato.

E qui mi sovvien di quel video nel quale spiegai le ragioni vere per cui avevo voltato le spalle al M5S...


Tutta l'operazione ha uno scopo, a mio avviso, evidente: guadagnare altri sei o sette anni di tempo per implementare le politiche euroliberiste, nella speranza che in questo lasso di tempo accada qualcosa che le renda definitivamente irreversibili!

Per far ciò è necessario creare gli spazi anche per forze di opposizione di comodo le quali, pur tuonando contro l'euro, siano però saldamente posizionate nel recinto liberista (la Lega di Salvini) oppure siano percepite come genericamente di sinistra (il M5S) ma restino saldamente nelle mani di un ristretto gruppo di controllo, e non si trasformino in un vero movimento democratico di massa. Il risvolto di questa perfida operazione politica è quello di tagliare le gambe ai movimenti dal basso, in primo luogo i sovranisti, contro i quali tuona, da sempre, un noto libellista sedicente "de sinistra" ma, in realtà, piuttosto interessato ai cazzi suoi. E più non dimandate, of-course.

Eppure la soluzione ai nostri mali è già in nostro possesso, è la Costituzione del 1948. Soprattutto i suoi primi dodici articoli che, a conclusione di questo articolo, offro alla vostra riflessione.

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA


PRINCIPÎ FONDAMENTALI


Art. 1.
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5.
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Art. 6.
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art. 7.
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8.
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 9.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10.
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Art. 11.
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12.
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

venerdì 10 aprile 2015

La "reconquista" dei diritti del lavoro

La democrazia è sostanziale quando tutti i corpi sociali sono capaci di esprimere una propria genuina rappresentanza politica. Ciò può non accadere per molte ragioni, la più comune delle quali è la conquista dell'egemonia culturale da parte di alcuni settori della società; sia perché detengono gran parte della ricchezza, e dunque del potere di influenza, ma anche per responsabilità degli stessi esclusi. Poiché sono un pragmatico, sebbene ad alcuni appaia come un sognatore, preferisco concentrare l'attenzione sulle responsabilità degli esclusi, dato che considero normale che chi può vincere vinca. Perché mai dovrebbe astenersene? Per amore del prossimo? Sono un sognatore ma conosco la durezza del vivere.

La responsabilità delle scelte politiche che, negli ultimi decenni, hanno svantaggiato ampi settori della società italiana, è dunque di coloro che ne fanno parte. L'avversario di classe ha giocato la sua partita, e noi no.

Non v'è che una via d'uscita: rientrare in partita. Se la crisi dell'euro verrà risolta (si fa per dire) da quelli che ci hanno trascinato nell'Unione Europea, nulla cambierà. La prima cosa che dobbiamo capire, e far capire ai corpi sociali che l'hanno subita, è la ragione vera per cui è stata edificata l'Unione Europea, smontando l'insieme delle narrazioni favolistiche di cui questa scelta politica è stata ammantata. E dobbiamo farlo in modo semplice, per essere capiti da tutti.

Ebbene, la vera ragione di questa scelta è stata quella di mettere i lavoratori in competizione tra loro. Questa ragione di fondo è stata abilmente mascherata, a tal punto che nemmeno la realtà concreta, sotto gli occhi di tutti, è sufficiente per smontarla. Nella mente di centinaia di milioni di lavoratori è stata inculcata l'idea che la mobilità delle merci e dei capitali sia un dato di natura: è così perché è così e non può che essere così. E invece non è così!

Non è affatto vero che se un investitore privato trova conveniente delocalizzare in un paese in cui il costo del lavoro è più basso ciò sia un vantaggio per tutti perché, nel lungo periodo, il sistema produttivo diventerebbe più efficiente e dunque, aumentando la produzione, ognuno se ne avvantaggerebbe. Non è vero perché quello che accade, nella realtà, è che i gruppi sociali che si arricchiscono grazie a ciò non hanno alcun interesse a redistribuire, in qualsiasi forma, la loro maggiore ricchezza e il loro maggior potere. La soluzione che viene in mente, a chi non vuole cambiare questo stato delle cose, è al più il reddito di cittadinanza. Una forma di elemosina necessaria per tenere buoni gli esclusi affinché, spinti dalla disperazione, non diventino un problema.

La sola via d'uscita è la lotta politica. Ma non nella forma elaborata dal M5S, fatta di vuoto attivismo su una miriade di temi parziali, dagli inceneritori agli ogm passando per la favoletta della corruzione; bensì organizzando strutture politiche con il compito di rappresentare e difendere gli interessi dei ceti esclusi, con l'obiettivo di conquistare il potere e far diventare "esclusi" i padroni di oggi. Piaccia o no, la politica è questo, da che mondo è mondo.

Dunque un blocco sociale, costituito da interessi non identici ma capaci di cogliere il vantaggio e la necessità di costituirsi come soggetto politico mettendo in secondo piano le differenze. La sfida è di quelle che fanno tremare i polsi, ma non vi sono alternative.

Occorre anche superare un ostacolo di non poco conto, rappresentato dalla confusione che, a mio avviso, molti fanno tra piattaforma politica e ideologia. L'ideologia è un progetto compiuto, una specie di visione teleologica di come dovrebbe essere organizzata la società, e pertanto è una gabbia. Una piattaforma politica è invece un metodo euristico, necessariamente approssimato e compromissorio, il cui perno è l'idea di conflitto. Al centro della lotta politica c'è, da sempre, il conflitto. E infatti la prima preoccupazione di chi vince la battaglia politica è quella di sopirlo, creando narrazioni che ne sanciscano la fine. Chi vince ha sempre interesse a dire che "è la fine della Storia"; chi perde, se vuole ricominciare la partita, deve affermare, con forza, che la Storia non è affatto finita.

Questa piattaforma politica, che non può essere ideologica senza per questo demonizzare le ideologie dei contraenti, che anzi sono una ricchezza, deve tuttavia individuare alcune proposizioni che siano ampiamente condivise. Ebbene, non v'è dubbio che la prima di tali proposizioni deve essere la fine del regime di concorrenza con il quale è stato aggiogato il mondo del lavoro. La "concorrenza" se la facciano i capitali! Il mondo del lavoro deve tornare ad esigere che la retribuzione di ogni attività lavorativa, da quella salariata a quella della piccola impresa o derivante da attività professionali, sia soggetta ad un regime amministrato. E dunque tariffe stabilite per legge, contratti del lavoro nazionali, tutele per i lavoratori, intervento diretto dello Stato a difesa dei livelli occupazionali.

E' del tutto evidente che un tale stato di cose sarebbe assolutamente e totalmente incompatibile con una moneta unica senza uno Stato, come è l'euro, oltre che con tutti i trattati europei. Non può dunque essere l'uscita dall'euro il cuore di una piattaforma politica in difesa degli interessi del mondo del lavoro! L'uscita dall'euro è  nient'altro che l'ovvio corollario di un diverso equilibrio di forze tra il capitale e il lavoro, che potrà essere raggiunto solo riaccendendo il conflitto sociale e vincendo la battaglia politica. Questa, a sua volta, presuppone la formazione di un esercito politico, cioè la nascita di nuove forze politiche che siano espressione genuina del mondo del lavoro.

Dopo decenni di arretramenti e sconfitte, la campana è suonata: alcuni hanno già fatto i primi passi, altri si stanno aggiungendo. L'esercito che porterà a compimento la "reconquista" dei diritti del lavoro apparirà presto, e sarà visibile a tutti.