domenica 31 maggio 2015

Cosa c'è che non capisco?


Ho chiesto ai lettori di questo blog, come pre-requisito per poter scrivere commenti,  di farsi riconoscere, ma ho incontrato qualche resistenza. Adesso vorrei rivolgere una domanda diretta a quanti, tra essi, hanno deciso di non fornire informazioni nel proprio profilo blogger, google+, wordpress, livejournal o quant'altro, atte a identificarli come persone reali.

Voi, su FacciaLibro, vi fate riconoscere???

Scommetto di sì! E come mai su FacciaLibro vi fate riconoscere mentre sulla blogosfera venite a fare i fantasmini? Guardate, sono sincero: io 'sta cosa non la capisco! Forse perché su FacciaLibro, se non dichiarate chi siete veramente, i vostri amici non vi trovano? Cosa vi costa mettere nel profilo con cui navigate nella blogosfera le stesse cazzo di info che mettete su FacciaLibro?...

...che sono più che sufficienti per consentirvi di pubblicare qui, come su ogni blog serio che sfankulen gli anonimen?

sabato 30 maggio 2015

Monti bombastic

L'amico Andrea mi ha chiesto, qualche giorno fa, se avessi visto e cosa pensassi dell'intervista a Mario Monti di Lilli Gruber, nel corso della puntata del 26 maggio 2015 della trasmissione 8 e mezzo su La7.

Poiché nell'intervista - a mio parere di capitale importanza per comprendere moltissime cose - compaiono anche due figuranti, ossia Massimo Franco e Andrea Scanzi, l'ho scaricata e ne ho estratto solo le parole di Mario Monti, il proconsole, realizzando il seguente video.


Nota di editing video: per motivi di copyright Youtube distorce il brano "Bombastic" che separa l'una dall'altra le esternazioni del proconsole. Una versione che usa un brano diverso è disponibile qui.

Credo che, per commentare l'intervista, sia necessario un chiarimento tecnico, oltre che un suo attento ascolto; per facilitare il quale ho anche provveduto a trascrivere le parole di Mario Monti, il proconsole.

Semplici tecnicalità


Oggi la Fornero piange per la vergogna di ciò che ha fatto (molto più di quanto le avessero fatto credere si dovesse fare, quando la chiamarono. Porella!) ma è un fatto che l'azione di Monti, quando è stato direttamente al governo nel 2011-2012, ha riportato i conti del nostro paese in linea con gli interessi del grande capitale finanziario nazionale ed europeo. Questi non consistono, come ingenuamente credono i cittadini, nella crescita del PIL, bensì nel rispetto degli equilibri contabili indispensabili a garantire un tasso di disoccupazione tale da comprimere i salari quanto basta per mantenere costante il tasso di cambio reale con l'estero, in particolare con i paesi dell'eurozona. Ci si domanderà cosa io voglia dire (visto che abbiamo la stessa moneta) quando scrivo "mantenere costante il tasso di cambio reale con i paesi dell'eurozona"! Vi devo una spiegazione.

1) Preservare l'equilibrio della bilancia commerciale


Ve lo ricordate Stefano Fassina che diceva "non potendo svalutare la moneta si svaluta il lavoro"? Ebbene, il tasso di cambio reale di un paese verso l'estero - che quando è costante indica che la competitività di prezzo delle industrie esportatrici NON sta cambiandodipende da due parametri: il cambio nominale e il livello dei prezzi. Quest'ultimo, a parità di condizioni esogene (es. prezzo del petrolio e delle materie prime) dipende fortemente dai salari. Ora, poiché verso l'eurozona il cambio nominale è irreversibilmente fisso, ne segue che ogni aggiustamento non può che avvenire agendo sui prezzi, cioè sui salari. Ma come si fa a contenere i salari? Secondo i piddini sognatori sarebbe bello se le classi sociali più ricche, e dunque più forti, si mettessero la mano sul cuore dicendo "visto che siamo nell'euro, e che in fondo vi ci abbiamo portato noi, adesso ci riduciamo i guadagni così da rimettere in equilibrio i conti della nazione!". Purtroppo le cose non vanno per niente così. D'altra parte, carissimi, se hanno voluto l'euro per preservare in moneta forte i capitali, perché adesso dovrebbero mettersi le mani in tasca? Dunque, chi ha voluto l'euro non vuole pagare la sua parte, questo è pacifico.

Ci può essere un'altra strada? Si potrebbero lasciar stare i grandi capitalisti, tanto non hanno mai pagato, neppure quando l'euro non c'era?

L'altra strada consiste in una riduzione nominale e generalizzata di stipendi, pensioni, trattamenti vari, da effettuare di conserva con un'analoga riduzione dei prezzi dei beni scambiati sul mercato interno. Una manovra del genere, che vi dico subito essere assolutamente impossibile, se potesse essere posta in atto avrebbe l'effetto di impoverire tutti gli italiani in misura proporzionale (meno i capitalisti, of-course), senza tuttavia alterare le ragioni di scambio tra i diversi gruppi sociali; raggiungendo inoltre l'obiettivo di ridurre il livello dei prezzi interni. In tal modo le esportazioni potrebbero ripartire, le importazioni sarebbero depresse, la crisi superata. E i dobleuroni dei capitalisti sarebbero al sicuro!

Peccato che comprimere verso il basso i valori nominali di salari, pensioni e trattamenti vari non sia cosa semplice; farlo di conserva, e in modo proporzionale, è ancora più difficile; spingere artificiosamente verso il basso il prezzo dei beni scambiati sul mercato interno - sempre in modo proporzionale - è impresa impossibile. Evidentemente una simile operazione, che per sua natura è tipica di un'economia pianificata, è impossibile da effettuarsi senza danno in un'economia di mercato. E allora come si fa, visto che con l'eurodoblone qualcosa del genere si deve comunque fare? Si chiama Mario Monti il quale, in un clima di isteria costruita ad arte, mette in cantiere una serie di provvedimenti la cui vera ratio consisteva nel creare le condizioni di un aumento strutturale della disoccupazione, tale da bloccare la dinamica dei salari e, di conseguenza, la crescita dei prezzi.

In sostanza un rallentamento dell'inflazione perseguito utilizzando brutali meccanismi di mercato invece che strumenti di pianificazione economica come potrebbero essere, ad esempio, provvedimenti volti a calmierare i prezzi di alcuni beni o, meglio ancora, interventi tali da migliorare l'efficienza del sistema economico nazionale. Si badi bene che, in ogni caso, con l'euro tutti i paesi meno produttivi devono necessariamente ridurre l'inflazione, sia che lo facciano con strumenti di mercato o attraverso la pianificazione. L'unico paese che, in un'unione monetaria costruita con le regole dell'euro, può sottrarsi a quest'obbligo, è quello più "produttivo". Si noti però che questo paese, che è la Germania, a sua volta è diventato il più produttivo riducendo la sua inflazione interna utilizzando in parte, ironia della sorte, proprio degli strumenti di pianificazione: le famigerate riforme Hartz. Sia ben chiaro che quello che è stato "pianificato" in Germania, con le riforme Hartz del governo del socialdemocratico Gerhard Schröder, è stato un processo di impoverimento relativo del mondo del lavoro rispetto ai profitti da capitale, e non una generica "efficentazione" del sistema, come potrebbe credere la debole mente di un piddino...

Monti è stato talmente bravo che siamo quasi in deflazione! Il metodo usato è stato, lo ricorderete, quello di alzare le tasse, ridurre il welfare e tagliare pesantemente le pensioni, così da impoverire, direttamente o indirettamente, tutto il mondo del lavoro salariato e dipendente. Con meno soldi in tasca gli italiani hanno spesso di meno - in particolare importando di meno - e l'inflazione è scesa.

Ovviamente lo sbandierato effetto sui conti pubblici (che non erano affatto in affanno, come avrebbe certificato la stessa Commissione Europea pochi mesi più tardi - testo originale) fu assolutamente negativo. Infatti i cosiddetti risparmi che ne seguirono causarono una più che proporzionale caduta della domanda interna, tale da far precipitare il nostro PIL, cosicché il rapporto debito/Pil è peggiorato rapidamente. Ma per gli eurocrati questo è stato un problema secondario, perché il primo vero obiettivo era, ed è, quello che vi ho succintamente spiegato poc'anzi. Il secondo, di non minore importanza, è quello degli equilibri finanziari.

2) Prevenire gli equilibri finanziari


Il sistema di mercato non è un'economia di comando, nel senso che sì, certamente, vi sono luoghi dove il potere finanziario si concentra, ma la direzione verso cui va il mercato è affidata alle scelte di un grande numero di operatori. Nei mercati finanziari la scelta di erogare credito, e a quali condizioni, è demandata a un gran numero di istituti che valutano in base a dati oggettivi, tra i quali vi è il tasso di inflazione. E' risaputo, infatti, che conviene prestare soldi nei paesi ad alta inflazione, pur con la dovuta cautela determinata dal rischio di una svalutazione che può azzerare ogni guadagno, o addirittura portare l'investimento in perdita. Ciò significa che in un'area a moneta unica, venendo meno il rischio svalutazione, vi sarà una forte propensione delle istituzioni finanziarie private a prestare nei paesi a più alta inflazione, senza che vi sia alcuna possibilità di porvi un freno perché, come detto, il mercato non è un'economia di comando.

L'unica cosa che possono fare i regolatori del sistema economico, nell'impossibilità di imporre divieti per altro contraddittori con l'impostazione liberista dell'eurozona, è dunque quella di agire a monte, stroncando il differenziale di inflazione nei paesi dove questa cresce di più.


Mario Monti ha abbattuto il nostro differenziale di inflazione... 


Ma lo ha fatto con troppa violenza e in modo troppo smaccatamente contraddittorio con le speranze che aveva fatto nascere nei cuori di tanti piddini.
Vi ricordate come ballavano i piddinuzzi quando cadde Berlusconi? Quando gli elettori hanno severamente punito Mario Monti, che era ed è il rappresentante diretto della grande finanza europea, si è posto il problema di scegliere un uomo che proseguisse sulla strada tracciata, spregiudicato quanto basta per far fessi gli italiani, ma anche assolutamente fedele alla linea. Quest'uomo è Matteo Renzi. Il quale non può minimamente sgarrare dalle consegne ricevute, gli scandali che lo riguardano (per non dire di peggio) essendo già belli e pronti alla bisogna! Ecco perché questo video, come mi ha giustamente segnalato Andrea, è molto importante.

Se non avete voglia di perdere tempo con i figuranti, allora guardatevi quello con le sole parole di Mario Monti, il proconsole. Oppure leggete la trascrizione dell'intervista.

Trascrizione dell'intervista a Mario Monti. 


La Gruber comincia riferendo a Monti una dichiarazione di Prodi, secondo il quale una volta che il vento della disgregazione dell'euro(pa) si sia alzato "poi non lo ferma nessuno". Monti risponde ricordando la "sindrome dell'idraulico polacco" in Francia nel 2005, e l'ostilità verso gli immigrati in Olanda, quando ancora "non c'era né la crisi né l'austerità", ascrivendo a ciò una parte della responsabilità per l'insuccesso dei referendum sulla costituzione europea. Per Monti, questi episodi sono le prime manifestazioni di quell'ostilità verso ciò che è diverso che sarebbe alla base di quelle che definisce le "inarrestabili e inarrestate tendenze nazionalistiche e populistiche". A suo dire, un segnale del disinteresse della politica europea nei riguardi delle tendenze populistiche e nazionalistiche sarebbe dato dal disinteresse con cui la sua proposta di dedicare una seduta del Consiglio Europeo a questo tema fu accolta dalla Merkel. Questa era tutta presa, ahimè, dal problema della Grecia, cioè come distribuire  il costo dei crediti in sofferenza, concessi dalle banche tedesche a quelle greche, tra gli Stati europei.

Mario Monti 1'08'': «Questo vento di disgregazione ha cominciato a levarsi un po' più di dieci anni fa, per la verità. Vi ricordate nel 2005, quando non c'era né la crisi né l'austerità, la sindrome dell'idraulico polacco, in Francia, e l'ostilità per gli immigrati in Olanda, cose che hanno fatto votare contro nel referendum sulla Costituzione Europea, erano già sintomi di una insofferenza nel profondo delle nostre società per il diverso. Da allora è stata una crescita inarrestabile, o comunque inarrestata di queste tendenze nazionalistiche e populistiche, e quello che è più grave secondo me è che è mancata una leadership politica in Europa che dedicasse attenzione a questi fenomeni. Cito un episodio, e poi termino. Io ho fatto parte per 18 mesi, quando ero presidente del consiglio, del consiglio europeo, quindi del consesso dei capi di Stato e di governo, ebbene... io tra l'altro ero l'unico non politico di professione tra loro, nel 2012 io ho proposto che almeno una volta i capi politici dell'Europa parlassero di politica europea, e in particolare analizzassero quel populismo che era già chiaramente in marcia. Perché ogni volta ci si occupava di finanza greca, di altre cose del genere, che i ministri dell'economia e delle finanze avrebbero potuto trattare anche meglio, e non c'era la minima riflessione politica sull'Europa. Il presidente del consiglio Van Rompuy era d'accordo, la signora Merkel disse "è un'ottima idea, ma prima bisogna che risolviamo definitivamente la crisi greca", e questa discussione non c'è mai stata.»

Per Massimo Franco, che interviene brevemente, le opinioni pubbliche del sud Europa tendono a scaricare sull'Europa colpe che sono in massima parte delle classi politiche nazionali. Un'affermazione che, se presa alla lettera, dovrebbe essere intesa come la conferma dell'esistenza di una classe politica "europea" indipendente da quelle nazionali, circostanza che dovrebbe suscitare gravi e seri interrogativi sulla sua legittimità. Ma non per Massimo Franco, il quale appare tutto soddisfatto della sua acuta osservazione.

Segue breve stacco con domanda facile per Scanzi e annessa risposta sociologica, poi pubblicità e si riparte con il proconsole (il vero capo del governo).

La Gruber chiede a Monti se non siano state proprio le politiche di austerità ad allontanare i cittadini dall'Europa e a dare ossigeno alle istanze populiste. Per Monti ciò è vero solo in parte (ricorda la Gran Bretagna dove Cameron ha battuto i laburisti pur con una politica di relativa austerità, e la Polonia che, senza alcuna crisi economica, ha premiato il nazionalista Duda). Per Monti i problemi sollevati dalla Gran Bretagna e dalla Grecia sono gestibili, mentre il vero problema è il "ribollire in forme diverse... praticamente in tutti i paesi di un populismo nazionalistico".

Mario Monti 7'10'': «In parte, ma secondo me solo in parte. In Gran Bretagna Cameron presenta una politica più austera dei laburisti, e li ha sconfitti. In Polonia c'è stata la sconfitta del partito... diciamo liberale... che prima era guidato da Donald Tusk, a vantaggio nell'elezione presidenziale del nazionalismo di destra, e questo nel paese che ha avuto la migliore performance economica senza nemmeno un briciolo di austerità negli ultimi sette otto anni. Certamente là dove occorre una politica restrittiva in una certa fase perché per esempio c'è una crisi di fiducia... stamattina il Governatore Visco ha detto delle parole chiarissime sul 2011... allora se, in un paese che deve applicare misure restrittive perché magari ha dissipato in passato, molti nel mondo politico attribuiscono alla Germania la causa principale di questa austerità perversa, becera, e cattiva, allora evidentemente questo diventa anche un fattore di disgregazione dell'Europa, ma la domanda che io mi faccio è la seguente: in Europa ci sono in questo momento rischi chiari, ben identificati di disintegrazione - la Grecia eventualmente fuori dall'euro, la Gran Bretagna eventualmente fuori dall'Unione Europea - secondo me però questi rischi sono gestibili, queste cose possono essere, secondo me, evitate. Quello che mi sembra molto più preoccupante è proprio questo ribollire in forme diverse, come è stato osservato, ma praticamente in tutti i paesi, di un populismo nazionalistico.»

E qua arriva la botta (sotto lo sguardo stupito del giovane Scanzi):

Mario Monti 9'21'': «Il quesito che io mi pongo è il seguente: non è che forse, per caso, le nostre democrazie, europee e non europee, le nostre democrazie occidentali, di tipo sempre più illusionistico basato sulle promesse, e basato sull'orizzonte breve, diventano di fatto incompatibili con l'integrazione internazionale e con l'integrazione europea?»

Scanzi sorride sarcastico. Il ragazzo capisce al volo ma non osa interrompere il proconsole. Men che mai la Gruber o Massimo Franco.

Mario Monti 9'47'': «Mi spiego in pochi secondi. Le ricette populistiche sono presentabili in dieci secondi in un dibattito elettorale... c'è una crescente disoccupazione? Chiudiamo alle importazioni e facciamo produrre di più le imprese nazionali! Le imprese delocalizzano? Impediamo loro di delocalizzarsi! Tutti problemi reali, ricette che la storia economica dimostra che sono fallimentari, ma sono molto persuasive. Chi, invece, è a favore dell'integrazione europea o, sul piano mondiale una globalizzazione governata, ha bisogno almeno di un paio di minuti, come sto facendo io... e adesso mi fermo, per dire sì, in apparenza quelle sono ricette buone ma, nella storia, i paesi che hanno fatto così hanno sempre avuto un destino meno... meno buono. Quindi io credo che ci sia... (fuori scena la Gruber: "è chiaro") ... del resto vediamo anche negli Stati Uniti, anche negli Stati Uniti questa crescente difficoltà di fare politiche di lungo periodo e questa tirannia del breve periodo... sempre più populistico.»

Seguono considerazioni sociologiche di Scanzi. La Gruber chiede a Monti se la Grecia possa rappresentare un rischio per l'Italia. Per Monti alla fine si troverà un accordo che passerà per un allungamento dei tempi di restituzione.

Mario Monti 13'19'': «Credo che alla fine si troverà un accordo sulla Grecia, con prolungamento dei tempi per l'adempimento degli obblighi tra... che la Grecia ha, e credo che un presidente del consiglio italiano debba dire... a parte che siamo alla vigilia di elezioni regionali... debba dire quello che ha detto il presidente Renzi, qualche volta lui stesso e altri capi di governo che guidano partiti non populisti per combattere il populismo tendono ad assimilarne alcune caratteristiche, e certi discorsi che fanno loro stessi sull'Europa, alle cui decisioni partecipano, tendono a presentarla in luce cattiva alimentando così ulteriormente una spirale di distacco delle opinioni pubbliche dall'Europa.»

Alla Gruber che gli chiede se l'Europa può "saltare" Monti risponde di sì.

Mario Monti 17'10'': «Questa Europa può saltare e, come indicavo prima, secondo me è proprio perché le modalità in cui la democrazia con il populismo pifferaio (come lo chiamava Massimo Franco sul Corriere questa mattina) distorce il funzionamento della democrazia. In fondo l'Italia ha rischiato di finire come la Grecia perché qualcuno ha fatto promesse elettorali di alleggerimenti fiscali. Ovviamente gradevoli, ovviamente ben comunicati, ovviamente insostenibili. Syriza ha fatto promesse in sede elettorale, accanto a quella di un grande rinnovamento rispetto a due partiti tradizionali molto corrotti e poco decenti, ha fatto promesse elettorali semplicemente incompatibili con l'appartenenza della Grecia all'Unione Europea. Queste cose vengono fuori, queste incompatibilità si manifestano. Quindi io sono molto molto preoccupato perché se le nostre democrazie - benissimo la comunicazione, ma bisogna anche essere preoccupati se i leader politici comunicano molto bene, perché diventano grandissimi followers, non leaders, e la leadership si trasforma in followership. Va bene, vincono le elezioni, ma col vantaggio di chi? Col vantaggio di chi? Ecco perché mi interrogo proprio su una evoluzione che fa sì che nei nostri paesi le grandi scelte di lungo periodo non si prendano, che le lasciamo prendere solo alla non democrazia cinese, e abbiamo un insieme di democrazie che, degenerando verso il pifferaio, verso la followership, verso la promessa elettorale di cui si sa che non è mantenibile...»

La Gruber interrompe Monti chiedendogli se egli consideri più inquietante l'ascesa del m5s o della Lega.

Mario Monti 19'44'': «Mi inquietano molto entrambe. La Lega mi inquieta doppiamente perché è nata in una parte d'Italia alla quale anch'io appartengo e che storicamente ha avuto la funzione di tenere vicina all'Europa l'intera Italia, e non di spacchettare l'Italia e farla allontanare dall'Europa. E noi dobbiamo stare molto attenti perché se si crea - Massimo Franco accennava a questo - se si crea un'Europa del sud, magari con qualche paese che esce dall'euro in prospettiva, oppure i paesi del sud che adottano un euro meno forte e un po' più debole di quello che un giorno adotteranno la Germania e i suoi satelliti del nord, ebbene stiamo attenti perché può darsi che l'Europa a quel punto deleghi all'Europa del sud la funzione di essere un primo frangi-flutti rispetto ai flussi di immigrazione e un avamposto del continente europeo non veramente integrato nell'Europa, quindi anche le questioni monetarie acquistano una valenza geopolitica straordinaria.»

Segue domanda facile ad Andrea Scanzi e Massimo Franco. Risposta sociologica di entrambi con enfasi sul problema dell'astensionismo.

Massimo Franco: «perché una democrazia senza elettori è qualche cosa che in America va bene perché c'è un sistema, qui da noi è qualcosa di eversivo, in prospettiva, quindi bisogna stare molto attenti.»
Lilli Gruber: «è d'accordo su questo, professor Monti?»

Mario Monti 24'56'': «Sì sì sono d'accordo che gli elettori servono in democrazia e d'altra parte qui c'è una spirale perché abbiamo politici che inseguono ciò che sembra che gli elettori vogliono attraverso i sondaggi, quotidiani, orari, istante per istante, e viene visto come vincitore perché conquista più voti colui che è più bravo nell'interpretare queste pulsioni degli elettori. Nella democrazia come io la vedo, ma come non è oggi, e come sta diventando oggi sempre di meno, il politico ha una visione del paese, la proietta nelle menti dei cittadini, cerca di portarli a condividere quella visione e li guida verso quella visione. Pensiamo un attimo qual è stato l'atto più grande di tutta la storia dell'integrazione europea, secondo me quella dichiarazione del 1950, la dichiarazione Schuman in cui Schuman a pochi anni dalla fine della guerra ha detto "Francia Germania Italia Benelux mettiamo insieme i nostri strumenti di guerra, il carbone e l'acciaio, in modo che le guerre non siano più possibili". Pensiamo per un attimo se quella cosa così fondamentale avesse dovuto essere sottoposta a referendum, a pochi anni dalla guerra! Avrebbe avuto credo il 95% di no! E quindi non sempre le grandi cose nascono con la vidimazione di quelle che oggi sono le metodologie della democrazia.»

Segue un servizio, tutto sommato giornalisticamente onesto, sulla Grecia e su Varoufakis, nel quale si riporta la posizione del governo greco di accettare sì uno stabile avanzo primario, ma non tale da inchiodare i greci alla povertà e alla disperazione.

La Gruber rivolge a Monti due ultime domande, chiedendogli risposte telegrafiche. La prima è se la politica economica di Renzi lo convinca:

Mario Monti 29'23'': «Sicuramente sul piano dell'ispirazione verso le riforme e, gradualmente, stiamo vedendo delle prime realizzazioni... (Gruber: "la seconda invece riguarda la sentenza della Corte Costituzionale che ha giudicato incostituzionale il blocco delle rivalutazioni delle pensioni deciso da... il blocco è stato deciso dal suo governo nel 2011 se ricordo bene, l'ha sorpresa questa sentenza della Consulta?"). Sì... (lunga pausa) ... mi ha sorpreso, credo che abbia sorpreso molti, mai una sentenza in anni recenti della Corte Costituzionale è stata oggetto di così approfonditi e anche critici dibattiti, viene la curiosità di sapere come lo Stato e l'avvocatura dello Stato abbia difeso quella decisione del governo e del Parlamento, e ci sono moltissimi argomenti che avrebbero potuto essere utilizzati proprio sul piano della... diciamo... giustizia distributiva giustamente invocata dalla Corte Costituzionale. E non è affatto vero che furono colpiti solo i pensionati, colpimmo tutti per far fronte a quella situazione! Quindi rispetto una sentenza che ho difficoltà a capire fino in fondo, e per altro metà dei membri della Corte hanno avuto difficoltà tant'è vero che non l'hanno sostenuta.»

Cosa penso dell'intervista a Mario Monti, il proconsole.


Ebbene, per prima cosa penso che Monti sia, come scrivo dall'inizio di questo post, il proconsole della governance globale che muove i fili di Renzi. Quest'ultimo è solo un figurante, messo lì perché gli italiani, dopo un breve innamoramento per l'uomo in loden, se ne sono stancati per tornare alla vecchia passione: quella per i leaders spavaldi con gli zebedei fumanti.

Mario Monti dice cose estremamente gravi, ma ancor più grave è che non ci sia una sollevazione di scudi da parte di tutti gli italiani, in particolare il mondo della sinistra, ma anche quello della cultura, contro di lui. E invece siamo in pochi, sulla blogosfera o sui social, a menarcela e a scandalizzarci per affermazioni come questa: «Il quesito che io mi pongo è il seguente: non è che forse, per caso, le nostre democrazie, europee e non europee, le nostre democrazie occidentali, di tipo sempre più illusionistico basato sulle promesse, e basato sull'orizzonte breve, diventano di fatto incompatibili con l'integrazione internazionale e con l'integrazione europea?».

Non so se il significato di queste parole vi è chiaro. Credo di sì, almeno per voi, sparuta élite che frequenta questo come pochi altri blog, non più di qualche centinaio in tutta Italia. Questo signore ci spiattella, senza vergogna, il fatto che esiste una questione sovraordinata alla democrazia: l'integrazione internazionale ed europea. Dei mercati, ovviamente.

Se la democrazia non sarà funzionale a questi obiettivi, sembra dirci il proconsole, allora non è detto che verrà conservata. Ma che democrazia è quella in cui, sulle questioni fondamentali, deve essere chiamata a decidere una pretesa élite illuminata? Orbene, si tratta di un tema sul quale è necessario riflettere molto bene. Per cominciare, consentitemi un'affermazione scandalosa: io stesso non credo nella democrazia assoluta, intesa come ideale perfetto nel quale ogni cittadino ha gli stessi identici diritti di chiunque altro. No, io non sono una mammoletta idealista, e infatti la mia idea di democrazia è un'altra.

Io chiamo democrazia l'universo politico al cui interno si trovano coloro che hanno titolo, su base paritaria, a prendere le decisioni fondamentali. Messa così, la domanda successiva, che inevitabilmente dobbiamo porci, è la seguente: i lavoratori, fanno ancora parte di codesto universo? Oppure ne sono stati estromessi?

Poiché sono giunto alla conclusione che la risposta alla domanda è che no, i lavoratori non fanno più parte di questo universo (pur avendone in passato fatto parte), allora il problema non è più quello di alzare alti lai contro la democrazia imperfettamente praticata, ma quella di riconquistarla. Cioè di organizzarsi politicamente per ricominciare la guerra per la nostra dignità.

Chiunque non capisca ciò, chiunque verrà a dirmi che i problemi sono la corruzione, gli stipendi della casta, le mafie, insomma tutti quelli che non arrivano a capire ciò, che sia per limiti culturali o compromissioni che ne accecano la facoltà di discernere ciò che è vero da ciò che è favola, sono oggettivamente dei nemici!

Signori, non ho detto "avversari", ho detto "nemici". L'avversario è colui che mi batte, ma all'interno di un contesto in cui potrei vincere io, su qualsiasi tematica. Ma se ci sono temi sui quali io sono destinato a perdere, qualunque cosa io faccia, perché lì non posso mettere bocca, allora la democrazia è finita!

Non so se il signor Monti sia consapevole di ciò che ha detto. Non so se sia pronto a morire per difendere il diritto della sua classe sociale di decidere lo "stato di eccezione". Se così non è, ebbene si preparino, perché possono tranquillamente scordarsi di poter sottomettere, senza veder scorrere fiumi di sangue, i popoli europei.

Ho detto "popoli europei", non "popolo europeo" (che non esiste). Questi bastardi se li troveranno tutti contro, i popoli europei, e prima di quanto possano immaginare. O pensate che saremo solo noi italiani a odiarli?

venerdì 29 maggio 2015

I "miei" repleti piddini

La nemesi mi ha colpito!


Avevo gongolato per la grandiosa replica di Ascanio Celestini (detto Iulo) ad Alberto Bagnai (detto Illo), in particolare il tragicomico passaggio sui "repleti piddini", e che mi va a capitare? Che incontro il mio di "repleto piddino"!

Guardate, ho preso una solenne decisione: io voglio litigare, ma litigare di brutto, con tutti quei miei amici, anche di lunghissima data, che mi dicono "sì, l'euro... l'Unione Europea... sì sono venuto ad ascoltarti... hai pure ragione... ma... ma... ma..."

Ma che?

"... ma io penso che le mafie, il riciclaggio dei capitali mafiosi, il 30% dell'economia del paese è mafiosa... poi la corruzione, pure quella... 60 miliardi l'anno... l'ha detto Gratteri..."

Gratteri chi?


Ah regà, 'na traggedia! Ma come, 11% in meno di PIL in 7 anni, più che raddoppio della disoccupazione dal 6% al 13%, esplosione di quella giovanile che ormai viaggia verso il 50%, caduta del 25% della produzione industriale e del 20% della capacità produttiva, tagli ai salari, alle pensioni, ai diritti, attentati alla Costituzione, abolizione del diritto del lavoro... adesso la buona scuola....

...e 'st'imbecille me vie' a parla' da 'a mafia e da 'a corruZZZione?

Dice: "ma c'hai litigato?"

Ci voglio litigare! Cazzo, io ci voglio litigare! Io voglio litigare con tutti quelli che sono così stupidi da perdere tempo dietro a Libera e altre selline cazzate mentre il paese va in malora perché non sanno fare una cazzo di proporzione!

Io voglio litigare con il repleto piddino (o sellino, che è lo stesso) e ci voglio stare litigato nel senso che quando ci incontriamo non ci dobbiamo salutare, fino a quando non capirà di essere stato un coglione.

Dice "e se poi ti sbagli e il coglione sei tu?"

No cazzo! Non mi sbaglio! Il coglione è il repleto piddino (o sellino, che è lo stesso)! E non solo mi dovrà dare ragione, ma mi dovrà anche chiedere scusa!

Dice "perché te deve chiede scusa?"

Perché la sua immonda stupidità mi ha danneggiato, danneggia tutti noi, danneggia i più deboli di questa società che lui e tutti i repleti come lui dicono di voler difendere!

Quando avranno capito, e mi avranno UMILMENTE chiesto scusa (molto umilmente), allora ci farò pace. E dimenticherò. Che dite, se legge 'sta cosa ci litigo?

Soprattutto: lo imito bene Illo?

mercoledì 27 maggio 2015

La democrazia di Pasquino



«In origine sparse in diversi punti della Capitale, le cosiddette statue parlanti sono forse una delle migliori espressioni di quell'anima tutta romana, portata per la satira e per un atteggiamento irriverente nei confronti del potere e delle sue più vuote ostentazioni... tratto da qui»

Perché un gran numero di coloro che, sulla rete, animano il dibattito politico preferisce mantenere l'anonimato? Sono tutti ricattabili? E in che senso sono ricattabili?

Prendiamo il dibattito sull'euro(pa). Ma davvero c'è qualcuno che pensa che, esponendosi in critiche alla moneta unica, possa essere penalizzato sul lavoro? Addirittura perderlo? Qualcuno può citare un caso, anche uno solo, in cui qualcuno sia stato penalizzato per aver detto, ad esempio, che l'euro è una scemenza, o che Mario Monti ha agito nell'interesse dei creditori francesi e tedeschi e non in quello degli italiani?

Io so che voi sapete che io so che sono tutte balle! Nessuno rischia nulla esponendosi contro l'euro....

Epperò un sacco di gente non ne vuole sapere di dichiarare la propria vera identità nelle discussioni politiche sulla blogosfera e sui social. Ora, essendo io una persona pratica, non posso credere che non vi siano ragioni concrete tali da indurre tanti commentatori a conservare l'anonimato e a difendere questo diritto con veemenza. Tra le tante, credo di averne individuata una che mi pare particolarmente odiosa, una di quelle per cui vale il detto andreottiano "a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca". Io temo che alcuni di quelli che intervengono nei blog e nei social, essendo sempre pronti a stigmatizzare, spessissimo con parole di fuoco, i comportamenti di "quelli che ci mettono la faccia", in realtà siano persone che nella mangiatoria del sistema ci intingono il biscottino, e alla grande! Potrebbero essere liberi professionisti che non si perdono una gara nel proprio comune, imprenditori con un passato problematico, politici o ex-politici noti per le loro attività nel sottobosco locale, eppure, ciò nonostante, persone che hanno capito (forse sperimentato) che continuando con l'euro finirà male per tutti.

Armiamoci e partite!


Costoro potrebbero essere una sorta di coscienza infelice della nazione, consapevoli della necessità di cambiare ma impossibilitati ad impegnarsi (o non disposti a farlo) a causa delle loro più o meno grandi compromissioni. Non proprio dei nemici, in definitiva, eppure persone spesso problematiche perché pretendono, da quelli che ci mettono la faccia, una purezza di intenti e di azione da cui si sentono esentati grazie all'anonimato.

Dobbiamo intenderci. Credo che sia opportuno essere "comprensivi" con quelli che "tengono famiglia", ma è pur vero che chi tiene famiglia non può pretendere di venire a dire come combattere a chi, invece, ci mette la faccia e rischia in prima persona. Dunque gli anonimi devono stare calmini!

Questo blog da qualche giorno ha adottato una linea radicale: qui non sono ammessi commenti e/o contributi di alcun genere da parte di chi non ci mette la faccia. E' una scelta, condivisibile o meno, ma è la mia scelta. Per rendersi riconoscibili non ci vuole molto, essendo sufficiente dotarsi di un nickname di una delle piattaforme che li rilasciano (da blogspot a wordpress, da Google+ a OpenId) inserendo quel minimo di informazioni sufficienti a permettere l'identificazione.

Non vale la scusa "non sono esperto, non so come fare" perché, in tal caso, scatta immediata la risposta "se sei così capra da non saper fare una cosa così semplice non venire qui a scassare gli zebedei!". Mi sembra una posizione limpida, o no?

E' possibile che l'operazione non abbia successo, che i pochi commentatori scompaiano del tutto, che il contatore delle visite - ultimamente in crescita - crolli miserevolmente, in definitiva che il mio ruolo nella blogosfera ne esca drasticamente ridimensionato. Poco male: avrò più tempo per i miei amori senili.

Potrà accadere, però, che questo blog dia un esempio, e che altri lo seguano. Vi sarebbe una conseguenza a mio parere interessante: il rafforzarsi dell'opinione pubblica già esistente sul web, costituita da persone con nome e cognome che nessuno potrebbe permettersi di etichettare con espressioni colorite ma, ahimè, oggi più che giustificate. Ciò accadrebbe perché certe polemiche che sono, consentitemi di sottolinearlo, talvolta sconce, avrebbero minori probabilità di svilupparsi quando i protagonisti possono individuarsi l'un l'altro, essendo così indotti ad esprimere le loro opinioni in modo più responsabile e più urbanamente.

Finora uno solo dei commentatori di questo blog si è auto certificato, ed è l'ottimo Francesco Colonna. Se seguite il link sarete portati a una pagina dove sono presenti le poche, ma sufficienti, informazioni necessarie per farci sapere chi è. Vi sembra una cosa difficile? Non ne siete capaci?

Come? Non siete capaci di fare una cosa così semplice..... e pretendete di parlare di politica?

martedì 26 maggio 2015

Ci vuole tanta pazienza!

Repetita iuvant: saranno pubblicati solo i commenti di utenti che abbiano un profilo pubblico che consenta di identificarli.

Link correlati:
«Mons Colombo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "The "red kryptonite" floating around the Parioli h...": 
Quello che voglio dire, caro Fiorenzo, è che il Cavajere, nel suo perculamento a Celestini, tra le righe (ma non molto) ha rivelato una cosa che chi è appassionato di satira (cioè IO) ha capito benissimo. Guarda che bella unione di puntini che ti propongo
http://www.arcoiris.tv/scheda/it/9931/
Udo Gumpell nel 2008 nel V-DAY
2015 Udo Gumpell in una trasmissione di Satiracontroerpotere...sulla RAI!
http://www.maridacaterini.it/news/8066-nemico-pubblico-live-anticipazioni-sulla-terza-puntata.html
Che cazzo ci fa un giornalista tedesco al V-Day (2008) e in uno sketch di satiracontroerpotere (2015)? Ma è ovvio: lui (Udo) fa la parte del giornalista che guarda sconsolato questo italiano birichino che propone, perculando, l'aumento degli stipendi dei parlamentari. E già: la KASTA! 
Ma la cosa triste, è che i comici Giardina e Montanini (nuovi satiri, scuola Luttazzi) sono sinceramente convinti che loro lottano contro il potere dominante perché non sono "comicicomequellidiZelig". Porelli, non sanno che fanno più danni persino del bagaglino , che era palesemente reazionario e mai si spacciò per rivoluzionario. Quindi, er povero Ascanio, è usato e non sa di esserlo. Ecco, io non posso far finta di non vederle certe cose. Perché er cavajere, diciamoci la verità, ci ha cambiati un po' tutti. E anche se domani dovesse diventare una rock star (glielo auguro), non è che noi buttiamo nel cesso quelo che abbiamo imparato, o no? Gli Ascani e C., invece, si limitano ad emozionare. Per carità, è il mestiere dell'artista, emozionare, e va bene così. Però, come dire, l'elogio dell'ignoranza, se lo poteva risparmiare, o no?»

Premessa


Caro Mons Colombo che, in un commento precedente (comunque pubblicato), mi hai scritto "(sono) Xxxxxx Yyyyyyy penZavo lo sapessi. La penso esattamente come te sull'anonimato. Al nick non rinuncio perché ci sono affezionato".

Sono certo di non essermi spiegato bene. Ti risposi che non chiedo a nessuno di rinunciare al nick, ma di arricchire il proprio profilo con le informazioni sufficienti per l'identificazione. Ad oggi, 26 maggio 2015 ore 17:30, ciò non è ancora avvenuto. Per questa ragione non pubblico il tuo commento. PenZerai che sia impazzito perché invece l'ho copia&incollato nell'incipit. In effetti non lo pubblico ma lo copio&incollo per risponderti perché è particolarmente interessante, offrendomi spunto per alcune considerazioni. Tornerò invece sul problema degli anonimi domani, con un video che mi riprometto di girare con l'amico Claudio Martino (un altro che ci mette la faccia).

Ci vuole tanta pazienza


Il punto sul quale vorrei soffermarmi è, in particolare, questa parte (evidenziata) del tuo commento: «Perché er cavajere, diciamoci la verità, ci ha cambiati un po' tutti. E anche se domani dovesse diventare una rock star (glielo auguro), non è che noi buttiamo nel cesso quelo che abbiamo imparato, o no?»

Vedi Mons, è vero che er cavajere (non Berlusconi.... ma Alberto Bagnai - nota 4 dummies) ci ha cambiati un po' tutti, ma è altrettanto vero che anche lui è cambiato. Mi spiego: non solo non esiste relazione che sia esclusivamente unidirezionale (perfino Gesù imparava dai discepoli), ma nel caso specifico temo di doverti deludere informandoti che quello che Bagnai ha imparato da noi è molto di più di quello che ci ha insegnato. Per non parlare di ciò che proprio non può imparare perché gli mancano i presupposti. Un esempio? Dopo quattro anni di predicazione pippesca, Bagnai non è ancora riuscito a realizzare un evento che si avvicini per partecipazione, nemmeno alla lontana, alla mobilitazione che Paolo Barnard seppe creare dal nulla nel 2012! Che poi Illo critichi Barnard sul piano della credibilità accademica, ciò non fa altro che confermare che non è una persona capace di cooperare con gli altri, ma solo di dividere. Ma andiamo oltre: ci vuole tanta pazienza!

Tu potrai obiettare che è vero (forse) che Bagnai ha imparato cose da altri, ma che questi "altri" sono tanti mentre Illo è uno e solo uno. Ho l'impressione che tu confonda ciò che Bagnai ha insegnato con il piacere che ti ha dato la lettura di alcuni suoi post. Che non è cosa da sottovalutare, sia chiaro, ma che ha a più che fare con la letteratura d'evasione piuttosto che con la Politica. Ah, la Politica! Che parola che ho usato! Te lo ricordi il Bagnai che diceva di non voler fare politica perché il suo solo obiettivo era quello di portare avanti una battaglia culturale capace di portare il "messaggio" lassù, nelle sfere dove "si puote ciò che si vuole"? Ci vuole tanta pazienza!

Vedi Mons, è inutile stare a contare quanti sono quelli che hanno divulgato le idee che sono anche di Bagnai, e quanti sono invece coloro che ne hanno divulgato altre che, oltre che complementari, sono secondo me addirittura più necessarie. Anzi, sai che ti dico? Qui, se c'è uno che ha sostenuto e divulgato tutte le idee utili per il riscatto di questo paese, e ha combattuto quelle dannose, ebbene questo signore sono io. Solo che di ciò non ho alcun merito perché la mia mission è, da sempre, quella del blogger (fare informazione su ciò che accade) politico (prendendo posizione). Una cosetta che al prof pescarese non sono riuscito a fare entrare nella zucca. Ci vuole tanta pazienza!

Senti Mons, cominciamo dall'inizio, ti va? Siamo nell'estate del 2011, quando Tremonti era ministro dell'economia del governo Berlusconi e nessuno parlava di euro e di Unione Europea... no aspetta! Proprio "nessuno" non si può dire: Paolo Barnard aveva già cominciato a far girare il suo pamphlet "Il più grande crimine", e un piccolo gruppo di persone, che da tempo erano su posizioni antiliberiste e antiunioniste, aveva messo in cantiere un convegno per l'ottobre di quell'anno il cui titolo era............................


A quel convegno fu invitato anche Bagnai, che era stato notato perché aveva appena scritto alcuni articoli sull'euro e sulla crisi.
Mons, ti è chiaro quello che ti ho detto? Te lo devo ripetere? Nell'ottobre del 2011 c'era, in Italia, uno sparuto gruppo di oppositori all'euro e all'UE, al cui interno c'era anche (anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche) Alberto Bagnai, e nemmeno con un ruolo particolarmente importante.
Allora riassumiamo: Poco prima del "fate presto" che mandò via Berlusconi gli unici oppositori dell'euro e dell'UE in Italia erano:
  • Il gruppo che faceva capo a Moreno Pasquinelli e Leonardo Mazzei
  • Stefano D'Andrea
  • Paolo Barnard
  • a margine: Alberto Bagnai
A riprenderli in video, in quel convegno, c'ero io. E che ce posso fa se c'ho er fiuto? Ce l'ho, tanto è vero che intuii quasi subito l'enorme potenziale comunicativo del Bagnai. Dico "quasi" perché, da bravo "ingegniere", prima pensai ai problemi tecnici (qualità dell'audio, delle riprese, montaggio etc..) poi ai contenuti. 
Ora, caro Mons, vorrei che ti mettessi bene in testa una cosetta abbastanza importante: io non rimasi tanto colpito dall'originalità di ciò che diceva il Bagnai, quanto  dal modo con cui si esprimeva. Era, senza alcun dubbio, un ottimo comunicatore. Certo, sul piano delle idee aggiungeva contenuti importanti, in particolare due:
  • L'uso delle banche dati
  • Il richiamo e la spiegazione dei concetti di base dell'economia politica così come questa si era configurata dopo la rivoluzione keynesiana 
Ma il dato veramente importante era il suo linguaggio, molto diverso da quello in uso negli ambienti che avevano progettato il convegno dell'ottobre 2011. Questo è un punto importante perché nel 2011 (appena quattro anni fa) il linguaggio tipico della sinistra cosiddetta radicale - termine con il quale si identificava tutto ciò che era minoritario e in qualche modo riconducibile all'idea di "sinistra" - era completamente sputtanato (in italiano nel testo - n.d.r.). 
Quattro anni fa criticare l'euro in "sinistrese" era perdente, anche se si avevano ragioni da vendere. Il grande vantaggio di Bagnai, e dunque la sua "utilità", derivavano proprio dal fatto che il suo era un linguaggio tutto interno al mondo che aveva concepito e portato avanti il piano di trasformazione della CEE (Comunità Economica Europea) nell'Unione Europea. Anche per questa ragione, e non solo per le sue qualità "letterarie", l'utilità di Bagnai fu immediatamente capita dalla minoranza creativa che, nel 2011, si occupava sul web (e non solo sul web) di questi temi. Una cosa che va a merito di questa minoranza creativa.

E così, per un annetto, tutto filò liscio. Bagnai parlava della disfunzionalità dell'euro, Stefano D'Andrea scriveva contro l'Unione Europea, Moreno Pasquinelli immaginava la sollevazione imminente contro il regime euroliberista, io facevo il blogger. Mentre Paolo Barnard, nel suo furore solipsistico, faceva e disfaceva la mmt.

Questo è un paese di Pasquini, non di Pasquinelli...


Ora dimentichiamoci di Barnard, che alla vicenda ha provato ad aggiungere la capacità di mobilitazione di un gran numero di persone - cosa che nessuno degli altri protagonisti ha dimostrato di saper fare. Barnard a parte, il punto è che nel 2012 l'economista Bagnai parlava solo di euro, il giurista Stefano D'Andrea faticava ancora a capire la differenza tra livello dei prezzi e loro dinamica (attirandosi - febbraio 2012 - la famosa accusa "mi nonna risparmiava") e Pasquinelli.... beh l'amico Moreno continuava a recitare nel ruolo che gli sta a pennello: quello di chi nel lungo periodo avrà ragione (ma saremo tutti morti), e dunque a immaginare la sollevazione prossima imminente. Una valutazione, quest'ultima, che per onestà devo confessare di aver condiviso anch'io, prima di capire di vivere nel paese dei Pasquini e non dei Pasquinelli... Ma questa è un'altra storia, di cui presto vi parlerò.

Nel frattempo altri protagonisti entravano sulla scena. Sto parlando, l'avrai capito Mons, dei Maestri, non degli innumerevoli emuli che, man mano che l'euro si avvicinava al crollo, si sono fatti avanti in cerca di un quarto d'ora di notorietà. Tra i Maestri non può essere dimenticato Luciano Barra Caracciolo. Tu che dici, ce l'ha insegnata qualcosa LBC? Direi di sì, e direi anche che ci ha insegnato qualcosa di più fondamentale del concetto di tasso di cambio reale che, a stringere, è il nocciolo della predicazione di Bagnai! LBC ci ha ri-spiegato cosa sia quella Costituzione di cui tutti si riempiono la bocca, e come i principi in essa sanciti, che alla lettura distratta del piddino appaiono come astratte enunciazioni, contengano invece il seme della nostra liberà.

Quello che Bagnai non ha voluto imparare da noi e perché


Come certamente saprai, caro Mons, nel 2012 io ero santo subito (bontà sua "dopo"). Il buon Bagnai non aveva capito che la ragione per cui, in quell'anno, tanto mi spendevo (nel mio piccolo) per dargli visibilità, non era tanto l'adesione completa alle sue tesi quanto il fatto che lo consideravo la punta di diamante della narrazione critica sull'euro e l'Unione Europea: Bagnai bucava il web. 
Quando mi chiamò (all'inizio dell'estate 2012) per chiedermi cosa pensassi del fatto che potesse andare in televisione la mia risposta fu che era un errore. Non mi diede ascolto e cominciò così la sua trionfale marcia nell'informazione mainstream. 
Bastarono pochi mesi di crescente notorietà e qualcosa, nel racconto pippesco, cominciò a cambiare. A fine dicembre 2012 diventai "l'amante tradita" nonché "il traditore" solo perché, alla sua richiesta di suggerirgli idee per la diffusione del "verbo", risposi con un breve e succinto documento dal quale tuttavia emergeva, con chiarezza, la mia convinzione che fosse necessario agire sul piano politico, oltre che su quello divulgativo.
Ma per Bagnai, caro Mons, questa era solo un'idea velleitaria perché, lui dice, per fare un partito, ci vogliono tanti soldi. Il risultato, lo sai Mons, è che in Grecia c'è Piano B, in Spagna c'è Izquierda Unida dentro Podemos, in Italia, bene che vada, avremo la Coalizione Sociale di Landini.

Vennero poi "Il manifesto di solidarietà europea", le polemiche con Pasquinelli prima (i marxisti dell'Illinois) con l'ARS poi (quei quattro straccioni), le imbarazzanti vicinanze con Magdi Allam, Gianni Alemanno e Vincenzo Scotti; infine il mezzo sostegno al fallito tentativo di Borghi di essere eletto alle elezioni europee con la Lega Nord (fu eletto, invece, Borghezio) e, negli ultimi mesi, l'adozione da parte di Matteo Salvini, del Tramonto dell'euro come "libro sacro" o foglia di fico che dir si voglia.

Qualcuno insinua che tutto ciò sia conseguenza dell'ambizione di Bagnai, ma io che sono uomo di mondo non mi curo di quest'accusa. Che Bagnai sia un uomo ambizioso, ma anche se non lo fosse, tutto questo è assolutamente secondario rispetto al dato principale: Bagnai ha commesso un errore politico. Determinato, caro Mons, dal fatto che, avendo creduto di aver insegnato chissà cosa a tutti noi, si è talmente inorgoglito da perdere la capacità di giudicare oggettivamente le persone e il contesto, perdendo così l'opportunità di imparare, a sua volta, cose che gli sarebbero state molto utili. 

Bagnai ha clamorosamente sottovalutato le qualità, la determinazione, e soprattutto le motivazioni di quella minuscola élite creativa della quale, nel 2011, era stato invitato a far parte, e ha invece considerato come "élites" i vecchi dinosauri della politica e dell'informazione mainstream che, ai suoi primi segnali di debolezza caratteriale, gli si sono dati d'attorno per il tramite di quella volpe di Claudio Borghi Aquilini. Un "giochetto" le cui prime avvisaglie ebbi modo di scorgere proprio nel dicembre del 2012 a Pescara, pochi giorni prima che divenissi "l'amante tradita" e "il traditore". Io so che lui sa che io so: a volte basta uno sguardo per capire, e quello sguardo, per puro caso, lo colsi. Ma, come ripeto dall'inizio, ci vuole tanta pazienza.

La Storia, sostiene Bagnai, la fanno le élites, e dunque saranno queste a portarci fuori dal pasticcio nel quale esse ci hanno infilato; che per Bagnai, bada bene Mons, non è l'UE ma l'euro! Orbene, Bagnai ha ragione ma anche torto! Ha torto in quanto dimentica che le élites, che ci sono sempre, pur tuttavia non sono sempre le stesse! A meno che egli non sia uno di quei complottisti un tanto al chilo (alla David Icke per capirci) convinti che il mondo sia sempre guidato dalle stesse élites, dai tempi degli antichi Sumeri! Invece le élites cambiano e, quando cambiano, ciò avviene perché qualcosa si muove dal basso. Non accade spesso, in verità, perché il più delle volte quello che accade, più che una sostituzione dal basso, è un'alternanza al loro interno, ma ogni tanto sì. Solo che ci vuole pazienza, tanta pazienza.

Quella pazienza che Bagnai non ha avuto. E dunque, caro Mons, hai ragione quando dici che dobbiamo comunque essergli grati per averci brillantemente spiegato i tassi di cambio reale, come pure l'uso delle banche dati (se ci sono usiamole), ma è anche vero che è giunto il momento di guardare le cose in prospettiva valutando i suoi limiti e i suoi errori. Il suo limite maggiore essendo, come credo sia ormai chiaro, una certa debolezza del carattere; l'errore quello di aver preferito passare all'incasso di un'effimera popolarità, invece che alla Storia.

Ma non tutto è perduto, Mons, una possibilità il nostro Bagnai ancora ce l'ha: fare un gesto eclatante. Si presenti all'assemblea dell'ARS il prossimo 7 giugno, standosene seduto buonino buonino ad ascoltare e, soprattutto, ad osservare i volti dei compatrioti che egli, per superbia, ha lasciato soli per correre in soccorso dei forti! Li guardi, incroci i loro occhi! Soprattutto stia sereno perché, a dispetto delle polemiche, lui, i soci ARS, i militanti di Ora, tutti noi siamo lo stesso popolo che aspira, prima di ogni altra cosa, a riconquistare libertà, indipendenza e dignità.

Ci vuole tanta pazienza!

lunedì 25 maggio 2015

Revolution snipers

Avete presenti i piloti dei droni, quei tecnici della guerra moderna che, al sicuro in una base super protetta, puntano un convoglio, una casamatta nemica, talvolta un singolo essere umano? Sapete a cosa mi fanno pensare, mutatis mutandis, questi "intrepidi guerrieri" dell'era moderna? Ad alcuni anonimi che vengono su questo blog per sparare a zero su chi non gli piace. Già, ma loro, loro chi sono? 

Da oggi questo blog si dota di un sistema anti-droni... pardon: anti anonimi. Chi vuole venire qui per battagliare potrà farlo, ma ne risponderà di persona, rischierà di suo. Non potrà fare il revolution sniper come è costume di una minoranza di imbecilli, tra le tante persone corrette che commentano, sia pure con nicknames privi di un profilo pubblico atto all'identificazione del proprietario. Ma non è solo per colpa degli imbecilli che qui si installa il sistema anti droni pardon anti anonimi, ma anche per responsabilizzare chi commenta. I pochi che resteranno, vedrete, si troveranno meglio.

Chi ha qualcosa da obiettare lo faccia dopo aver guardato il video. Grazie.

The "red kryptonite" floating around the Parioli hill...

«Quando ch'ebbero lasciato alle spalle, passa passo, Porta Furba e si furono bene internati in mezzo a una Shanghai di orticelli, strade, reti metalliche, villaggetti di tuguri, spiazzi, cantieri, gruppi di palazzoni, marane, e quasi erano arrivati alla Borgata degli Angeli, che si trova tra Tor Pignattara e il Quadraro (...)» (Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di vita)

Dico: kryptonite rossa, i cui effetti sono imprevedibili ma anche reversibili; poi c'è quella verde, che nessuno vorrebbe usare... perché in fondo Superpippo ci piace, e vogliamo continuare a leggerlo.

Certo, Superpippo non è più lo stesso da quando, diventato importante e famoso, scrive sui giornali di Paperopoli e Topolinia, viene invitato ai convegni organizzati da Paperon De Paperoni e Rockerduck, si fa vedere in giro con Gastone... e snobba, per questo motivo, Paperino, Paperoga, Nonna Papera, Qui Quo Qua, Sgrizzo Papero, Ciccio dell'Oca e tutti gli amici di un tempo.

Brutta cosa la superbia, capace di annullare ogni talento! Ascanio Celestini lo sa e colpisce nel punto debole: ammette di non capire nulla di economia politica, ma ricorda che la cultura è ciò che ognuno di noi ha imparato vivendo la sua vita.

Volete la formula? Io so' 'ngegniere e la so! Ebbene, la Cultura può essere calcolata come l'integrale topo-esistenziale nel tempo dell'intensità I(t) con cui si vive, qualsiasi cosa si viva. Dice: ma allora siamo tutti ugualmente "colti"? Basta bruciare la propria vita intensamente e, qualsiasi cosa si faccia, si diventa geni?

Eh no, perché l'integrale topo-esistenziale dipende dal percorso che, come noto, è chiuso (polvere siamo e polvere torneremo): l'abilità consiste, dunque, nel trovare quello che racchiude l'area esperenziale massima. In questo Superpippo è stato bravo, ciò è evidente, ma tanti lo sono altrettanto e, alcuni, anche di più.

Si calmi allora Superpippo, e torni a rispettare gli amici dei bassifondi tra i quali, ne sia certo, ve ne sono molti che hanno saputo trovare percorsi di vita molto più originali e ricchi di quello che lo ha portato, improvvisamente ma speriamo non improvvidamente, alla momentanea celebrità. Quando le luci si spegneranno (sì, si spegneranno, Superpippo!), cosa conterà di più? Gli onori strappati, anche a chi li meritava altrettanto per timore che potesse fare ombra, o l'affetto e la vicinanza delle migliori amicizie con cui si è stati capaci di arricchire la vita?

Attento Superpippo, in questo episodio hai incontrato la Kryptonite rossa, la prossima volta potrebbe essere quella verde... decresci felicemente, che ti sei gonfiato un po' troppo...

sabato 23 maggio 2015

Le ragioni dell'euro (presso la CCIA di Frosinone 22-05-2015)

L'IRASE, la UIL e la UILScuola di Frosinone hanno organizzato, lo scorso VENERDI’ 22 MAGGIO alle ORE 9.30 presso la Camera di Commercio Industria e Artigianato di Frosinone, un incontro dal titolo "Le ragioni dell’euro", nel corso del quale sono intervenuti numerosi ospiti, tra i quali i professori Gennaro ZezzaCarmelo Cedrone; autore, quest'ultimo, del libro "Dove va l’€uro?".

Quello che segue è l'ottimo intervento del prof. Gennaro Zezza.



Era meglio tacere da piccoli! (Il significato dell'iniziativa nel quadro della politica locale)


Gabriele Stamegna
Tra i presenti anche Gabriele Stamegna, segretario generale della Uil di Frosinone. L'iniziativa, politicamente ascrivibile alla UIL, potrebbe da un lato essere interpretata come un segnale di interesse per le ragioni della crisi dell'euro, ma anche come l'ennesima conferma dello schiacciamento di questo sindacato sulle ragioni della scelta eurista. Il segnale interessante consiste nell'aver invitato Gennaro Zezza le cui posizioni, sul tema, sono notoriamente critiche.

Purtroppo gli interventi di almeno due dei relatori, Roberto Garofani e Salvatore Cuccurullo, sono andati nella direzione opposta. Molto più prudente, invece, l'intervento di uno storico esponente locale di questo sindacato, Maurizio Cesari.

In effetti Roberto Garofani si è esibito in una rievocazione entusiasta, quanto acritica, del sogno di un'Europa di pace, la cui realizzazione, udite udite, sarebbe stata inevitabilmente e giustamente posta in capo ad una tecnocrazia illuminata. Ascoltate per credere:


Molto più cauto e prudente, come detto, l'intervento dell'esperto e navigato Maurizio Cesari, il quale ha messo le mani avanti dichiarandosi incompetente in materia economica. Di Maurizio Cesari ricordo alcune appassionate rievocazioni della resistenza, pronunciate agli studenti in occasione delle ricorrenze del 25 aprile quando insegnavamo nella stessa scuola. A Maurizio Cesari va il mio plauso convinto.


Non altrettanto cauto, anzi fin troppo eurofilo, l'intervento di Salvatore Cuccurullo, il quale ha suggerito l'inserimento, nei piani di Studio delle superiori, della materia "Diritto dell'Unione Europea". Al buon Cuccurullo sfugge, forse, un aspetto critico della sua proposta: metterla in pratica significherebbe dare alle nuove generazioni gli strumenti per intendere, molto più facilmente, l'insanabile contraddizione presente nella vulgata mediatica (ce lo chiede l'Europa) di trattati europei falsamente descritti come sovraordinati alla nostra Costituzione! Chissà, magari è proprio questo quello che si augura Salvatore Cuccurullo!

Veniamo al momento clou degli interventi dei relatori ciociari (a parte il saluto del Presidente della CCIA Marcello Pigliacelli, ça va sans dire!), quello di Carmelo Cedrone, autore del libro "Le ragioni dell’euro". Ascoltiamolo:


Gli argomenti di Cedrone sono ben noti e possono essere sintetizzati così: si è fatta l'Europa monetaria, ma non si è fatta l'Europa politica. Messa così, la posizione di Cedrone potrebbe apparire come l'ennesima giaculatoria in favore di un fantomatico "più Europa" invocato come soluzione di tutti i guai, ma forse c'è dell'altro. Se mettiamo insieme un po' di fatti, dalla presenza di Gennaro Zezza alla circostanza che la UIL è, da sempre, il meno euro-entusiasta tra i sindacati, per non dire del fatto che la CCIA di Frosinone è, da decenni, un contrappeso agli interessi del settore bancario locale o, quantomeno, un'Istituzione dove questo non è mai riuscito a dilagare, ecco allora che questo convegno potrebbe significare qualcosa di più della semplice presentazione di un libro.

Né va dimenticato che il Grexit si avvicina. Ecco perché, nei titoli dei video di Roberto Garofani e Salvatore Cuccurullo, ho inserito la scritta "era meglio tacere da piccoli", mentre in quello dell'esperto e navigato Maurizio Cesari ho scritto "è bene tacere da piccoli"! In altre parole: chi, come me e pochi altri in questa città, è schierato da anni contro l'euro e l'UE, ormai è compromesso, non ha nulla da perdere e può solo sperare che i fatti gli diano ragione; ma conviene a chi, come Garofali e Cuccurullo (evidentemente non conoscendo i fatti perché hanno dedicato il tempo e l'intelligenza ad altro, sia chiaro!) continuare ad esporsi in favore di una scelta eurista che potrebbe essere alla vigilia del suo otto settembre? Forse, sottolineo "forse", qualcuno nella UIL locale comincia a porsi qualche domanda. Sono troppo ottimista? E' la disperazione a farmi parlare così?

Una cosa è certa: a Frosinone anche il solo parlare di qualche difetto della meravigliosa scelta eurista apportatrice di pace, benessere e civiltà, fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile, e chi osava criticare veniva, inevitabilmente, accusato di essere di destra o leghista. E' capitato anche a me. In questa occasione, finalmente (e vivaddio! lasciatemelo ripetere: finalmente!) almeno la moneta unica è stata criticata, alla presenza di uno dei più noti economisti italiani che, da anni, si spende in tal senso.

Per capire di più, urge un'intervista al segretario generale della UIL di Frosinone Gabriele Stamegna. Stay tuned.

Le due reti

Per me, da oggi, ci sono due reti social: la rete di quelli che ci mettono la faccia, e quella degli anonimi e dei nick che non si sa chi siano.

A me interessa la prima. Questo blog esce definitivamente, e per sempre, dalla seconda, che non mi interessa da nessun punto di vista. Nemmeno, come ho scherzosamente detto, per la "pikkante vita privata (finché ce n'è)". Anche perché la "pikkante vita privata (finché ce n'è)" me la godo nel mondo reale, non in quello digitale.


Anonimi e nicknames fasulli: levatevi dalle palle!

Fiorenzo Fraioli

Addendum

Che poi quelli non identificabili sono, fin troppo spesso, i commentatori più aggressivi, i più supponenti, i più cafoni. Non sarà, per caso, che la sensazione di sicurezza che gli conferisce l'anonimato li aiuta a dare il peggio di sé? Non mi è mai capitato di essere apostrofato in modo fastidioso da persone che ci mettono la faccia, dagli anonimi sì. Ma se ne vadano affanculo!

giovedì 21 maggio 2015

19 commentatori di cui 12-2 anonimi, 3+1 nicknames, 4+1 identità pubbliche

Alle ore 12:25 del 21 maggio 2015 il post del blog Sollevazione dal titolo "A QUELLI CHE I DIRITTI CIVILI... NO di Moreno Pasquinelli" contava 19 commentatori, dei quali 12 anonimi. In realtà due degli anonimi avevano la gentilezza di firmarsi, uno con nome e cognome (Guido Benigni), l'altro con il solo nome (Carlo). In un empito di generosità aggiungo l'uno e l'altro alle liste di quelli che ci mettono la faccia (Guido Benigni) o ce la mettono a metà (Carlo). Dei rimanenti, 4 sono soggetti che si presentano con un nickname (Brenno, Enea, Giovanni + Carlo), e 5 sono persone pubblicamente identificabili (il sottoscritto, Simone Boemio, Ippolito Grimaldi, Vincenzo Cucinotta + Guido Benigni).

Attenzione, la seguente frase è stata cancellata perché non corrisponde al vero: Inoltre il template usato dai gestori del blog Sollevazione non associa ai nicknames alcun link, per cui non si può sapere, ad esempio, se il Giovanni che commenta lì sia lo stesso che commenta in altri blog.

Nel caso specifico dei commentatori al post in oggetto, sono certo dell'identità del solo "Enea" che, molto correttamente, firma i suoi interventi con il suo vero nome: "Enea Boria".

Ulteriore perplessità desta una circostanza verificatasi in occasione della pubblicazione (sempre sul blog Sollevazione) di un post dal titolo "M5S? (gigantesca operazione di gatekeeping) di Fiorenzo Fraioli" (che riproduceva un testo che avevo pubblicato sul mio blog), il quale veniva così commentato dall'utente Lagavulin16 (13 maggio 2015 21:43): "...Mi sarò espresso male forse ma nel post in cui mi firmo Talisker18...", riferendosi, evidentemente, non ad altro post bensì ad altro commento nello stesso post!

Dunque gli utenti Lagavulin16Talisker18 sono la stessa persona! E io che devo fare? Perdere tempo a discutere con i cloni di chissà chi?

In entrambi i casi venivano discusse questioni politicamente cruciali: il posizionamento dei sovranisti rispetto al M5S; la problematica dei diritti civili.

In sostanza sto ponendo il problema del peso che è giusto dare, nel dibattito su questioni di rilevanza politica, a coloro che si presentano con nicknames non associabili a identità pubblicamente riconoscibili o, addirittura, come anonimi. Un problema, è evidente, che non è specifico del blog Sollevazione, che ho portato ad esempio solo perché sono molto arrabbiato con Pasquinelli...

Che c'azzecca? Beh, io sono un tipo tranquIllo... (vedi addendum "Ad PasquinIllum" a fine pagina)

La giustificazione addotta da alcuni, ai quali ho posto il problema, è stata la necessità di prevenire eventuali ritorsioni sul posto di lavoro o addirittura (non ridete, vi prego) per nascondersi alla Digos. Stendiamo un velo di intellettualistica pietà su questi ultimi, e parliamo dei nicknames usati per non incorrere in problemi lavorativi. Sembra un'ottima giustificazione ma (c'è un "ma" grande come un palazzo) il fatto è che moltissimi, se non la maggioranza, di codesti nicknames commentano schierandosi a difesa dello "statu quo nunc" (capita anche sul blog Sollevazione - n.d.r.), e dunque cosa avrebbero mai da temere? L'arrivo delle orde sovraniste con susseguenti epurazioni? Chissà... magari sono troppo pessimista per il futuro di questo povero paese!

Una cosa è certa: io non ho nessuna voglia di discutere di cose serie con anonimi o persone che si nascondono dietro nicknames non pubblicamente identificabili. Certo, posso andare sul sito di Peter Yanez a cazzeggiare su Illo, ma quello è un divertissment pascaliano, non un'impegnativo confronto di politica economica!

Per quanto detto, faccio il seguente annuncio: in futuro non dialogherò di questioni serie, in particolare politiche, con soggetti anonimi. Per quanto attiene coloro che si presentano con nicknames, se sarò in grado di identificarli come soggetti pubblici allora dialogherò con essi; in mancanza li considererò al pari degli anonimi. Questo vale anche, per non dire soprattutto, per quelli che commentano sul mio blog.

Ragazzi, il concetto è che me ne importa niente di avere X, 10*X o 100*X visualizzazioni, la mia prima esigenza essendo quella di non perdere tempo a discutere con soggetti che possono dire la qualunque perché l'anonimato li deresponsabilizza.

ErGO, l'anonimato lo riservo ai miei piccanti piaceri privati, finché ce ne sono; oppure lo userò per fare cose più pericolose, se mai ciò dovesse essere necessario... Dio non volendo!

Così è scritto e deciso!
In Frosinone, il 21 maggio 2015
Fiorenzo Fraioli


Addendum "ad PasquinIllum"

Caro Moreno, amico mio, ti devo fare una domanda: tu sei anarchico o comunista? Oppure una volta sei anarchico, un'altra comunista, e in definitiva schizofrenico? Se sei anarchico dillo, tanto restiamo amici lo stesso; se, invece, sei comunista, non solo restiamo amici ma, in più, parliamo di politica. Sai, io con i comunisti di politica ci parlo, sono persone serie... ma gli anarchici!?! E dai, con quelli ci vado all'osteria, che poi sono i migliori in assoluto per passarci del buon tempo in amicizia. Sai che ti dico? Quasi quasi preferisco che sei anarchico, così non ti prendo sul serio e non mi incazzo più con te.

Purtroppo, caro Moreno, io pensavo che tu fossi comunista, per cui quando ho letto questa ridicola lenzuolata a commento di un documento dell'ARS sui diritti civili, sono rimasto con la bocca aperta e il mento penzoloni. Ma come, mi sono chiesto, l'amico Moreno non afferra che l'unico ed evidente scopo di quel documento è quello di levarsi dalle palle questa rogna dei diritti civili che (tra l'altro) anche lui ha criticato, se ben ricordo alcune discussioni faccia a faccia? Sai qual è stato il mio primo pensiero? Ho pensato: "ma vuoi vedere che Illo qualche ragione ce l'aveva?".

Ma come, io che ti ho sempre difeso proprio perché ti consideravo un comunista (e dunque una persona seria), adesso scopro che, invece di fare analisi ponderate di un documento di un'associazione con cui dovreste avere rapporti almeno cordiali, te ne esci con parole così divisive, per non dire ostili? No, caro Moreno, un comunista non si comporterebbe mai in questo modo con un gruppo che potrebbe essere alleato, o addirittura parte di un unico fronte sovranista! 

Intanto esordisci in modo assurdo, entrando nel merito delle procedure decisionali di ARS. Le cose in ARS funzionano così: c'è un direttivo all'interno del quale, attraverso numerose e faticose riunioni telematiche e scambi di bozze, si elaborano documenti politici. Arrivati alla bozza finale, questa viene resa pubblica e aperta agli emendamenti, infine votata il giorno dell'assemblea. Non ti piace? Preferisci forme di democrazia più diretta? Non aderire all'ARS! Sai bene che io ne sono uscito perché c'è stato qualcosa che non mi è piaciuto, qualcosa su cui ritengo di aver avuto ragione, per altro (ma chi la pensa diversamente è sempre un amico). Ti lamenti del fatto che il documento sia stato votato all'unanimità, ma ti chiedo: hai mai sentito parlare di centralismo democratico? Evidentemente no, perché ne inferisci che tutti, nel direttivo ARS, siano dei conservatori che vogliono riportare indietro i costumi del paese. C'ero anch'io nel direttivo dell'ARS, te lo ricordo, e non me ne sono andato per dissensi sull'etica. O tu pensi che io sia diventato un fratacchione come l'amico Claudio?

Andiamo avanti. Tu scrivi (e mi fermo qua perché non ho voglia di infognarmi a parlare di Mazzini e Marx: sono solo un modesto ingegnIere):

«Un giudizio inequivocabile, la cui natura apodittica non muta quando si aggiunge in modo furbesco che si dovrà “affrontare lo studio separato di ogni questione se e quando, giunto in Parlamento, se ne presenterà l’occasione” riconoscendo poi “agli iscritti il diritto di maturare con autonomia la propria opinione”»

Una suora che resta incinta per riproduzione asessuata
ha o no il diritto di restare in clausura crescendo suo figlio
nella celletta? La volete discriminare?
Intanto di inequivocabile qui c'è solo la tua furia polemica, allorquando definisci "apodittica" la natura del documento, che sarebbe appena stemperata dall'aggiunta, che definisci (bontà tua) "furbesca", di rimandare ogni discussione al giorno in cui si sarà in Parlamento, lasciando agli iscritti libertà di coscienza.
Fammi capire, Moreno: se io incontro uno che potrebbe essere un sovranista, che ha capito quello che sta succedendo, che condivide quanto è scritto nella Costituzione del 1948, ma che è anche un cattolico praticante, che faccio? Me lo gioco perché gli presento, tra i documenti che descrivono il progetto politico, anche un testo in cui si apre al matrimonio tra omosessuali, al matrimonio a tre, magari anche con animali, alla procreazione agamica? Oppure gli dico che i sovranisti non si occupano di ciò, lasciando libertà di coscienza? Tu pensi che questo sia un comportamento "furbesco"? E allora fallo tu un documento sui diritti civili, e poi vediamo chi ride!

Tiri fuori il referendum del 1974! Te lo dico con una parola, Moreno: vergognati. Nel 1974, cioè la bellezza di 41 anni fa, quella sul divorzio fu una battaglia interna al popolo italiano, nelle condizioni di massima sovranità possibile con le circostanze date (sconfitta in guerra, ombrello americano, guerra fredda) mentre oggi siamo nella condizione di avere molta meno sovranità di quella che potremmo avere in base alla forza reale della nazione. Quella battaglia si svolse al culmine di un poderoso avanzamento delle ragioni delle classi lavoratrici (quota salari ai massimi storici) e non, come accade oggi, con il liberismo trionfante che ci divide con facilità inventando, ogni giorno, nuovi pseudo-diritti accampati da minoranze esigue, con l'evidente scopo di indurci allo scontro per false idealità.

Ma non sei tu che ti riempi la bocca con il nemico principale e il nemico secondario? Se questa distinzione è valida, perché non è valida quella tra problemi principali e problemi secondari? Se fossimo in guerra, ti metteresti a discutere dell'orario di chiusura delle discoteche con i possibili alleati? Ma sei impazzito? O che?

Ebbene, io dico "o che", caro Moreno. Io dico "o che state riuscendo a costruire?", che invece di essere impegnati da mattina a sera nel tessere rapporti con gruppi in tutta Italia, a collezionare adesioni al vostro progetto, vi mettete (mi correggo: ti metti - quel che fanno gli altri non lo so) a scrivere un lenzuolo su un documento di un'altra associazione sovranista, il cui unico scopo è (in tutta evidenza) quello di levarsi dalle palle un tema secondario, per concentrarsi su quello principale? Che è quello, te lo ricordo, di riconquistare la sovranità per il popolo italiano, non quello di promettere (già, tra l'altro sono solo promesse) a chi vuole cambiare sesso ad ogni capriccio, di farlo conservando tutte le tutele e garanzie giuridiche che, ti ricordo, se sono "diritti", per forza di cose devono essere "doveri" di qualcun altro. O no? Nemmeno la logica del terzo escluso ti appartiene più?

Moreno, ti saluto. Fammi sapere se sei anarchico o comunista. Se sei anarchico ci vediamo all'osteria; se sei comunista ci incontriamo (anche all'osteria) e parliamo di politica (ma anche litighiamo, ché io comunista non sono). Ciao.

mercoledì 20 maggio 2015

Sovereign howl

Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla follia, 
affamate isteriche nude, 
scrivere nei loro blog fino all'alba 
in cerca di un sollievo astioso

[Illinois poetry]