lunedì 8 giugno 2015

Il Reddito Minimo Universale

Questo post nasce dalla lettura dell'articolo dell'amico Simone Boemio dal titolo "Sul reddito mimimo universale" la cui lettura ha suscitato un paio di mie reazioni dal tono lievemente infastidito (qui e qui). Me ne dispiaccio ma anche no, perché non sarebbe onesto, da parte mia, nascondere quel che penso. E quel che penso è che le proposte di cui si discute in questi giorni, dal Reddito di Cittadinanza (RdC) al Reddito Minimo Universale (RMU), sebbene diverse nei dettagli, abbiano alla fin fine degli elementi in comune che reputo estremamente negativi. Oggi però parlerò del solo RMU, così come è esposto da Simone, così sarà tutto più semplice.

Premetto che, nel testo che segue, non prenderò in considerazione un problema che, a mio parere, è in qualche modo connesso, ovvero la necessità di ripensare il modello di sviluppo per i limiti della biosfera. Pongo questo confine per ragioni semplicità, onde limitare al massimo le complicazioni, e di ciò parlerò in un'altra occasione.

Simone parte da una premessa: "La tecnologia fa passi sempre più grandi eliminando posti di lavoro". Ciò è vero, è  stato vero e presumibilmente lo sarà in futuro. Mi consenta però l'amico Simone di osservare che anche gli arretramenti tecnologici causano perdita di posti di lavoro! Diciamo allora che ogni cambiamento ne produce altri, alimentando quel continuo divenire che è la storia umana. Se davvero il progresso tecnologico conducesse solo alla perdita di posti di lavoro, da un bel po' di tempo non ce ne sarebbero più. Cosa evidentemente non vera.

Quello che si osserva, invece, in particolare da quando siamo entrati nella modernità, è che anche in tempo di relativa pace, e con la più ampia disponibilità di risorse e tecniche, la povertà anche estrema continua a sussistere. Molte delle soluzioni che vengono proposte sono alla fine riconducibili all'idea di "forzare" una redistribuzione della ricchezza e del reddito tale da minimizzare questo fenomeno.

La logica che sta dietro sia al RdC che al RMU è quella di forzare a valle la redistribuzione del reddito attraverso una legge. Ci si aggiunge l'apocalittica previsione di un progresso tecnologico così straordinario da rendere addirittura superflui gli esseri umani, con alcuni che giungono a immaginare un complotto avente per scopo quello di ridurre drasticamente la popolazione mondiale. Ora io non so se queste idee complottiste abbiano un fondamento, ma non credo che l'amico Simone si riferisca ad esse, cioè ad una macchinazione politica (di ciò si tratterebbe) per raggiungere un così crudele e abominevole obiettivo. Metteremo quindi da parte questa ipotetica realtà e mi concentrerò su ragionamenti meno paranoici.

Il progresso tecnologico provoca cambiamenti che alterano i rapporti di forza tra le classi sociali, e di conseguenza i meccanismi distributivi. La domanda è: può una legge che si limita a forzare a valle la redistribuzione del reddito essere efficace? Ho scritto "forzare a valle la redistribuzione del reddito" non a caso. Il punto è esattamente questo: un meccanismo redistributivo può sì operare a valle sul reddito, ma può anche farlo a monte, e non sul reddito bensì sulle opportunità, cioè sulla domanda di lavoro.

Ora la Costituzione italiana, quando è stata applicata, cioè dalla metà degli anni cinquanta alla metà degli anni settanta del secolo scorso, ha operato esattamente nel senso di agire a monte e sulla domanda di lavoro. La Costituzione italiana disegna un modello nel quale la tendenza del capitale al massimo profitto è contrastata non erogando reddito in cambio di nulla, bensì assegnando allo Stato il compito di reimpiegare la forza lavoro attraverso il suo intervento diretto nell'economia. Ciò ha permesso lo sviluppo di una dinamica virtuosa tra gli egoismi privatistici e i bisogni collettivi, ed è così accaduto che la rete elettrica, telefonica, stradale, idrica, insomma tutta la dotazione infrastrutturale del paese, abbia conosciuto una fase di enorme sviluppo, impensabile sia se tutto fosse stato lasciato nelle mani del capitale, come pure se si fosse scelta la strada della semplice elargizione di un reddito.

Un reddito, dunque, che è stato ben elargito, sebbene non in forma monetaria bensì sotto forma di servizi: sanità, assicurazioni contro gli infortuni, servizi scolatici, culturali, ricerca scientifica e molto altro. E' vero o no che l'Italia è stata ai vertici della ricerca scientifica ed applicata per alcuni decenni? Ciò è forse accaduto per merito degli investimenti privati?

Si potrebbe obiettare, e l'amico Simone lo fa, che il RMU dovrebbe essere  erogato solo dopo aver ricostituito un regime di legalità costituzionale. Ebbene, parliamo di ciò.

La tesi di fondo è che, in una società civile, deve essere possibile vivere senza essere necessariamente sottoposti al ricatto di dover lavorare. In parte ho già risposto a questa obiezione, laddove ho sottolineato che la nostra Costituzione prevede una sorta di reddito di cittadinanza sotto forma di diritti universali garantiti a tutti, come pure l'uso della stessa dotazione infrastrutturale che solo l'intervento diretto dello Stato può sviluppare e rendere universalmente disponibile a prezzi accessibili perché non incorporano il profitto.

Si aggiunga a ciò che forme di elargizione diretta alle fasce più sfavorite della popolazione sono anche state messe in atto durante la prima repubblica: cos'altro erano, ad esempio, gli stipendi dei forestali della Sila in Calabria o i piani casa di Fanfani?

In definitiva, il RMU altro non è che la richiesta di aggiungere, ai già esistenti redditi sotto forma di servizi che il modello costituzionale italiano assicurava, anche un reddito monetario, elargito a tutti in base alla cittadinanza e presentatoci da Simone come un ulteriore passo avanti verso una società sempre più civile e giusta.

Caro Simone, permettimi di dissentire con la massima decisione da questa tua visione. Devo fare una premessa. A meno che non si voglia instaurare un modello collettivistico di comando (con tutti i problemi che conosciamo) è inevitabile lasciare ai cittadini la libertà di stipulare obblighi economici reciproci i quali implicano, necessariamente, il diritto all'iniziativa privata. Questa implica, a sua volta, l'esistenza di forme di concorrenza che conducono inevitabilmente al sorgere di disparità che, nel tempo, approfondiscono le differenze di reddito e di status. Sto dicendo delle ovvietà, caro Simone, non credo che tu abbia nulla da obiettare. Ebbene, la soluzione che tu auspichi è questo RMU, il quale dovrebbe essere erogato, se ho ben inteso, a tutti, a prescindere dalla condizione economica. Vogliamo fare un esempio?

Hai letto le sorelle Materassi? Ti ricordi di Remo, il loro nipotino viziato e spendaccione? Anche a Remo andrebbe il RMU, o no? Ti sembra giusto? Tu mi dirai che Remo, a fronte di questo diritto dovrebbe, come tutti i cittadini abili ed in età lavorativa, "rendersi disponibile a far fronte alle esigenze dello Stato attraverso un servizio civile o militare da ripetere ogni anno per un periodo di tempo limitato o in caso di emergenze nazionali". Ma scusa, Simone, non sarebbe meglio non dare il RMU a Remo e offrire invece una retribuzione e un'occupazione a tempo indeterminato e meglio retribuita ai lavoratori di un servizio civile nazionale? Che cos'è questo pastrocchio del RMU? Non te la prendere, ma io francamente non capisco.

Ma sia! Ammettiamo che, dopo aver ricostituito il modello costituzionale (quindi dopo essere usciti dall'euro e dall'Unione Europea), si faccia una legge istitutiva del RMU. Elargito a tutti, come tu chiedi. Immaginiamo ora che tu, preso da un'improvvisa passione per la filologia romanza, decida di dedicare alcuni anni della tua vita a questi studi. Naturalmente, e voglio ben sperarlo, questo RMU dovrebbe sommarsi a tutte le altre forme di reddito aggiuntivo e/o differito che sono possibili quando è rispettata la legalità costituzionale: sanità, scuola, trasporti, previdenza, assicurazione contro gli infortuni, et cetera et cetera. La domanda è: ti sembra ciò possibile? Tu te ne stai a casa, bello spaparanzato a studiare filologia romanza, e intanto milioni di altri cittadini si alzano per andare a lavorare, per offrire a te quei servizi in cambio di un reddito che dovrebbe fornire loro le stesse cose di cui godi tu standotene bello spaparanzato sul divano! Secondo te laggente è scema?

Ti ricordo che la gente va a lavorare solo e soltanto se ha bisogno di qualcosa che può ottenere attraverso un contratto che stabilisce obblighi reciproci. Senza il bisogno, perché mai laggente dovrebbe lavorare? Orbene, qui arrivi tu e cominci a fantasticare di automazione, di fabbriche che si aggiustano da sole e producono milioni e milioni di beni di cui tutti possono godere a basso prezzo perché l'unica cosa che serve è un governo che stampa dei pezzi di carta che costituiscono titolo a godere dei frutti di questa meraviglia! Il paese dei balocchi!

Questa, caro Simone, è una favoletta, e mi meraviglio che i compagni di ORA te la stiano facendo passare. La realtà è molto più prosaica, e consiste nel fatto che questo RMU è uno specchietto per le allodole agitato al fine di distogliere il popolo dalla serietà della riflessione politica. Facciamo un esempio concreto, perché come sai io sono un prosaico ingegniere.

Siamo usciti dall'euro e dall'UE; c'è la piena occupazione; il salario medio è di 30000 euro l'anno in cambio di 8 ore di lavoro per cinque giorni a settimana per 11 mesi l'anno per 30 anni di vita lavorativa. Naturalmente c'è tutto il reddito differito aggiuntivo e/o garantito dal welfare statale.

Tu quanto pensi che debba essere questo RMU? Diciamo 10000 euro l'anno? Ciò significa che quelli che lavorano hanno un reddito di 40000 e tu, che te ne stai spaparanzato, uno di 10000. Naturalmente puoi andare a lavorare anche tu, magari un part-time, e allora avresti un reddito di 25000 euro l'anno. Caro Simone, ti faccio una domanda: i prezzi li stabilisci tu o la legge della domanda e dell'offerta? Lo capisci che una situazione così comoda finirebbe con l'attrarre milioni di aspiranti "spaparanzati", con il risultato che la somma dei beni e servizi prodotta diminuirebbe, oppure in alternativa dovrebbero aumentare le retribuzioni di quelli che lavorano, e quindi i prezzi, con l'inevitabile conseguenza che il tuo RMU te lo infili dove fa tanto male?

Ebbene, posto che il paese dei balocchi dove le macchine fanno tutto il lavoro necessario non esiste - mi hai sfidato anche su questo e ne riparleremo mettendoci dentro il discorso sui limiti della biosfera - l'unico modo per uscirne sarebbe... mettere dei controlli sui prezzi. Cioè andare, nemmeno troppo lentamente, verso un modello collettivistico! Il che implica, necessariamente, un'economia di comando. Una cosuccia lievemente diversa dal modello costituzionale di cui ti riempi la bocca.

Guarda Simone, se mi dici che sei diventato comunista, allora posso anche capirti (ma non mi adeguo). Ma il minimo che si possa dire è che, per te, il modello sociale disegnato dalla nostra Costituzione è 'na cosa de passaggio, prima che sorga il sol dell'avenire...

E arriviamo così all'ultima osservazione che ho da farti, quella che mi ha reso particolarmente animoso. Ma come, sei d'accordo con me sul fatto che questo è il momento di essere uniti, dunque di evitare di mettere in campo proposte divisive come questa del RMU che, come spero di averti chiarito, implica un superamento in direzione collettivista del nostro modello costituzionale, e ti contraddici in modo così plateale?! Quante volte abbiamo detto che dobbiamo mettere al centro il recupero della sovranità e il ripristino della legalità costituzionale, e solo dopo aver raggiunto questi obiettivi dividerci in funzione delle diverse visioni future?

Tu dirai che è quello che stai appunto facendo, ma forse non hai capito che proporre il RMU significa auspicare un modello collettivista.  In tal caso ti dico: sii chiaro ed esplicito! Dì che sei comunista, dì che il comunismo è il tuo vero obiettivo, non nasconderti dietro una proposta politicamente melliflua che conduce, chi ne intende la natura, a pensare all'irriducibile doppiezza dei comunisti. Insomma, dillo chiaro e tondo che per te (oppure devo dire per voi di ORA?) la Costituzione è 'na cosa de passaggio verso il sol dell'avvenire, e non cercare/te di carpire il consenso dei veri sovranisti!

Se "sovranismo" significasse "comunismo", non ci sarebbe stata ragione di inventare un nome nuovo, o no?

19 commenti:

  1. Aggiungiamo che sarebbe il caso anche di elaborare proposte un minimo realistiche e spendibili presso la pubblica opinione se vogliamo portare acqua al nostro mulino, e questa del RMU mi pare invece piuttosto fantasiosa e controproducente. Detto questo, non credo sia nemmeno corretto liquidare qualsiasi forma di sostegno al reddito come assistenzialismo peloso, o peggio come forma di controllo sociale. In certi contesti effettivamente lo è (nell'euro ad esempio), ma in altri no. Certo questo tipo di proposte hanno la caratteristica di essere semplici, molto dirette, e quindi di attirare l'attenzione e monopolizzare il dibattito, ma sono solitamente accompagnate da proposte in cui è il lavoro a essere al centro. Che sia dunque lo Stato a creare il lavoro laddove manca è un assunto ampiamente condiviso, mi pare, ma lo Stato è una macchina che, come tutte le macchine e le altre cose in natura, è piena di attriti, inefficienze, dispersioni e perdite, e non è detto che riesca sempre a creare le condizioni ideali perché tutti abbiano un lavoro e una vita se non soddisfacente almeno dignitosa. Ci possono essere dei casi un cui lo Stato dovrebbe erogare sostegno al reddito in una forma in qualche modo automatica, garantita dalla legge e non dalle condizioni al contorno. Ed è tutto da discutere se sia più accettabile farlo assumendo forestali calabresi oppure erogando un reddito di stato con modalità certamente più trasparenti. Credo che in fondo sia questo il senso di alcune proposte come il RdC o il RMU.

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  2. "Detto questo, non credo sia nemmeno corretto liquidare qualsiasi forma di sostegno al reddito come assistenzialismo peloso"

    Ma io non ho detto questo! Stiamo ai fatti: Simone parla di Reddito Minimo Universale, cioè per tutti, il che implica che in Italia ci dovrebbero essere un 40 mln di tali assegni! Ora senti bene: la disoccupazione in Italia è al 12% con circa 3 milioni di senza lavoro e che lo cercano. Per riportarla al 4% basterebbero 2 mln di assegni di disoccupazione. Cioè 1/20 di quelli che servirebbero per fare questo caxio di RMU. Non so se mi spiego!

    Lo Stato che dovrebbe fare (dopo essere usciti IMMEDIATAMENTE dall'euro e quindi dall'UE)? Erogare questi assegni di disoccupazione per sostenere la domanda (come si faceva una volta) e investire direttamente! Insomma, niente di nuovo sotto il sole, e invece che ci tocca leggere? Tutte queste fantasmagoriche fantasie perché "adesso è diverso, adesso c'è l'automazione, ho visto un video in Cina etc. etc.".

    Ma basta, no!? E perché si fa così? Per inseguire il m5s, e allora si prende il Reddito di Cittadinanza e gli si "cambia verso" facendolo diventare il grimaldello per il collettivismo? Ma insomma!

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    1. Fiore', sto preparando qualcosa per risponderti sul merito del post, ma stuzzicato dall'ultima frase di questo tuo commento ti dico: perchè no?

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    2. Se sei "collettivista" allora il tuo articolo ha senso ed è coerente con questa posizione. Altro da aggiungere non c'è, a parte la questione dell'automazione incalzante et cetera et cetera, che tuttavia non è un'ipotesi necessaria se sei "collettivista". Tieni presente però che il "collettivismo" è in contraddizione con il modello sociale costituzionale. Ergo: mettiti d'accordo con te stesso, e fammi sapere.

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    3. Nell'articolo 4 della costituzione ti segnalo l'ultimo comma ed all'interno di questo la parola "spirituale"!

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    4. Se sono collettivista? Si nella misura in cui sono anche altro!

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    5. Art. 4: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
      Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."

      Ti faccio notare che si parla di "un'attività o una funzione", il che presuppone ovviamente ed evidentemente che si deve trattare di uno scambio. Ora mi spieghi perché se uno lavora viene pagato per ciò che produce (dallo Stato o da un altro privato) mentre se studia non deve sottostare allo stesso criterio? Tu studi? Bravo! Dopo la laurea lo Stato ti apre la strada ai concorsi per entrare nell'amministrazione, e se li superi se vuoi entrare.

      Da quando in qua si pensa di potersi dedicare ai propri interessi culturali in modo solipsistico, senza rapporto con l'utilità che ciò può avere con gli altri soggetti, privati o pubblici che siano, e pretendere di essere pagati?

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    6. "spirituale" non prevede scambio se non in termini diversi da quelli che intendi tu, lo scambio può essere di genere totalmente opposto a quello legato all'interesse.
      Chi dice che un laureato non debba lavorare? dove l'avrei scritto?

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    7. Non mi pare il caso di prendersela così. Inoltre io non inseguo il m5s, è il m5s che mi corre davanti.

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    8. Ma caro simone, stiamo parlando di economia e politica o di metafisica? Ci sono due entità: lo Stato e i privati. Sono possibili rapporti tra Stati (mediati dal criterio di convenienza), tra privati (mediati dal criterio di convenienza) e tra Stato e privati, anche questi necessariamente mediati dal criterio di convenienza. In fin dei conti il rapporto tra il privato e lo Stato equivale a quello tra un singolo e l'intera collettività, rappresentata appunto dallo Stato.

      Ciò detto, qualora l'intera collettività condivida un principio, ad esempio che chiunque (anche giovane e sano) desideri vivere modestamente senza l'obbligo di lavorare (perché la collettività se ne farà carico) abbia diritto a farlo, allora tale diritto verrà tradotto in una legge dello Stato che lo regolerà. Tutto ciò presuppone, però, il consenso generale, o quasi generale. Ti sembra che ci sia?

      Magari, quando voi comunisti avrete forgiato l'uomo nuovo... allora chissà...

      Ma vedi, questa possibilità non venne considerata plausibile dai padri costituenti, i quali fondarono la Repubblica sul lavoro e non sul Reddito Minimo Universale.

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  3. l''ordine delle priorità è esattamente inverso.

    PRIMA si ripristina il modello costituzionale che tende a occupare tutti.

    POI si inserisce un sostegno per le falle del sistema necessariamente imperfetto.

    il sostegno inserito in un sistema che scientemente distrugge posti di lavoro può solo portare alla deflazione salariale generalizzata.

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    1. Makké sei matto? Poi all'assalto d'er palazzo d'inverno chi cce va?

      I comunisti di una volta volevano lavorare e aiutare chi non ce la faceva, quelli di oggi vogliono stare a spasso con i giocattoli d'er capitalismo cattivo... no perché puro chi sta a spasso è utile alla società. A tonè, nun c'hai capito un cazzo, chi te lo fa fa' de studia'!

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    3. Esatto Luca Tonelli, hai colto esattamente il senso del mio articolo!

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    4. Simone, universale significa che vale anche in altre galassie? :-)
      Scherzo (ma chissà, un giorno forse...)
      Comunque capisco il tuo punto di vista, io per carattere tendo a rimanere aperto a tutte le possibilità, anche quelle che sul momento mi sembrano le più estreme e improbabili (l'uscita dall'euro qualche anno fa mi sarebbe parsa una posizione estrema, per dire), ma tutto sommato credo che sia corretta l'obiezione di Fiorenzo sul rischio di creare delle sacche di parassitismo eccessive. Rimango comunque dell'idea che dopo (dopo dopo dopo) che lo Stato abbia messo in campo tutte le iniziative possibili per la creazione di opportunità di lavoro anche con assunzioni dirette, investimenti pubblici eccetera, dovrebbe istituire una forma di tutela del reddito non negoziabile e garantita per legge. Mi rendo conto che è un'affermazione un po' generica, ma penso che sarebbe anche saggio cercare di trovare una base di partenza comune invece di continuare a scornarsi sui dettagli, no?

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  4. Le forme di garanzia di un reddito minimo sono dunque “di sinistra”? Nell’altra Europa, quella del modello sociale europeo, non sono né di sinistra né di destra: sono oramai l’abc della civiltà minima, quello che nessuno si sognerebbe di toccare.
    Il reddito minimo garantito, in conclusione, non è incostituzionale, mentre incostituzionale è piuttosto che non ci sia; non è assistenzialistico perché distingue welfare e lavoro, mentre è assistenzialismo trasformare il lavoro in una forma di pseudo-welfare; non è alternativo al “creare lavoro”, anzi nasce storicamente, con Beveridge, come elemento costitutivo della “piena occupazione”; non è un ostacolo alla creazione di ricchezza, perché, al contrario, pone le condizioni di partenza, le condizioni di possibilità, per la creazione di ricchezza. È così poco assistenziale che congiunge la redistribuzione alla produzione di ricchezza, e questo non solo sotto il profilo del sostegno alla domanda, ma anche sotto il profilo delle condizioni libertà, autonomia, e sicurezza che ne sono la base. È insieme liberale e socialista: fa pensare che il liberalsocialismo non sia un ossimoro. E che avesse ragione Norberto Bobbio quando considerava il liberalsocialismo, minoritario in Italia, ma orizzonte comune, orizzonte costituzionale, e vincente, in Europa.

    GHiovanni Perazzoli

    Fonte: http://temi.repubblica.it

    Link: http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-reddito-minimo-ce-lo-chiede-la-costituzione/

    9.06.2015

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    1. Scusa Francesco, mi sai indicare un paese europeo dove ci sia il Reddito Minimo Universale nel senso descritto da Simone? Cioè un reddito erogato a tutti con il solo requisito della cittadinanza? Dalle parti della Ciociaria la parola "redistribuire" significa "togliere dove c'è di più e mettere dove c'è di meno" e non aggiungere un tot ovunque. Questa sarebbe un'aggiunta solo nominale, alla quale il sistema reagirebbe rapidamente attraverso variazioni dei prezzi, ergo si dovrebbe passare a un sistema di prezzi amministrati, ergo... il sol dell'avvenire.

      Altro discorso sono i sussidi di disoccupazione, e il Reddito di Cittadinanza va in questa direzione, MA, se lo si connette all'obbligo di accettare qualsiasi offerta di lavoro pena la decadenza allora diventa uno strumento di deflazione salariale.

      I Piani di Lavoro Garantiti sono già una proposta un po' meno folle, ma in fondo, se ci pensi bene, altro non sono che posti di lavoro generati dall'intervento diretto dello Stato nell'economia. Cioè il modello costituzionale cambiato di nome...

      Perché poi cambiargli nome non si capisce. E questa cosa mi insospettisce.

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    2. Ancora una volta debbo rimarcare il fatto che non presti attenzione a ciò che gli altri (in particolare io) scrivono. NEL MIO ARTICOLO SI PARLA DI REDISTRIBUZIONE E R.M.U. CHE NON E' IL R.D.C. QUINDI NESSUN CAMBIO DI NOME SOSPETTO.
      Daje

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    3. Guarda che la frase:

      "Perché poi cambiargli nome non si capisce. E questa cosa mi insospettisce"

      è riferita ai Piani di Lavoro Garantiti i quali:

      "altro non sono che posti di lavoro generati dall'intervento diretto dello Stato nell'economia. Cioè il modello costituzionale cambiato di nome...".

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