mercoledì 10 giugno 2015

La memoria dell'acqua

(biologia, fisica quantistica, divulgazione e pseudo divulgazione)


Operai, adesso ci sono i robot!
Questo è un blog in cui si parla di politica e di economia, ragion per cui proporre un tema scientifico può sembrare strano. Però, se si riflette su come i risultati della ricerca scientifica vengono divulgati dal sistema dei media, e dunque contribuiscono alla formazione dell'universo concettuale nel quale tutti noi siamo immersi, emerge un nesso importante con quello che mi sforzo di fare da alcuni anni a questa parte. Vi propongo la visione di due video, nel primo dei quali parla un protagonista della ricerca scientifica, il prof. Emilio del Giudice (da poco scomparso), mentre nel secondo lo stesso argomento viene affrontato da una popolare trasmissione televisiva (Voyager).

La problematica è quella della sorprendente capacità di auto organizzazione della materia vivente. La visione dei due filmati richiede un impegno di un'ora e mezza circa, non poco quindi, ma mi permetto di chiedere ai più assidui lettori di fare lo sforzo di guardarli entrambi. Potete scegliere l'ordine che volete, io ve li propongo in quello che preferisco, e vi avviso subito che il primo (quello in cui parla solo il prof. De Giudice) è estremamente avvincente, mentre il servizio di Voyager lascia molto a desiderare.

Ma è proprio sulla differenza qualitativa tra i due, che costituiscono entrambi sforzi di tipo divulgativo, che vorrei focalizzare la vostra attenzione e chiedervi, eventualmente, di commentare. Stiamo in fondo parlando del problema di trasferire a livello di massa i risultati di importanti e decisivi risultati della ricerca scientifica; Mutatis mutandis non molto diverso da quello di divulgare i principi dell'economia politica.

Vi dico subito che ho trovato analogie importanti con il modo in cui il progresso tecnologico nel campo dell'automazione viene rappresentato dal sistema dei media, semplificandolo in modo brutale e con l'obiettivo di iniettare nel dibattito politico idee fuorvianti ma funzionali alla difesa di certi interessi (ad esempio l'idea che il lavoro diventerà una merce rara come conseguenza dell'automazione). Un'operazione che probabilmente è estranea alle motivazioni dei produttori del programma Voyager, il quale però si muove sullo stesso piano sensazionalistico facendo, in definitiva, pessima divulgazione. Pronta per essere usata, quando necessario, per tutelare gli stessi "certi interessi" di cui sopra. Buona visione.
 

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