martedì 14 luglio 2015

Dov'è la razionalità?

Wikipedia: «Wolfgang Schäuble (Friburgo in Brisgovia18 settembre 1942) è un politico tedesco. Dopo le elezioni federali del 2009 che hanno portato alla formazione di una coalizione di governo tra CDU/CSU e FDP, è stato nominato Ministro delle Finanze nel secondo governo Merkel.»

Ieri sera parlavo al telefono con una consulente finanziaria. Costei si mostrava sconcertata da quella che le appare come una mancanza di razionalità da parte della Germania, sia sotto l'aspetto dell'arroganza, per le sue conseguenze politiche, che sotto quello macroeconomico. E' ovvio, argomentava, che l'economia greca non potrà che colare a picco, e dunque la Grecia uscirà dall'euro. Dunque che senso ha ciò che è stato fatto?

Sul momento non le ho risposto perché volevo rifletterci un po', cosa che ho fatto in questa notte, insonne a causa del gran caldo.

Credo che si debba partire dall'inizio dell'avventura della moneta unica, quando cioè il governo Prodi, nel 1996, impose l'eurotassa. Il problema, apparentemente, era convincere i paesi con moneta forte, soprattutto i tedeschi, della capacità dell'Italia di adeguarsi alla disciplina economica necessaria per aderire e restare nella moneta unica. In realtà è lecito dubitare di questa interpretazione, sebbene non abbiamo la controprova. Molti, infatti, sostengono che all'astuzia puramente contabile del governo italiano, tutto proteso nello sforzo di dimostrare significative riduzioni del deficit e aumenti del saldo primario, si sia contrapposta una ben più profonda astuzia dei tedeschi i quali, secondo questa lettura, mai avrebbero iniziato l'avventura dell'euro se non vi fosse entrata anche l'Italia. Il nostro paese, con una forte base industriale, rischiava infatti di diventare una spina nel fianco della pur poderosa macchina industriale tedesca, grazie alla competitività delle sue merci i cui prezzi sarebbero stati espressi in una lira debole.

L'atteggiamento della Francia era più politico, legato alla necessità di avere dentro l'Italia per bilanciare il peso della Germania. Gli inglesi erano invece favorevoli al non ingresso dell'Italia, per rafforzare il fronte dei paesi che, pur aderendo all'UE, non avrebbero adottato l'euro.

Sulla stampa tedesca ci fu, tra la fine del 1996 e l'inizio del 1997, una dura offensiva, a base di dichiarazioni pubbliche da parte di esponenti di peso dell'establishment tedesco, contro l'ingresso dell'Italia. L'esclusione dell'Italia, uno dei paesi fondatori della CEE, veniva descritta come problematica sul piano politico ma necessaria su quello economico. Si giunse a sostenere che la Spagna avrebbe potuto farcela, ma non l'Italia, e che un modo per tenerci fuori potesse essere quello di escludere anche la Spagna, così da rendere la decisione meno irriguardosa per noi.

Saranno gli storici a chiarire, in futuro, se la classe politica che ha governato il nostro paese sia riuscita nell'impresa di farsi giocare dai tedeschi. Se ciò risultasse vero, la vergogna sarebbe imperitura.

Vi è, a onor del vero, anche un'altra possibilità, quella del tradimento. Ovvero che la nostra classe politica fosse sì cosciente dei problemi che la moneta unica avrebbe comportato, ma che la scelta sia stata influenzata, più che da considerazioni inerenti l'interesse nazionale, da altre relative a quelli di una parte della Nazione: il Capitalismo delle grandi famiglie del cosiddetto "salotto buono"! Anche in questo caso, la parola agli storici.

Sia come sia, siamo entrati nell'euro per gentile concessione della Germania, con l'assenso della Francia, tra manifestazioni di gioia e orgoglio nazionale ampiamente pompate dai giornali di proprietà del grande Capitale italiano. Ovvio che a comandare fossero soprattutto i tedeschi, in coabitazione con i francesi. Altrettanto ovvio che, quando la Germania lanciò la sua offensiva competitiva con le riforme Hartz, finanziate a spese del debito pubblico (loro potevano farlo, noi no), la nostra classe politica (all'epoca regnava Berlusconi) non abbia avuto la forza per protestare ma anzi, al contrario, cercò di imitarla.

Fin dall'inizio, dunque, si è imposta una visione competitiva, di cui oggi il principale interprete è il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, il quale grosso modo così argomenta: le regole dell'euro sono queste, fin dall'inizio, e chi vuole stare dentro deve rispettarle. Punto.

La domanda è: questo atteggiamento è razionale? Dipende dal punto di vista.

Dal punto di vista della Germania e dei suoi satelliti sì, è perfettamente razionale. In pratica si tratta di questo: noi non intendiamo in nessun caso procedere verso un'unione di trasferimento, le regole dell'euro le avete sottoscritte e avete fatto carte false per farne parte, quindi adesso o ci state o uscite.

Lo è anche dal punto di vista delle classi politiche dei paesi mediterranei caduti nella trappola tedesca, quindi in primis noi, ma anche spagnoli, francesi, portoghesi e greci. L'uscita dall'euro significherebbe l'apertura, a quel punto non più contenibile, di un processo alle loro responsabilità, il cui esito, nella migliore delle ipotesi, sarebbe l'emarginazione. Attenzione, ho detto "nella migliore delle ipotesi"...

Lo è, infine, anche dal punto di vista dei Capitali nazionali, soprattutto dei paesi più deboli, dunque ancora noi e gli spagnoli, ma anche i greci. Costoro non ragionano in termini di contabilità nazionale, ma in termini di contabilità aziendale. Non hanno di che lamentarsi: piena libertà di licenziare, salari calanti, libera circolazione, Mercato Unico, cosa potrebbero desiderare di più? Un taglio delle tasse? Bazzecole, e soprattutto fandonie! La pressione fiscale, in Italia, è in linea con quella dei paesi più industrializzati, e soprattutto, grazie al Mercato Unico, possono andare dove vogliono! Forse che FCA e Ferrari sono ancora italiane? I problemi, eventualmente, sono delle PMI, le cui palle, però, sono saldamente nelle loro mani. Suvvia ragazzi!

In definitiva l'uscita dall'euro da parte di un paese del sud non preoccupa minimamente i tedeschi, i quali in questi tre lustri di moneta unica hanno incassato grandi vantaggi e immensamente ampliato la loro base industriale, mentre terrorizza le classi politiche che del sud che, nella migliore delle ipotesi, si sono fatte turlupinare dai tedeschi, nella peggiore hanno tradito il loro paese a vantaggio dei settori forti del Capitale nazionale. Anche quest'ultimo, ovviamente, è lievemente preoccupato, ma non come le classi politiche che ha foraggiato e sostenuto mediaticamente.

In queste condizioni Wolfgang Schäuble può fare la voce grossa. Lui conduce un gioco in cui, comunque vada a finire, la Germania - la classe politica ma soprattutto il grande Capitale renano - esce vincente. La prima ha incassato la riunificazione della Germania in cambio dell'euro, il secondo è oggi forte come non mai. Il vaso di coccio siamo noi: il paese è sempre più spaccato, con il nord che potrebbe essere tentato dalla secessione, il sud che sprofonda verso l'irrilevanza economica e il grande Capitale dei salotti buoni che sta mettendo in campo tutta la sua potenza mediatica pur di restare agganciato alla Germania. Anche al costo di fare strame dei valori liberali.

Se questo è il quadro, e nell'assenza di qualsiasi sussulto di vitalità da parte dei ceti sociali devastati dalla scelta eurista, è ovvio che la posizione dura della Germania è razionale. C'è sempre tempo per ammorbidirsi, perché farlo prima? Solo la forza può fermare la forza, questo è vero in guerra come in politica.

A proposito! Siamo già in guerra, o è ancora solo una questione politica?

2 commenti:

  1. Fiorenzo , a quanto ho capito io , ma posso anche sbagliarmi , i tedeschi potrebbero lasciarti
    uscire dall'euro , basta che tu non esca dall' UE , perché con la libera circolazione dei capitali,
    continuerebbero a prestarti i soldi per comperare i loro prodotti , che purtroppo hanno un
    grande appeal presso i nostri consumatori nostrani .
    Infatti ,ad esempio , il capitale finanziario franco-tedesco è li che aspetta che l'Inghilterra ,con
    il prossimo referendum , esca dall' UE ,per cercare di assestare un colpo mortale allo strapotere della City di Londra ,a favore delle piazze finanziarie di Parigi e Francoforte .

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  2. Il principio della libera circolazione è il frame generale all'interno del quale è stata costruita l'eurozona. Il principio della libera circolazione è contrario alla nostra Costituzione (quella del 1948) e contrario agli interessi del lavoro, ma non ha i gravi difetti di funzionamento dell'eurozona. L'euro è un progetto che ha due genitori, il Principe Von Fanatism e Madame la Stupidité.

    Quanto agli aggressivi progetti teutonici contro la city di Londra non so che dirti. Non dimenticare mai che io sono un sub-divulgatore. Non conosco le cose alle quali non ho dedicato tempo ed energie, dunque mi astengo dal parlarne. Almeno in linea generale, poi i discorsi da bar scappano anche a me.

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