domenica 26 luglio 2015

Microfonare il popolo

Prendo spunto per questo post da una battuta, e da un articolo di Peter Yanez sul blog sarcastico gufinomics.

La battuta deriva dal fatto che, avendo effettuato le riprese di una rappresentazione teatrale a Frosinone utilizzando l'uscita audio del mixer, i figuranti che rappresentavano il popolo romano e quello della città di Corioli nel video non hanno voce. Orbene, all'osservazione di una delle organizzatrici (suppongo) che osservava su FB: "I microfoni erano stati tutti ben tarati...non capisco...", io rispondevo con questa immortale battuta:

Il popolo non era microfonato. Come al solito!

Il succitato post di Peter Yanez (il cui blog seguo pur intervenendo poco), che affronta la questione dell'effettivo seguito di Alberto Bagnai, è invece un ottimo spunto per affrontare un tema più generale, quello della consistenza dei gruppi che si battono per l'uscita dall'euro e il recupero della sovranità monetaria e nazionale.

Partirò dall'ovvio ed evidente dato di fatto che il blog di Bagnai, pur essendo molto seguito, è tuttavia anch'esso poco più di una piccola voce incapace di incidere nella realtà politica. Ci sono però esempi di iniziative politiche "dal basso" che hanno avuto maggior successo: i gruppi mmt e i meetup di Beppe Grillo. Nel ragionamento che farò voglio inserire anche un esempio di organizzazione politica dal basso che, a dispetto degli sforzi, della passione e dell'ottima (a mio avviso) piattaforma che propone, non riesce a decollare: l'ARS. La scelgo perché, avendone fatto parte, la conosco abbastanza bene.

Se tiriamo una linea nel mezzo abbiamo due modelli: il blog di Bagnai e l'ARS da una parte, i gruppi mmt e i meetup dall'altra. A questi due modelli corrispondono diversi livelli di "successo", minore per il primo e maggiore per il secondo. Per procedere argomenterò dapprima sul fatto che siamo in presenza di due, e non quattro, modelli.

Due modelli

Bagnai e ARS hanno costruito entrambi una struttura gerarchica. Non con le stesse modalità, ma qui sto ragionando da ingegnIere sistemista qual io sono, cercando di cogliere la struttura e trascurando la sovrastruttura (cioè l'immagine di sé come gruppo, la cifra espressiva e quant'altro). Una struttura gerarchica è un po' come un esercito, nel quale ciò che più conta è non solo e non tanto l'obbedienza alla linea, cioè il condividere l'impostazione ideologica, quanto il riconoscimento di una gerarchia all'interno della quale ognuno deve trovare la giusta collocazione. Quest'ultima, a sua volta, è determinata dalla stessa gerarchia, salvo lievi scostamenti determinati dalle preferenze del militante/attivista, che tuttavia sono spesso sufficienti per creare tensioni con il livello superiore.

Ho sperimentato di persona le tensioni cui si viene sottoposti quando non si accetta la gerarchia e, pertanto, la collocazione che questa impone, perché sono stato a lungo nel cerchio magico di Bagnai e, successivamente, nel direttivo di ARS. Nel caso di Bagnai, ad esempio, con cui si verificò una clamorosa rottura alla fine del 2012, la ragione vera non fu tanto la lettera privata nella quale, dietro sua sollecitazione, delineavo un modello di divulgazione del Tramonto dell'euro, quanto piuttosto il fatto che, essendo vicine le elezioni politiche, mi feci promotore di un'iniziativa che egli non approvava: la solitudine dei numeri reali, la "mission" della quale è riportata nel sito linkato in home-page sulla colonna di sinistra. Fu la mia rivendicazione di autonomia operativa, e non un dissenso ideologico, la vera causa della rottura con Bagnai! Tant'è vero che in seguito ho dovuto ripetutamente ribadire il fatto che sono molto spesso in accordo con le sue posizioni su moltissime questioni, nonostante il "litigio".

Qualcosa di simile è avvenuto con l'ARS, sebbene con tutt'altro stile. Che è una cosa, lo stile, che se uno non ce l'ha non se lo può dare.

Sia i gruppi territoriali della mmt, sia i meetup, erano e sono organizzati secondo un modello non gerarchico bensì reticolare, ed hanno avuto indubitabilmente un successo maggiore. Peccato che i modelli organizzativi gerarchici scelti da Bagnai e ARS poggino su solide basi tecniche/ideologiche, mentre (opinione personale) quelli reticolari dei gruppi mmt e dei meetup no.

Si potrebbe obiettare che sia proprio la mancanza di una solida ideologia la ragione per cui si adotta un modello reticolare, ma ciò non è vero per i gruppi mmt, che un'ideologia ce l'hanno seppure a mio avviso gravemente lacunosa. Qualcuno potrebbe sostenere che senza una forte struttura gerarchica l'ideologia sottostante rischia di essere "annacquata", e questo è vero. Si possono dire tante cose, e se ne può discutere, ma quel che mi preme adesso è argomentare sul perché una struttura reticolare sia la scelta migliore quando la priorità è quella di crescere. Se questo verrà compreso, allora si potrà passare alla fase successiva, cioè come correggere le pur necessarie strutture gerarchiche. E' ovvio che gli eventuali suggerimenti sono rivolti all'ARS perché, come sanno anche gli ossiuri, a'r cavajere nero nun je devi romp'er cazzo!

Megafoni più potenti o microfonare il popolo?

Se si osservano le dinamiche delle grandi rivoluzioni ideologiche, ad esempio quella cristiana e quella francese, salta agli occhi un dato inconfutabile: c'è un'ideologia molto forte, che viene man mano affinata e corretta, la quale funge da collante per iniziative che si sviluppano in tempi e luoghi diversi in modo del tutto autonomo. I vescovi cristiani avevano un'autonomia pressoché totale nei territori di competenza, anche per la difficoltà delle comunicazioni. Lo stesso può dirsi dei rivoluzionari francesi, che mai risposero ad una centrale unica. Un'eccezione può sembrare la rivoluzione russa guidata da Lenin, ma vanno dette due cose: si trattò di una circostanza unica e, soprattutto, questa era stata preceduta da quasi un secolo nel corso del quale le organizzazioni socialiste in Europa si erano diffuse in modo coerente con il modello reticolare. Anche in quel caso c'era un testo che fungeva da riferimento ideologico forte: il Capitale di Karl Marx.

Da ciò emerge, a mio avviso, che la strada migliore, quando la priorità è crescere, non è dotarsi di megafoni più potenti, bensì microfonare il popolo.

La citazione è d'obbligo (Bagnai "Oggi arriveremo a cinque milioni di contatti."): «E allora, quando i ceti medio alti hanno capito che toccava anche a loro, è stato relativamente facile trovare la strada verso megafoni più potenti (anche se il fatto che ci siamo riusciti noi ma non altri, e avendo fra l'altro molti meno mezzi di altri - perché non vi ho mai chiesto nulla - indica chiaramente che noi siamo migliori di altri: il mercato, a modo suo, funziona)»

Microfonare il popolo

Un aspetto che distingue una rivoluzione ideologica da un pur radicale cambio di assetto all'interno di un sistema di potere è il fatto, secondo me troppo sottaciuto, che le rivoluzioni ideologiche fungono da incubatrici per una nuova classe dirigente. Si può condividere l'esito di una rivoluzione ideologica, o se ne può dissentire, ma credo che il segnale che si è verificata una rivoluzione ideologica sia proprio nel fatto che una parte importante, se non la totalità della vecchia classe dirigente viene sostituita. Il che implica che, quando si verifica il cambiamento, una nuova classe dirigente si sia già formata. 

Ebbene, la formazione di una classe dirigente è molto facilitata, IMHO, dall'adozione di un modello reticolare piuttosto che gerarchico. Non che le strutture gerarchiche non si formino negli eventi rivoluzionari, ma queste emergono nella fase finale, quando cioè il "movimento" è già abbastanza esteso e forte per sfidare il potere costituito. In altre parole, le strutture gerarchiche si formano quando la nuova classe dirigente è già pronta a sostituirsi alla vecchia, e sente quindi la necessità di organizzarsi in vista della presa del potere.

Poiché siamo ancora lontani da questa situazione, e dal momento che la strutturazione finale in forma gerarchica è in fin dei conti un fenomeno "naturale" che si verificherà sotto la spinta di ragioni endogene, una sorta di geodedica nella traiettoria che conduce al cambio di regime, oggi è molto importante porre l'enfasi sulla necessità di crescere. Il limite del modello adottato da Bagnai e da ARS consiste nel supporre che tale crescita possa verificarsi nell'ambito di una struttura rigida, di natura teleologica. 

"Microfonare il popolo" significa invece prendere atto del fatto che le persone si attivano non solo per rabbia, indignazione, spirito di rivolta, ma anche (ciò che viene troppo spesso sottaciuto) in vista di una possibile presa del potere e delle ricompense, morali e materiali, che ne deriverebbero. Si tratta cioè, dal punto di vista psicologico, di "combattenti" che non possono essere costretti nei ranghi di una catena di comando, tale per cui il ruolo che dovesse spettar loro in futuro venga deciso dall'alto, a prescindere dalla forza politica che essi sono riusciti a conquistare nel corso della lotta. Non capire ciò, per quanto cinica possa apparire una simile argomentazione, significa non capire l'animo umano.

Sia i gruppi mmt che i meetup hanno svolto egregiamente la funzione di offrire una prospettiva di potere autonomo a quelli che si sono impegnati, spesso con grande dispendio di energie. Non deve quindi sorprendere il fatto che, sia all'interno dei meetup che - in misura minore - dei gruppi mmt, si siano sviluppate polemiche talvolta feroci tra correnti che si contrapponevano su questioni che, agli animi più portati all'idealismo, sembravano incomprensibili. Quando ero un "grillino" sono stato diretto testimone di ciò in numerosi casi, sebbene abbia sempre evitato di partecipare a tali scontri. Anch'io però, e intendo confessarlo perché è giusto riconoscere una pulsione che è in tutti gli esseri umani salvo (forse) rare eccezioni, nutrivo delle speranze in merito al ruolo che avrei potuto svolgere nel MoV quando questo si fosse affermato. Sto parlando, nel mio caso, di soddisfazioni morali, che per me sono molto più importanti del denaro, di cui non sono mai stato schiavo (forse perché non mi è mai mancato l'essenziale). Ebbene, quando nel 2009 Beppe Grillo lanciò l'idea di liberarsi dei "vecchi" per dare spazio ai "giovani", confesso che ci rimasi male, perché facevo parte della prima categoria. Quando poi mi resi conto che la Fatwa contro i vecchi nascondeva anche, e soprattutto, la volontà di Grillo di tirare su le reti di un movimento che era cresciuto sul lavoro dei meetup per prenderne il controllo dall'alto, come poi è effettivamente avvenuto, pur continuando a dichiararmi ancora per un po' di tempo "grillino" abbandonai il movimento. Fu la mia fortuna perché la vicenda mi aiutò a conoscermi meglio e mi indusse a un girovagare che, nel tempo, è stato molto proficuo per la crescita delle mie conoscenze.

"Microfonare il popolo" dunque significa adottare un modello di crescita di tipo reticolare, in cui coloro che si impegnano per il cambiamento abbiano la possibilità di aspirare a un ruolo che non possa essere messo in discussione dall'alto. Esattamente il contrario di quanto è avvenuto ai "vecchi" dei primi meetup (molti dei quali, non a caso, sono migrati verso altre organizzazioni), come pure a quelli che hanno osato "sfidare Bagnai" o polemizzare con D'Andrea, a prescindere dal merito delle questioni perché non è di questo che sto parlando. Non è un caso che una delle ragioni di dissidio tra me e D'Andrea verteva sulla mia proposta di organizzare, in modo sistematico, incontri pubblici regionali nei quali fossero chiamati a parlare relatori dell'ARS di città vicine, così da favorire l'emergere di personalità locali e stemperare l'assetto gerarchico dell'organizzazione. Esattamente l'opposto del modello che invece è stato promosso, consistente in incontri tra amici, familiari o ex compagni di scuola, nel chiuso di abitazioni private, nell'idea che l'evocazione di un sentimento patriottico possa bastare a mobilitare le forze migliori. Anche con Bagnai, vale la pena ribadirlo, il dissidio nacque quando gli proposi, nella famosa lettera privata, un modello di tipo reticolare. Le cose poi precipitarono quando gli dimostrai, nei fatti, che intendevo seguire quella strada: è così che sono stato ornato dell'etichetta "movimentodalbassista", per non parlare di quelle di "cialtronismo" e "quattrogattismo".

E' un fatto però che sia i "grillini" che i "memmettari" siano molto più numerosi dei followers di Bagnai e dei soci dell'ARS! Una cosa che continua ad irritarmi non poco perché non riesco a rassegnarmi all'idea che alcuni abbiano la capacità di organizzare movimenti su idee sbagliate e/o carenti, mentre altri non sono capaci di organizzare il consenso intorno a idee valide. Per questo non mi stanco di ripetere che il Popolo deve essere microfonato...

Dalla teleologia alla complessità

Uno dei primi libri che ha profondamente influenzato il mio modo di pensare è stato "Il caso e la necessità" di Jaques Monod. Ricordo ancora le lunghe discussioni pomeridiane con l'amico Achille Taggi, prematuramente scomparso, portate avanti con le nostre scarse conoscenze di adolescenti! E' un ricordo lancinante, che ancora oggi mi fa venire le lacrime agli occhi. Seguirono, all'università, la scoperta della termodinamica, della meccanica quantistica e dei limiti del determinismo, il teorema di Godel (ne ho studiato una dimostrazione "semplificata" di 130 pagine... e all'epoca la capii pure - potenza di una mente giovane!). Infine Prygogine e il caos deterministico, e ancora la meccanica quantistica con il teorema di Bell, che studiai in età più tarda, quando la feroce creatività della gioventù si era acquietata, ragion per cui mi risultò piuttosto ostico... e vorrei vedere! E' una cosa che fa venire le traveggole!

E' con questo armamentario che mi sono avvicinato, passati i cinquanta, alla politica. Ho voluto riepilogarlo perché chi ha qualche contezza di queste cose può ben capire perché io sia un #movimentodalbassista: abbiamo a che fare con sistemi di incredibile complessità nei quali agisce un numero incredibile di oscillatori, e il problema, se si vuole favorire un cambiamento, è quello di metterli in risonanza. Alcuni pensano che questa risonanza possa essere forzata dando più energia a uno o a un gruppo di essi, altri invece, e io tra loro, ritengono che ciò che è necessario sia aumentare il raggio del sistema favorendo al massimo gli scambi di energia tra gli oscillatori, lasciando ad essi il compito di mettersi in risonanza. Fuor di metafora, quello che voglio dire è che i gruppi, e perfino i singoli individui, devono essere messi in condizione di dialogare, rimuovendo tutti gli ostacoli che si frappongono a ciò. Chi invece pensa di poter determinare l'evoluzione del sistema imponendo la sua propria frequenza di oscillazione, per quanto precisa e monocromatica questa sia, lavora magari senza volerlo affinché non si instauri una nuova frequenza di risonanza. 

Volo pindarico

Ora, siccome fa caldo e un mezzo bicchiere di vino mi ha già stonato, consentitemi a conclusione un volo pindarico. La rivoluzione è amore! Coloro che vogliono la rivoluzione, cioè sentono la necessità di un profondo cambiamento, devono abbandonarsi all'amore, devono volersi bene. Il modo migliore per amare gli altri è ricordarsi di quello che siamo: piccoli oscillatori in mezzo a un numero impensabile di altri, ognuno dei quali, anche il più forte, in possesso di un'energia infinitesima. Non vincerà nessuno! A un certo punto ci sarà un cambio di fase e una nuova frequenza di risonanza si instaurerà. Qualche piccolo oscillatore verrà ricordato per un po'... ma non si sa chi, magari qualcuno di cui ignoriamo l'esistenza. Poi il nulla.

4 commenti:

  1. Bell'articolo e registro che in effetti abbiamo molte cose in comune come la fisica e l'informatica, forse il mio è un percorso ha maggiormente deviato verso la parte umanistica, psicanalisi e filosofia ma sono "orrendamente" d'accordo su tutto quello che hai scritto, tutto molto vivo e vissuto.

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  2. Ottime letture e profondi concetti, ma, permettimi ,di difficile comprensione ai più, non per colpa nostra, bensì perchè nel nostro paese, nel nostro sistema scolastico si è affermato il primato della cosiddetta cultura umanistica su quella scientifica; il tutto purtroppo nasce dall' affermazione dell' egemonia culturale di Benedetto Croce e Gentile crudelmente vittoriosi e dileggianti su Federigo Enriquez all' inizio del secolo scorso; ciò ha impedito che nel nostro paese potessero continuare a lavorare e " produrre" menti eccelse che hanno trovato nei paesi che compiutamente hanno vissuto, elaborato e superato il positivismo il terreno culturale più adatto e prolifico, mentre noi siamo ancora alle prese con l' idealismo, il romanticismo e politicamente neorisorgimentali.
    Intendiamoci menti eccelse hanno continuato a nascere e formarsi nelle nostre università, ma sono state sempre ghettizzate e costrette all' "esilio".
    Non sappiamo rapportarci con la complessità, con le teorie scientifiche che hanno rivoluzionato la concezione del nostro ruolo, anzi non abbiamo neanche coscienza di cosa sia una teoria né di come proceda storicamente il progresso umano.

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  3. A Fiore' tu ce la puoi raccontare come vuoi, ma la verità è una sola e cioè che quando hai deciso di uscire dall'ARS eri 'mbriaco fradicio!
    Prosit e un abbraccio!

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    1. Infatti era un'ottima bottiglia che mi ha fatto "risuonare" alla fequenza giusta.

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