venerdì 12 febbraio 2016

L'uomo in rivolta



(FR) « Qu’est-ce qu’un homme révolté ? Un homme qui dit non. Mais s’il refuse, il ne renonce pas: c’est aussi un homme qui dit oui, dès son premier mouvement. Un esclave, qui a reçu des ordres toute sa vie, juge soudain inacceptable un nouveau commandement. »
 (IT) « Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin dal suo primo muoversi. Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. »

Albert Camus - L'uomo in rivolta (1951)

USA o Germagna purché se magna


Siamo ridotti a sperare che gli USA intervengano a difenderci dalla pretesa dell'asse franco-tedesco di trasformarci in una colonia. Lo siamo per due ragioni, anzi per una poiché l'altra è apparente. Comincio da quest'ultima: il tradimento delle speranze di riscatto del popolo lavoratore ad opera del M5S. Un tradimento posto in essere soprattutto dai vertici del movimento - per altro avvolti nell'ombra - nel quale milioni di elettori sono caduti, vuoi per disperazione (chi votare altrimenti?) vuoi per impreparazione politica. Nella quale sono restati, anche e soprattutto, per volontà e scelta del vertice opaco che guida il M5S. L'ultima prova, una vera pistola fumante, è questo post, dal titolo "Il bomba del debito pubblico #RenzieTiIndebita". Dettaglio non trascurabile, nel post sul blog di Beppe Grillo è linkato questo articolo del Manifesto.

Questo è il vergognoso testo pubblicato:

«Il debito pubblico ad aprile 2014 ammontava a 2.108 miliardi. A fine 2015 è arrivato a 2.218 miliardi.
Ossia: con il Bomba il debito è aumentato di 110 miliardi. Ha dato 10 miliardi per gli 80 euro di mancia elettorale ma ci ha indebitato tutti per 110 miliardi. Cioè l'ebetino ha dato 80 euro ad alcuni ma ha indebitato ogni italiano per oltre 1.800 euro a testa neonati compresi. #RenzieTiIndebita, digli di smettere.
»

Non una parola sul fatto che il debito pubblico sia un normale strumento di finanziamento dello Stato, e che la cosa che conta veramente è se il potere di emettere moneta sia un monopolio dello Stato oppure sia devoluto al sistema delle banche private, come è nell'Unione Europea. Giunti a questo punto, e senza che mi prenda la briga di spiegare per l'ennesima volta perché le cose stanno così - dal momento che chi poteva capire ha capito e gli altri possono fottersi - mi limito a dichiarare che il Re è nudo, ovverosia che il M5S è un cavallo di troia del liberismo.

Oltre ai liberisti, l'altro grande "partito" italiano è l'ordoliberismo (una versione estremizzata del primo) che è l'ideologia sottesa al processo di unificazione europea. Liberismo USA (e inglese) e ordoliberismo franco-tedesco sono oggi in rotta di collisione. Il cosiddetto centrodestra è liberista (cioè filo-USA) mentre il cosiddetto centrosinistra è stato, fino ad oggi, ordoliberista, cioè alleato dell'asse franco-tedesco, sia nella sua articolazione PD-ina che in quella della sinistra cosiddetta radicale. Sotto l'urto della crisi bancaria, Renzi sembra voler prendere le distanze dall'asse ordoliberista franco-tedesco, ma le contromisure non si sono fatte attendere. Lo spread è immediatamente salito, mentre la borsa italiana ha messo a segno record negativi di gran lunga peggiori delle principali piazze del continente.

La situazione è fluida, ed è complicata dal gioco degli interessi geopolitici. Il vero punto dolente è l'assenza completa di forze politiche di genuina ispirazione socialista, letteralmente scomparse dopo la caduta del muro. E' ovviamente assurdo pensare che possano essere resuscitate dalla sinistra istituzionale ordoliberista, come qualcuno ha ingenuamente sperato, o dalla destra liberista. Solo un movimento dal basso può assumersi questo compito, ed è quello che alcune minoranze si sforzano di fare da qualche anno.

Purtroppo questo tentativo incontra difficoltà per due ordini di motivi: da un lato l'indifferenza, spesso l'ostilità, di gran parte delle élites intellettuali, timorose di rendersi impopolari a corte (il sempiterno tradimento dei chierici), dall'altro il fatto che si è scatenata una feroce concorrenza interna, alimentata da alcuni dei microgruppuscoli che si sono venuti a formare in questi primi anni di crisi. Un fenomeno scontato poiché l'arrivo di una crisi sistemica, come quella che stiamo vivendo, pur avendo l'effetto di suscitare un'importante mobilitazione dal basso, tuttavia determina, nell'immediato, l'emergere di capi e capetti mossi dall'ambizione personale. Costoro, talvolta, sono anche soggetti disturbati che, immaginando di poter cogliere l'occasione di una vita, si fanno avanti con prepotenza, riuscendo in tal modo a crearsi un codazzo di seguaci che si fanno facilmente convincere a considerare gli altri gruppi come rivali, quando non come nemici. Gli esempi non sono mancati e chi, come i lettori di questo blog, segue lo svolgersi degli eventi negli spazi politici non istituzionalizzati, sa bene di cosa parlo.

Questa fase può essere evitata quando, per fortunatissime circostanze, i soggetti che si propongono alla guida dei movimenti dal basso allo stato nascente sono solo lievemente disturbati, o almeno non commettono, come purtroppo è accaduto, errori madornali. In ogni caso, si tratta di una fase transitoria. Con il proseguire dello stato di crisi, quando questa si manifesta in tutta la sua prolungata gravità, altre forze iniziano a muoversi nel corpo sociale, e a spingere affinché le contrapposizioni generate unicamente dall'ambizione personale, e/o dallo squilibrio dei leaders della prima ora, vengano rapidamente accantonate. E' questo il momento che si annuncia all'orizzonte.

L'ondata


Arriverà un'onda di piena. Essa si manifesterà innanzi tutto con l'esaurirsi della spinta propulsiva dei movimenti che hanno svolto funzioni di gatekeeping (come il M5S) i cui militanti, ad eccezione di quelli selezionati e cooptati dal vertice in posizioni ambite, daranno vita a nuove formazioni, o confluiranno in massa in quelle già esistenti alterandone gli equilibri interni. Tra questi, i movimenti che subiranno le maggiori trasformazioni saranno quelli sviluppatisi intorno ai capi carismatici della prima ora, nei quali gli abbandoni, quando non le scissioni aperte, saranno all'ordine del giorno.

Nulla può dirsi su quanto accadrà in seguito, se non che solo una crisi acutissima e irrisolvibile può dare a tali movimenti un'effettiva chance di accedere al potere. Nel caso più probabile di una crisi sì molto grave, e tuttavia non letale, essi avranno svolto il compito che la storia assegna ai movimenti dal basso: piantare i semi di un'inversione degli equilibri sociali di lungo periodo. Che è il compito irrinunciabile della generazione che, dormendo, si è fatta scippare la Costituzione dei Padri della Repubblica.

15 commenti:

  1. Mi spiace Fiorenzo, ma questo blog si sta avvicinando sempre di più alle posizioni di Borghi, Bagnai, Rinaldi, Barra Caracciolo, Salvini e compagnia. La continua delegittimazione (non critica: delegittimazione) del M5S usa gli stessi argomenti di quella destra riciclata che si finge tanto progressista e non vedo affatto la disponibilità al dialogo verso il M5S, che per me rimane l'unica speranza concreta sul breve termine, che leggo, per esempio, su Sollevazione. Faccio solo notare due cose. Non vi sfiora mai l'idea che forse il M5S parla in modo non prioritario della questione euro perché sa che, con tutti i media contro e con la gente lobotomizzata, è controproducente se vuole vincere le elezioni? Attenzione: è FALSO (se ascolti cosa dicono i parlamentari, da Dibba a Martelli, alla Lezzi, a Zanni ed altri, e lo dicono quasi ogni giorno) che il M5S non parli chiaramente dell'euro. Non ne fa una priorità, che è cosa ben diversa, e secondo me non lo fa soprattutto per la ragione sopra citata. Si può non condividerla ma da qui a dire che il M5S è il cavallo di troia del neoliberismo si commette una semplificazione che ritengo inaccettabile. L'UNICO partito che in Italia parla di pubblicizzazione del sistema bancario, pubblicizzazione dei servizi di base (acqua, luce e gas), smantellamento delle partecipate, l'unico che si oppone alle privatizzazioni, l'unico che si opponbe al bail-in, l'unico (almeno in Parlamento) che difende la Costituzione dalle riforme renziane...sarebbe il cavallo di troia dell'ordoliberismo? Certamente è ricco di contraddizioni, ha grossi buchi organizzativi e strategici, ma non merita una simile definizione. E sul piatto metto anche il RdC, visto che hai risposto alla mia domanda ("se si boccia il RdC, che facciamo per aiutare SUBITO e CONCRETAMENTE chi non ce la fa?") come se ti avessi chiesto se è meglio il RdC o il lavoro... Ovvio che è meglio il lavoro, ma visto che non c'è, qui ed ora che si fa?

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    1. "Non vi sfiora mai l'idea che forse il M5S parla in modo non prioritario della questione euro perché sa che, con tutti i media contro e con la gente lobotomizzata, è controproducente se vuole vincere le elezioni?"

      Questa considerazione conferma che, dopo il boom del febbraio 2013, il M5S si è avvitato all'interno della più tipica e logora delle logiche partitocratiche, quella del mantenimento e dell'implementazione fini a se stessi del consenso acquisito. Come nella migliore tradizione dei partiti "sistemici", la "struttura" ha iniziato a vivere di vita propria rispetto agli obiettivi per cui è nata; essa deve vivere e crescere a prescindere, se occorre anche cambiando tatticamente le sue priorità.

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    2. Magari fosse così! In tal caso sarebbero almeno "neutrali". Il mio timore, anzi la mia opinione, è che siano invece un grosso imbroglio. Spero, disperandone ormai, di sbagliarmi.

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    3. L'una cosa non esclude l'altra. Anzi i due piani di lettura sono in reciproca relazione di complementarietà necessaria.

      Come sarebbe possibile guidare dall'alto un movimento di popolo in modo da non fargli fare ciò per cui esso è nato o da fargli fare addirittura l'esatto contrario? In un solo modo: facendo leva su coloro che hanno fatto del movimento una ragione di vita.

      Si tratta di persone a vario titolo e livello fidelizzate alla struttura e psichicamente disposte al compromesso se ciò è necessario a tenere in vita la struttura stessa. Costoro sono molto poco propensi a cogliere anche (e sopratutto) le più macroscopiche discrasie fra le finalità fondative del movimento e quelle concretamente perseguite dallo stesso. Cercano in tutti i modi di spegare tali discrasie con alibi che sono tanto più insostenibili sul piano logico-razionale quanto più evidenti sono le discrasie, esattamente come ha fatto F. Colonna nel suo post ("il M5S non parla di uscire dall'euro perchè l'opinione pubblica lobotomizzata dai media non lo seguirebbe"!!!!).

      La mente di chi ha trovato nel M5S la propria ragione e speranza di vita lo predispone in modo straordinariamente naturale a farsi manovrare se il fatto di rendersi conto di esserlo comporterebbe la fine di quella ragione e sparanza esistenziale (non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire).

      Un esempio concreto di come operino e siano potenti certi meccanismi di autocensura/autopersuasione e di come essi siano facilmente strumentalizzabili ce lo offre la gentile Rosanna Spadini, la quale rifiuta a priori l'idea che il M5S possa essere ciò che tu ipotizzi, motivando il suo rifuuto con il bisogno esistenziale di continuare a credere nel movimento.

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  2. Francesco, io sostengo che il M5S sia un imbroglio. Per questo parlo di cavallo di Troia. Ora, se io vedo l'imbroglio, cosa dovrei fare secondo te? Tacere?

    Se mi sbaglio farò ammenda e mi ritirerò a zappare l'orto.

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    1. Cmq per me il M5S si colloca sulla sponda del liberismo USA, non su quella dell'ordoliberismo franco-tedesco, sebbene agisca con consumata e disinvolta abilità propagandistica cercando di accaparrarsi consensi in ogni anfratto. Ma resto convinto che il telecomando del M5S sia saldamente in mani americane.

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    2. Non sbagli.
      Come dici giustamente chi ancora oggi non vede...è perché non vuole vedere.

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    3. La tattica 5S sarebbe logicamente insensata...se gli obiettivi fossero quelli nobili peraltro ormai neanche più sponsorizzati dai vertici che sono invece allineati ai temi della propaganda sistemica.

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  3. Mi dispiace , ma anch'io non sono d'accordo con Fraioli, perché se il M5S è un cavallo di Troia o un gatekeeper del potere neoliberista, come ha sempre predicato Bagnai e come stanno predicando ogni giorno su ogni social possibile Borghi, BarraC, Mori ... allora non ci resta che piangere, e non ci resta che ritirarci a vita ascetica su qualche promontorio in giro per la penisola ... o forse potremmo anche votare quel partito sempre indicatoci dai guru dell'economia, cioè la Lega, corresponsabile di tutte le nostre disgrazie, che ha confermato tutti i trattati ... che ci fossero poche speranze lo avevo capito anch'io, ma sul fatto che non ce ne fosse nemmeno una, su questo dovrò meditare ...
    Per di più non mi sembra che il crollo delle Borse interessi solo l'Italia, ma piuttosto la crisi sembra essere più globale e superare le Alpi, le vendite affossano, infatti, le borse di Parigi Francoforte Londra ed il mercato americano. Che poi il periodo sia vantaggioso per un cambio di guardia tecnico alla guida del paese, su quello non ci piove.

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  4. Ho cominciato ad allontanarmi dal MoV verso la fine del 2009, nel pieno dell'entusiasmo tipico degli "stati nascenti", perché numerosi segnali non lasciavano presagire nulla di buono. Gran parte dei timori di allora si sono avverati, e quelli di oggi aspettano la prova sul campo.

    Purtroppo, cari amici, sono andato a guardare nella borsa dei miei arnesi politici, ma l'attrezzo "speranza" non c'è.

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    1. Nemmeno nella mia borsa c'è l'attrezzo "speranza", né c'è mai stato ... però c'è l'attrezzo "realismo" ... e di quello non posso fare a meno nell'analisi quitidiana degli eventi, quindi continuo ad osservare i centauri che si affollano sulla scena politica e scelgo tra quelli che mi sembrano i migliori ... o i meno peggio. L'alternativa sarebbe un non voto, ma mi sembra una sconfitta preventiva, quindi improponibile.

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    2. Non so cosa farò il giorno in cui, si spera, torneremo a votare. Posso solo dirti che mi atterrò all'immortale principio per cui il peggior nemico è il falso amico.

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    3. Se non sapete a chi dare il voto io sono sempre disponibile...

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    4. Partito Ippolitista Democratico? PID? Uhm, suona "strano".

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    5. La logica del meno peggio di nuovo? Almeno fissiamo degli standard minimi? Se no possiamo anche votare la Meloni.

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