giovedì 25 febbraio 2016

Su Brancaccio (la storia non è ancora stata scritta)

Link correlato: Crisi, centralizzazione e nuovo internazionalismo del lavoro - intervista a Emiliano Brancaccio

Un'osservazione non priva di verità, ma (ormai) limitata ad alcuni casi:

"La discussione critica sulla globalizzazione e sulla sua forma fenomenica locale, l’unificazione europea, sembra ormai ridotta a una disputa sterile tra globalisti acritici da un lato, e sostenitori di un nazionalismo di sinistra approssimativo e alquanto frettoloso dall’altro. Con i primi che magari provano a difendere le loro posizioni rievocando qualche passo del Discorso sul libero scambio del giovane Marx, e i secondi che cercano invece di tirare acqua al loro mulino citando gli elogi dello stesso Marx alla lotta che gli irlandesi conducevano contro l’oppressore britannico. Ovviamente si tratta, in entrambi i casi, di citazioni decontestualizzate, che ossificano Marx e lo rendono pressoché inservibile per l’analisi del contemporaneo."

Una sentenza efficace:

"Credo sia sintomatico che il Capitale sia oggi citato ed elogiato nei circoli della grande finanza, mentre vari rappresentanti della sinistra fanno tuttora a gara per dichiarare di non averlo mai letto e si affannano a proporre altri riferimenti culturali, il più delle volte intrisi di idealismo, per non dire di superstizione. E’ uno spettacolo penoso, un livello di subalternità intellettuale che ricorda il Medioevo, quando alla plebe si propinavano le icone del diavolo e dei santi mentre le élites tornavano a leggere Platone e Aristotele."

Una reductio ad Unum che non mi convince:

"la 'centralizzazione' è la massima espressione di un conflitto interno alla classe capitalista, che vede i piccoli proprietari impegnati contro un movimento oggettivo che tende ad annientarli o a fagocitarli nelle strutture del grande capitale."

Più in generale, in Brancaccio (mi) sembra essere prevalente l'attenzione allo studio teorico delle dinamiche evolutive del capitale, e secondario l'interesse per la battaglia politica reale, relegata al ruolo di ipotesi subordinata della tendenza dominante, la centralizzazione dei capitali:

"I dati indicano che oggi è il primo corno della contraddizione a risultare prevalente, nel senso che i processi di centralizzazione dei capitali alimentano una guerra internazionale tra lavoratori che tende a soffocare ogni istanza rivendicativa. Ma rilevare che in questa fase la centralizzazione svolge soprattutto una funzione regressiva non significa dimenticare che sotto le ceneri che essa produce cova anche la sua forza progressiva, quella che esalta il contrasto tra mercato decentrato e accentramento del potere capitalistico e che in prospettiva potenzia ed eleva il conflitto sociale."

 IMHO

Se le cose andranno come Emiliano Brancaccio pensa, un giorno sarà ricordato come uno di coloro che avevano visto giusto. Purtroppo! Se, al contrario, l'esito della lotta politica sarà sorprendente, ci saranno domani altri Emiliano Brancaccio che, nelle mutate condizioni, dedicandosi allo studio teorico ricaveranno altre "tendenze".

Questa non è una stroncatura di Brancaccio, anche perché ognuno combatte dalla postazione in cui si trova. Io, per esempio, faccio la guardia a un bidone di benzina vuoto. Ma voglio ricordarvi che la storia non è ancora stata scritta.

11 commenti:

  1. Anche Appello al Popolo dell'ARS ieri pubblicava : Se la borghesia italiana
    ( CAPITALE ) si scopre euroscettica . Analisi simil Brancaccio .

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  2. Mah, secondo me l'interpretazione della intervista a Brancaccio e in generale al suo pensiero, è diversa. Nella stessa intervista lui fa la proposta di "standard internazionale sulla moneta", per bloccare gli scambi da e verso i paesi che fanno competizione al ribasso. Non mi sembra affatto un distaccato! Al limite è un disincantato, ma meno male che lo sia, almeno c'è qualcuno che lucidamente usa gli strumenti di analisi per indicare le direzioni della Storia...

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  3. Francamente, mi sembrano piccole polemiche all'interno del circolo marxista, un circolo ormai allo sbando che non si rende conto della propria marginalità di fatto.
    Più che criticare chi tira dalla sua parte Marx, che non mi pare un argomento per niente appassionante, sarebbe meglio entrare nel merito delle questioni, magari senza nascondersi dietro le teorie marxiste, assunte a forma di dogma.
    Provasse anche a titolo sperimentale Brancaccio ad uscire dalle sue certezze teoriche, magari potrebbe finire col verificare che il marxismo non gli serve ad interpretare la realtà se non magari nella parte ben assimilata, come un background utile a meglio barcamenarsi nella politica.

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    1. Questa volta concordò col Prof. Cucinotta.
      Oggi Renzi ha detto che l' austerità è brutta, ma il debito pubblico di più.
      Oggi Juncker ha detto che l' Italia è un esempio, ma soprattutto un pericolo.
      Il tavolo del dibattito politico è questo, Brancaccio non ha la statura per sedervisi,ne può trovarvi posto il populismo elitario di Bagnai.
      Bisogna ritrovare un nuovo populismo di sinistra che parta dalle esigenze più prosaiche della gente comune.

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  4. Vincenzo Cucinotta, "teorie marxiste assunte a forma di dogma"? O hai letto l'intervista e non hai capito una mazza, o devi essere un altro di quei campioncini del postmoderno che commentano allegramente le interviste senza leggerle.

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    1. Signor Utenghi, ho approvato i suoi commenti perché, nella fretta, non mi ero accorto che Lei fosse un anonimo. In realtà, il suo nome "mi risuonava", e in effetti, in passato, Lei aveva già commentato. Tuttavia questo blog ha adottato da qualche tempo una politica di chiusura verso gli anonimi, come riportato nel disclaimer e nell'intestazione. La informo che la discussione sul perché, il percome e il perbacco si è già svolta, ma l'esito è stato quello di rafforzarla. La invito, pertanto, a palesarsi in modo chiaro, oppure a rinunciare al piacere di frequentare questa piccola comunità. Ci faccia sapere se "Robbie Utenghi" è il suo vero nome e, nel caso non lo sia, abbia la gentilezza di completare il suo profilo google+ in modo da fornire (pubblicamente) le sue vere generalità, nonché altri elementi atti ad una verifica incrociata, almeno sommaria: residenza, scuole frequentate, data di nascita, eventuale sito web, eventuali identità social, magari una fotografia. Se ha qualche dubbio, può scrivermi all'indirizzo egodellarete@gmail.com.

      Colgo l'occasione per precisare, urbi et orbi, che questo indirizzo sarà usato solo per concordare le modalità di emersione dall'anonimato, mentre ogni comunicazione inerente altri temi sarà ignorata.

      Un cordiale saluto. Fiorenzo Fraioli, responsabile del blog.

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  5. signor Fraioli, mi chiamo Roberto Utenghi, sono originario di Avellino ma sono EMIGRATO a Torino, ho 41 anni e come si diceva una volta sono ateo marxista e comunista. Se questo è il modo di reagire a una critica legittima alle cazzate di uno che sull'intervista in questione pontifica senza averla letta tenetevi pure la rete e anche l'ego. io vi saluto.

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    1. Guardi Utenghi, qui non è minimamente in discussione quello che Lei scrive, ma il fatto che non si identifica. Qui funonzia così. Se non le piace la saluto, se ottempera benvenuto.

      Eppure c'è scritto bello chiaro"Questo non è un blog per anonimi"! Come caspita devo fare per farlo capire? Lo scrivo in aramaico?

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    2. Invece quello che scrive è mooooooolto discutibile, perché aggredisce ingiustificatamente gli interlocutori sul piano personale e questo è male, moooolto male. Per chi desidera risseggiare " a prescindere" ci sono le arene virtuali fatte a posta per i frustrati

      Riguardo al sanita d'elezione, ditemi quello che vi pare, ma le aspiranti prime donne (e lui lo è tanto quanto il pescarese d'elezione) vivono nell'ossessione di doversi mettere in luce schernendo o smunuendo le colleghe e ciò le caratterizza per il brutto difetto di essere poco credibili per "vizio di origine" (devono sostenere necessariamente il contrario e comunque cose diverse rispetto a ciò che sostengono le rivali).

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  6. Caro Utenghi, la ringrazio per la sua scortese critica al mio intervento che, attraverso la completa mancanza di argomenti a supporto, non fa che confermare che ho colto almeno alcuni degli elementi di debolezza della posizione espressa da Brancaccio.
    E' tra l'altro singolare che lei critichi me per non avere letto l'articolo originale, ma non il nostro ospite per averne eventualmente fatto una sintesi non fedele.

    L'unica difesa di una posizione altrimenti indifendibile, rimane l'uso dell'insulto che fa di lei un uteriore esemplare di inutile villano (dove l'aspetto peggiore non è la villania, ma l'inutilità).

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