giovedì 21 aprile 2016

POSSIBILE!

Link correlato: FLASSBECK E LAPAVITSAS: MODERAZIONE SALARIALE E PRODUTTIVITÀ IN EUROPA

Direttamente dal database della world bank un set di dati sorprendenti: il valore aggiunto (produttività) per lavoratore espresso in dollari USA del 1995 è cresciuto in Italia (e non solo) più che in Germania!

Table 5: Productivity (link)
•  Value-added per worker: Total value-added per worker; in annual US$ at 2005 prices; total and by sector of activity (four indicators). Value-added is the output of a sector net of intermediate inputs. It is calculated without making deductions for depreciation of fabricated assets or depletion and degradation of natural resources. The origin of value-added is determined by the International Standard Industrial Classification (ISIC), revision 3. Value-added data are converted to US$ using current exchange rates and then converted to 2005 prices using the U.S. GDP deflator. Data source: WDI, at http://data.worldbank.org/data-catalog/world-development-indicators.


Ma allora, perché le merci tedesche sono più convenienti?


Forse perché la dizione "per worker" si riferisce, appunto, al valore aggiunto per worker, e non per ora lavorata? 

POSSIBILE, direbbe un civatino!

Forse perché l'inflazione in Germania è stata minore che in Italia?

POSSIBILE, direbbe un civatino!

Forse perché il tempo di lavoro, in Italia, è cresciuto più che in Germania?

POSSIBILE, direbbe un civatino!

Sembra di capire, da questi dati della world bank, che la strategia seguita in Italia per reggere il confronto con la superiore tecnologia tedesca sia stata quella di aumentare il tasso di sfruttamento del lavoro.

POSSIBILE, direbbe un civatino!

Viene in mente che l'euro possa entrarci in qualche modo ("se non è flessibile il cambio deve essere flessibile il lavoro" - cit. Stefano Fassina). Qualcuno dirà: ma nel 1995 non eravamo ancora nell'euro! Eh ragazzi, nel 1995 era già cominciato il grande sforzo per esserne degni!

Sarà per questo che chi ha un lavoro deve faticare di più per meno soldi e meno diritti, mentre c'è tanta disoccupazione, cioè tante risorse produttive inutilizzate? Sarà per questo che gli imbecilli a loro insaputa spiegano il fatto con la teoria dell'automazione che uccide il lavoro? Non sarà, invece, che un paese con una dotazione tecnologica inferiore (cioè con capitalisti che NON investono in innovazione) posto in competizione con un paese con dotazione tecnologica superiore (con capitalisti che investono in innovazione) e con una stessa moneta, altro non può fare per reggere il confronto che sfruttare di più i lavoratori? Ah no, la colpa è della tecnologia che uccide il lavoro!

Non sarà che ai capitalisti italiani non è parso vero di scaricare sui lavoratori il costo della concorrenza internazionale senza dover correre il rischio di investire (e rischiare) di loro, con il sovrappiù di dargli la colpa quando le cose vanno male?

POSSIBILE, direbbe un civatino!

Non sarà che, dopo aver venduto il loro paese al grande capitalismo renano (cit. Romano Prodi) che avrebbe dovuto educarci&disciplinarci, i capitalisti italiani sono ora pronti a tutto pur di non fare i conti con la Nazione?

ImPOSSIBILE, direbbe un civatino!

E invece no, dicono i sovranisti: i conti con la Nazione si faranno! Non è POSSIBILE, è sicuro.

19 commenti:

  1. Con te non si puo' che essere d'accordo , ma guarda che stai imboccando una brutta strada , stai diventando , forse , un marxista ? Si perchè per loro la crisi è dovuta a S > I , risparmio maggiore degli investimenti .
    Altrocchè marxisti dell'Illinois .

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  2. La tecnologia c'entra comunque.
    E'vero che chi investe in tecnologia, tendenzialmente aumenta l'occupazione, ma se prescindiamo dal confronto tra paesi differenti, rimane il fatto che mi pare ben difficilmente contestabile l'affermare che l'automazione indotta dalla tecnologia complessivamente l'occupazione la riduce, anche se paradossalmente ciò avviene nel paese dove non si usa, ma questo alla fine è solo un dettaglio.
    Se ciò non dovesse avvenire, allora il miglioramento tecnologico darebbe luogo ad un aumento del PIL: ma siamo certi che sia una buona soluzione?

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  3. "mi pare ben difficilmente contestabile l'affermare che l'automazione indotta dalla tecnologia complessivamente l'occupazione la riduce, anche se paradossalmente ciò avviene nel paese dove non si usa, ma questo alla fine è solo un dettaglio"

    Il diavolo si nasconde nei dettagli. Mi tocca citare Illo: ci sono cose che se potessero essere capite non andrebbero spiegate (prima legge della termodidattica).

    Ma è già molto che tu colga il dato per cui la disoccupazione è più alta nei paesi con dotazione tecnologica inferiore. Un altro piccolo sforzo e capirai che la disoccupazione è un fatto politico, niente altro che un fatto politico, ovvero una questione di distribuzione del potere. Quando lo capirai, sarà come un'illuminazione sulla via di Damasco.

    Però io ti prometto un post sull'argomento.

    p.s. fammi togliere un sassolino dalla scarpa. In situazioni come questa mi farebbe molto piacere poter contare sulla consulenza di persone professionalmente più preparate di me, e in fondo era questo che mi aspettavo da Illo come corrispettivo per quel poco, o men che poco, che avevo fatto per lui. E' andata come è andata, per cui dovrai accontentarti di un post monco.

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    1. Caro Fiorenzo, rifugiati pure sul trono da cui sentenzi che io non ho capito, rimane il fatto che tu non hai capito cosa ho scritto, oppure l'hai capito ed hai parlato di tutt'altro.

      Il problema del rapporto tra occupazione, tempo di lavoro, salari e sviluppo tecnologico è enorme, e trovo del tutto inadeguato citare statistiche comparative tra paesi, perchè non coglie il nocciolo della questione, tutto qui.
      Non dico che risolveremo un simile problema parlandone qui sul tuo blog, tu, i tuoi aficionados, ed io, ma mi parreebbe comunque un progresso capire che esiste un simile problema ed è forse il problema economico centrale, ed ad esempio la mia posizione è che ciò esclude sin dall'inizio che la stessa sopravvivenza dell'umanità sia compatibile con il capitalismo, foss'anche nella versione keynesiana.
      La tua mi è sembrata una banalizzazione del problema, e tu mi rispondi stabilendo con un'autorità che non hai quanto sia la percentuale di cose che ho capito: vabbè, posso dire che sei in linea perfetta con il clima medio dell'intolleranza in ambito sovranista, puoi stare tranquillo.

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    2. Il tono è dovuto al fatto che, per errore, credevo di rispondere a Fabio, con il quale si è creato un rapporto confidenziale. Quando ho capito che avevo risposto a te era ormai troppo tardi, e non ho potuto far altro che attendere la tua risposta risentita. Che è giustamente arrivata.

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  4. Più che altro direi che il grado di avanzamento tecnologico, ai salari d oggi, è indice di alta disparità nei guadagni.
    Lavoro nell automazione e vedo stabilimenti che producono 20 tir al giorno di materiale mandati avanti da 15 operatori alla volta...
    Quegli stabilimenti hanno anche dietro il lavoro di progettazione di macchine e tutto però con certezza posso dire che la quantità di prodotto...e quindi di futuro profitto, contenuta in quei 20 tir dovrebbe permettere di dare a chi lavora salari ben più alti di quelli di oggi giorno.
    Per cui se oggi un uomo coadiuvato da macchine fa il lavoro che nei paesi arretrati è quello di 100 uomini...ma il suo salario è solo 10 volte più alto...è ovvio che altri si stanno arricchendo e che la tecnologia sta vendendo comunque usata in modo sbagliato.
    Se non per ridurre la forza lavoro quantomeno per aumentarne la produttività senza riconoscere pari aumenti di compenso.

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  5. Chi investe in tecnologia è il padrone, perché l'aumento di produttività che ne deriva dovrebbe remunerare il lavoratore?

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    1. Lei, caro Grimaldi, ha capito tutto (sebbene sia un piddino). Ma lei, TU daje, sei un piddino intelligente! Per quale ragione l'aumento di produttività conseguente a un investimento privato dovrebbe finire nelle tasche del lavoratore?

      E che ce li ha messi lui li sordi? E volemo mette er rischio d'impresa? E gli affanni, e le preoccupazioni, e l'amante che nun s'accontenta mai, e la moje che puro lei c'ha diritto a quarche soddisfazzione! Pe' nun parla' de li fiji, rigorosamente de mignotta... Ma sai che te dico? Io faccio comunella co'r grande capitale e a 'sti stronzi je dò 'nculo! Che me fanno causa quanno se fanno male e 'sti cazzo de sindacati je danno puro raggione! 'Sti fiji d 'na gran mignotta! Che mi moje, senza dubbio gran troja, ar confronto è 'na santa!

      E così, daje te tacco daje de punta, il popolo si è diviso. Piano piano gli aumenti di produttività sono finiti nelle tasche dei sempre più ricchi, e ovviamente anche la struttura produttiva si è messa al loro servizio. Ci dicevano: "tranqui, che qualcosa colerà verso il basso e ce ne sarà per tutti". Ahò!

      Ora il bello (o il brutto) è che tutto ciò non è avvenuto per effetto di una dinamica "naturale" del sistema, una cosa insomma che è così perché altrimenti non può essere, bensì per effetto di una lunga, paziente, determinatissima azione politica, spacciata però per "dato naturale". Ovvero: è la tecnologia bellezza, che distrugge posti di lavoro!

      E così i fessi se ne fanno una ragione.

      Orizzonte48 chiama tutto ciò ordoliberismo, e ne ha ben individuato la natura. Nell'ambito di questa fase della lotta di classe coloro che convengono sul punto che la democrazia è l'unico antidoto possibile, e che questa è possibile solo nel perimetro degli Stati nazionali, si riconoscono chiamandosi sovranisti.

      Benvenuto fratello sovranista piddino Ippolito! Ce ne fossero tanti come te...

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    2. Sai bene che la mia domanda era provocatoria, chiamala se vuoi maieutica.
      ti segnalo a proposito di ideologia ordoliberista l' ultimo intervento della deputata della mia città sulla natura dell' acqua pubblica e di come sia stato travisato il senso delle sue parole, specialmente dai grillini che, come al solito ultimamente, non ci capiscono più un cazzo della pericolosità di certi ragionamenti, non cogliendone la vera matrice.

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    3. Mi sembra un ragionamento impeccabile.
      Anzi ringraziamo il povero capitalista che fra una milionata e l altra di profitto riesce a far la buona azione di dare lavoro a qualche decina di persone in più...come sono umani loro...

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    4. Non sono solo i padroni piccoli e grandi a pensarla così, quella frase mi è stata detta da un operaio, leghista tra l' altro.

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  6. In effetti la vita del padrone è una vitaccia proprio. Non farei mai a cambio.
    Vuoi mettere la tranquillità di non dover fronteggiare imprevisti? La certezza di sapere che dovrai negoziare come Denzel Washington per aver pagati gli straordinari?
    Tua moglie che tanto è sicura fin da subito che vi indebiterete per 25 anni per comprare casa?
    Le certezze sono la cosa più importante.

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  7. Molti piccoli imprenditori si sono suicidati negli ultimi anni

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    1. Bisogna sapere cosa sono i così detti piccoli imprenditori per poterne parlare.

      Io, ad esempio, so cosa sono molti piccoli imprenditori del Nord Est. Si tratta per lo più ex artigiani e operai semi-analfabeti, spesso perfono incapaci di esprimersi in italiano. Costoro, al tempo delle vacche grasse, hanno sfruttato senza ritegno e fino all'iverosimile i propri dipendenti (per lo più stranieri), facendo strame dei loro diritti umani e di ogni più basilare regola di tutela del lavoro. Finita l'età dell'oro, alcuni di essi si sono tolti la vita perché non sopportavano l'idea di dover retrocedere socialmente a ciò che erano originariamente e di dover conseguentemente rinunciare ai beni status symbol della più elevata posizione conquisitata con la brutale schiavizzazione dei loro simili. Riposino in pace!

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    2. Anche molti disoccupati ex lavoratori dipendenti si sono suicidati...

      ad ogni modo il piccolo imprenditore...quello da 10-20 dipendenti...è un caso a parte e non può essere annoverato fra i padroni nel senso classico del termine. C è il caso descritto da Claudio Silvis (direi quello più frequente) ma c è anche quello che fatica 12 ore al giorno per tenere su la baracca e accetta di contrarre altri debiti pur di non licenziare nessuno.

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    3. Il mio è un invito a riflettere,a non dividersi in questo momento tra lavoratori, salariati,liberi professionisti, commercianti, piccoli imprenditori ed a restare uniti come popolo

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    4. Mettiamola così: se esiste una coscienza infelice della borghesia, per a/simmetria esiste un'anima nera del popolo.

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  8. il punto è che ad oggi tutt'ora i liberi professionisti in difficoltà...i piccoli imprenditori non falliti ma che hanno ridimensionato drasticamente lo stile di vita...

    tutt'ora si sentono superiori ai salariati e da essi cercano di mantenere le distanze.
    i piccoli padroni non ancora falliti tutt'ora cercano appoggi alti invece di accettare di far fronte comune coi deboli.

    questo schifoso desiderio di voler esser superiori a qualcuno come ragione di vita va estirpato alla radice.

    e se fra gli ex piccoli padroni c'è qualcuno che ha capito che la propria parte è fra il popolo....è solo perchè è appunto diventato EX.

    la mentalità del provare soddisfazione nell'altrui inferiorità è un cancro è IL CANCRO.

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    1. Hai perfettamente ragione, ne scrivevamo giusto qualche giorno fa a margine di un post del Pedante dell' invidia sociale verso il basso ed anche dei popoli europei delle formiche nei confronti dei popoli europei delle cicale.

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