domenica 24 aprile 2016

Uber (re)act e Qbit (spezzeremo le reni alla Merkel)

Link correlato: «Uber Act»: come liberare il Paese dalle piccole caste - di Luigi Zingales - 24 aprile 2016

Prima di leggere il mio post leggete l'articolo di Luigi Zingales che ho linkato.

Fatto? Bene, adesso collegate i neuroni. Zingales ci dice "La battaglia per la liberalizzazione del mercato dei taxi non mi aveva mai entusiasmato". Ma ora ha cambiato idea. Questo perché "L'entrata di servizi come Uber (oggi ce ne sono molti) non è un gioco a somma zero. Riducendo il costo, Uber aumenta enormemente la dimensione del mercato dei trasporti a pagamento. E non lo fa necessariamente riducendo il compenso del guidatore, ma riducendo i tempi morti. L'inefficienza è data dal tempo che un taxista passa inattivo aspettando chiamate. Più questo tempo viene ridotto dalla tecnologia, più ci guadagnano sia il guidatore che il passeggero".

Notate, vi prego, l'arte retorica dello Zingales. Prima scrive "non lo fa necessariamente riducendo il compenso del guidatore" (dal che si evince che molto probabilmente, ben che vada, il compenso resta lo stesso) bensì "riducendo i tempi morti".

E già mi immagino le connessioni neuroniche dei lettori condizionati dalla narrazione liberista che fanno clack clack e giungono alla conclusione che sì, lo Zingales ha ragione! Che poi, da un po', è anche critico dell'euro, e allora non è sicuramente un fanatico. Non è così! Lo Zingales compie un'operazione basata su una doppia falsa premessa, ovvero che qualsiasi progresso tecnologico sia benefico in sé perché aumenta l'output, e che sia neutrale dal punto di vista della redistribuzione del reddito. Entrambe sono scorrette, e l'esempio del tassista lo dimostra in modo lampante.

Primo, perché il fatto che il tempo di lavoro del tassista sia sfruttato al massimo non significa automaticamente che i prezzi scenderanno: questo dipende da come il plusvalore aggiuntivo verrà distribuito. Potrebbe accadere quello che è sempre successo ogni volta che la gestione di un servizio è passata dall'essere nelle mani di una pluralità di piccoli soggetti in quelle di grandi organizzazioni: in un primo tempo il prezzo diminuisce, poi aumenta. Si chiamano monopoli, o oligopoli.

Secondo, perché è riconosciuto dallo stesso Zingales che il tassista non avrà più tempi morti. Cioè il suo carico di lavoro aumenterà mentre il suo reddito diminuirà.

Terzo, perché il fatto che molti di più prenderanno il taxi implica una diminuzione del numero di automobili vendute, e anche questa non è una faccenduola da trascurare.

Visto che i lettori di questo blog non sono liberisti, e che i vostri neuroni sono connessi (i nostri fanno tonf tonf: siamo gente all'antica) immagino che abbiate già capito dove sta il verme della bella mela che lo Zingales ci presenta: poiché ogni cambiamento tecnologico è un'occasione per rimettere in discussione lo schema redistributivo esistente, questo fatto deve essere messo in ombra da un'immaginifica narrazione. Un'operazione alla quale lo Zingales si presta con fervore.

Non so perché, ma questa tecnica dell'arte retorica mi fa pensare alla nouvelle cuisine: avete presenti quei piatti striminziti tutti decorati che finiscono in un mezzo boccone ma costano uno sproposito? E giù chiacchiere e chiacchiere per convincere i gonzi che fa tanto figo pagare un occhio della testa per un bocconcino ridicolo? Solo che io sono ciociaro e preferisco il classico piatto di fettuccine, un secondo di carne arrosto, contorno, vino, caffè e ammazza caffè. Il tutto a 25 euro, con mancia al cameriere.

Il punto è che la logica liberista rifiuta di affrontare il problema della redistribuzione degli aumenti di produttività, in omaggio all'assioma secondo il quale quel che conta è l'aumento del PIL. Questo, poi, in un modo o nell'altro, colerà verso il basso. E infatti:


Però Zingales ci dice che bisogna liberare il paese dalle piccole caste. Evidentemente è già stato liberato dalle grandi caste, o no? Perdincibacco, abbiamo liberato l'Italia dalle grandi caste e adesso vogliamo rinunciare a crescere per non toccare gli immondi privilegi delle piccole caste? E daje!

Io lo vorrei vedere, lo Zingales, il giorno in cui noi ingegngngnieri inventeremo il computer quantistico capace di insegnare all'università meglio di qualsiasi professorone! Niente più affollate aule universitarie, fine dell'odioso arbitrio dei docenti universitari, niente più pubblicazioni redatte col sudore dei laureandi ma firmate dal professorone, basta criteri di valutazioni del pedigree di ricercatore, ma solo quanti Qbit ogni università potrà offrire! Secondo me, se ciò dovesse mai accadere, lo Zingales si iscriverebbe ai marxisti dell'Illinois.

La verità (mi perdonerete se sono apodittico ma la cosa mi appare così evidente che non ho voglia nemmeno di sprecarmi - e poi devo finire di scolarmi la bottiglia guardando la luna calante nell'incanto del mio giardino) è che il modo di produzione determina la distribuzione del reddito, e la distribuzione del reddito determina il modo di produzione.

Il che significa che quando il modo di produzione cambia velocemente, come è avvenuto negli ultimi decenni, altrettanto velocemente cambia la distribuzione del reddito; e che distrarsi in periodi come questi bevendosi le favolette degli Zingales, rilanciate per altro dall'opaco staff che governa il M5S mentre gli attivisti ronfano sonoramente, è cosa da somari.

[Chiosa: la distribuzione del reddito così come il tasso di occupazione (e il modo di produzione che determina entrambi) sono fatti squisitamente politici. Coloro che parlano di redditi di cittadinanza o quel che vi pare sono, nella migliore delle ipotesi, liberisti a loro insaputa. Nella peggiore trollazzi a libro paga.]

Lo Zingales dapprima osserva che:

 "la tecnologia permette non solo di produrre meglio ciò che veniva già prodotto (il servizio taxi), ma apre nuovi mercati e crea nuovi modi di produrre", poi si straccia le vesti "Tutto questo in Italia è bloccato. Uber .. non può operare in quello dei normali trasporti urbani, per proteggere il valore della licenza di pochi taxisti. È una metafora del sistema Italia. Per proteggere le rendite di pochi, si blocca l'innovazione e il progresso, non solo a danno dei più, ma anche a danno dei più deboli".

Infine l'ideona:

"[Renzi] dovrebbe fare come fece Obama all'inizio della sua amministrazione: nominare un esperto di regolamentazione (come Cass Sunstein) e con un unico atto eliminare tutte le regole inutili e tutte quelle il cui unico scopo è proteggere una piccola casta. Visto che al nostro premier piacciono nomi immaginifici, gliene suggeriamo uno: Uber Act. Sicuramente piacerà anche alla cancelliera Merkel"

Il succo della proposta è che la democrazia, cioè confrontarsi con gli interessi reali e concreti esistenti, è una perdita di tempo. Dobbiamo domandarci: perché questa fretta? Forse per salvare l'euro tagliando i costi di produzione interni? Nobile intento, nevvero? D'altra parte, dopo aver tagliato i privilegi delle grandi caste (nevvero?) ora è il tempo delle piccole caste, o vogliamo ostacolare il progresso? Dai su, un altro piccolo sforzo! Si passa il referendum confermativo di ottobre e poi si abbattono le piccole caste. A quel punto spezzeremo le reni alla alla Merkel! De gustibus non est disputandum.

16 commenti:

  1. "Auschwitz inizia quando si guarda ad un mattatoio e si pensa: sono soltanto animali." (Adorno)

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  2. Questa citazione apparentemente fuori tema, retorica, fanatica, o quello che più piaccia per delegittimarla, era per introdurre una sensazione - della quale mi assumo ovviamente la responsabilità, ma che altro non potrebbe essere che sensazione, appunto -: tu, caro Fiorenzo, mi sembri animato da sincero desiderio di giustizia sociale, ma da altrettanto sincero desiderio - conscio o meno, non sta a me deciderlo - di stabilire chi e come se la meriti, 'sta giustizia sociale. Una sensazione, la mia, che avevo avuto pure con riguardo al Bagnai, altro fiero sostenitore del cibarsi - che è ben altro da nutrirsi, manco a dirlo - in modo cosiddetto tradizionale.

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  3. Sinceramente non capisco cosa tu voglia dire. Puoi spiegarti meglio?

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  4. Voglio dire che se davvero te ne importa dei più deboli, almeno sollevare - con se stessi o in un pubblico contesto come questo - la questione di quei deboli che fanno una triste fine per finire nei piatti, beh... sarebbe più coerente, a mio modesto avviso. Spero di essere riuscito ad esprimermi in modo chiaro. Riconosco di avere dei limiti, in tal senso. Grazie comunque per la possibilità di espressione che sempre ci dai qui. Cosa non da poco, al netto di captationes benevolentiae!

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    1. È di estrazione borghese, cosa pretendi?
      Poi è un insegnante,quindi abituato a riconoscere le disuguaglianze intellettive ed a dargli il giusti peso.

      Aho, se scherza nè?

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    2. Sì, ma se non ricordo male lamentava un calo delle facoltà intellettive dei gggiovani d'oggi. Quindi...

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  5. P.S. Mi sono rifugiato dietro l'illustre filosofo più per scarsa autostima che per abbondante modestia.

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    1. Mi dispiace ma continuo a non capire. Mi stai chiedendo di fare un post contro l'uccisione a fini alimentari degli animali?

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    2. Credo si voglia riferire polemicamente alla tua notazione relativa alla preferenza che hai espresso per le fettuccine e la grigliata mista rispetto alle pietanze della nuovelle cuisine. Spero solo di sbagliarmi.

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    3. Ovviamente non ti sto chiedendo nessun post né presa di posizione, se questa tua ultima domanda non era retorica. Mi sono soltanto concesso uno sfogo (tanto morigerato, forse, da risultare ermetico). È che ne ho abbastanza piene le scatole di chi si solleva contro ingiustizie perpetrate da altri ma pare non porsi il problema di quelle cui prende parte. Tipo sbafarsi animali, per essere chiari ad abundantiam.

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    4. Ti dirò, Alessandro, che per 14 anni della mia vita (dai 24 ai 38) sono stato rigorosamente vegetariano. Poi, da quando sono tornato in Ciociaria, ho ricominciato, ma con moderazione. Gli è che certe volte mi mettono sotto il naso pietanze a base di carne così buone, ma così buone, che i miei principi salutistici (non morali: salutistici) se ne vanno a farsi friggere.

      Da queste parti mucche, capre, conigli, bufale (un po' meno), galline, lepri etc. non sono d'allevamento. Non so se mi spiego. E' l'altra faccia della medaglia dell'avere, come in questo momento, le scarpe appesantite dal fango dopo un pomeriggio passato a ruspare nell'orto.

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    5. Colpa mia. Attraverso una fase acuta di aggrovigliamento sintattico e semantico. 'Nzo manco io come ca... parlo, 'nsomma!

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  6. Apprezzo l'onestà intellettuale di questa tua ultima risposta. Nonché la tua disponibilità al dibattito.

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    1. Io sono vegetariano (per motivi etici, non salutistici) dal 1996. Quando non mangio fuori casa (amici o ristoranti) sono anzi vegano, ho fatto sette anni di volontariato in una rifugio dell'ENPA etc. etc..

      Detto questo, a parer mio il tuo intervento sul blog onestamente non l'ho capito. La scelta vegetariana (anche se per motivi morali/etici) e' appunto una scelta personale, e non credo vada tirata fuori anche quando si discute palesemente di altri argomenti.

      Se questo fosse un Blog, che so, sulla medicina (sperimentazione animale) o sull'agricoltura (allevamento di animali) ci potrebbe anche stare, come tema - ma sostenere che uno non deve preoccuparsi di Sovranismo o vulnus democratico se prima non si preoccupa dello sfruttamento animale mi pare francamente del tutto fuori luogo.

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    2. "Sostenere che uno non deve preoccuparsi...". Dove l'avrei sostenuto, io? In questi termini, almeno. Quanto poi al fuori tema che mi sono concesso col mio intervento, grazie per l'appunto: "repetita...". Vorrei piuttosto risponderle su altri punti del suo discorso, ma credo d'aver abusato abbastanza della cortese pazienza del padrone di casa.

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