sabato 11 giugno 2016

La sociopatia dell'offertismo


La spiegazione che, della crisi, offre il mainstream, è quella basata su una carenza di offerta. Ovvero siamo poco produttivi - diciamolo: un po' pigri come tutti i popoli del sud - poco aperti all'innovazione, oltre che corrotti e familisti, va da sé. Per gli "offertisti" il problema non è la domanda (ma quando mai!) bensì l'offerta, per cui la crisi è conseguenza della nostra incapacità di reggere la concorrenza internazionale. Sono tutti più bravi e laboriosi di noi, più onesti, più avvezzi alla durezza del vivere (che stiamo riscoprendo, come auspicato dal "compagno" Padoa Schioppa).

Questo è il frame nel quale vivono milioni di italiani, grazie anche al contributo dei maledettamente stupidi grillinos, quelli che adesso vogliono rendere "pubblica" la Banca d'Italia per "assicurare l’assoluta indipendenza dell’arbitro" (sic!).

Ora chiedetevi: non è forse vero che, da qualche anno, il vostro modo di lavorare è stato vieppiù riempito di incombenze assolutamente inutili, che tuttavia occupano il vostro tempo e vi procurano stress? Riunioni, riunioni, riunioni, incontri di formazione, procedure minuziose da rispettare per produrre documentazione assolutamente inutile, direttive sconclusionate e quant'altro? Perché accade ciò? Forse perché il mondo si è improvvisamente riempito di idioti?

Verrebbe da rispondere di sì, ma voglio proporvi una spiegazione alternativa: è una conseguenza dell'offertismo, per cui è necessario tenervi sotto pressione anche quando in realtà, per mancanza di domanda, non c'è un fico secco da fare. Hai visto mai che vi impigrite? L'importante è tenervi in tiro, belli allenati a faticare, cosicché quando verrà l'araba fenice della ripresa sarete già abituati a sgobbare (ovviamente non per voi, ma per chi vi spreme dalla nascita al catafalco).

E' una riflessione che mi è venuta in mente in questo periodo in cui sono stato impegnato nei lavori di ristrutturazione della mia casa. In questa circostanza io ero il "padrone" e, siccome sono inesperto, mi è capitato di non essere sempre capace di organizzare al meglio il lavoro degli operai. Quando ciò è avvenuto costoro non sapevano cosa fare (mancava questo e quell'altro) ma io dovevo pagarli lo stesso, ed ho sentito nascere nel profondo del mio cuore il bisogno di vederli comunque "operosi": hai visto mai che si abituavano a non fare una beneamata fava? Gli unici che non mi hanno dato problemi del genere sono stati quelli che hanno lavorato non da salariati, bensì da liberi professionisti, "a risultato", perché, se non c'era niente da fare, mi salutavano e andavano da qualche altra parte (e poi riprenderli era un problemone). Però i salariati sono la maggioranza, anche se a molti è stato fatto credere di essere liberi professionisti. Aggiungo che si è "salariati" tanto più quanto la domanda di lavoro è scarsa.

La "ripresa" tarda ad arrivare? L'offertista ti chiede di lavorare di più, a costo di complicarti la vita. L'importante è che lavori, che non ti abitui a non fare niente; poi, quando la ripresa arriverà (ma arriverà?) ti toglieranno tutte le incombenze stupide e inutili e ti chiederanno di lavorare veramente. Tanto sarai abituato a fare il servo.

Se la "ripresa" arrivasse per davvero ci toglierebbero rapidamente tutte le stupide incombenze con cui ci tengono in tiro. Una riunione a 200 km di distanza per rimasticare scemenze risapute? Scherziamo? Vai dai clienti prima che lo faccia la concorrenza! E la cartaccia che adesso devi compilare? Lascia stare, corri prima che arrivino quelli là, tanto chi le legge queste fesserie?

Ma la domanda non c'è! E non c'è perché, dicono gli "offertisti", non lavori abbastanza. E dunque lavora di più e con meno soldi!

Forse mi sbaglio e sto dicendo delle fesserie (io non sono un micro-economista ma...) però sospetto che in questo modo di vedere le cose possa esserci del vero. Forse la sociopatia burocratica del fare cose inutili e insensate è veramente alimentata dall'eclissi della domanda effettiva di beni e servizi, unita alla necessità di tenere impegnata l'organizzazione produttiva in attesa di tempi migliori. Solo che, con il protrarsi di questa situazione di debolezza della domanda, continuare il gioco comincia a produrre effetti devastanti e di massa, soprattutto sul piano psicologico. Parlo con la mitica ggente e, quotidianamente, raccolgo lamentele sul fatto di essere costretti a fare cose inutili e improduttive. La ggente penZano, non avendo chiara la situazione, che se gliele togliessero potrebbero lavorare più efficacemente e guadagnare financo di più, ma non gli viene in mente che, invece, devono fare cose inutili perché non c'è abbastanza da fare per tutti. Perché la domanda langue.

L'importante è che la ggente sia impegnata, anche a non fare niente. Sapete, l'ozio è il padre dei vizi, cioè del disordine. Dio non voglia della rivoluzione.

2 commenti:

  1. Come economista teorico , ormai dovrebbero darti la laurea ad honorem , honoris causa , ma come economista pratico ? non ti sei fatto fare , prima di iniziare i lavori , preventivi chiavi in mano ? ma , lo so , dai , è solo per la narrativa , però ti dimentichi che per il nostro capitale la domanda è quella estera e non quella interna , imperialismo , direbbero i marxisti dell'Illinois .

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    1. La laurea honoris causa me la dovrebbero dare in libellistica teorica e applicata.

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