mercoledì 19 luglio 2017

Metà del mese di luglio è già trascorsa - di Vincenzo Cucinotta

Ri-pubblico un post di Vincenzo Cucinotta su Fb lasciando aperti i commenti a chiunque. La questione posta da Cucinotta è essenziale e mi piace che anche i frequentatori di questo blog, compresi i vituperati anonimi, abbiano la possibilità di esprimersi. Anche perché, passata l'estate, si dovrà fare la conta tra chi ci sta a impegnarsi e a spendersi nella conta elettorale, e chi invece no. Gli Unni di Attila sono alle porte: se non ora quando?

Metà del mese di luglio è già trascorsa, incontri e dibattiti nell'area sovranista, l'ultimo quello di sabato 15 a Pescara, non ne mancano, le elezioni legislative sono sempre più prossime, ma le questioni in sospeso tali rimangono, non si intravvede nessuna proposta concreta che possa portarci fuori dalle secche in cui ci troviamo.
Ad un osservatore esterno, potrebbe apparire come se i sedicenti militanti sovranisti credessero che il massimo del compito che spetta loro, sia quello di analizzare, imprecare, contraddire, insomma chiacchierare, nulla di più di questo, in particolare nulla di realmente operativo.
Su questo piano, correggetemi se sbaglio, chi è un cane sciolto come me risulta indistinguibile da chi invece milita in una specifica organizzazione. La recente esperienza elettorale in taluni comuni dimostra che non v'è radicamento alcuno nella società, che nelle organizzazioni esistenti, più di qualche dibattito pubblico e di confronto sul web non si va, tranne qualche minuscola eccezione. Mi risulta che in qualche organizzazione, non si riuniscono neanche regolarmente gli organi direttivi,e così i collegamenti tra i membri avvengono via fb.
La questione che ormai da tanti mesi mi pongo è come fare uscire l'area sovranista da questa fase logorroica e senza apparente costrutto, malgrado non manchino certamente le adesioni e le intelligenze.
Ecco, il punto mi pare è quello di convincersi fino nel più profondo della nostra coscienza che SIAMO IN GUERRA.
E' una guerra che non abbiamo mai scelto di combattere, sono i capitalisti globali, le cosiddette elite, che hanno dichiarato unilateralmente guerra all'Italia, alla nostra patria, godendo purtroppo della complicità di chi ci governa e di chi ci dovrebbe informare, vergognosamente schierati col nemico esterno.
Se dopo tante discussioni, tante brillanti analisi, non abbiamo ancora capito che l'Italia è sotto attacco per una serie di ragioni che noi sovranisti dovremmo sapere e che anzi dovremmo essere in grado di comunicare efficacemente agli Italiani che ne sanno meno di noi, allora sarebbe il caso di desistere dal pensare di poter dare un qualsiasi contributo alla lotta patriottica.
Guardate la Grecia, a cosa si è ridotta per azione delle elite con la vergognosa complicità di Tsipras, che è stato l'esecutore ideale deli nemici del suo popolo. La Grecia illustra perfettamente cosa ci sia in palio, quale sia l'oggetto della guerra che c'hanno dichiarato, e di fronte ad una guerra dichiarata, non sentirsi coinvolti corrisponde a una diserzione vera e propria.
Entriamo ora nel merito del meccanismo che permette questa situazione, un gruppo di persone informate e consapevoli, ma nello stesso tempo per niente incisive.
La mia tesi è che sia il condizionamento culturale da parte di chi controlla i media, a mettere a punto un perverso meccanismo di neutralizzazione dei possibili oppositori.
Tale condizionamento opera attraverso due principii che vengono inculcati nelle menti non del popolo, ma di coloro che si dovrebbero candidare a rappresentarlo e dirigerlo, quel ceto istruito che potenzialmente corrisponderebbe a una classe dirigente di ricambio.
Il primo principio è quello per cui i capitalisti, quelli che comandano sono praticamente onnipotenti ed anche eterni. detengono un potere illimitato e per sempre.
Si capisce che partendo da un simile assunto, la politica smette di essere un'attività sensata, al massimo ci si può esercitare ad analizzare a fare previsioni, insomma a comportarsi da spettatore.
In realtà si tratta di una credenza non solo falsa ma addirittura assurda. Forse, ogni tanto non sarebbe male ricordare che questi padroni del mondo sono nostri simili, soffrono delle stesse nostre debolezze, sono soggetti alle stesse esigenze e dipendono anch'essi da emozioni del tutto analoghe alle nostre. Non ha senso credere che noi uomini non possiamo sconfiggere altri uomini: malgrado l'assurdità di questa convinzione, essa è diffusissima e ogni ragionamento come quello che qui tento di svolgere, non fa breccia su qualcosa che è stato installato nel cervello della gente giorno dopo giorno con grande continuità.
L'altro concetto che completa il quadro del disimpegno politico è quello per cui ognuno di noi avrebbe diritto alla felicità, e che quindi alla fine qualunque cosa facciamo, lo facciamo per nostro personale e privato piacere e soddisfazione.
Il quadro così è perfetto, da una parte un nemico imbattibile, dall'altra un'impossibilità di costruire una esperienza collettiva, ognuno è un individuo isolato, un atomo che come tale non ha alcuna capacità di combattere.
Ogni esperienza collettiva viene così severamente ostacolata, non si può fare massa critica se non nella eventualità del tutto improbabile che le esigenze personali per un fatto miracoloso coincidono e quindi solo in queste specialissime ed improbabili situazioni si può costituire un progetto comune.
Anche questa credenza è del tutto priva di fondamento, la politica non può e non deve essere declassata a passatempo in un mondo che ci vede come eterni bambini, impegnati solo a nutrire le nostre personali esigenze senza riguardo alcuno a un'esigenza collettiva obiettiva.
A questo veleno ideologico sparso abbondantemente da chi controlla i media, io oppongo l'evidenza che nessuno è imbattibile, ed anzi ci sono ragioni concrete di credere che prorpio questi padroni del mondo, a fronte di un potere enorme, stiano coltivando da sè i germi della loro disfatta, un suicidio del capitalismo come dicono alcuni per eccesso, per un'avidità senza più alcuna razionalità, il massimo potere coniugato al massimo di infantilismo.
Oppongo altresì all'individualismo egocentrico tipico dei bambini, la necessità di crescere, di diventare adulti e come tali sapere anteporre al proprio particolare una causa collettiva.
E quale causa collettiva è più degna di essere perseguita di quella di salvare la propria patria ed attraverso di essa l'umanità stessa, ormai preda di questi avidi potenti che attentano alla nostra stessa sopravvvienza? Dobbiamo forse aspettare di essere completamente schiavizzati perchè dobbiamo tenere lontano da noi ogni potenziale sofferenza?
Oggi è il momento di raccogliere tutte le nostre energie e metterci in gioco, oggi e non domani la storia ci chiama a ribellarci a un potere così cieco e crudele, mettendo da parte gli interessi strettamente personali, mediando le legittime aspettative personali con la causa comune, all'interno di essa e non al di fuori sacrificando ogni prospettiva di lotta comune.
La guerra è già in corso, non disertiamo, facciamo il nostro dovere, e iniziamo con il costituire un organismo collettivo rappresentativo dell'intera area sovranista che si dia un regolamento ed un'articolazione sul territorio.

7 commenti:

  1. La risposta a questo bel post penso la si possa trovare nella " società liquida " di Z. Bauman , avevo già stimolato Fiorenzo in tal senso , ma...I poteri forti sono forti perchè è il popolo che li rende forti , non era cosi' quando c'era l'URSS .E concordo ,i poteri forti sono allo stesso tempo deboli , se non hanno l'appoggio popolare , l'esempio lo abbiamo avuto alle amministrative di Verona del mese scorso dove i poteri forti , tra cui l'Opus Dei ,e ho detto tutto , appoggiavano il PD ,che non è neanche arrivato al ballottaggio .Per inciso , a Verona , nel centro storico ,dove vive la borghesia vince sempre la sinistra , eppure Verona è una città notoriamente di destra , perchè è il popolo vuole cosi',e non i poteri forti .

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    1. Pienamente d'accordo. Non esistono poteri forti senza qualcuno che li considera tali.

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  2. L'errore di fondo è quello di credere che il problema vada risolto parendo dalle elezioni politiche.
    Il ragionamento sottostante è quello di cercare consenso politico in ambito elettorale, cioè partitico.

    Le basi di un sistema sociale funzionante e sostenibile sono legate al lavoro e a quello che gli ruota attorno.
    Al posto di "fare er partito", bisognerebbe "fare er sindacato".
    Creare certo una struttura politica, ma legata al lavoro, che sappia unire la parte produttiva del Paese sull'unica cosa che ha la capacità di dare un'identità condivisa; il lavoro.

    Ecco che si avrebbe anche una certa possibilità economica, senza la quale si risulta sempre essere come dei cercatori di "cadreghe" (come in realtà mi è parso rispetto a quasi tutti i "sovranisti" cui ho avuto a che fare).

    La struttura istituzionale necessaria farebbe anche da struttura politica pratica, pronta a funzionare nel momento in cui gli equilibri contingenti dovessero crollare o per fattori endogeni o esogeni.

    Serve modificare sostanzialmente la prospettiva.
    La struttura politica non esiste di fatto senza che abbia fondamenta reali legate alla sostenibilità del sistema sociale.

    Bisogna smetterla di cercare soluzioni banali a problemi complessi.

    (...quella poi di riunirsi tramite social o simili è già la chiara dimostrazione di come non si abbia neppure la minima idea di come funzioni una comunità base, senza la quale non è possibile neppure risolvere i più banali - quelli si - problemi di un condominio...)

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  3. Ho fatto un po' di casino e così sostituisco l'intervento errato precedente.

    Sandro, chiariamo prima di tutto lo stato della situazione nel fronte sovranista, che è uno sviluppo del tutto eterodosso della tradizione politica della sinistra.
    In quest'area politica, in verità non c'è alcuna tendenza iperelettoralista, anzi direi che la tendenza di gran lunga prevalente è opposta.
    Potrei dire in modo sintetico, che prevale la frammentazione basata sostanzialmente sulla necessità di una serie di personaggi di garantirsi la propria leadership, apparentemente incapaci di condividere la direzione politica con altri.

    L'ipotesi della lista elettorale comune dell'intera area sovranista sorge non dalla volontà fin qui espressa da tutte le formazioni politiche sovraniste, ma soltanto da alcune di queste, e per quelle che vogliono presentarsi, l'ipotesi di metetrsi assieme agli altri non era stata presa in considerazione.

    Ho voluto precisare questi dettagli per chiarire come le formazioni sovraniste a bassa capacità organizzativa non sono per niente elettoraliste.

    Fiorenzo, io ed altri abbiamo preso l'iniziativa di costituire delle liste elettorali sovraniste attraverso un coordinamento tra le forze esistenti, con lo scopo di avere una rappresentanza in parlamento, di dare visibilità al sovranismo, di mettere assieme le poche forze esistenti per ottenere una capacità di incidere significativamente.

    Tu lo chiami elettoralismo, addirittura la corsa al posto in parlamento.

    Ti assicuro che ti sbagli, la fretta di presentarsi deriva da fattori obiettivi, ed è la velocità a cui procedono i fatti a livello globale.


    La scelta elettorale che naturalmente può apparire discutibile, è nella mia visione un'esigenza derivante dal quadro obiettivo politico mondiale, che apapre in forte movimento, con le elite economiche potenti ed aggressive, ma nello stesso tempo fragili.

    Si possono privilegiare i tempi interni al proprio percorso politico, si possono invece privilegiare i tempi che l'esterno ci detta, l'attualità politica con le sue urgenze.

    Ecco, la scelta elettorale guardava alla mobilità del quadro politico che, soprattutto a seguito di un 2016 davvero tempestoso, sembrava aprire scenari inediti in tempi brevissimi. Per quanto fin qui visto, seppure il quadro è sempre molto mobile, in questo scocio di 2017 le cose si muovono comunque meno velocemente che nell'anno passato.

    E' chiaro che se la situazione appare tale da fare intravedere cambiamenti repentini, guardarsi l'ombelico dovrebbe essere giudicato come un errore imperdonabile.

    La proposta però ripeto era innanzitutto quella di coordinarsi, scommettendo sullo stesso efeftto di comunanza per smussare divisioni e rivalità.

    Per quanto è dato capire oggi, avremo invece qualche lista sovranista (probabilmente più d'una) e non avremo invece l'organismo di coordinamento.

    Detto nel precedente commento sulla situazione sovranista che forse non conosci nei dettagli, ti dirò che anch'io credo che l'iniziativa dovrebbe partire da un piano più generale.

    Tu parli di un'iniziativa sindacale, su cui però dissento.

    La legislazione del lavoro è riuscita nel suo obiettivo di dividere i lavoratori tra loro, in base all'anagrafe, il settore di lavoro, la qualifica. Non è mi pare quindi un'azione sindacale che possa superare questi problemi, ma un'a<ione politica sul lavoro.

    In generale, penso che ci voglia un partito forte, un partito ideologico, e forse in quest'ottica si può meglio comprendere la natura tattica della presentazione di liste da parte di un coordinamento di organizzazioni partitiche differenti.

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    1. Non vedendo risposte da subito non ho più controllato per un po.

      Non intendevo accusare nessuno in particolare al riguardo dell'"elezionismo", men che meno te che sembri un'ottima persona e senza secondi fini, ma solo rilevare una impressione relativa ad atteggiamenti generici da parte di alcuni attori "sovranisti" coi quali ho avuto a che fare tramite circostanze tra loro differenti.

      Quanto al Sindacato lo ritengo un passo fondamentale ora che si può contare su un Think-Tank di massimo livello quale A/Simmetrie è.
      La divisione dei lavoratori è un fatto reale, ma una maniera per ovviare al problema penso la si possa trovare.

      L'attenzione a cui vorrei portare tutti quelli che condividono l'idea di tornare a governare questo Paese per fare gli interessi del medesimo, è che l'organo elettorale, l'istituzione che si propone alla Nazione quale intermediario dei relativi interessi, non può essere un mero contenitore di idee, seppur giuste e condivisibili, ma deve avere un suo sottosistema reale, funzionante,e capace di produrre beni e servizi generando reddito.
      Fintanto che si vorrebbero cambiare le linee guida, le prospettive e il modo di far funzionare un sistema sociale, ma il sistema resta nella quasi totalità nelle mani del "nemico", sarà scontata la sconfitta - di quanto consti questa sconfitta è magra consolazione.
      Magari si otterrà qualche allentamento nella stretta ai testicoli, e sarà pure un ottimo risultato, ma dato che la classe imprenditoriale del Paese ha dimostrato tutta la sua pavidità e miopia, non resta che riuscire a sottrarre il meglio della forza manifatturiera agli organi istituzionali preposti e cooptati dal sistema (leggi sidacati).

      Io altre strade per la vittoria non ne vedo, ecco perché parlo di "soluzioni estemporanee" attraverso le quali alcuni furbi hanno trovato il modo per formare un proprio piccolo feudo politico, che ripeto, non è riferito a te.

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