giovedì 28 dicembre 2017

Per l'unità nazionale

Io ve la riassumo in tre minuti...



Luciano Barra Caracciolo ve la spiega in un'ora e mezza:


Chi poteva capire ha già capito, tutti gli altri capiranno a danno delle loro terga. Prosit.

mercoledì 27 dicembre 2017

Zero tituli (Perché non c'è una lista sovranista alle politiche?)

Anni di impegno, di lavoro, di contrasti; convegni, blog, decine di migliaia di video, forse centinaia di sigle. Risultato:



La domanda "perché è andata così?" è d'obbligo. A mio avviso dobbiamo convenire che la risposta "è andata così perché nun ce sta 'na lira" è insensata, anche perché, se ci fossero i soldi, bisognerebbe nutrire qualche sospetto. La domanda, dunque, va posta in termini più chiari:

Perché le classi lavoratrici italiane, che pure hanno una grande tradizione di impegno politico, non riescono, non dico a prendere la guida della nazione, ma neppure a esprimere un livello minimo di contrasto ai bisogni e ai voleri della classe del capitale, sebbene sia universalmente percepito un sentimento di consistente di ripulsa verso tutti i partiti, nessuno escluso, che tali bisogni e voleri rappresentano?(*)

C'è un gran numero di elettori che non sa per chi votare, e c'è un pensiero politico, incardinato sulla Costituzione, che, interpretandone correttamente la sostanza, è oggi condiviso da qualche migliaio almeno di attivisti, i quali hanno scelto come riferimento una pattuglia più ridotta di intellettuali di sicuro valore e prestigio; eppure da questa circostanza non è derivato alcun tentativo serio di presentare una lista sovranista costituzionale alle prossime politiche, e ciò a dispetto di una legge elettorale che, pure, non porrebbe ostacoli invalicabili ad una forza che volesse farsi largo dal basso.
Non si può dare la colpa di ciò agli intellettuali di cui sopra, perché essere tali non basta ad assicurare la volontà o la capacità di costruire una lista elettorale, meglio ancora un partito del sovranismo costituzionale. Dunque non mi allineo alla schiera di quanti ascrivono ad essi la colpa dell'insuccesso. Nella mia visione delle cose, prima nasce il partito poi arrivano gli intellettuali. Magari per pretendere... ma questo è un altro discorso.
Forse, allora, la colpa dell'insuccesso è da ricercarsi nelle divisioni interne al movimento sovranista costituzionale, che in effetti ha dato ampia dimostrazione di una irrefrenabile propensione allo scissionismo? In effetti ci sarebbe da discutere. Come dimenticare, ad esempio, la tenacia con cui i fans della mmt (o memmt) si sono rifiutati di cogliere le fondamenta squisitamente politiche di quella che, ai loro occhi, era e doveva restare una tecnica salva Italia, rifiutando con ciò, e per anni, ogni proposta di aggregazione politica che gli veniva prospettata?
E vogliamo parlare dei numerosi tentativi di incistare il pensiero politico sovranista costituzionale in partiti già esistenti, che avevano già dato ampia prova di essere nel campo dell'avversario di classe oppure, come nel caso della Lega, ne erano stati punta di diamante? Che dire, infine, dei tentativi tutt'ora in corso, ad opera di ingenui sprovveduti, di rendere maggioritario nel movimento 5stelle il sovranismo costituzionale?

La lista degli errori (ecco un nome appropriato per una lista sovranista!) è sicuramente ancora più lunga, ma mi fermo qua. Il fatto è che, quando si è cominciato a parlare di elezioni, ci si è accorti che mancavano quei 400-500 comitati elettorali, distribuiti in tutta Italia, senza i quali l'avventura è impossibile. E i blog allora? E i convegni? E i social? Ma chi è che scrive sui blog e sui social, e chi va ai convegni? Fatta salva qualche eccezione, si tratta, nella maggioranza dei casi, di persone volenterose, spesso abbastanza colte, ma isolate nel loro contesto sociale, quando addirittura non in famiglia. E come fa uno di questi soggetti a costituire un comitato elettorale se il sovranista più vicino che conosce abita a 50 km di distanza, e anche quello è altrettanto isolato? Semplicemente non può.
Eppure ognuno di questi isolati soggetti conosce sicuramente molte persone che potrebbero dare il voto a una lista sovranista, ma non li ha frequentati politicamente con la necessaria assiduità per poterli chiamare a raccolta per costituire un comitato elettorale locale. Ed ecco allora che la cura per le fortune del sovranismo costituzionale consiste nel porsi questo problema e tentare di risolverlo. In realtà c'è stato un gruppo sovranista che si è posto il problema in questi termini, fin dall'inizio, il Fronte Sovranista Italiano, ma esso rappresenta solo una frazione, una delle tante possibili declinazioni di questo pensiero politico, per cui il buon lavoro che pure gli va riconosciuto non è, neppure esso, sufficiente. Infatti il FSI ha scelto di saltare l'appuntamento delle politiche per concentrare le forze sulle elezioni regionali di Lazio e Lombardia, che si terranno in concomitanza con le politiche.
Resta il fatto che quel modello organizzativo è l'unico ad aver dato risultati, e dunque si può considerare la possibilità di riprenderlo, magari con qualche correzione. Aggiungo che un modello in qualche modo simile fu implementato dai fans della mmt - memmt, purtroppo senza la necessaria visione politica, fornendo buoni risultati anche in quel contesto, e sicuramente migliori di chi ha insistito esclusivamente nel lavoro di organizzazione di convegni o di presenza sui blog e sui social.

Insomma, cari compatrioti, servono le sezioni sul territorio! E' necessario sviluppare un modello organizzativo che ponga al centro la diffusione capillare del sovranismo costituzionale, da ottenersi attraverso il duro e anonimo lavoro di organizzare incontri periodici con le persone del luogo al fine di conoscersi politicamente attraverso il confronto e il dibattito. Ma questo modello deve essere attentamente studiato a tavolino, per essere codificato e proposto come insieme di regole democratiche orientate alla costruzione di una frazione sovranista costituzionale, tali da consentire a tutti una modalità di partecipazione attiva, e non solo ai più bravi, mentre i meno bravi possono solo ascoltare passivamente come troppo spesso accade ai convegni.

A proposito di convegni: ne ho visti - anche - di interventi di persone assai poco preparate, in compenso di carattere più volitivo, mentre i più capaci restavano in silenzio! Ed è per questo che, quando ci vado, spesso salto del tutto alcuni di tali interventi, preferendo il contatto diretto con altri della platea, magari meno volitivi (o prepotenti) ma con molte più cose da dire. 

Per altro la sola attività convegnistica si scontra con un limite ben noto, che l'Italia non è poi così piccola come sostengono i globalisti. Altro che Italietta! Di fatto i cosiddetti convegni nazionali sono problematici, e già organizzarne per il nord, il centro, il sud e le due isole maggiori, comporta seri problemi di lontananza per chi è interessato a partecipare. Dunque i convegni nazionali devono essere diradati, al massimo uno l'anno, mentre devono crescere in numero gli eventi regionali, la cui promozione deve essere delegata alle sezioni delle province, anche in considerazione del fatto che le elezioni regionali sono molto importanti, e dunque un'articolazione per regioni di fatto è ad esse propedeutica.
La linfa vitale della vita politica, vorrei ricordarlo a tutti, è fatta di partecipazione, dalla quale emergono successivamente le inevitabili e necessarie, quando non troppo rigide, gerarchie che strutturano la vita di un partito politico. Ai vertici delle quali, in un partito democraticamente organizzato, si ascende in base al possesso di  una combinazione di tre caratteristiche - il prestigio personale, le capacità organizzative, l'essere collettori di voti - nessuna delle quali può essere considerata prevalente sulle altre.

L'intenso e generoso lavoro di questi anni non ha sortito effetti elettoralmente rilevanti perché è stata eccessivamente privilegiata l'attività di elaborazione ideologica, non solo da parte degli intellettuali ma soprattutto da coloro che hanno puntato sull'opzione di organizzare convegni sempre più partecipati numericamente, nei quali però chi prendeva la parola non veniva scelto da una base capillarmente diffusa attraverso meccanismi di delega, ma all'interno della cerchia ristretta degli organizzatori. Per entrare nella quale, godendo così di una ribalta (mentre qualche infaticabile come lo scrivente faceva riprese video) occorreva entrare nelle buone grazie di qualche leader non eletto, al più riconosciuto come tale per prestigio intellettuale. In politica le cose non funzionano così, questo è, al più, movimentismo di alto bordo, la cui tendenza intrinseca è quella di amplificare le divisioni. Ciò perché ognuno è incentivato a ricercare una sua specifica interpretazione, e a tentare di imporla agli altri attraverso la sola battaglia dialettica, senza che vi sia un elemento equilibratore costituito dai delegati democraticamente eletti dalle sezioni locali, sparse sul territorio, con diritto di parola in quanto effettivi rappresentanti del popolo.

Il risultato di tutto ciò è che i convegni sono sempre meno numericamente partecipati, alle elezioni politiche non ci sarà nessuna lista del sovranismo costituzionale, e molti di noi cominciano ad essere un tantinello stanchi. Prosit.



(*)Nota: poiché questo è il blog di un sovranista (costituzionale, così l'amico Simone è contento) do per scontato che l'unico e solo pensiero politico di opposizione alle istanze globaliste, oggi esistente, sia il sovranismo costituzionale. Chi non fosse d'accordo e volesse, ad esempio, citare il tentativo di Potere al Popolo (i "papellidi") o di Lista del Popolo (gli "ingroiati") o gli ortotteri, può esimersi sia dalla lettura che dal commentare. Anche perché sarebbe irrimediabilmente bannato. Questo è il post di un sovranista costituzionale, su un blog del sovranismo costituzionale, rivolto ai sovranisti costituzionali.

sabato 23 dicembre 2017

Lo stato del sovranismo in Italia

Premessa


Sarà un post complicato (per l'occasione sono consentiti i commenti degli anonimi) perché l'argomento è scottante. Come sanno i quattro gatti che mi seguono, a settembre ho aderito alla CLN, dopo essere uscito nel 2014 dall'ARS (oggi FSI) ed essermi limitato, per alcuni anni, a fare sub-divulgazione tramite il mio blog, nonché alcune riprese video di eventi sovranisti. Ho sempre lavorato per l'unione delle forze sovraniste, non tanto con la visione di un partito unico del sovranismo, quanto nella direzione di promuovere l'instaurarsi di buoni e fraterni rapporti fra tutti. Non credo di essere riuscito nell'intento, come gli ultimi avvenimenti dimostrano in modo lampante. Si aggiunga a ciò il fatto che, non per mia volontà (sfido chiunque a dimostrare il contrario) mi è capitato, più spesso di quanto desiderassi, che alcuni rapporti personali si guastassero in seguito a divergenze di opinioni, fino al punto che qualche volta sono stato accusato di agire per conto di organizzazioni "rivali" quando mai, e sottolineo mai, anche per carattere, mi sono prestato a trame di qualsiasi genere. Talvolta ho preso posizioni politiche che oggi ritengo sbagliate (dieci anni fa sostenevo i grillini, ad esempio) ma ho sempre riconosciuto pubblicamente i miei errori e i miei limiti. Non sono un grande leader, ma un uomo del popolo con qualche piccolo talento e molta passione politica.

L'esperienza nella CLN


Quando ho deciso di aderire alla CLN, nel settembre scorso, l'ho fatto perché si stavano avvicinando le elezioni politiche, e l'idea di fondo professata in quell'ambito era quella di riunire tutte le forze sovraniste in un contenitore dal nome fortemente evocativo. Speravo che, in vista di un appuntamento così importante, le rivalità e le animosità tra pensatori politici anche di notevoli capacità potessero stemperarsi. Fin da subito, purtroppo, ho avuto la percezione che non fosse così. In sostanza la linea principale di polemica e divisione era il grado di radicalità, nonché alcuni punti politici di fondamentale importanza, segnatamente e in ordine di importanza:
  • La prevalenza del tema NO-NATO o di quello NO-UE (dunque la collocazione geopolitica del sovranismo).
  • Le difficoltà dell'uscita dall'euro e la proposta di una moneta fiscale (i Certificati di Credito Fiscali), in sostanza quindi la scelta tra un approccio radicale e uno più tattico.
  • La posizione da assumere sul tema dei migranti.
  • Quale Italia per il dopo euro.

Vi dichiaro fin da subito il mio punto di vista, per quel che conta:

  • L'uscita dall'UE è, per me, più importante di quella, anch'essa importante, di uscire dalla NATO.
  • Ritengo che si debba uscire dall'euro consapevoli del fatto che, giunti al punto in cui siamo, sarà un bagno di sangue cui non sarà possibile sottrarsi, quali che siano i palliativi immaginabili. Questi ultimi attengono alle soluzioni tecniche possibili, ma l'obiettivo politico dell'uscita deve essere dichiarato con assoluta chiarezza.
  • E' necessario respingere con assoluta determinazione le posizioni no-border di stampo (per usare un'espressione divenuta di moda) sorosiano.
  • Ritengo che il problema di quale classe sociale sarà prevalente, dopo esserci sganciati dalla gabbia dei trattati internazionali, in primis UE e NATO, sia secondario rispetto all'obiettivo del recupero della piena sovranità nazionale.

Queste sono le mie posizioni che sicuramente molti, che hanno il vezzo di dichiararsi sovranisti, non condividono, in toto o in parte. Preciso: anch'io ho il vezzo di dichiararmi sovranista, ma non ho la pretesa di essere l'ermeneuta di riferimento di questa posizione politica. Però si può dialogare e dibattere, senza per questo prendersi l'accusa di essere al servizio del re di Prussia, o di Mosca, o di Washington, o di Londra. Ora sta cominciando ad accadere esattamente questo, sebbene non ancora proprio a me, ma alcuni segnali in tal senso cominciano ad essere allarmanti. Stiamo cioè passando dall'accusa di leaderismo, tipica nel piccolo universo sovranista dei primi anni, a quella di agenti di potenze straniere! La qual cosa mi dice due cose:
  1. Il sovranismo comincia ad essere un problema rilevante per lo stato esistente delle cose, quindi è sempre più "infiltrato" da idee politiche e personaggi nuovi.
  2. La salute mentale di molti dei protagonisti del dibattito è gravemente compromessa.
Che il movimento sovranista sia oggetto di attenzione, e quindi attentamente sorvegliato, non mi sorprende né mi preoccupa, mentre mi allarma molto la paranoia montante intorno a ciò perché, per interpretare gran parte delle divisioni del mondo sovranista, non è necessario immaginare che chi non la pensa esattamente come noi sia un agente manovrato, bastando spiegazioni ben più semplici o triviali (rasoio di Occam). Ad esempio, una diversa percezione del pericolo insito nell'UE e nell'euro (o nella NATO), oppure il desiderio da parte di alcuni di cogliere le opportunità offerte dai cambiamenti negli equilibri politici che la tesi sovranista offre; infine (e per tagliar corto) approcci teorici di base differenti (ad esempio dare più importanza agli aspetti monetari piuttosto che a considerazioni geopolitiche). L'insieme di queste diverse letture del momento politico ha prodotto, nell'universo sovranista, posizionamenti divergenti e aggregazioni spesso troppo conflittuali, che l'occasione elettorale sta ovviamente facendo esplodere.

Quest'ultima circostanza costringe infatti a prendere una posizione definita e in tempi brevi, ragion per cui molti, che sono alla spasmodica ricerca di una ribalta che possa garantirgli una visibilità da capitalizzare e spendere in seguito, quando non addirittura la chimera di un seggio, perdono di lucidità. Sono le piccolezze dell'animo umano che, nel momento dell'opportunità, si scatenano fornendo combustibile fresco alle polemiche già esistenti.

La crisi della CLN


Quando aderii alla CLN precisai a voi lettori che non avrei potuto continuare a comportarmi come semplice blogger, in quanto vincolato da un ovvio principio di riservatezza. Questo vale ancora, ed è la cosa che rende più difficile la scrittura del post. La CLN era nata sotto i migliori auspici, il 25 aprile del 2017, ma quasi subito si verificarono i primi dissapori ai quali ho assistito, ancora da blogger, parlando ora con l'uno ora con l'altro dei protagonisti rimanendo turbato dalla veemenza del confronto. Ne sortì una prima defezione, grave e vissuta con sofferenza, ma si decise di proseguire, e fu così che, nel settembre dello stesso anno, aderii venendo subito cooptato nel coordinamento nazionale e nella segreteria esecutiva. Alle porte c'erano le elezioni siciliane che vedevano in campo una componente locale della CLN, su posizioni sovraniste e costituzionali, alleata con una frangia importante degli indipendentisti siciliani. La cosa inizialmente mi sconcertò ma, in seguito, giunsi alla conclusione che gli indipendentisti fosse meglio arruolarli in un progetto sovranista e costituzionale piuttosto che lasciarli liberi di far danni maggiori. La presentazione della lista sembrava cosa certa e già si vagheggiava di una rivoluzione sovranista che partiva dalla Sicilia, definita laboratorio d'Italia, quando arrivò la doccia gelata: per errori formali la lista veniva ricusata!

E non per qualche piccolo dettaglio, ma per una caterva di errori, uno più dilettantesco dell'altro.

Nel frattempo l'attenzione per le elezioni politiche cresceva coinvolgendo nel dibattito tutto il movimento sovranista. Il più importante dei gruppi, il FSI, sceglieva di non partecipare puntando invece alle regionali di Lazio e Lombardia, mentre nella CLN veniva accolta all'unanimità la proposta di presentare una lista, Italia Ribelle e Sovrana - IReS, su posizioni sovraniste molto radicali. Nel frattempo altri gruppi oscillavano tra tentativi di endorsement alla Lega di Salvini e accordi con il già forte movimento no-vax. Qualche altro gruppo, infine, si proclamava autosufficiente, non so bene sulla base di quale valutazione delle proprie forze. Altri, più caratterizzati da un approccio di tipo intellettualistico, disdegnavano l'appuntamento elettorale.

Mentre tutto ciò accadeva, e in concomitanza con la presa d'atto in CLN del fallimento dell'operazione IReS, altre due proposte si facevano strada. La prima, che ha generato Potere al popolo, si sviluppava (a valle del fallimento dell'assemblea del Brancaccio) per iniziativa del collettivo napoletano Je so' pazzo, quasi subito appoggiato da ciò che resta di Rifondazione Comunista e da una galassia di altri movimenti provenienti dal mondo dei centri sociali (vedi anche qui); la seconda in seguito alla discesa in campo della coppia Chiesa-Ingroia (la mossa del cavallo), che ha dato vita alla Lista del popolo.

La necessità di confrontarsi con queste due nuove iniziative ha aperto un dibattito nella CLN il cui esito è stato la sua sostanziale implosione. Personalmente mi sono opposto a entrambe le ipotesi, insistendo affinché si proseguisse con l'operazione IReS, foss'anche in un solo collegio elettorale, ma non ho trovato, o non sono stato capace di trovare, alcun seguito. Dopo che era stata respinta l'ipotesi di aderire a Potere al popolo (ci tengo a sottolineare che se fosse stata accolta mi sarei dimesso per tornare all'orto) si è posta la questione di andare a vedere le carte calate da Chiesa e Ingroia. Inizialmente c'era da ben sperare, ma rapidamente la situazione è completamente cambiata perché la prima stesura della piattaforma programmatica di Lista del popolo, tutto sommato accettabile a mio avviso, è stata sostituita da una seconda del tutto irricevibile per chi si dichiara sovranista, anche a giudizio della maggioranza del coordinamento della CLN.

Vi risparmio i dettagli dell'asprezza della contrapposizione che si è aperta nel coordinamento della CLN, perché sono vincolato dal principio di riservatezza, ma una cosa voglio dirla. Mentre la parte che era stata sconfitta nel suo tentativo di andare a vedere le carte della proposta di Potere al popolo ha, tutto sommato, accettato e digerito la sconfitta, la fazione favorevole all'adesione alla Lista del popolo ha agito in modo tale da amareggiarmi sommamente. Dal che sortiranno conseguenze nei rapporti personali che, ci tengo a precisarlo, non si erano mai prima verificate nella mia vita, almeno per mia iniziativa. Questo perché, quando si viene sconfitti in un confronto democratico, ci sono due, e solo due, strade:
  • Si accetta la sconfitta rimanendo come minoranza.
  • Oppure, si esce salutando cordialmente e amichevolmente i compagni con i quali si è, al momento, in disaccordo.

Eclissi e prospettive del sovranismo


L'insieme delle circostanze che vi ho sommariamente raccontato segna una gravissima crisi del sovranismo, inteso come istanza per la riconquista della sovranità nazionale all'insegna della Costituzione del 1948. L'unica forza organizzata ancora in campo è il FSI al quale, visto il disastro della CLN, darò il mio contributo come indipendente alle regionali del Lazio, forse come candidato. Tuttavia, come ho già asserito nell'ultima riunione del coordinamento nazionale della CLN, non v'è da disperare perché la vita è continuo mutamento e, laddove c'è forza vitale, questa si farà strada. Per spiegarlo ho raccontato che, come bomboniere per il nostro matrimonio, io e mia moglie abbiamo scelto di offrire ai nostri amici un bulbo di giacinto dei fioristi (hyacintus orientalis) accompagnando il dono con le seguenti parole:

«HYACINTHUS ORIENTALIS (GIACINTO DEI FIORISTI)
Come tutti i bulbi, racchiude in sé tutto quanto necessita alla futura pianta nel primo anno di vita: ancoraggio (radici), sostentamento (sostanze nutritive e foglie), riproduzione (fiori).
Per svegliarli dalla loro dormienza, capacità che gli permette di superare la “durezza del vivere”, gli occorre “una botta di freddo”, la così detta vernalizzazione.
Devono cioè trascorrere un certo numero di ore a bassa temperatura.
Avete capito cosa sono i bulbi forzati? Noi li chiameremmo “bulbi imbrogliati”.
Li mettono in frigorifero mentre sono in letargo vegetale. Poi li mettono in terra o in acqua.
Il bulbo, man mano, “sente” il modificarsi della temperatura e delle ore di luce…
Quindi, lentamente, sviluppa le radici e dispiega il suo germoglio per rallegrarci.
Per lui è già primavera e un po’ anche per noi.
Da questo momento, di tanto in tanto, va annaffiato e, volendo, concimato (concime liquido ricco di P e K).
Non chiedeteci quanto… osservatelo, toccate il terreno, lui ve lo dirà.
…Comunque sempre con parsimonia e a lunghi intervalli…
Quando le foglie cominciano ad ingiallire e a seccare, non li buttate.
Se volete, eliminate i fiori appassiti appena sotto la corolla (andando a seme sottraggono nutrimento al bulbo) ma preservate lo stelo e le foglie.
In questo modo continuano a sintetizzare sostanze nutritive necessarie ai bulbi per la fioritura dell’anno successivo.
Quando sono in dormienza levateli dal terriccio e ripiantateli in giardino o in vaso a circa 10 cm di profondità.
Rifioriranno, magari meno sontuosi ma sicuramente più naturali e profumati.»

Anche il sovranismo costituzionale (faccio contento l'amico Simone, che ci tiene tanto - n.d.r.) ha forse bisogno di "una botta di freddo"! Certo, quella che ha appena subito non è da poco, ma servirà per fare pulizia e schiarirsi le idee. Così come la crisi economica che stiamo vivendo non è congiunturale, ma strutturale, allo stesso modo la sua causa ascendente è una crisi politica strutturale, la quale, a sua volta, rinvia ad una crisi spirituale. Non ci sono soluzioni facili, men che mai la partita è chiusa, ma servono idee forti sostenute da uomini forti, tenaci e intelligenti.  Questi ultimi verranno, in numero sempre maggiore, così come quelli che oggi vacillano (se non cadranno) torneranno con noi. Oggi l'unica carta da giocare è appoggiare il FSI, che non va lasciato solo nella sua battaglia per le regionali; così come, dopo le elezioni di marzo, non dovremo lasciarlo solo a sventolare la bandiera del riscatto nazionale. Intelligenti pauca.

giovedì 21 dicembre 2017

Forse mi candido da indipendente (per una Banca Centrale dipendente)

Fiorenzo Fraioli
Grande fu il mio dispiacere nel constatare che l'appello lanciato dalla CLN per la presentazione della lista Italia Ribelle e Sovrana - IReS era caduto sostanzialmente nel vuoto, e ancor più grande il mio disappunto per il fatto che fosse respinta, dal coordinamento nazionale della CLN, la mia richiesta di candidarci comunque, anche in una sola circoscrizione. Anche il tentativo estremo di aderire, come CLN, alla Lista del popolo presentata da Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia, non ha avuto esito, nonostante i nostri sforzi per accettare una piattaforma molto meno radicale della nostra e non del tutto allineata con la visione sovranista, e comunque successivamente ulteriormente annacquata fino al punto da lasciare sconcertati molti di noi (Trappola per sovranisti).

Esperiti tutti i nostri tentativi di promuovere una lista del sovranismo costituzionale, e preso atto dei loro fallimenti, ho infine deciso di raccogliere l'invito del FSI di dare il mio apporto per le elezioni regionali del Lazio, che si terranno probabilmente in concomitanza con le elezioni politiche. Non so se sarò candidato, ma la cosa è probabile, ragion per cui mi muoverò fin da ora come se lo fossi. Dovesse essere scelto un altro ne sarei lieto e lo supporterei ugualmente, forse con ancor maggiore energia. Chi mi conosce sa che parlo con voce di verità.

Se sarò candidato (da esterno) per il FSI dovrò affrontare, in campagna elettorale, temi di natura amministrativa relativi alla regione Lazio, ma ovviamente mi esprimerò anche su questioni politiche. Tra le tante, tutte ovviamente improntate al tema dell'uscita dall'Unione Europea e dall'euro ai fini della riconquista della piena sovranità nazionale, ve n'è una che mi sta particolarmente a cuore perché la ritengo di importanza cruciale, ed è il principio di indipendenza della Banca Centrale imposto extra legem al popolo italiano in occasione del famoso divorzio Tesoro Banca d'Italia nel 1981. Si tratta di una questione che, per me, è stata dirimente per l'abbandono dell'ipotesi di appoggiare la Lista del popolo di Chiesa&Ingroia, stante il fatto che, mentre nella prima stesura della loro piattaforma programmatica veniva esplicitamente proposta la ripubblicizzazione della Banca d'Italia (il che implicava, si poteva presumere, la fine del principio di indipendenza), nella seconda stesura questo cruciale obiettivo politico veniva espunto sulla base di superflue considerazioni tecniche dell'economista indicato, da Chiesa e Ingroia, come "di riferimento", tal Alberto Micalizzi, noto alle cronache per i suoi trascorsi come sfortunato investitore finanziario. Se mi consentite una battuta, passare da Alberto Bagnai ad Alberto Micalizzi (chi?) non è una progressione di carriera.

Ora io ritengo che il principio di indipendenza della Banca Centrale sia il bastione fondamentale dell'ordoliberismo, in quanto introduce surrettiziamente nell'ordinamento un quarto potere (mentre la Costituzione ne riconosce solo tre: il potere legislativo, il potere esecutivo e quello giudiziario) che fa da pendant (quasi numerologico) a quel quarto partito di cui parlò Alcide De Gasperi nel 1947 in occasione della caduta del suo terzo governo:

"Vi è in Italia un quarto Partito, che può non avere molti elettori, ma che è capace di paralizzare e di rendere vano ogni nostro sforzo, organizzando il sabotaggio del prestito e la fuga dei capitali, l'aumento dei prezzi o le campagne scandalistiche. L'esperienza mi ha convinto che non si governa oggi l'Italia senza attrarre nella nuova formazione di Governo, in una forma o nell'altra, i rappresentanti di questo quarto Partito, del partito di coloro che dispongono del denaro e della forza economica."

Questo quarto partito, che è il partito dei detentori di grandi capitali, ha preteso, riuscendoci, di negare il principio di uguaglianza formale e sostanziate tra i cittadini sancito dalla Costituzione, ed ha pienamente conseguito il suo intento avendo successo nell'affermare il principio secondo cui l'autorità responsabile della politica monetaria, la Banca Centrale, non debba rispondere alla volontà politica del Parlamento, e quindi sia indipendente dalle scelte dei governi. Pertanto dal 1981 (almeno) si è passati da un regime in cui la BC era dipendente dagli indirizzi di politica economica espressi dal Parlamento, pur mantenendo una sua autonomia rispetto ai percorsi tecnici necessari per ottemperarli, ad una situazione in cui la BC si è arrogata il diritto di sceglierli in piena libertà. E' come se le nostre forze armate, che ovviamente non sono libere di decidere se fare la guerra, e contro chi, ma solo di condurla nel miglior modo possibile dopo aver recepito la volontà del Parlamento, e quindi del governo, si arrogassero il diritto di condurre una politica estera indipendente, dichiarando guerra a loro piacimento e stipulando trattati di pace senza rispondere all'autorità politica.

Io credo che il cuore dell'ideologia ordoliberista, da cui i trattati dell'Unione Europea traggono ispirazione, sia proprio il principio di indipendenza della Banca Centrale, sia della BCE che delle banche nazionali, tutte coordinate dal Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC). Una questione che Chiesa e Ingroia si sono ben guardati dal porre al centro della loro proposta politica, preferendo dare ascolto all'economista(?) Alberto Micalizzi, il quale si è peritato di strologare su fantomatiche difficoltà tecniche relative alla ripubblicizzazione della Banca d'Italia, indicando nei CCF (Certificati di Credito Fiscale) intesi come moneta parallela, per altro espressamente vietata dai Trattati - come la BCE non ha esitato a ricordarci, un percorso di riconquista della sovranità monetaria. Un approccio di natura tecnica, la cui fattibilità resta comunque da dimostrare, che salta a pié pari il problema politico. Come può un sovranista, che considera il principio di indipendenza della Banca Centrale come un fatto squisitamente politico, accettare l'idea che la soluzione a questo vulnus possa essere di natura tecnica? E' una scemenza troppo grossa per non pensar male, talmente male che l'ipotesi che Chiesa&Ingroia siano due dilettanti allo sbaraglio appare vistosamente ottimistica.

Dunque appoggerò il Fronte Sovranista Italiano alle regionali del Lazio, candidandomi come indipendente se mi sarà chiesto di farlo. Parlerò dei problemi della nostra regione, che conosco abbastanza bene, ma non dimenticherò che questa battaglia, seppur secondaria rispetto al confronto politico nazionale, si gioca comunque sullo stesso terreno, quello dell'effettiva sovranità del corpo elettorale rispetto ai diktat dell'élite finanziaria che opprime tutti i cittadini e tutte le classi sociali.

Alberto Bagnai (da imparare a memoria)

Un uomo politicamente indispensabile quanto politicamente inutile, insomma necessario ma non sufficiente. Imparare a memoria quello che dice e dimenticare l'uomo, come per altro Illo stesso ci ha insegnato. Cinque anni fa si litigava: un grande dispiacere che è diventato un grande sollievo. Grazie al grande Claudio Messora, uomo utile ma non indispensabile, come tutti noi comuni mortali.

mercoledì 20 dicembre 2017

Per uscire dall'euro



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L'unico modo per uscire dall'euro è una guerra, anche civile, sapevatelo. Chi non se la sente vada con chi gli pare, ma l'equazione non cambia. O si resta nell'euro, oppure si combatte, per uscirne, contro i nemici esterni e interni. Non c'è tattica che tenga, non ci sono alternative, è inutile seguire chi dice e non dice.

Ma quali CCF, ma quale nuova costituente europea! Cari amici Chiesingroiani, vi siete bevuti il cervello?

Il tempo per uscirne con le buone è scaduto nel 2011, poco dopo il famoso convegno. E adesso vi sta bene Micalizzi? Vi prego! Già la prima stesura del documento era carente, poi l'hanno cambiata, infine hanno presentato il Micalizzi come economista di riferimento, e come se non bastasse Chiesa ci ha detto chiaramente "prendere o lasciare". Non era meglio continuare con IReS presentandoci dove riuscivamo a farlo?

Poi arrivano Chiesa&Ingroia con Micalizzi al seguito e abbiamo scherzato?

Volete andare con lista del popolo? Nessun problema, tanto tornerete qui. Quel giorno uccideremo e mangeremo il vitello grasso, ed è anche giusto che facciate i vostri errori.

Quanto a me, sarò candidato indipendente alle regionali del Lazio con il FSI, e potete star sicuri che non parlerò al popolo di CCF o di nuova Europa.

Ne riparleremo dopo le idi di marzo.

domenica 10 dicembre 2017

Criptomonete, speculazione e manipolazione dell'opinione pubblica

«Nell' ultimo anno il prezzo di Bitcoin è salito di circa 20 volte. Nell' ultima settimana, si è apprezzato di circa il 45%, sfiorando i 17.000 dollari il pezzo. Gli ultimi rialzi sono considerati un effetto dell' imminente lancio di derivati su Bitcoin, che avverrà oggi. (Alberto Mingardi per ''La Stampa''

Una bolla speculativa consiste nel fatto che il prezzo di qualcosa è disallineato rispetto al suo valore reale. Ma cos'è il valore reale di un bene? Per la teoria del valore-lavoro il valore di un bene dipende dalla quantità di lavoro necessaria per produrlo, e poiché il costo di estrazione (mining) di un bitcoin è esponenzialmente crescente e la sua quantità massima estraibile è finita, ecco che si può sostenere che il bitcoin rispetta la teoria del valore-lavoro. Tuttavia non si estrae qualcosa se in ciò non vi è utilità, dunque il cuore del problema consiste nel cercare la risposta alle domande: per cosa è utile il bitcoin? Per chi?

La risposta alla prima domanda è semplice: il bitcoin è utile per sottrarre l'accumulo di ricchezza finanziaria al controllo delle autorità monetarie, posto che queste non decidano di intervenire per mezzo dei governi. Ora, è molto probabile che ciò avverrà, perché chi ha un potere di controllo difficilmente è disposto a rinunciarvi, e controllare la moneta significa avere in mano uno straordinario strumento di potere. Tuttavia è molto difficile che si possa arrivare alla completa eliminazione delle criptomonete, molto più probabilmente assisteremo a una graduale regolamentazione di quelle basate su una blockchain pubblica, che ne limiterà l'uso e la diffusione, ma anche al successo di quelle che garantiscono la privacy, con la nascita di un mercato nero ad uso della grande criminalità organizzata. Le criptomonete con blockchain offuscata finiranno con l'essere strumenti di pagamento all'interno di grandi network del crimine organizzato, dove potranno essere scambiate sotto l'usbergo della forza militare che questi sono in grado di esercitare. Faccio un esempio: il network Spectre commissiona un'azione criminale e paga gli esecutori utilizzando una criptomoneta offuscata. A lavoro compiuto, i percettori della paga potranno spenderla all'interno delle attività gestite dalla Spectre, acquistando droga, armi, e tutti i beni che la Spectre controlla, oppure convertirla in moneta ufficiale, sempre con la complicità e la protezione di Spectre. Un esempio di criptomoneta offuscata adatta a un simile uso è dato dal Monero.

"Monero (XMR) è una criptovaluta creata nell'aprile 2014 che si focalizza sulla privacy, la decentralizzazione e la scalabilità. Il suo primo nome è stato BitMonero per poi divenire semplicemente Monero che in esperanto significa moneta. A differenza di molte altre criptovalute che sono derivate dal Bitcoin, Monero si basa sul protocollo CryptoNote e possiede differenze algoritmiche significative sull'offuscamento della Blockchain. L'architettura modulare del codice di Monero è stata elogiata da Wladimir J. van der Laan, un manutentore di Bitcoin Core. Monero ha avuto una rapida crescita di capitalizzazione di mercato (da 5 milioni US$ a 185 milioni US$ ) e per volume di transazioni durante il 2016, in parte dovuta all'adozione da parte dei più grandi mercati Darknet, tra cui AlphaBay e Oasis Market. Nel 2017, Monero è la nona criptovaluta più scambiata con un mercato di capitalizzazione di oltre 1.500.000.000 di dollari."

Le criptomonete con blockchain pubblica, invece, sono destinate ad essere regolamentate, il che le espone al rischio di un crollo del loro valore. Tuttavia, in questa fase del loro sviluppo, questa circostanza le rende assolutamente adatte per la speculazione finanziaria.

Cambio euro-bitcoin
 Anzi, è proprio la speculazione che, già oggi, sostiene i costi di estrazione. Senza la crescita di valore sui mercati di cambio l'attività di mining sarebbe probabilmente già cessata, e certamente non sarebbero state sviluppate le tecniche che rendono l'estrazione di nuovi bitcoin molto più efficiente di qualche anno fa. In altri termini, la qualità intrinseca del bitcoin, l'essere cioè un mezzo di pagamento non soggetto a inflazione in quanto la quantità massima estraibile è predeterminata, non lo renderebbe così appetibile da giustificare i costi crescenti necessari alla sua produzione. Il fatto è che un numero crescente di soggetti si sta dedicando all'attività estrattiva non perché siano motivati dalla differenza tra i costi e il valore attuale del bitcoin, bensì da quello con il suo valore futuro. Se guardiamo il grafico, vediamo che a luglio del 2017 un bitcoin era quotato all'incirca 2500 euro, cinque mesi dopo ne vale 13500!

A un certo punto la bolla scoppierà, questo è certo, e qualcuno si farà male. Probabilmente non sarà un gran danno perché, per quanto il fenomeno possa essere diffuso, le sue dimensioni assolute sono marginali rispetto all'insieme delle attività finanziarie. La cosa, però, farà un grande chiasso, e sarà quello il momento in cui si porrà mano ad una regolamentazione. Molto più insidiosi, tuttavia, sono gli aspetti politici del fenomeno criptomonete, in quanto esso potrebbe essere usato per dimostrare l'esistenza di una domanda diffusa di strumenti di pagamento non soggetti al rischio di inflazione, asseverando così, presso l'opinione pubblica, il fatto che il controllo dell'inflazione debba essere il primo e irrinunciabile obiettivo delle autorità monetarie. Le quali potranno così dire "ce lo chiede il popolo". Le criptomonete con blockchain pubblica (quelle offuscate essendo chiaramente e inevitabilmente destinate ad usi illegali) si prestano dunque ad essere utilizzate come uno strumento di persuasione occulta per fini politici, atte a conformare la mente di grandi masse di persone rendendole insensibili ad ogni richiesta in favore di politiche espansive finanziate con deficit monetizzati dalle Banche Centrali. Una riedizione delle bufale sul debito pubblico circolate nei primi anni della crisi, che solo ora, e al prezzo di enormi sforzi, cominciano ad essere comprese come tali, seppure da una minoranza della popolazione.

Questa finalità può forse spiegare, almeno in parte, lo spazio crescente che i media mainstream cominciano a dedicare al fenomeno, oltre all'ovvia circostanza che la bestia finanziaria, sempre in cerca di nuove opportunità, intende lucrare sul fenomeno coinvolgendo nella bolla anche chi non è interessato a diventare un miner.

E infatti: Debutto dei futures bitcoin con il rebus-prezzi (Sole24ore).