martedì 13 febbraio 2018

Ambizione e politica (prima parte)

In occasione delle elezioni politiche molti, tra quanti si erano distinti, hanno fatto il salto della quaglia. Lungi da me il voler condannare ogni deflessione dalla linea della più rigorosa coerenza, però (le cose importanti vengono sempre dopo il "però") consentitemi di dirvi che ci sono state delle esagerazioni. La più clamorosa, sia pur tenendo conto della relativa importanza del personaggio, è stata quella di Marco Mori il quale, dopo essersi speso per anni declamando pregi e virtù della nostra Costituzione, si è candidato con CasaPound. Personalmente non ho una particolare animosità verso CasaPound, sebbene (altre cose importanti seguono il "sebbene") li consideri poco più che un fenomeno del folklore politico. Per CasaPound il riferimento ideologico è la carta costituzionale della repubblica di Salò, contro la quale si batterono i padri fondatori della Repubblica, estensori della Costituzione del 1948. Non ci spendo altre parole. Marco Mori ha fatto il salto della quaglia.

Appena un gradino più in basso troviamo Giorgio Cremaschi, che ricordo relatore in occasione di convegni organizzati dai sovranisti e patrioti di Sollevazione, e oggi in Potere al Popolo. Vale a dire la più sistemica delle formazioni della cosiddetta sinistra antagonista.

Poi abbiamo Alberto Bagnai, che nemmeno in questa mia personale classifica riesce a svettare. Si ritrova (a onor del vero come indipendente) nella Lega di Salvini, che propone la flat tax e aizza gli italiani contro i negri, i quali ormai sono qui e non c'è modo di rispedirli indietro. Propone quindi (Salvini) una soluzione fiscale di classe e una cosa impossibile, solleticando le viscere dei suoi elettori animati da anticomunismo viscerale e preoccupati solo del loro portafoglio. E Bagnai sta lì in mezzo, a onor del vero da indipendente.

Che dire, infine, dei tanti personaggi minori? Contano talmente poco che non vale la pena di nominarli, ma come dimenticare che fino a pochi mesi prima delle elezioni si dichiaravano disposti a spendersi per una lista che, oltre che socialista e costituzionale, fosse assolutamente per l'uscita dall'euro e dai trattati? Li ritroviamo, oggi, nelle file della Lista del Popolo del duo Ingroia-Chiesa, ognuno intento a declamare sé stesso, ma senza che il gatto e la volpe si facciano sentire con chiarezza. Abbandonati a sé stessi, nave senza nocchiero in gran tempesta. Perché sono caduti nella trappola?

Tramontato il tempo dei grafici, dell'economia che spiega ogni cosa, delle teorie salva Italia, delle bubbole signoraggiste, la realtà dei fatti è che agli elettori che non ne possono più oggi resta la sola illusione del M5S, cioè i traditori della prima ora. Quelli che, abilmente manovrati dai poteri atlantici, sono riusciti a insinuarsi negli equilibri politici italiani pronti a spendersi nel momento del bisogno, ovviamente in favore dei loro mandanti. E il momento del bisogno verrà presto, dopo le elezioni quando serviranno i loro voti, o i voti dei loro tantissimi transfughi, per fare un governo. Il tradimento dei pentastellati appare meno attuale perché è avvenuto in tempi non sospetti, almeno dal 2009, come ho potuto personalmente verificare: nessuno di quelli che lo fecero nascere con tanto impegno e passione ha oggi il minimo ruolo in quel non partito. Tutti gli attivisti della prima ora furono fatti fuori, e oggi strepitano inutilmente contro gli opportunisti che avrebbero preso il controllo del MoV. Fummo utili idioti al servizio di poteri atlantici. Quelli che restano lo sanno bene, ma la cadrega ha il suo fascino.

Già, la cadrega. Quella cui alludeva Alberto Bagnai quando polemizzava con Emiliano Brancaccio. Se volete vi passo il link, ma consentitemi per ora di continuare a scrivere di getto.

E' l'ambizione la prima delle forze che spingono gli uomini alla lotta politica. Non è la sola, ci sono anche l'indignazione per come vanno le cose, l'idealismo, e tanti altri sentimenti, ma è un fatto che l'ambizione a un certo punto si affaccia sulla scena della vita di ognuno.

Ma come? Io così intelligente, bello come mamma mi ha fatto, che ho capito tutto (tutto! il "tutto" è fondamentale) non ho i riconoscimenti che mi spettano?

Perché non ho i riconoscimenti che mi spettano?

A chi indirizzare questo grido di dolore? A chi sta in alto, oppure a chi sta in basso e viene ingannato e derubato? La risposta è ovvia, visto che chi sta in alto non ti caga di pezza. E così ci si crea un seguito. Ovvio che si debba sgomitare un po', mandare a quel paese chi non serve, liberarsi di chi cerca il pelo nell'uovo, alzare di parecchio la voce. Soprattutto serve individuare una spiegazione semplice quanto vera, e ripeterla, ripeterla, ripeterla...

Dopo un po' hai un esercito di seguaci, più o meno grande a seconda di come sei stato abile. E che fai?

Che fai?

No, dico, che fai?

Ragazzo, sei partito perché eri frustrato, indignato, ce credevi pure, e adesso che fai?

Ma te la racconti come ti conviene, è ovvio! A meno che...

A meno che tu non sia uno che ha capito che deve morire, e che non c'è nulla che possa cambiare questo dato di fatto. Perché solo in tal caso puoi capire, e accettare, che la tua indignazione, il tuo idealismo, altro non sono che la manifestazione della comprensione della tua finitezza. Stai tentando di saltare in alto per paura di precipitare nel nulla.

Che ti resta?

Ti resta la tigna. Cioè la scommessa di Blaise Pascal: io credo, perché... non si sa mai che sia vero.

E allora, se sei capace di capire che sei il nulla, prendi la tua indignazione e il tuo idealismo e punti su di loro. Tanto devi morire. Fa differenza in una corsia d'ospedale o davanti a un plotone di esecuzione? Cambia qualcosa se mentre crepi ti stringono la mano oppure schiatti sotto un ponte con la robopolizia che ti cerca per terminarti?

Sì, ma i piaceri della vita? Bello, quelli te li cerchi da solo, non servono soldi e potere. Possibile che non l'hai ancora capito? Se non l'hai ancora capito, allora non ha capito che sei il nulla. Creperai, e comunque vadano le cose al massimo sarai un nome che verrà pronunciato da persone che non conosci, che anche loro dovranno crepare.

Perché, invece di combattere, hai fatto il salto della quaglia?

[Continua, oh! se continua]

9 commenti:

  1. Politica e morte ( morte politica ).
    La vita è breve, se non ora quando?

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  2. « Qui, O Sariputra, la forma è vacuità e la vacuità è forma; la vacuità non differisce dalla forma, la forma non differisce dalla vacuità; qualsivoglia cosa sia forma, quella è vacuità; qualsivoglia cosa sia vacuità, quella è forma, stessa cosa riguarda le sensazioni, le percezioni, le pulsioni e la coscienza » Buddha.

    Ho condiviso quasi totalmente il tuo godibilissimo flusso di coscienza.
    Quasi alla fine, sulle considerazioni esistenziali, a proposito di "nulla" e il modo di rispondervi, ho fatto alcune riflessioni.

    Se la tigna (o indignazione) è rivolta verso quelli che non hanno capito (o hanno paura di farlo) che la loro ambizione di potere (anche attraverso la politica) è una fuga dalla certezza della finitezza (e relativa angoscia) significa forse che chi ha capito (che dovemo mori') ha anche trovato negli ideali (applicati alla politica) una risposta esistenziale che fa saltare più in alto dal baratro del nulla?

    Ma questo implicherebbe che ognuno sceglie (scommette) sulla cosa che lo fa saltare più in alto, fosse anche non compresa tra il fottere e il comandare.

    Ma contrapporre gli ideali al modo di compensare la paura di morire a me sembra costringerebbe a una posizione moralistica.

    Siccome insieme agli ideali citi anche i sentimenti probabilmente è su quelli che fondi la tua indignazione, scommettere su essa potrebbe dunque implicare che non sei ambizioso perché non hai paura del “vuoto”?

    https://www.youtube.com/watch?v=D8MeqJxs4iM

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  3. errata corrige.

    "Ma contrapporre gli ideali al modo di compensare la paura di morire a me sembra costringerebbe a una posizione moralistica"

    Ipotizzando prima che anche gli ideali possono essere usati per compensare il senso di finitezza, allora sarebbe più chiaro se scrivessi:
    "Ma contrapporre gli ideali al modo di compensare la paura di morire degli altri (senza ideali)..." oppure "Ma contrapporre gli ideali a un certo modo di compensare la paura di morire..." ma anche "Sarebbe una contraddizione contrapporre gli ideali al modo di compensare etc. (ipotizzando essere gli ideali stessi una forma di compensazione).

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    1. Temo che non ci siamo capiti. La scommessa di Pascal, che ho citato, si riferisce alla possibilità che la vita abbia un senso morale di ordine trascendente. Ovvero che esistano il bene e il male, e che l'uomo ne abbia contezza attraverso la sua coscienza. E che tale contezza sia la stessa per tutti, sebbene mediata dalle convenzioni di ogni cultura e civilizzazione. Agire secondo coscienza, in questa prospettiva, significa agire per il vero e giusto, che la coscienza ben conosce.

      Osho, invece, dice che il senso della vita è la vita stessa, escludendo così ogni trascendenza. Coerentemente con questa impostazione, l'ego non è altro che un'illusione di cui occorre liberarsi. Non condivido questo punto di vista, o almeno immagino con Pascal che possa essere falsa e che, invece, il senso della vita sia trasceso da altro che non possiamo conoscere.

      In pratica funziona così: l'uomo, attraverso la sua coscienza, conosce il bene e il male, ma non ne ha certezza. E' così chiamato a scegliere se seguire il bene, con il rischio che ciò sia inutile perché non c'è alcuna trascendenza, ovvero nessuna legge morale, oppure non porsi il problema cercando solo di vivere nel modo meno doloroso possibile, quindi uccidendo l'ego.

      Per me la scelta è ovvia. Se non c'è trascendenza, allora qualsiasi cosa io faccia non cambia niente. Se invece la trascendenza c'è, e quindi il bene e il male esistono così come la mia coscienza mi segnala, se scelgo il male faccio una cazzata grandiosa. Ergo, scelgo il bene, poi se ne varrà la pena ne avrò un vantaggio altrimenti... finisco ugualmente nel nulla.

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    2. L'importante è che nell'Italia Libera e Sovrana ci sarà spazio anche per atei e buddisti, non solo tirannide di preti scellerati.

      Se il nome che i credenti danno alla "forma" Dio/Coscienza coincide con la Compassione/Vuoto dell'esperienza meditativa buddista, allora le due trascendenze, quella proiettata nel futuro e quella radicata nel presente, possono coesistere.

      Spiritualità parallele immerse nello stesso mistero spaziotemporale, col cuore, forma e contenuto, a far da bussola.

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  4. Caro Fraioli, le rompo l’anima un’ultima volta e poi mi metto zitto, tanto i monologhi hanno senso sul palcoscenico.

    Ma siccome è arrivato vicino all’eroismo tragico – un bel passo avanti – e quindi alla nozione della vita come favola narrata da un’idiota, qualcosa voglio dirle. Per una volta faremo un atto rivoluzionario e ci diremo la verità.

    La Sua costituzione ha sancito un momento storico: quello dell’incorporamento del Paese nell’impero mondiale statunitense a capitalismo fordista nel contesto della guerra fredda.

    Le probabilità che possa tornare in bell’auge entro un contesto completamente mutato sono pressoché nulle. L’unico valore che le rimane è utilizzarne il mito (costruito ad arte nel dopoguerra) allo scopo di mettere i bastoni fra le ruote ai poteri forti che vorrebbero smantellarla senza dirlo apertamente.

    Siamo all’interno di una crisi epocale che può avere due sbocchi: trionfo del capitalismo di rapina che governa un proletariato imbastardito e apolide, oppure crollo dell’impero a stelle e strisce a cui farà seguito un ventennio di guerre e dittature.

    Rifiutare l’una e l’altra opzione in nome di Santa Costituzione è una fuga dalla realtà. Meno vile ma più irreale rispetto a quanti sostengono la riforma dell’eurodittatura, che sotto sotto sanno benissimo non avverrà mai e che quindi il loro campo l’hanno scelto.

    Dice re Kull: if you will not fight you shall obey. Prima di saltare bisogna scegliersi bene il precipizio, perché a rimanere nel mezzo si rischia di finire veramente nel nulla.

    Cordialità a Lei e a tutti i sovranisti costituzionalisti.

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    1. Carissimo, i suoi commenti mi fanno sempre molto piacere perché scorgo in Lei una personalità che si sforza di andare oltre la banalità. Tuttavia è anche evidente che abbiamo una postura diversa rispetto a quel che è accaduto, sta accadendo e accadrà. Lei dice:

      "La Sua costituzione ha sancito un momento storico: quello dell’incorporamento del Paese nell’impero mondiale statunitense a capitalismo fordista nel contesto della guerra fredda."

      Le contesto il verbo "sancire". Si fosse trattato di "sancire", la nostra Costituzione sarebbe stata completamente diversa. La verità è che è stato il tentativo di costruire un argine che si è rivelato insufficiente. Se Lei mi permette, non è una differenza da poco, perché la Sua lettura lascia immaginare una qualche complicità dei padri costituenti, che non risulta agli atti. Salvo, ovviamente, Luigi Einaudi. Meglio dire che si trattò di una battaglia vinta in una guerra che abbiamo perso.

      Lei professa un pessimismo senza speranza: il capitalismo ha vinto e dunque ci aspetta un lungo periodo di oppressione di classe, ma, dovesse mai perdere, il prezzo da pagare sarebbe un lungo periodo di guerre e dittature. Le rispondo con Guicciardini:

      "Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte, ma dubito, ancora che io vivessi molto, non ne vedere alcuna: uno vivere di republica bene ordinato nella città nostra, Italia liberata da tutti e' barbari e liberato el mondo dalla tirannide di questi scelerati preti."

      Capisco che Lei non abbia voglia di associarsi alla battaglia per vivere in una civis ordinata, in un'Italia liberata dai barbari e dalla tirannide degli scelerati preti, e non la biasimo. Ma non biasimi me se, nel declinare di mia vita, non trovo niente di più glorioso e appassionante da fare.

      Un cordiale saluto a Lei e a tutti i suoi amici... (leghisti?)

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  5. Scelerati preti? Ma dio muore per tre giorni e poi risorge (con tanto di cadrega al seguito). Citiamo Francesco G. contra Francesco G.

    Il Francesco fiorentino era un po' carente in termini di superstizione gudaica e di cultura storicistica.

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