sabato 10 febbraio 2018

Il vincolo esterno secondo Maurizio Stirpe

In questo intervento Maurizio Stirpe, vicepresidente di confindustria, ci offre una rappresentazione plastica del legame tra vincolo esterno (aka cambi fissi) e interessi di classe degli industriali. Il Nostro afferma che "la contrattazione collettiva non deve essere condotta senza osservare i vincoli che ci vengono imposti dalle normative internazionali". In altre parole, in assenza di sovranità monetaria, di conseguenza fiscale, e in regime di piena libertà di circolazione dei fattori di produzione, tutto il costo di tenere il passo con la concorrenza sui mercati (anche quelli dove vigono tutele e salari molto bassi) deve necessariamente scaricarsi integralmente sulle spalle dei lavoratori. Perché ce lo impongono le "normative internazionali", mica lor signori! Anzi, ESSI come noi soggiacciono a queste, e dunque non c'è niente da fare. Punto.
 

Coerentemente con ciò, il Nostro si è scagliato contro la decisione di Acea di disapplicare il jobs act, tornando allo Statuto dei lavoratori:

Roma, la multiutility comunale Acea straccia il Jobs act. Confindustria: “Tradimento”

«E così ieri il vicepresidente degli industriali italiani, Maurizio Stirpe, ha tuonato contro Acea, la multiutility controllata dal Comune di Roma, minacciando di metterla alla porta. La colpa è di aver siglato un contratto aziendale con i sindacati che di fatto deroga alle tre grandi novità introdotte alla riforma del lavoro varata dal governo Renzi: licenziamentoper giusta causa, demansionamento e controllo a distanza dei lavoratori. “Un accordo proditorio dei principi della correttezza e lealtà dei rapporti”, ha attaccato Stirpe. Insomma, un tradimento che “coglie di sorpresa” gli industriali, non informati dai vertici dell’azienda nominati ad aprile 2017 dalla giunta 5Stelle.»

Purtroppo, a dispetto di anni di impegno di noi sovranisti, evidentemente alcuni concetti non si riesce a farli entrare nella testa di troppi elettori. Ci provo comunque per l'ennesima volta:

La moneta e il fisco sono un sistema di redistribuzione (REDISTRIBUZIONE) della ricchezza prodotta, non un forno dove si bruciano i soldi. Pertanto il problema è politico, cioè di potere. Chi ha il potere usa la moneta e il sistema fiscale (conformati dalle "norme internazionali") per abbassare il valore del lavoro di chi non ha potere. Quindi tu lavori 40 ore a settimana (se lavori) e prendi un cazzo, mentre c'è chi lavora un'ora a settimana e si fa lo yacht. Chiaro? Non capite? Estiqatzi!

Il che significa che, senza rompere con le suddette "norme internazionali", non si cava un ragno dal buco. In pratica il grande capitale fa squadra imponendo normative capestro agli Stati nazionali, in tal modo disinnescando il conflitto di classe al loro interno. Ovviamente il tutto viene venduto come un sogno: il sogno europeo, il sogno di un governo mondiale, il sogno dei mercati aperti dove circolano non solo le merci ma anche le idee e le persone, insomma tutti cittadini del mondo. E a chi obietta si racconta la favoletta che sì, forse noi del mondo ricco dovremo perdere qualcosa, ma tutto questo per i poveri del mondo è un'opportunità.

La verità è un'altra. In tal modo il grande capitale, per sua natura cosmopolita e senza legami territoriali, in questo simile alle classi nobiliari dell'europa dell'ancien régime che giocavano al Trono di Spade sulla pelle dei sudditi, sceglie e impone il terreno di scontro, quello dove è più forte e le classi lavoratrici non riescono ad opporre una valida resistenza. Il che accade sia nelle regioni più ricche che in quelle più povere. Il gioco non è a somma zero, ma a somma positiva per il capitale e negativa per i lavoratori.

Maurizio Stirpe
E' comprensibile allora l'ira del Nostro, che grida al tradimento nei confronti di Acea. Resta da capire perché, quest'ultima, di presti a questo "tradimento". Se lo fa, evidentemente, non è per bontà d'animo, ma avrà le sue ragioni. Forse, come sempre accade, anche nel campo dei dominanti serpeggiano malumori. Forse qualcuno comincia a capire che il giocattolo si sta sfasciando e teme che, se non si aggiusta qualcosa, ad alcuni resterà il potere assoluto e ad altri i fallimenti: per chi produrre se nessuno compra?

Forse il Nostro pensa di far parte di quelli che giocano per il potere assoluto, e sogna di fondare la stirpe degli Stirpe.

3 commenti:

  1. Pensavo di andare alla partita domenica prossima, con il Frosinone calcio primo in classifica e lo stadio nuovo.
    Dopo 7 anni di disoccupazione ho finalmente lavorato 3 mesi l'estate scorsa, e dovrei lavorare anche la prossima, così ho pensato "ma sì, una botta di vita".

    Un tale proprietario di circo, in una terra senza pane e lavoro, l'anno scorso, per la mancata promozione in serie A, era afflitto per aver perso milioni di diritti televisivi, non che la squadra non meritasse, semplicemente sfortuna.
    Quest'anno, cacciato il vecchio e comprato il nuovo allenatore, con qualche rinforzo sulla fascia e in difesa, ha dimostrato quanto sia un presidente e proprietario attento e capace.

    Mi piacerebbe imparare da lui la determinazione negli affari, quella servita per accrescere la fortuna ereditata dal celebre padre Benito, e avere anche il suo fair play, per non provare questa "invidia sociale"* che mi impedisce di tornare allo stadio.

    *Ai ricchi fa piacere chiamare così l'incazzatura che accompagna la lotta di classe, quella fatta dagli altri.

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    1. Considero Maurizio Stirpe un abile imprenditore e un uomo intelligente, ma non dimentico che gioca nella squadra avversaria. Dunque fair play, ma nessuno sconto.

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  2. "E' comprensibile allora l'ira del Nostro, che grida al tradimento nei confronti di Acea. Resta da capire perché, quest'ultima, di presti a questo "tradimento". Se lo fa, evidentemente, non è per bontà d'animo, ma avrà le sue ragioni. Forse, come sempre accade, anche nel campo dei dominanti serpeggiano malumori. Forse qualcuno comincia a capire che il giocattolo si sta sfasciando"

    Potrebbe essere in virtù del "rompere le righe!" preelettorale, ammesso che la giunta Raggi possa/voglia intestarsi la decisione.
    Oppure, sarà per la risoluzione del contratto con Acea da parte dell'Assemblea dei Sindaci.

    In questi anni di "ce lo chiede l'europa" il teatrino politico ha sempre barattato diritti civili con diritti sociali, se questo è il sintomo di una inversione di tendenza mi chiedo se e cosa chiederanno in cambio.

    http://www.affaritaliani.it/roma/acea-sindaci-della-ciociaria-in-rivolta-risolto-il-contratto-con-ato5-454564.html

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