venerdì 16 febbraio 2018

L'imperativo categorico: costruire il partito di massa

Carissimi lettori,

vi invito a seguire integralmente e con la massima attenzione questo video (I sovranisti dopo 5 anni - Stefano D'Andrea alla 2ª Assemblea del FSI), dal quale ho estratto un frammento fulminante.


Citando Padoa Schioppa (quello della famosa citazione: "Nell'Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev' essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l'individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.") Stefano D'Andrea ci ricorda la differenza tra avversario e nemico in politica. E' un avversario colui che compete per governare un paese, tuttavia accettando il quadro sostanziale e formale costituito. E' un nemico, dal punto di vista di chi vuole cambiarlo radicalmente, colui che difende il quadro sostanziale e formale nel quale si svolge la vita politica, e viceversa.

Erano reciprocamente avversari politici i partiti di massa emersi dal disastro della II guerra mondiale e dalla resistenza, DC, PSI PCI e altri minori, mentre era un nemico il piccolo raggruppamento liberale riunito intorno a Luigi Einaudi; dalla cui azione, dapprima sotterranea, poi sempre più sfacciata e impudente, è sorto il nuovo ordine europeo, nel quale la Costituzione del 1948 risulta disattivata e sostituita dalla prevalenza su di essa dei trattati unionisti. Stefano D'Andrea ci ricorda che la lotta contro il nemico politico è mortale, e che solo chi non conosce gli uomini di potere, e quindi non sa come costoro ragionano e agiscono, può illudersi di cambiare facilmente l'attuale assetto. La lotta di liberazione sarà lunga, ammesso che abbia successo. Ma anche se lo avrà, probabilmente nessuno di noi vivrà abbastanza a lungo per vederne il compimento.

Poco male, anche Padoa Schioppa, come tanti altri liberali, è morto prima di vedere e godere del loro trionfo. Noi non possiamo essere meno determinati. Pertanto nessuna concessione al nemico, e scarsa considerazione per quanti si illudono di poter cambiare le cose operando dal di dentro dell'ordine costituito, magari candidandosi in liste elettorali che dicono e non dicono, e soprattutto ritrattano tutto non appena lor signori fanno chiaramente intendere che, se non si accetta l'irreversibile quadro europeo, sono pronte a scattare le contromisure più aspre. Le quali sono certamente state comunicate ai leaders di quelle liste che hanno provato ad alzare di un millimetro la testa, dovendo successivamente recedere dai loro proclami per non incorrere in conseguenze catastrofiche, anche sul piano personale. Il metodo è quello, collaudatissimo nel tempo, dell'offerta che non si può rifiutare.

Già oggi chi si dichiara sovranista costituzionale e socialista corre dei rischi, i quali non si concretizzano soltanto perché siamo troppo deboli per rappresentare un pericolo reale. La soluzione è quella di distribuire il peso e i rischi della lotta politica, costruire cioè un partito sovranista, costituzionale e socialista di massa.

Questo è, e sarà, l'imperativo categorico dei sovranisti.

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