tag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post3567613644382371564..comments2023-12-04T13:53:05.649+01:00Comments on L'Ego della rete: [PopulPost] L'impossibile quadratura del cerchioUnknownnoreply@blogger.comBlogger28125tag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-41670237032768461132015-09-09T01:26:38.318+02:002015-09-09T01:26:38.318+02:00Hai ragione. In effetti io intendo "limitazio...Hai ragione. In effetti io intendo "<strong>limitazione dei movimenti di capitali</strong>", non proibizione, con l'ulteriore precisazione (ma è evidente che anche su questo siamo d'accordo) che i controlli e i vincoli devono essere stabiliti da un'autorità subordinata al potere politico. <br /><br />In un <a href="http://egodellarete.blogspot.com/2015/08/populpost-limpossibile-quadratura-del.html?showComment=1440341037179#c2557206396715108514" rel="nofollow">commento</a> a questo stesso post ho scritto: "<i>ti ricordo che io non sono comunista, nel senso che credo che l'iniziativa privata sia un bisogno insopprimibile dell'essere umano. Sono invece sovranista, perché penso che a nessun privato, o gruppo di privati, debba mai (mai mai mai mai mai mai) essere consentito di diventare così grande e potente da sovrastare lo Stato. Per me l'iniziativa privata, necessaria e irrinunciabile, deve essere un cavallo aggiogato al volere dello Stato democratico.</i>".<br /><br />Dunque "limitazioni", non "proibizione". In altri termini, qualsiasi "flusso", sia esso di capitali, servizi, merci o persone, può essere un bene in un ambiente cooperativo, ma anche una forma di aggressione in un ambiente concorrenziale. Il progetto globalista si caratterizza per il fatto che vuole eliminare i corpi intermedi preposti alla tutela degli interessi delle comunità nazionali, cioè gli Stati, togliendo loro gli strumenti per esercitarla. <br /><br /><strong>Permettimi di aggiungere</strong> che si tratta della stessa visione che, in ambito nazionale, le destre propongono da sempre con la loro avversione nei confronti di ogni forma di organizzazione intermedia a tutela del lavoro. Questa circostanza è oggi fonte di confusione perché si assiste al paradosso di forze di destra che, pur invocando il valore della sovranità nazionale, sono pronte a replicare in tale ambito ciò che combattono sul piano europeo e globale. Un paradosso rinforzato dalla completa adesione delle cosiddette sinistre al progetto globalista. <br /><br />Questo significa, a mio parere senza ombra di dubbio, che un'eventuale alleanza dei sovranisti con le destre nazionali, contro il globalismo, non può che essere valutato con estrema attenzione, essendo evidente che si tratterebbe di un'alleanza fragile ed esclusivamente di scopo.Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-58850765437705433812015-09-08T18:17:19.780+02:002015-09-08T18:17:19.780+02:00Nella prima parte del tuo commento hai scritto cos...Nella prima parte del tuo commento hai scritto cose (per quanto mi riguarda) non solo pacifiche sul piano economico - il teorema del trio inconciliabile etc. - ma condivisibili sul piano politico - l'autodeterminazione della politica monetaria (e FISCALE, con possibilità di monetizzare il disavanzo) è irrinunciabile per una democrazia sovrana.<br /><br />Aggiungo anche che condivido l'approccio del rispetto dei vincoli di scarsità (che, però, tenderei a enfatizzare in particolare solo su un piano statico: la quantità da distribuire oggi è data, la quantità che si potrà distribuire domani - che sarà data domani - non è indipendente dalle scelta allocative fatte oggi).<br /><br />Detto questo, quello che non mi persuade sono le conclusioni del tuo commento (che poi sarebbero la risposta alla mia domanda). Mi sembrano - senza voler in alcun modo mancare di rispetto - un po' apodittiche laddove assumi la STABILITÀ del cambio come valore assoluto, a sé stante. Ma forse si tratta di un equivoco.<br /><br />Provo a spiegarmi meglio. <br /><br />Il modello di Bretton Woods - tanto amato dai Keynesiani d'antan - poteva funzionare perché la (tendenziale) stabilità dei cambi era imposta da un sistema di regole internazionali rispettate da tutti, che imponevano un equilibrio tendenziale dei conti con l'estero (nel senso che se esportavi troppo dovevi aumentare la spesa pubblica per riequilibrare il conto delle partite correnti o accumulare riserve straniere: quindi, diciamo che in questo secondo caso eri comunque costretto a finanziare i partner meno competitivi di te accettando la loro valuta) e così riequilibravi il cambio riportandoti sulla parità dichiarata col dollaro.<br />I movimenti dei capitali non erano proibiti, ma controllati (altrimenti non ci sarebbe stato commercio estero)<br /><br />Peraltro, da atto che anche tu parli di LIMITAZIONE dei movimenti di capitale, e non di proibizione <br /><br />Ora c'è un problema: in mancanza di accordi internazionali, vincolanti per tutti, non ha alcun senso prendere la stabilità del cambio come valore a sé stante (come, peraltro, fanno gli euristi con riferimento ai rapporti tra i paesi dell'eurozona ) per il semplice fatto - sicuramente a te ben noto - che i paesi non hanno nessun obbligo di cooperazione simmetrica negli aggiustamenti. Se ti poni come obiettivo la stabilità della lira col marco tedesco, ma la Germania se ne infischia di essere in surplus con l'Italia, prima o poi consumi tutte le riserve in marchi e svaluti comunque.<br /><br />Io sono tendenzialmente per la limitazione dei movimenti di capitale e il CONTROLLO sulla politica valutaria (non attribuirei un valore alla "stabilità" in sé e per sé: stabilità, poi, rispetto a quale benchmark? Dollaro US? Marco tedesco? Sterlina britannica?) ma - a seconda dei casi - bisogna valutare anche la possibilità di lasciar rivalutare chi adotta politiche mercantilistiche (dopotutto, se la stabilità è un valore, anche per lui rivalutare sarebbe un disvalore).<br /><br />D'altronde, il teorema del trio inconciliabile è un teorema stilizzato che ipotizza tre casi estremi (esistono anche sfumature di politiche intermedie nella realtà) e postula, per semplicità dell'esposizione, due economie (l'economia che assume le scelte di politica economica e l'economia del resto del mondo). L'economia internazionale del mondo reale, come ben saprai, é più complessa. E ogni paese deve fare i conti con una pluralità di partner commerciali, ognuno dei quali ha strategie diverse.<br /><br />Mi scuso per la lunghezza.athttps://www.blogger.com/profile/14571577216141633585noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-14440676813235302922015-09-08T13:00:59.943+02:002015-09-08T13:00:59.943+02:00Non si può avere la botte piena e la moglie ubriac...Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Oppure, se preferisci, la coperta è troppo corta. Di proverbi che ci ricordano che viviamo in una condizione esistenziale di scarsità ce ne sono in abbondanza nella cultura popolare.<br /><br />Ciò detto, posto che l'autonomia della politica monetaria non può essere messa in discussione, anche perché la cosa ha risvolti politici di fondamentale importanza, non resta che scegliere tra vincolare i capitali o vincolare il cambio. La relazione tra questi due parametri non è simmetrica, nel senso che:<br /><br />a) se vincolo i capitali allora, e solo allora, è possibile (usando lo strumento monetario) contenere le oscillazioni del cambio ed evitare brusche variazioni.<br />b) se vincolo il cambio lasciando liberi i capitali, al contrario, mi espongo INEVITABILMENTE a grandi afflussi e improvvisi deflussi di capitali, il cui prezzo alla fine si scarica sul lavoro. <br /><br />In altre parole, il cambio "stabile" è un risultato che posso perseguire (sottolineo: posso) se si ha il pieno controllo della leva monetaria e dei flussi di capitali (nonché di merci e servizi). Al contrario, se lascio liberi i capitali non ho nessun modo per controllare il cambio, che inevitabilmente si mette a fluttuare, anche in seguito a movimenti speculativi.<br /><br />Perché un cambio stabile favorisce i lavoratori? Ma è semplice, perché la vita delle persone, la vita in generale, ha bisogno di un certo grado di stabilità, per poter fare progetti, organizzare imprese, far studiare i figli e via dicendo. In molti (me compreso all'inizio dell'euro) pensarono, per ignoranza assoluta, che il cambio fisso ci avrebbe dato tutto ciò, e che questo potesse convivere con la totale libertà di circolazione ponendo il controllo della leva monetaria in mani "indipendenti". Sappiamo come è finita.<br /><br />Inoltre la variabilità dei tassi di cambio, cioè una situazione in cui le BC non hanno i mezzi e gli strumenti per controllarli a causa della totale libertà di circolazione, conferisce ai grandi possessori di capitali un potere politico fondamentalmente antidemocratico. <br /><br />Pertanto la sovranità monetaria, unita ai vincoli sulla libertà di circolazione, costituiscono l'accoppiata che rende possibile il perseguimento della stabilità dei cambi, utile all'economia reale e, in quanto toglie potere alla speculazione finanziaria, anche alla democrazia sostanziale.Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-10023523803624398772015-09-08T11:26:10.524+02:002015-09-08T11:26:10.524+02:00Ma perché la flessibilità di cambio sarebbe incomp...Ma perché la flessibilità di cambio sarebbe incompatibile con gli interessi dei lavoratori?<br /><br />Io rinuncerei alla sciocca stabilità del cambio (che peraltro può essere esogena solo se sei in surplus estero, che se sei in deficit dura fintanto che hai riserve) piuttosto che alla libera circolazione dei capitali. Peraltro credo sia possibile anche solo limitare la libertà dei capitali in uscita (o forme di libertà di movimento dei capitali intermedie tra quella assoluta di disinvestire/investire ora e subito e il blocco totale, in modo da "scegliersi" in un certo senso l'investitore straniero pronto ad impegnarsi seriamente nel paese - come fa la Cina)athttps://www.blogger.com/profile/14571577216141633585noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-24196019164341769642015-08-29T20:40:34.113+02:002015-08-29T20:40:34.113+02:00Mi dispiace molto che tu non venga più a commentar...Mi dispiace molto che tu non venga più a commentare, ma nella vita si devono fare delle scelte e, a parte questa eccezione, intendo perseverare. Tra l'altro, sebbene abbia perso qualche ottimo commentatore, mi sono liberato di qualche scocciatore che, approfittando dell'irresponsabilità che regala l'anonimato, veniva qui a dire la qualunque. <br /><br />Vengo alle tue osservazioni. La tua lettura (<i>"credo tu voglia dire che la scelta di rompere con l'UE non deve essere condizionata dalla valutazione circa le conseguenze sfavorevoli che la rottura determinerebbe alla Nazione sul piano socio-economico, ma dalla considerazione degli inacettabili e insopportabili costi che il rimanere vincolati alla UE comporta per il Paese in termini di autodeterminazione politica, di libertà democratica e di dignità civile del suo popolo."</i>) pur corretta non centra completamente la ragione per cui, oggi, affermo che il problema è politico. C'è dell'altro.<br /><br />Vedi, prima vennero gli economisti, i quali ci parlarono della razionalità dei mercati. Si sosteneva che, di fronte all'evidente disfunzionalità della moneta unica, gli attori economici che venivano danneggiati avrebbero fatto sentire la loro voce. Mi sembra che nemmeno Bagnai, che di questa visione è stato l'alfiere, abbia oggi molta fiducia in tale esito.<br /><br />Vennero poi i giuristi, i quali sostennero, con ottime ragioni, che i trattati costitutivi dell'euro e dell'UE sono contrari alla Costituzione, e addirittura (Guarino) che sono stati applicati in modo distorto. Il problema di questa impostazione è che, come in qualsiasi controversia, dovrebbe esserci il "foro competente", ma questo manca, con la sola eccezione della corte costituzionale tedesca. Chissà perché. Per quanto riguarda l'Italia, credo che il colpo di Stato del 2011 abbia tolto qualsiasi efficacia, che non sia solo propagandistico (a nostro favore), sia a questo approccio che alla speranza nella razionalità dei mercati.<br /><br />Pertanto è arrivato il tempo della politica. Questa è l'ultima spiaggia, prima che la parola passi ai guerrieri. La "parola alla politica" significa che deve restare aperto il percorso di un cambiamento della situazione, fino allo smantellamento dell'euro e dell'UE (nel caso di ogni singolo paese fino all'uscita unilaterale), che sia fondato sul confronto elettorale. Se questa strada venisse chiusa davanti all'avanzata delle forze sovraniste, ricorrendo a modifiche svergognate delle leggi elettorali, a brogli, alle intimidazioni, magari al terrorismo, allora anche noi politici dovremo farci da parte, e arriveranno i guerrieri.<br /><br /><strong>[Nota - Per quel giorno, spero di aver finito di ristrutturare la mia casetta, come pure di aver completato la posa delle mine antiuomo nel praticello antistante. Io non sono un economista, non sono un giurista e nemmeno un guerriero. Sono solo un politico.]</strong><br /><br />Ciò non toglie che la divulgazione economica, come le ragioni giuridiche, siano oggi formidabili strumenti nelle mani, appunto, della Politica. Così come Bagnai ha sperato che bastasse la corretta divulgazione economica, e Guarino che bastasse denunciare le distorsioni nell'applicare i trattati, anch'io spero ardentemente che si possa arrivare a un risultato attraverso l'azione politica. Se ciò non accadrà, la parola passerà alla forza. A quel punto, dopo tanti evitabili lutti, trovato un nuovo equilibrio nei rapporti di forza tra le classi e le nazioni, la palla tornerebbe alla Politica. Questa, a sua volta la passerebbe ai giuristi e, infine, tornerebbe agli economisti. Il risultato? Tutto dipende da chi vince, ovviamente. <br /><br />Se non basta la razionalità, non conta nulla la legge, e fallisce la democrazia, non resta che la guerra.Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-1913973411997059212015-08-29T13:05:09.776+02:002015-08-29T13:05:09.776+02:00Approfittando della eccezionale possibilità data a...Approfittando della eccezionale possibilità data agli anonimi di intervenire nel dibattito, vorrei sviluppare alcune considerazioni sulla tua affermazione secondo cui "il problema è politico" (e non tecnico).<br /><br />Con l'espressione "il problema è politico", credo tu voglia dire che la scelta di rompere con l'UE non deve essere condizionata dalla valutazione circa le conseguenze sfavorevoli che la rottura determinerebbe alla Nazione sul piano socio-economico, ma dalla considerazione degli inacettabili e insopportabili costi che il rimanere vincolati alla UE comporta per il Paese in termini di autodeterminazione politica, di libertà democratica e di dignità civile del suo popolo.<br /><br />Se questa lettura è corretta, io mi permetto di precisare che il problema è "giuridico" prima ancora di essere politico, perché non mi stancherò mai di ripetere che l'assetto giuridico che lo Stato italiano si è dato aderendo agli orridi trattati è ILLECITO, perché INCOMPATIBILE con quello delineato e imposto, allo Stato stesso, dalla sua legge suprema (tuttora vigente e obbligatoria per gli organi di vertice del potere statuale e per tutti gli altri soggetti operanti in Italia).<br /><br />La necessità del progetto sovranista è tutt'uno con la necessità di interrompere la condizione di antigiuridicità "continuata" (termine da intendersi nel suo significato giuridico) in cui lo Stato italiano è stato messo dalle singole PERSONE (con tanto di nome e cognome) che hanno, per qualunque motivo, approvato e ratificato un sistema di regole vincolanti per lo Stato palesemente contrarie a quelle consentite dalla legge fondamentale dello Stato stesso (in nome del quale costoro hanno agito e tuttora agiscono).<br /><br />Anche se questa chiave di lettura ha scarsa presa sull'opinione pubblica e non infiamma gli animi, la consistenza giuridica del problema viene prima di quella politica, etica, economica ecc...e questo per il semplice fatto che tali profili ulteriori del problema trovano il loro quadro di riferimento qualificante e i loro limiti nel diritto, ossia nelle norme della vigente Costituzione italiana. Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/05537577015681048988noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-54768556844859383122015-08-29T12:06:19.931+02:002015-08-29T12:06:19.931+02:00Che dire? Aspettiamo la replica di clack. Non mi p...Che dire? Aspettiamo la replica di clack. Non mi piace essere costretto a difendere Bagnai, ma se dovrò farlo non mi tirerò indietro... <a href="http://www.academia.edu/11944412/Il_problema_del_primum_verum_in_Cartesio_ed_in_Vico" rel="nofollow"><strong>primum verum!</strong></a><br /><br />p.s. la citazione "colta" è un vezzo che mi ha inoculato Illo. Trattasi di morbo blog-esantematico.Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-34386968257568193892015-08-29T11:32:34.702+02:002015-08-29T11:32:34.702+02:00"Ora, se questo problema è così grande, e a m..."Ora, se questo problema è così grande, e a me non sembra in base a quanto detto finora, il sig. Bagnai ci spiega che per contrastarlo si deve deprimere la domanda interna per mezzo della moderazione o meglio della riduzione dei salari."<br /><br />A me non pare che Bagnai abbia mai sostenuto niente del genere. Mi sono perso qualche passaggio del Bagnai-pensiero? <br /><br />""...agli alfieri dell'euro-scetticismo queste cose non ricordo di averle sentite dire, men che mai con il rilievo e la chiarezza necessari, quando invece sarebbe stato doveroso. Se non altro per mettere al corrente i loro sostenitori riguardo a ciò cui si andrebbe effettivamente incontro con l'uscita dall'eurozona, per quanto la si ritenga doverosa.""<br /><br />Qui mi sa che ad essersi perso qualche passaggio è Lei, dal momento che il sunnominato cattedratico (e relativi colleghi schierati sulle stesse posizioni) hanno sempre ammonito che più tempo si lascia trascorrere e più drammatiche saranno le conseguenze dell'abbandono della moneta unica (abbandono che, peraltro, il predetto, almeno fino a non molto tempo fa, affermava che dovrà sicuramente avvenire presto o tardi, indipendentemente da ogni scelta politica dell'Italia in quella direzione). <br /><br />Inoltre, non è detto che le catastrofiche conseguenze di un euroext nazionale, da Lei preconizzate in termini quasi biblici, siano frutto di una corretta conoscenza e intrepretazione della (complessa e articolata) realtà e dei suoi possibili sviluppi nell'ipotesi considerata (io lascerei certe interpretazioni e previsioni a chi, per mestiere, dispone di quanche strumento in più per farle). Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/12749523534037499538noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-55139018471379044812015-08-28T16:46:08.084+02:002015-08-28T16:46:08.084+02:00Caro Fiorenzo, ho estrapolato quel singolo element...Caro Fiorenzo, ho estrapolato quel singolo elemento dal tuo post non per entrare in una sorta di conflitto con le tue posizioni, ma perché mi è sembrato esemplificativo delle contraddizioni che attanagliano il movimento euro-scettico, del quale malgrado tutto mi sento parte integrante, sia pure come voce fuori dal coro.<br />Più vado avanti e più mi convinco che di dovere abbia previsto anche questo e si sia fatto grandi risate pensando al momento in cui ci saremmo trovati di fronte a questi crocevia fatti soltanto di strade tutte inevitabilmente sbarrate. E che obbligano a osservare il TINA secondo un'ottica nuova e portatrice di sgomento.<br />Mi sarebbe piaciuto sapere qual è il tuo pensiero in merito agli elementi che ho sollevato, ma mi sembra che tu sei rimasto più sulle generali nella tua risposta, limitandoti a ribadire alcuni punti fermi di tutto il ragionamento, col quale almeno a grandi linee sono tutto sommato d'accordo. <br />Sia pure con le perplessità sempre più grandi dovute all'intercambiabilità di fatto tra due linee di pensiero che dovrebbero essere totalmente opposte e divise da gap profondi come canyon, ma invece più si procede nella discussione e più rivelano punti di contatto a livelli ben oltre non il prevedibile ma l'immaginabile.<br /><br />Buon consiglio di classe.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-19517750621845395872015-08-28T11:20:32.269+02:002015-08-28T11:20:32.269+02:00Rispondo con un po' di fretta durante una paus...Rispondo con un po' di fretta durante una pausa, essendo impegnato negli adempimenti di inizio anno scolastico (già dal 24 agosto... gli insegnanti fanno tre mesi di vacanze vero?).<br /><br />Vedo che si sta finendo a parlare di uscita dall'euro, ma non è questo il tema del post. L'uscita dall'euro è un "<strong>transitorio</strong> sul quale non mi azzardo a esprimere valutazioni tecniche personali, ad esempio se i salari reali scenderebbero o meno. Sono per l'uscita dall'euro per ragioni squisitamente politiche, per amore della libertà e della democrazia. <br /><br />Ciò detto e premesso, ho preso in considerazione uno <strong>Stato pienamente sovrano e tre obiettivi di politica economica</strong>:<br /><br />A - libertà di emettere moneta, sia privata (prestiti bancari) che statale (deficit)<br />B - stabilità del cambio<br />C - libera circolazione dei capitali, delle merci e dei servizi<br /><br />e ho argomentato (ma si tratta di una cosa assolutamente standard, non mi sono inventato niente) che <strong>solo due (a scelta) di questi tre obiettivi sono compatibili</strong>.<br /><br />In particolare, se si sceglie la piena sovranità nell'emissione monetaria (cioè libertà di determinare il prime rate e di fare deficit) e si vuole mantenere stabile il cambio, allora <strong>NECESSARIAMENTE</strong> si devono imporre limiti alla libera circolazione.<br /><br />Ho concluso affermando che, poiché la libertà di emissione di moneta (prime rate e deficit) e la stabilità del cambio sono obiettivi che favoriscono la classe dei lavoratori, dobbiamo essere a favore dell'imposizione di limiti alla libera circolazione.<br /><br />In altre parole ho affermato una banalità (cercando di dettagliare un po' sul piano tecnico) : <strong>la sovranità popolare è incompatibile con il liberismo!</strong><br /><br />Questi pazzi dell'euro invece hanno fissato il cambio (moneta unica) aperto alla più selvaggia libera circolazione di tutto e, ovviamente, non possono permettere che uno Stato dell'eurozona, anche quando è in estrema difficoltà, faccia deficit. Inoltre proprio lo Stato più in difficoltà, la Grecia, è addirittura escluso dal QE, mentre tutti gli altri devono, in ogni caso, offrire garanzie reali alla BCE!<br /><br />Vi saluto, inizia un nuovo consiglio di classe.Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-36724638144071756012015-08-28T08:38:00.016+02:002015-08-28T08:38:00.016+02:00(segue dal commento precedente)
Da tutto questo d...(segue dal commento precedente)<br /><br />Da tutto questo deriva una seconda considerazione, riguardo all'efficacia del sistema industriale del paese nel rispondere ai bisogni del mercato interno al momento della ripresa seguente all'abbandono dell'eurozona. <br />Se c'è una cosa che la moneta unica ha insegnato, è proprio che funziona come elemento depressivo dell'economia, e quindi del sistema industriale, dei paesi che non sono riusciti ad acquisire la supremazia all'interno dell'eurozona o che non abbiano almeno tenuto il passo di quelli che invece lo hanno fatto.<br />Da ciò consegue che la moneta unica funziona come un nodo scorsoio, che si stringe sempre più al collo dei paesi che ne vengono oppressi. In modo tale che quanto più lungo è il lasso di tempo che essa e il suo sistema restano in vita, tanto più risulta difficile uscirne. <br />Proprio perché con il passare del tempo il sistema industriale dei paesi che non riescono a stare al passo tende a deprimersi e quindi a essere smantellato, cadendo vieppiù in condizioni tali da rendere le conseguenze dell'uscita disastrose, perché sempre meno in grado di soddisfare la domanda interna. Ne deriva che il paese colpevole di ribellione si trova tanto più esposto ai contraccolpi della bilancia dei pagamenti quanto più tarda a uscire.<br /><br />Sono convinto che su questo elemento i padri dell'euro abbiano giocato coscientemente, al pari dei suoi reggitori passati e presenti, alcuni dei quali hanno suggerito questo aspetto nei loro discorsi, anche se in maniera non del tutto chiara, anzi molto poco.<br />Viceversa agli alfieri dell'euro-scetticismo queste cose non ricordo di averle sentite dire, men che mai con il rilievo e la chiarezza necessari, quando invece sarebbe stato doveroso. Se non altro per mettere al corrente i loro sostenitori riguardo a ciò cui si andrebbe effettivamente incontro con l'uscita dall'eurozona, per quanto la si ritenga doverosa. <br />I motivi potrebbero essere ovvi, almeno dal mio punto di vista, riportando ancora una volta d'attualità il malcelato ruolo di doppiogiochisti, messo in evidenza dall'appena dimostrata intercambiabilità coi più noti alfieri della moneta unica e massacratori sociali, che del resto col passare del tempo è andato rivelandosi in maniera sempre più netta.<br /><br />Grazie a tutti per l'attenzione e la pazienza.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-86188494134757016122015-08-28T08:27:50.591+02:002015-08-28T08:27:50.591+02:00Grazie Fabio, elimino il commento precedente e pro...Grazie Fabio, elimino il commento precedente e provo a spiegarmi meglio.<br />Fiorenzo dice, mi sembra riprendendo il discorso di Illo, che in condizioni di uscita da eurozona vi sarebbe una ripresa. E la gente, con più soldi in tasca, ricomincerebbe a spendere. Siccome la spesa maggiore favorirebbe le importazioni, in breve si avranno problemi di bilancia di pagamenti.<br />Ma siccome ancora non siamo un paese totalmente dipendente dalle importazioni per il fabbisogno del mercato interno, ne deriva che le importazioni andranno a coprire solo una frazione dell'aumento della richiesta di beni e servizi conseguente alla rinnovata voglia di spendere della popolazione.<br />Quanto vale detta frazione? La misura in cui l'industria nazionale non riesce a soddisfare la percentuale di cui è aumentata la domanda di beni del mercato interno, che a sua volta è una frazione dell'aumento di beni+servizi richiesti a seguito della ripresa. <br />Allora, quanto più riusciamo a preservare un sistema industriale efficiente e in grado di rispondere alle richieste del mercato, tanto più bassa sarà quella frazione della frazione.<br />Che comunque ha un costo ed è quello che genera i problemi di bilancia di pagamenti.<br />Ma qui c'è un ma. Illo nel corso del tempo ci ha fatto una capa tanta smentendo i teorici del terrorismo da benzina a 20 mila lire al litro nel caso di uscita dall'euro, dato che il costo della materia prima incide per una frazione del costo alla pompa.<br />Nella mia ignoranza di fondo, allora, devo ritenere che se questo vale per la benzina deve valere anche per tutto il resto. <br />Ne consegue che il problema non assomma al valore al dettaglio delle merci importate in più, come si potrebbe credere facendo il discorso benza a 20 mila, ma al costo di quelle merci alla fonte + il trasporto, se ci si affida a un vettore straniero, cosa che non è scontata. <br />Dunque, tutto il problema finisce con l'essere costituito da una frazione della frazione della frazione del monte complessivo determinato dall'aumento di domanda interna a seguito di ripresa post uscita. <br />Ma se questo secondo Bagnai non rappresenta un problema per i combustibili per i quali siamo largamente dipendenti dall'estero, perché dovrebbe rappresentarlo per i beni importati in conseguenza della ripresa?<br />La svalutazione della neolira conseguente all'uscita dall'euro, anzi, e qui rispondo all'obiezione dell'amico Fabio dato che essa rappresenta il quid in più dii cui Francia e Giappone non hanno potuto godere, renderà via via più elevato il prezzo delle merci d'importazione, spingendo il pubblico verso quelle nostrane. E poi avremo pure delle esportazioni che andranno in qualche misura a compensazione. Senza contare che le merci importate saranno vendute con un margine di ricarico e una percentuale di tassazione, che vanno sempre a favore della circolazione interna della moneta e dell'introito dello stato, quindi a sostegno del nostro sistema economico, sia pure in misura minore del prodotto autarchico.<br />Spero fin qui di essermi spiegato.<br />Ora, se questo problema è così grande, e a me non sembra in base a quanto detto finora, il sig. Bagnai ci spiega che per contrastarlo si deve deprimere la domanda interna per mezzo della moderazione o meglio della riduzione dei salari. <br />Ma questa è la ricetta di Monti, allora mi si spieghi dov'è la differenza tra i due. Soprattutto è il pervenire in seguito all'uscita dall'eurozona a condizioni di fatto indistinguibili da quelle causate dalla moneta unica.<br />E allora se le condizioni cui pervengo sono esattamente le stesse, perché devo dannarmi la vita a uscire dall'euro?<br />Perché egli si è affannato per anni a dirci che solo fuori dall'euro avremo una ripresa delle condizioni economiche e un recupero di democrazia? Ma se poi finisce col dire l'opposto, spera che le persone non se ne accorgano?<br /><br />(continua)Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-54059075707585913632015-08-28T07:13:27.232+02:002015-08-28T07:13:27.232+02:00Clack , ti rispondo io , perché Fiorenzo ogni tant...Clack , ti rispondo io , perché Fiorenzo ogni tanto si incazza , ma è un ragazzo<br />dal cuore d'oro . La storia insegna " Historia magistra vitae " : la Francia nel '81<br />con Mitterand fece una politica espansiva e benefici finirono tutti in Germania <br />che esportava a Parigi .Lo stesso è capitato piu' recentemente col Giappone in cui <br />la politica espansiva ha avuto successo per poco tempo perché poi sono aumentate<br />le importazioni : cioè le importazioni sono sempre determinanti nell'economia<br />di una nazione e aumentano se aumenta il potere d'acquisto dei suoi cittadini .Gustavohttps://www.blogger.com/profile/07268126992448012700noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-22662807005348594112015-08-28T01:30:30.198+02:002015-08-28T01:30:30.198+02:00Clack, ti ho pubblicato ma francamente non ci ho c...Clack, ti ho pubblicato ma francamente non ci ho capito una mazza. Forse sono ubriaco... o forse te sei fatto 'na canna. Oppure il contrario, chissà... ma non diciamolo ai miei studenti.Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-60011083540615717682015-08-28T01:11:33.873+02:002015-08-28T01:11:33.873+02:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-47362027678875627692015-08-28T01:11:15.987+02:002015-08-28T01:11:15.987+02:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-53921685667422198902015-08-27T03:09:25.034+02:002015-08-27T03:09:25.034+02:00purtroppo allora direi che dobbiamo tifare repubbl...purtroppo allora direi che dobbiamo tifare repubblicano...magari proprio donald trump ahah.... perchè i democratici ci han già fatto capire cosa vogliono: UE ed eurozona DEVONO DURARE AD OGNI COSTO.<br /><br />il grafico che hai linkato è molto interessante: il capitalismo alla francese sembrerebbe proprio il più equilibrato.Luca Tonellihttps://www.blogger.com/profile/08427678680045781827noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-33463073149649239312015-08-26T21:57:15.202+02:002015-08-26T21:57:15.202+02:00Scusa Luca, intanto lasciami ricordare che il sald...Scusa Luca, intanto lasciami ricordare che il saldo primario è la differenza tra entrate e uscite statali al netto degli interessi sul debito pregresso, e quindi chiarire la relazione tra ciò e il mercantilismo: un saldo primario positivo ha, come conseguenza, la sottrazione di risorse monetarie al mercato interno, il che genera disoccupazione e tendenza alla moderazione salariale. Pertanto la tua osservazione è molto centrata.<br /><br />Occorre aggiungere che il solo modo per rendere l'euro sostenibile, in assenza di trasferimenti fiscali netti, era che ai saldi primari positivi dei paesi meno competitivi corrispondessero saldi negativi da parte di quelli più competitivi. Ciò non è avvenuto e anzi la <a href="http://www.forexinfo.it/IMG/png/saldo_primario_forex.png" rel="nofollow">Germania dal 2003</a> ha iniziato a praticare forti e crescenti saldi primari. Il grafico che ti ho linkato è la pistola fumante che dimostra, senza ombra di dubbio, che l'euro è fondato sulla concorrenza tra i paesi che lo hanno adottato, e non sulla cooperazione. <br /><br />Notiamo anche che la Francia, oltre ad aver esagerato meno di noi con i suoi saldi primari, dopo lo scoppio della crisi ha fatto dei bei deficit, forse nella speranza di indurre la Germania a fare altrettanto. Anche questo non è avvenuto. L'Inghilterra ha fatto grandi deficit, dopo un iniziale tentativo di imitare la Germania.<br /><br />Cosa mi fa venire in mente questa situazione? A me che siamo nuovamente alla contrapposizione della fine degli anni trenta: anche allora voltammo le spalle a Francia e Inghilterra per allearci con la Germania. Come se ne esce? Come dice quel simpaticone di Illo: dipende dalle scelte degli USA. <br /><br />Nel frattempo la gente schiatta.Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-57175129317642012802015-08-26T21:09:32.185+02:002015-08-26T21:09:32.185+02:00faccio un intervento molto più terra terra....dal ...faccio un intervento molto più terra terra....dal confronto fra gli andamenti del surplus primario bisogna dare però atto a chi dice che l'Italia PRIMA di tutte è stato il vero Paese che ha fatto del mercantilismo la propria bandiera per primo.<br /><br />guardate là che surplus: più alto di quello tedesco attuale appena dopo l'uscita dallo SME....che come sappiamo bene noi, e come non ammette Bagnai, fu gestita precisamente SVALUTANDO IL LAVORO.<br /><br />e tocca dire che i nostri imprenditori avevano smesso di fare investimenti seri già da anni eh? <br /><br />poi il resto della storia lo diamo scontato...cioè la sottomissione ai voleri europei ecc... però cavolo vista da fuori si direbbe che la Germania abbia reagito allo slancio mercantilistico italiano e NON IL CONTRARIO.<br /><br />poi ha reagito in grande stile....come tipico dei tedeschi...restituendo tutto con gli interessi...va detto.Luca Tonellihttps://www.blogger.com/profile/08427678680045781827noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-90164430365166589442015-08-24T19:19:46.423+02:002015-08-24T19:19:46.423+02:00Dici che non sei un economista , ma ne sai una piu...Dici che non sei un economista , ma ne sai una piu' del diavolo , vabbè , con le <br />frequentazioni che hai , le piu' acute menti economiche italiane...., quello che non <br />riesco a capire e' quando tu insisti nell'affermare che bisogna riorganizzarsi dal basso ,<br />partire dal basso . Per mia esperienza quotidiana è proprio nel basso dove si annida <br />il consumismo maggiore , consumismo inteso come gratificazione della propria esistenza<br />e non come soddisfazione dei bisogni primari . Infatti non facciamo il mutuo solo per <br />comprarsi la casa , ma anche per cambiarsi l'auto , per farsi un viaggio , per comprarsi lo<br />smartphone....Voglio dire che mi sembra che le menti del basso oggi siano piu' occupate <br />a pensare a quello che compreranno domani ,che a conquistare il sovranismo ,che per me<br />rimane un ideale dell'alto , emancipato e acculturato .<br />PS , certo che nel basso ci sono anche le menti che pensano a cosa metteranno in tavola domani ,ma la classe media, che sta bene ,in Italia è ancora numerosa !<br /><br />Gustavohttps://www.blogger.com/profile/07268126992448012700noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-50012726193613519612015-08-23T18:32:52.246+02:002015-08-23T18:32:52.246+02:00In Corea del nord c'è un evidente potere dinas...In Corea del nord c'è un evidente potere dinastico. La Corea del sud è un paese che, almeno la sua politica monetaria in senso stretto (prime rate), la può determinare. Di più non so dirti, se non che l'Italia non è la Corea, né del nord né del sud.<br /><br />Cioè no, una cosa posso dirla: nel 1966 la Corea (non ricordo se del nord o del sud) ci buttò fuori dal mondiale. L'evento fu vissuto qui da noi come una vergogna nazionale.Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-90508284759856166752015-08-23T17:55:43.067+02:002015-08-23T17:55:43.067+02:00Interessantissimo dibattito il vostro, mi ha fatto...Interessantissimo dibattito il vostro, mi ha fatto pensare, e tra le mille considerazioni, che vi risparmio, che mi sono venute in mente una mi ha lasciato inorridito, o meglio un dubbio, se cioè una volta recuperata la sovranità noi andremo ad assomigliare di più ad una Corea del Sud o piuttosto ad una Corea del Nord?Ippolito Grimaldihttps://www.blogger.com/profile/05453272940314384084noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-25572063967151085142015-08-23T16:43:57.179+02:002015-08-23T16:43:57.179+02:00@Vincenzo che scrive: "Io citavo esplicitamen...@Vincenzo che scrive: "<i>Io citavo esplicitamente una tua frase per sottolineare una caratteristica comune agli antieuristi, quella di centrare l'attenzione sull'euro, piuttosto che sulla crisi finanziaria del 2007/2008.</i>"<br /><br />Vedi caro, noi non possiamo decidere come deve andare il mondo, al massimo possiamo farlo a casa nostra. Ragion per cui se gli americani, i giapponesi, gli inglesi e via dicendo finanziarizzano le loro economie non c'è altro da fare che prenderne atto, e difendersi. Cioè sganciarsi da quel modo di essere. Pertanto le crisi di origine esogena ci saranno sempre, a meno che l'Italia non diventi Lei la potenza imperialista dominante e imponga Lei le sue regole. Ne segue che è giusto osservare che la costruzione dell'euro è così fragile che alla prima crisi esogena, appena nove anni la sua adozione, è andato in tilt.<br /><br />Ciò detto, ti faccio osservare che chi mi "<i>ha convinto</i>" non sei tu, bensì Moreno Pasquinelli e Stefano D'Andrea, con entrambi i quali ho da anni ottimi e proficui rapporti (seppure talvolta lievemente polemici... ma siamo sempre grandissimi amici). E' ad essi che va il mio debito di riconoscenza intellettuale.<br /><br />Infine un paio di note.<br /><br />1) Le misure keynesiane di cui parli, cioè controllo della leva monetaria, gestione del cambio e controllo dei movimenti di capitale, sono strumenti standard che anche uno Stato completamente e totalmente collettivizzato deve prendere in carico, a meno di chiuderso completamente al mondo esterno. Domanda: è questo quello che auspichi, la totale chiusura dell'Italia al mondo esterno (che comunque continuerebbe a fare i cazzi suoi) per costruire qui da noi un comunismo in stato d'assedio?<br /><br />2) parli di controllo dei movimenti di merci e persone. Sul controllo dei movimenti di merci, pensavo che il riferimento al documento sulla repressione finanziaria, che parla anche di ciò, fosse sufficiente. Ovvio che si debbano reintrodurre politiche daziarie, da gestire attraverso accordi bilaterali e non attraverso l'adesione a organizzazioni internazionali (tipo il WTO o, peggio, il TTIP) alle quali si devolve questo importantissimo aspetto della sovranità. Per quanto riguarda il controllo dei movimenti di persone, ebbene in questo sono d'accordo con Emiliano Brancaccio il quale ricorda che si tratta principalmente di un problema subordinato al controllo dei movimenti di capitali. Sfugge a questo schema il problema dei movimenti di persone causati da guerre e conflitti scatenati dalle potenze imperialiste. Per quanto attiene a questo aspetto del problema, cioè i profughi che fuggono da guerre, carestie e quant'altro, io (come credo nessuno) ho una risposta soddisfacente. Se ce l'hai tu, ti prego di darmene contezza.<br /><br />3) ti ricordo che io non sono comunista, nel senso che credo che l'iniziativa privata sia un bisogno insopprimibile dell'essere umano. Sono invece sovranista, perché penso che a nessun privato, o gruppo di privati, debba mai (mai mai mai mai mai mai) essere consentito di diventare così grande e potente da sovrastare lo Stato. Per me l'iniziativa privata, necessaria e irrinunciabile, deve essere un cavallo aggiogato al volere dello Stato democratico.<br /><br />Credo di aver detto il grosso delle mie convinzioni. Valuta tu se continuare a dialogare o se sono troppo poco "comunista". Vale sempre l'immortale enunciato di <a href="https://www.youtube.com/watch?v=NEwZO0xW-IE" rel="nofollow">Rhett Butler</a>...;-)Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-70356204062069809082015-08-23T15:41:58.318+02:002015-08-23T15:41:58.318+02:00Caro Fiorenzo, innazitutto ti volevo confermare ch...Caro Fiorenzo, innazitutto ti volevo confermare che io intervengo sul tuo blog perchè sento che concordiamo in tante cose, e quando sollevo una critica, lo faccio perchè credo che sia molto più importante parlare di ciò che ci divide che non di ciò che ci unisce. <br />Io citavo esplicitamente una tua frase per sottolineare una caratteristica comune agli antieuristi, quella di centrare l'attenzione sull'euro, piuttosto che sulla crisi finanziaria del 2007/2008. Tu non rispondi su questo punto, così devo credere che su questo punto ti ho convinto. <br />Più avanti, parli di controllo dei movimenti dei capitali, e così taci sul controllo delle merci e delle persone, cosa che, perdonami, mi sembra un atteggiamento alquanto reticente. <br />Infine, la cosa più importante, non dici nulla sulla possibilità di affidarsi a misure di tipo keynesiani, che io invece dicevo di considerare improponibili. <br />Il punto dirimente non è insomma euro sì o euro no, ma se sia ancora possibile affidarsi ad un'economia di mercato, o se ammettiamo che l'economia va pianificata come credo io. <br />Se si crede all'economia di mercato, si chiede allo stato solo di influenzare il mercato perchè questo reagisca nel modo desiderato, ma alla fine bisogna affidarsi ad esso, sperando che le misure macroeconomiche sortiscano l'effetto sperato. <br />In un'economia pianificata invece, lo stato ha il pieno controllo di tutte le variabili e può sicuramente ottenere ciò che vuole ottenere, invece che limitarsi a sperarlo. <br />Io sono anticapitalista, ma mantengo un atteggiamento aperto, almeno così mi sforzo di fare e penso anche di riuscirci per capire coloro che pure così critici rispetto alla direzione che il capitalismo ha assunto, continuano a credere che comunque il mercato sia la soluzione, ma ancora non vedo alcuna argomentazione reale, quanto piuttosto un atteggiamento preconcetto, simile per certi versi all'atteggiamento di coloro che appoggiano acriticamente l'euro, sosteneendo che fuori da esso ci sia il disastro. <br />Vedo che non è facile indurre un simile dibattito sul web. C'ho provato su vari blog, ma ho dovuto rinunciarvi, ad esempio su Goofynomics, perchè è evidente che la maggior parte delle persone non ha un reale interesse a dialogare e cioè a mettere in dubbio le proprie convinzioni, cerca al contrario la facile conferma a ciò che già crede. <br />Da queste nostre prime frequentazioni, mi sembra che tu abbia una mentalità più aperta, ma se le mie opinioni ti appaiono troppo lontane dalle tue, mi adeguerò. Vincenzo Cucinottahttps://www.blogger.com/profile/18184543762214806551noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8032221390444969889.post-80419291426667820232015-08-23T10:45:35.626+02:002015-08-23T10:45:35.626+02:00Credo di aver già risposto col mio commento preced...Credo di aver già risposto col mio commento precedente. In sintesi, temo che tu mi abbia preso per ciò che non sono, per qualche pregiudizio che si è formato nella tua memoria. Una più attenta lettura del post sarebbe bastata a smontarlo. Ti ricordo, altresì, che pur essendo uscito dall'ARS, resto un sovranista convinto e un sostenitore di quella come di altre iniziative sovraniste, e che combatto i <strong>falsoni</strong> che cercano di appropriarsi di questa etichetta stravolgendone il significato. Tra questi ci metto, senza ombra di dubbio, la Lega Nord e una parte consistente del M5S (quella che ne detiene il controllo). Quanto a los memmetaros, ho la sensazione che dopo l'iniziale ubriacatura economicistica, stiano gradualmente maturando politicamente, come è avvenuto anche a me e a tanti altri negli ultimi anni. Nessuno nasce "<strong>imparato</strong>".Fiorenzo Fraiolihttps://www.blogger.com/profile/13556924266268655501noreply@blogger.com