Sono reduce dalla distribuzione, nella mia città, dei volantini prodotti dal
collettivo "La solitudine dei numeri reali". Nel corso del volantinaggio, in
molti mi hanno chiesto di scrivere un post sul caso Monte dei Paschi di Siena,
cosa che mi accingo a fare.
Links correlati:
Poiché non sono uno specialista di economia e finanza, mentre ritengo, con poca modestia, di essere abbastanza bravo nello spiegare quello che, a mia volta, apprendo dallo studio dei veri specialisti, mi limiterò a semplificare quello che ho appreso dallo studio dei loro lavori. Il cuore del problema, cari concittadini che mi rendete l'onore di leggere quello che scrivo, è nel grafico seguente.
Si tratta dell'andamento dell'indice più importante della borsa valori
italiana, il FTSE-Mib, nell'intervallo dal 18 maggio 2007 al 5 marzo 2009,
durate il quale l'indice medio pesato dei corsi azionari delle aziende quotate
ha perso il 69,52%, passando da 44364 a 13523.
L'origine dei guai del MPS, e presto di altre grandi banche italiane e... udite
udite... tedesche, è tutta in questo grafico, e in altri simili relativi ai corsi azionari dei paesi europei. Dal marzo 2009 ad oggi l'indice FTSE-Mib ha
recuperato un po', tornando ad oscillare intorno a 17.000 punti. La caduta dei
valori azionari ha messo in crisi i bilanci di tutte le banche europee e
italiane, perché le azioni erano iscritte come attivi nei loro bilanci. Il MPS
(e probabilmente non solo il MPS) ha tentato di reagire lanciandosi in
spericolate operazioni sui derivati, sulla base di una valutazione del quadro
generale dell'evoluzione economica eccessivamente ottimistica. In pratica, i
vertici hanno pensato che la crisi, innescata dalla bolla immobiliare negli
Stati Uniti, non fosse di natura sistemica, e hanno scelto di scommettere su una
ripresa dei valori degli indici. Per far ciò, nella fretta di coprire le
perdite, hanno (forse: è un'ipotesi investigativa) aggirato le
disposizioni di legge, le quali impongono una serie di vincoli nel rapporto tra
gli impieghi e il capitale proprio. Le cose, però, non sono andate come i
vertici della banca si aspettavano, perché l'attesa ripresa non c'è stata, e
sono finiti a mollo.
Questa è la spiegazione, per così dire, "tecnica", ma c'è dell'altro. Il problema, infatti, è politico. Ricordate, voi che siete vecchiotti come me, quando negli anni settanta si ripeteva il ritornello "il problema è politico"? Ebbene sì, il problema è politico. Ed ha dimensioni europee. Una data da ricordare è l'otto dicembre 2011, quando l'EBA (European Bank Authority) ha emesso una direttiva che imponeva alle banche la costituzione di una riserva eccezionale, tale da portare, entro la fine di giugno 2012, il loro Core Tier 1 ratio (rapporto tra capitale e impieghi) al 9%. Ma non basta, perché l'EBA decise anche che i titoli di Stato posseduti dalle banche dovessero essere valutati al prezzo di mercato della seduta del 30 settembre 2011, non più dunque sulla base dell'effettivo valore di rimborso, ma del valore (inferiore) prezzato sul mercato secondario. Un criterio che non era mai stato richiesto.
Ma non basta! Alcune tipologie di titoli non statali, quelli legati ai mutui subprime, posseduti in gran parte dalle banche tedesche e olandesi, furono considerati dall'EBA così affidabili da poter essere contabilizzati al valore di rimborso, e non al valore di mercato, come invece veniva imposto nel caso dei titoli di Stato italiani!
La tabella seguente (fonte: EBA) riporta le dimensioni dei cosiddetti buffers di riserva che i sistemi bancari di ogni paese erano obbligati, sulla base delle nuove regole, a predisporre:
Breakdown by country of estimated capital target buffers
Nella colonna centrale è riportato il buffer in termini di titoli nazionali,
nella seconda in titoli esteri. Si noti il dato relativo alla Gran Bretagna
(GB), che è 0 (dicazi: zero). L'inghilterra "s'è data", come se dice a Roma. Per chi non capisce il romanesco: ha detto "ciao" ed è andata per la sua strada.
Ora dite voi se questa non è una decisione "politica"! Ed è stata questa decisione che ha costretto MPS (e non solo MPS) a lanciarsi in disperate acrobazie speculative nel tentativo di rientrare nei parametri. Tuttavia la Spagna (ES), la Francia (FR), la Grecia (GR) e l'Italia (IT) hanno accettato. O, forse, hanno dovuto accettare? Si notino, in particolare, i valori relativamente bassi, se rapportati alle dimensioni della sua economia, richiesti alla Germania (DE).
La domanda che dobbiamo pórci è la seguente: l'EBA si è resa complice di un "complotto", oppure, più semplicemente, uno dei paesi del suo board, segnatamente la Germania, ha potuto trattare da una posizione di forza? La seconda che ho detto, ovviamente. E perché? Ragazzi, è semplice, ve lo dico da tempo, ma voi non volete ascoltare, incantati come siete dalle sirene del "più €uropa" o "un'altra €uropa". Un altro graficuccio (Fonte: FMI), volete?
Questo grafico della Bilancia dei Pagamenti (in inglese Current Account)
riporta i saldi (in valori assoluti) tra i soldi che escono ed entrano in
un paese, sia per effetto degli scambi di merci, sia per i movimenti di capitali
dovuti a investimenti produttivi (del paese all'estero, e dall'estero nel
paese) e dei trasferimenti diretti (es. rimesse degli immigrati/emigrati).
Si vede bene come, subito dopo l'ingresso nell'€uro, la Germania sia andata
nettamente in attivo, mentre tutti gli altri paesi sono andati in deficit.
Domandiamoci: con quali soldi il commercio intra-europeo ha potuto continuare?
Se la sola germania esporta (incamera soldi) e tutti gli altri importano (tirano
fuori soldi), come è potuto continuare il giochetto? Mai sentito parlare di
prestiti? E chi presta, se non chi ha soldi? E chi ha i soldi, in €uropa, se non
la Germania? Dunque, le banche tedesche sono creditrici, mentre quelle di tutti
i paesi del sud sono debitrici, e da questa posizione di forza hanno potuto
imporre la decisione dell'EBA dell'8 dicembre 2011.
E' più chiaro, adesso, perché MPS (e non solo MPS) ha dovuto fare "carte false" per sopravvivere? Detto questo, vogliamo ipotizzare che, vista la mala parata, qualcuno abbia tentato di salvare il "suo tessssoro"? Aspettiamo, e vediamo se i fatti confermeranno questa ipotesi.
Links correlati:
- Il caso MPS è solo la punta dell'iceberg (Emiliano Brancaccio)
- RACCOMANDAZIONE DELL’EBA SUL CAPITALE DELLE BANCHE 08-12-2011
- La scellerata operazione del Monte dei Paschi di Siena ecodellarete 06-10-2012 CopyLeft: Mauro Aurigi
Poiché non sono uno specialista di economia e finanza, mentre ritengo, con poca modestia, di essere abbastanza bravo nello spiegare quello che, a mia volta, apprendo dallo studio dei veri specialisti, mi limiterò a semplificare quello che ho appreso dallo studio dei loro lavori. Il cuore del problema, cari concittadini che mi rendete l'onore di leggere quello che scrivo, è nel grafico seguente.
Questa è la spiegazione, per così dire, "tecnica", ma c'è dell'altro. Il problema, infatti, è politico. Ricordate, voi che siete vecchiotti come me, quando negli anni settanta si ripeteva il ritornello "il problema è politico"? Ebbene sì, il problema è politico. Ed ha dimensioni europee. Una data da ricordare è l'otto dicembre 2011, quando l'EBA (European Bank Authority) ha emesso una direttiva che imponeva alle banche la costituzione di una riserva eccezionale, tale da portare, entro la fine di giugno 2012, il loro Core Tier 1 ratio (rapporto tra capitale e impieghi) al 9%. Ma non basta, perché l'EBA decise anche che i titoli di Stato posseduti dalle banche dovessero essere valutati al prezzo di mercato della seduta del 30 settembre 2011, non più dunque sulla base dell'effettivo valore di rimborso, ma del valore (inferiore) prezzato sul mercato secondario. Un criterio che non era mai stato richiesto.
Ma non basta! Alcune tipologie di titoli non statali, quelli legati ai mutui subprime, posseduti in gran parte dalle banche tedesche e olandesi, furono considerati dall'EBA così affidabili da poter essere contabilizzati al valore di rimborso, e non al valore di mercato, come invece veniva imposto nel caso dei titoli di Stato italiani!
La tabella seguente (fonte: EBA) riporta le dimensioni dei cosiddetti buffers di riserva che i sistemi bancari di ogni paese erano obbligati, sulla base delle nuove regole, a predisporre:
Breakdown by country of estimated capital target buffers
Country
|
Estimated target
capital buffer
|
Sovereign capital
buffer*
|
AT (1)
|
2,938
|
224
|
BE (2)
|
4,143
|
5,634
|
CY
|
3,587
|
3,085
|
DE
|
5,184
|
7,687
|
DK
|
47
|
35
|
ES
|
26,161
|
6,290
|
FI
|
0
|
3
|
FR
|
8,844
|
3,550
|
GB
|
0
|
0
|
GR (3)
|
30,000
|
/
|
HU
|
0
|
43
|
IE
|
0
|
25
|
IT
|
14,771
|
9,491
|
LU
|
0
|
0
|
MT
|
0
|
0
|
NL
|
0
|
99
|
NO (4)
|
1,312
|
0
|
PT
|
7,804
|
4,432
|
SE
|
1,359
|
4
|
Sl
|
297
|
20
|
Total
|
106,447
|
|
amounts are in
million Euros
|
Ora dite voi se questa non è una decisione "politica"! Ed è stata questa decisione che ha costretto MPS (e non solo MPS) a lanciarsi in disperate acrobazie speculative nel tentativo di rientrare nei parametri. Tuttavia la Spagna (ES), la Francia (FR), la Grecia (GR) e l'Italia (IT) hanno accettato. O, forse, hanno dovuto accettare? Si notino, in particolare, i valori relativamente bassi, se rapportati alle dimensioni della sua economia, richiesti alla Germania (DE).
La domanda che dobbiamo pórci è la seguente: l'EBA si è resa complice di un "complotto", oppure, più semplicemente, uno dei paesi del suo board, segnatamente la Germania, ha potuto trattare da una posizione di forza? La seconda che ho detto, ovviamente. E perché? Ragazzi, è semplice, ve lo dico da tempo, ma voi non volete ascoltare, incantati come siete dalle sirene del "più €uropa" o "un'altra €uropa". Un altro graficuccio (Fonte: FMI), volete?
E' più chiaro, adesso, perché MPS (e non solo MPS) ha dovuto fare "carte false" per sopravvivere? Detto questo, vogliamo ipotizzare che, vista la mala parata, qualcuno abbia tentato di salvare il "suo tessssoro"? Aspettiamo, e vediamo se i fatti confermeranno questa ipotesi.
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