sabato 19 ottobre 2024

Il cosmopolitismo

8 ottobre 2024 – Frammenti di nazionalismo arcaico

 L’espressione “nazionalismo arcaico” deriva dalla firma che apponevo ad alcuni video della metà degli anni dieci che, al tempo, recitava “Fiorenzo Fraioli sovranista arcaico”. A un certo punto, essendo il termine “sovranismo” divenuto di proprietà di partiti e movimenti che ne avevano stravolto il significato originale, che era costituzionale e in favore di un ritorno allo Stato interventista in economia, decisi di cominciare a firmarmi “Fiorenzo Fraioli nazionalista arcaico”. Ricevetti delle critiche, soprattutto da parte di persone che, interessate alle cose che dicevo, erano spaventate dall’uso della parola “nazionalismo”, ma decisi di tirar dritto per la mia strada. A distanza di anni le espressioni “nazionalista arcaico” e “nazionalismo arcaico” sono diventate un mio marchio di fabbrica che, spero, non mi venga sottratto.

Col passare degli anni ho elaborato e affinato la mia visione politica ma, con l’eccezione di alcuni video, non ho mai provveduto ad una sua sistematizzazione. Talvolta ho pensato di farlo attraverso una serie di video ma, ben presto, mi sono reso conto della necessità di un testo scritto che fungesse da traccia, anche per me. È quello che mi accingo a fare con questo saggio, che renderò disponibile alla lettura man mano che verrà completato.

Stato, Partito e Democrazia

L’idea centrale del nazionalismo arcaico è quella di un partito politico che costruisca delle rigorose istituzioni democratiche interne, nonché efficaci forme di controllo all’ingresso nel partito e di espulsione dallo stesso. Il partito viene inteso come un’organizzazione che promuove una linea politica e un’ideologia dello Stato che vengono determinate dalla partecipazione degli iscritti, sebbene con garanzie diverse nel primo e secondo caso. In altre parole, mentre la linea ideologica, per essere modificata, necessita di ampie maggioranze, la linea politica da adottare nelle diverse congiunture in cui esso si trova ad operare può essere molto più elastica. Nel suo complesso, il partito è uno strumento di partecipazione alla vita pubblica della nazione, sia quando questa si svolge in forme democratiche, ma anche quando nella nazione viene instaurata una dittatura, nel qual caso il partito deve essere capace di resistere attraverso la clandestinità.

L’obiettivo del nazionalismo arcaico, nella mia visione, deve essere la conquista dell’egemonia e non l’instaurazione di una dittatura di classe comunque motivata, perché l’obiettivo deve essere la trasformazione della nazione in un corpo unitario ma dinamico, nel quale le diverse classi e visioni del mondo possano concorrere ad un processo storico di trasformazione il cui esito sia valutato, da tutte le forze in gioco, alla luce del bene collettivo. Riuscire a far penetrare questa concezione nei cuori e nelle menti di tutti gli attori politici è l’obiettivo ultimo del concetto di “egemonia arcaica”.

Guardando le cose da un altro punto di vista, occorre fare una distinzione tra la democrazia esterna, quella che si instaura nello Stato come risultato dell’equilibrio tra le forze in gioco, e la democrazia interna al partito. Nella democrazia liberale, anche la più avanzata, si tende ad espungere l’idea che la nazione sia molto di più e molto di diverso della semplice sovrapposizione-contrapposizione di interessi di natura economica. La possibilità che una concezione della nazione diversa da quella puramente economicistica, tipica dello stato liberale, divenga patrimonio condiviso di tutti gli attori in gioco, perfino di quelli economici, dipende dall’affermarsi di visione non meccanicistica dell’Uomo. Sebbene non si possa dimostrare in alcun modo la veridicità o falsità del meccanicismo, sia ricorrendo a presunte prove scientifiche che a sistemi filosofici o religiosi, l’idea arcaica dell’Uomo portatore di una coscienza trascendente non ha bisogno di essere dimostrata, essendo una libera scelta. Questa è la prima biforcazione che si incontra nell’esposizione di ciò che è il nazionalismo arcaico, necessaria ma non sufficiente in quanto possono ben darsi visioni non meccanicistiche pur tuttavia di natura elitista, ad esempio gnostiche, e comunque fondate su qualche verità rivelata.

Il nazionalismo arcaico è invece una visione politica che si sviluppa a partire da una scelta primigenia, indimostrabile quanto cruciale: l’Uomo non è solo un meccanismo governato da leggi fisiche e matematiche, l’Uomo è magia. Occorre spiegare quest’ultima affermazione, cosa significa che l’Uomo è magia? Ebbene, la differenza fondamentale fra la scienza e la magia consiste nel fatto che, per la prima, l’unica realtà conoscibile, seppure per approssimazioni successive, sia costituita da ciò che è immanente. Si tratta di una congettura limitante, in quanto ciò che è inconoscibile non è, anche, necessariamente, inesistente. Pertanto postulare l’esistenza di una realtà trascendente che innerva l’Uomo, e forse tutta la realtà immanente, è un atto di volontà, una libera scelta del cuore e della mente dell’Uomo, e come tale non ha bisogno di dimostrazione. È così perché lo voglio, e tanto basti.

In linea di principio non dovrebbe essere possibile, in alcun modo, parlare di ciò che non è immanente, perché anche il linguaggio è una manifestazione dell’immanente, tanto è vero che oggi esistono sistemi artificiali capaci di parlare con un grado di sofisticatezza che sfugge a buona parte degli esseri umani; ma, come la scienza approssima la sua conoscenza in un processo continuo e senza fine, anche il trascendente può essere “approssimato”, sebbene in tal caso non si possa parlare di “conoscenza” bensì, e questo è il termine che mi sembra più appropriato, di un “atto sognante”; se preferiamo, usando l’intuito laddove la scienza utilizza l’analisi. L’Uomo trascendente nasce a sé stesso praticando questo “atto sognante”, il quale non gli fornisce alcuna indicazione in termini di norme di comportamento o di Principi morali, ma lo emancipa dalla condizione della pura immanenza lasciandolo libero di scegliere. L’Uomo che nasce a sé stesso attraverso l’atto sognante non avrà alcuna verità rivelata, alcuna certezza, ma con tale atto rivendica in modo assoluto il suo libero arbitrio. Il libero arbitrio è il primo e unico dono della magia, per mezzo del quale l’Uomo torna nell’immanenza intimamente e profondamente trasformato. Egli non è più un meccanismo, non è più solo una parte della realtà immanente, ne diventa il sovrano.

Questa breve premessa, per così dire filosofica, è indispensabile per chiarire il significato del termine “nazione arcaica”. Questa, per il nazionalismo arcaico, non è una comunità di sangue, e neanche una comunità di destino comunque formatasi nel corso della storia; men che mai, la nazione arcaica, deve essere intesa come una comunità tenuta insieme da fattori linguistici, economici, geografici o convenienze geopolitiche, sebbene tutti questi attributi, o alcuni di essi, possano concorrere alla sua definizione. La nazione arcaica è un progetto archetipo-culturale, che si fa politico, che nasce dalla libera adesione a un sistema di “primitive di valori” che vengono man mano sussunte da una collettività crescente di uomini e donne, che concepiscono il sogno di immergersi in una comunità di vita che desidera trascendere la sua limitatezza iniziale. La nazione arcaica nasce dunque da un atto fondativo dettato dal libero arbitrio, sia che esso promani da una piccola realtà di individui che rifiutano lo stato esistente delle cose, sia che una più ampia ma dispersa collezione di comunità, anche molto diverse, concepisca per qualsivoglia ragione il desiderio di superare lo stato esistente delle cose per dare inizio a una nuova avventura. In entrambi i casi, poiché l’atto sognante nasce dal desiderio di superare lo stato esistente delle cose, la nascita della nazione arcaica non è un’evoluzione ma una rottura, che origina da un trauma che faccia apparire ciò che prima esisteva come non più accettabile.

La nazione arcaica è una vita nuova che si affaccia alla storia, e come tale è debole. Ma, come il bambino è debole eppure possiede una forza straordinaria che reclama di esistere, essa ha una risorsa preziosa che può essere decisiva: i suoi archetipi culturali, o primitive di valori, che ambiscono a sostituirsi a quelli che regolano la realtà sociale e politica nella quale nasce.