A me ricorda una certa "sinistra" nata dal collasso dell'Unione Sovietica, che ha modificato la legge elettorale in senso vergognosamente maggioritario, ha aderito al mantra della moneta forte e della deflazione, apprestandosi ora, nel nome del "più Europa", a esautorare il parlamento nazionale in favore di istituzioni unioniste, tra le quali campeggia, per ininfluenza, il parlamento europeo.
Ne ragionavo con l'amico Gianluigi: per me il fascismo è stato soprattutto una grande operazione di camuffamento. Nascosta dietro una narrazione di stampo nazionalistico e popolare, la leadership di una piccola formazione estremista si accordò col grande capitale per farne gli interessi, ottenendone in cambio il potere politico in forma esclusiva. Questa è per me l'essenza del fascismo, al netto cioè di altri innumerevoli aspetti deteriori - nonché di qualcosa di buono che pure è onesto riconoscere. Il fascismo è stato più di una dittatura, perché il potere dittatoriale lo si può ottenere in modo manifesto, in virtù della sola ragione della forza; è stato più di un regime autoritario, perché di regimi autoritari, perfino instauratisi per consenso democratico, la storia abbonda; è stato più di un regime aggressivo in politica estera perché, spesso, sono proprio le democrazie le forme di governo che eccellono in ciò. La vera peculiarità del fascismo è stata la sua capacità di camuffarsi come forza popolare, ma per fare gli interessi del capitale.
Ora accade che, facendo di tutt'erba un fascio (curiosa assonanza) un antifascismo di maniera ha trovato conveniente, sul piano propagandistico, confondere l'autoritarismo, il bellicismo, il cesarismo e tanti altri "ismi" col fascismo; con una sola e forse unica eccezione: quell'"ismo" che termina la parola liberismo. Certo, anche il liberismo è avversato da quella parte della cosiddetta sinistra che non ha sposato la visione liberale, ma resta il fatto che l'accusa ignominiosa di fascismo continua ad essere riservata non al nemico principale, il mandante cioè del vergognoso tradimento dei "fasci di combattimento", poi "Partito Nazionale Fascista - PNF", che per conto e in nome del grande capitale (cioè del liberismo) sottrasse agli italiani il diritto ad avere un parlamento e governi eletti, bensì a quelle formazioni politiche che, seppure da un'angolazione non illuminista e giacobina, avversano anch'esse il liberismo.
Il risultato di ciò, ad esempio, è che molti esponenti di questa sinistra giacobina si sono espressi, in occasione del recente ballottaggio francese, in favore di Macron e contro Le Pen, o al massimo si sono pronunciati per l'astensione. Una domanda è d'obbligo: se al ballottaggio fosse andato Melenchon, che linea avrebbe scelto la dirigenza del Front National?
L'impressione, aldilà delle facili accuse di tradimento della sinistra (ma le cose facili non è detto siano sbagliate) è che sicuramente a sinistra - forse anche a destra, ma manca la controprova - le radici ideali siano considerate prevalenti rispetto a quelle, pedissequamente contabili, della distribuzione del reddito. Sarà per questo che anni di divulgazione sugli effetti redistributivi verso l'alto della moneta unica hanno prodotto risultati modesti rispetto alla qualità e quantità dell'impegno profuso? Il dubbio, che ho da tempo, è stato rafforzato da uno scambio di opinioni su FB con alcuni amici, innescato dalla pubblicazione sulla mia pagina di questo articolo di Marcello Foa pubblicato sul sito di Maurizio Blondet:
INTELLETTUALI SOVRANISTI, E’ ORA DI UNIRSI – M. Foa
Il mio commento all'articolo era stato il seguente: "Articolo lucido con un solo "neo": l'uso del termine "neosovranista". Tolto l'inutile "neo" è perfetto."Il commento di Roberto Mora è stato: "Si considerava con gli amici 'populisti' che in questo articolo non compare neanche una volta la parola 'lavoro'...."
E fin qui ci siamo. Poi è intervenuto Enea Boria: "Per me, giudizio individuale, l'impostazione dell'articolo è irricevibile."
Davanti alla mia reazione di sconcerto, Enea ha esplicitato: «Diciamo che mi offre plastica rappresentazione del fatto che il dibattito pubblico è ormai catturato completamente in un confronto tra destra liberista e liberoscambista, che ha sussunto in sé l'imbelle sinistra che dal progresso come orizzonte di emancipazione è slittata verso il progresso come mito positivista ( storia vecchia, la stessa sinistra imperiale o del tatticismo parlamentarista alla Lafargue con la quale polemizzavano già Marx e Engels prima e Lenin poi ) da una parte e la destra reazionaria dall'altra.
Io il compromesso e l'alleanza col cristianesimo sociale, lo faccio volentieri, sul "sociale", avendo in mente gente come un Fulvio Scaglione, per esempio.
E non chiederei a lui di diventare razionalista e materialista, né lui chiederebbe a me di aderire all'ideologia del cristianesimo.
Avremmo il nostro punto di incontro sul sociale.
Qua è diverso: si chiede una adesione ideologica ad una contestazione della globalizzazione nel nome dell'immutabilità della tradizione giudaico cristiana (io discendo da illuminismo e rivoluzione francese ), nel nome dei costumi di una volta, di una morale, di una visione del mondo.
Non è citato il lavoro.
Non è citato lo stato sociale.
Non è citato l'accentramento oligarchico dell'autorità decisionale.
Io mi unisco a chiunque voglia fare l'unità su questo, il ripristino di una democrazia pluriclasse pluralista, poi me la gioco sui miei temi per riaprire uno spiraglio al socialismo.
Qua invece abbiamo reazionari lefebvriani impauriti dal gender che mi chiedono di rifiutare l'ue per abolire la 194 sulla base di una adesione ideologica.
Anche no.»
Ho aggiunto il grassetto per evidenziare la frase a mio avviso centrale. Comprensibilmente Enea non è disposto a fornire "una adesione ideologica ad una contestazione della globalizzazione nel nome dell'immutabilità della tradizione giudaico cristiana", ma la domanda simmetrica e complementare è: si può chiedere alla destra tradizionalista "una adesione ideologica ad una contestazione della globalizzazione nel nome dell'immutabilità della tradizione giacobina"?
Sapete ragazzi come stanno, oggi, le cose? Le cose stanno che da sinistra parte l'accusa di "fascismo" rivolta alla destra tradizionalista, e da destra quella di essere "massoni" rivolta alla sinistra giacobina!
Da una parte i sovranisti, dall'altra i populisti, mentre il Manchurian Candidate stravince.
Senza la pretesa di offrire una soluzione, alcuni di noi hanno deciso di organizzare un incontro per discutere di queste cose. Quello che segue è l'invito che abbiamo diramato (con qualche correzione evidenziata... col tempo si impara).
Caro amico,
stiamo organizzando un simposio di sovranisti-populisti in quel di Castro dei Volsci per il 20-21 maggio prossimi, e questo è un invito a partecipare. Lo scopo del simposio è di fare il punto sulla situazione di stallo in cui versa il sovranismo-populismo.
Nonostante l’evidente crisi dell’UE e dell’euro, e nonostante le condizioni più favorevoli che la vittoria al referendum ha obiettivamente creato, l’istanza di riconquista della sovranità nazionale così come delineata nella Costituzione stenta ad affermarsi nel dibattito politico. Riteniamo che ci sia oggi bisogno di una svolta nell’azione politica dell’area sovranista-populista, verificando se ci siano le condizioni per favorire una sua maggiore
Modalità organizzative
Il luogo dell’incontro sarà la sede del circolo culturale “Gaudere Agricolo di Castro dei Volsci” sito in via Frasso 31a 03020 Castro dei Volsci. Nella sede è disponibile un’aula con una capienza di 50 persone dotata di proiettore e collegamento a Internet, nonché le attrezzature necessarie per la registrazione degli interventi. E’ possibile prenotare la cena oppure consumare cibi e bevande al costo tipico di un qualsiasi pub.
Castro dei Volsci è raggiungibile via autostrada A1 (uscita Frosinone da nord, uscita Ceprano da sud) oppure in treno da Roma (poco più di un’ora). Il collegamento ferroviario con Napoli è invece lento e poco servito, per cui è sconsigliabile utilizzare questo mezzo da parte di chi viene da sud.
Per dormire sono presenti strutture (agriturismi) a breve distanza dalla sede. Seguirà al più presto un elenco degli stessi con i relativi prezzi. In via preliminare questi variano da 40 a 70 euro per stanza (letto a due piazze).
Il simposio si svolgerà sabato pomeriggio 20 e la mattina di domenica 21 maggio, ma è possibile arrivare anche venerdì 19 maggio, a qualsiasi ora, per “gaudere” della pace del luogo e cominciare a ragionare in modo informale. Come pure, per chi desidera associare all’impegno politico una breve vacanza, rimanere qualche giorno in più. L’importante è segnalare il più tempestivamente possibile i tempi della propria permanenza così da permetterci di prenotare in tempo le stanze per dormire.
Per prenotare potete scrivere a ecodellarete@gmail.com o chiamare i numeri 391.31.34.130 (Fiorenzo Fraioli) e 339.35.37.603 (Gianluigi Leone).
Un saluto sovranista dagli organizzatori - in ordine alfabetico 😉 Vincenzo Cucinotta, Fiorenzo Fraioli, Ippolito Grimaldi, Gianluigi Leone.
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