Il compito di questa generazione è quello di ricostruire dal nulla partiti politici che difendano gli interessi dei lavoratori con la stessa inflessibile determinazione con cui tutti i partiti dell'arco liberale difendono quelli del capitale finanziario e industriale. Per riuscire in questa difficilissima impresa sarà essenziale scegliere con la massima attenzione, e senza accomodamenti di alcun genere, compagni di viaggio affidabili e coraggiosi. La fortuna può andare e venire, ma il coraggio deve esserci sempre.
Non capiamo e quindi non ci adeguiamo. C'è altro da aggiungere? Ah sì, rompiamo i coglioni.
Adesso rassereniamoci ascoltando il grande Roberto Murolo.
«Era de maggio e te cadéano 'nzino,
a schiocche a schiocche, li ccerase rosse.
Fresca era ll'aria, e tutto lu ciardino
addurava de rose a ciento passe.
Era de maggio; io no, nun mme ne scordo,
na canzone cantávemo a doje voce.
Cchiù tiempo passa e cchiù mme n'allicordo,
fresca era ll'aria e la canzona doce.
E diceva: "Core, core!
core mio, luntano vaje,
tu mme lasse e io conto ll'ore...
chisà quanno turnarraje?"
Rispunnev'io: "Turnarraggio
quanno tornano li rrose.
si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá.
Si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá."
E so' turnato e mo, comm'a 'na vota,
cantammo 'nzieme lu canzone antic';
passa lu tiempo e lu munno s'avota,
ma 'ammore vero no, nun vota vico.
De te, bellezza mia, mme 'nnammuraje,
si t'arricuorde, 'nnanze a la funtana:
Ll'acqua llá dinto, nun se sécca maje,
e ferita d'ammore nun se sana.
Nun se sana: ca sanata,
si se fosse, gioia mia,
'mmiez'a st'aria 'mbarzamata,
a guardarte io nun starría !
E te dico: "Core, core!
core mio, turnato io so'.
Torna maggio e torna 'ammore:
fa' de me chello che vuo'!
Torna maggio e torna 'ammore:
fa' de me chello che vuo'»
Da un po' di tempo tanti sovranisti ingenui che hanno creduto in Salvini sono ammutoliti. Per forza: non si può mentire a tutti, come ha fatto Salvini, per lungo tempo. Le vere intenzioni della Lega stanno venendo alla luce; potrei argomentare a lungo, ma credo che un paio di tweet valgano più di mille parole. Ecco il primo:
Nel 2016 quasi tutto il surplus del settore privato è determinato da quello commerciale, e addirittura vi è una piccola diminuzione dovuta al fatto che il deficit pubblico tedesco è in leggero attivo (+0,2%). Ora guardiamo gli stessi dati per l'Italia:
Sempre con riferimento al 2016, notiamo per l'Italia una lieve differenza rispetto alla Germania: per noi il surplus del settore privato (6%) è dato dalla somma del surplus commerciale (3,8%) e del deficit pubblico (2,2%). Facciamo che ci si incontra a metà strada, e allora il deficit di entrambi dovrebbe aggirarsi intorno all'1,2%. Quindi delle due l'una: o si fa l'asse Roma-Berlino, e allora il deficit della manovra deve tendere a quest'ultima cifra, oppure si sfora e non si fa l'asse Roma-Berlino. Tertium non datur.
P.s. Colui che tutto puòte perché lo vuole dovrebbe, a questo punto e se fosse coerente con sé stesso, fare un gesto eclatante: darsi fuoco in un distributore.
Il dezzanismo è una lettura geopolitica dell'atlante del caos che riduce tutto allo scontro tra potenze marittime e potenze terrestri, ovvero gli angloamericani da una parte e l'Eurasia dall'altra.
Uno degli autori più convinti di questa tesi è Federico Dezzani, che leggo sempre con piacere ma anche con cautela perché più di qualche volta esagera un po'. Ne è un esempio il suo ultimo articolo (dal quale ho tratto la cartina) che vi invito a leggere:
Trovo almeno due limiti nell'approccio di Federico Dezzani. Il primo è un certo fondamentalismo economico sul lato delle risorse di base - gas, petrolio, minerali, vie commerciali; il secondo consiste nell'idea di interpretare l'evoluzione a breve-medio termine facendo ricorso a una chiave geopolitica da tettonica a zolle: ammesso che sia vero che la grande direttrice della storia sia la dicotomia mare-terra, questo non è particolarmente utile per decifrare le mille increspature che ne derivano. Se a ciò si aggiunge il sospetto che il Dezzani faccia il tifo per la terra contro il mare capite perché, quando lo leggo, cerco di attivare tutte le mie capacità critiche. E tuttavia lo leggo ugualmente.
Nell'articolo linkato Dezzani accenna al fenomeno dei gilet gialli: «L’intenzione di Emmanuel Macron di emancipare la Francia e l’Europa dalla tutela americana è certamente all’origine della rivoluzione colorata nota come “gilet jaunes”: anziché “la corruzione”, si è scelta questa volta come pretesto per le manifestazioni, sempre più violente, il rialzo delle accise sui carburanti.»
Abbiamo visto le immagini degli scontri, trasmesse in tempo reale dal canale local team. Video di ottima qualità, professionale, nessun disturbo da parte della polizia, e questo mi lascia interdetto. Abbiamo visto qualche migliaio di gilet gialli, forse 5000, fronteggiati da un corposo e ben organizzato spiegamento di polizia. Alla fine, a parte qualche momento di particolare intensità, molto fumo e poco arrosto. Secondo Dezzani i gilet gialli sono un movimento eterodiretto; personalmente non ne sono certo, ma nutro più di qualche sospetto in tal senso. Eppure, se fosse vera l'ipotesi che i gilet gialli sono un movimento eterodiretto, ciò li renderebbe ancora più importanti, sebbene da una prospettiva completamente diversa rispetto all'ipotesi che siano invece un'eruzione spontanea nata nelle pieghe della società francese.
Se i gilet gialli sono un fenomeno evocato e assecondato da una sapiente manina angloamericana, allora il poco che abbiamo visto dalle dirette social assume un'importanza molto maggiore di quel che appare. Come sempre, nel tempo della politica spettacolo quello che conta veramente di una manifestazione non è il numero dei partecipanti, né quel che accade, ma il racconto che se ne tira fuori. Il vostro blogger di paese, quando aveva vent'anni, si fece tutte le manifestazioni del biennio 1977/78 girando da fricchettone (coi libri universitari nello zaino) in lungo e largo per l'Italia, per cui posso rivendicare un minimo di esperienza sul campo. Ebbi i primi sospetti quando, dopo aver partecipato ad una manifestazione con qualche migliaio di manifestanti molto rumorosa ma nulla più, il giorno dopo ne lessi su tutti i giornali italiani con titoli in prima pagina. A chi giova, mi domandai, dare tanta importanza alle manifestazioni dell'estrema sinistra? Lo capii molti anni dopo quando scoprii che, mentre io facevo l'indiano metropolitano, si era combattuto un duro confronto politico il cui esito aveva posto le basi dell'adesione al trattato di Maastricht.
Per questa ragione, nel post di ieri, ho concluso: "Sarà una replica della notte del 17 gennaio 1991, quando assistemmo in diretta all'operazione desert storm. In verità vedemmo ben poco di sostanziale, e credo che domani sarà lo stesso, ma il mondo cambiò. Ce n'est qu'un debut, preparon le combat!"
Di Maio e Salvini in Surplace?
Quello che dovremo fare è aguzzare la vista per scrutare quante e quali narrazioni diverse verranno proposte, da chi, con quale importanza. Già ora è possibile affermare che la narrazione "favorevole" ai gilet gialli è quella presente sui social, mentre tutto il sistema dei media - televisivi e su carta - tende a minimizzarne l'importanza quando non a nascondere l'evento. Questo come prima impressione, ma poi occorrerà condurre l'analisi più a fondo. Infine, dovremo continuare a domandarci perché, visto che il governo gialloverde ha ormai il controllo della televisione, su questo media nulla sembra essere cambiato dal tempo dei piddini. Sarà perché il governo gialloverde è un esecutivo che deve lavorare in surplace in attesa che altri e più importanti nodi vengano sciolti?
E naturalmente un occhio di riguardo al videoblog più seguito, byoblu, che non si sa più se è carne o pesce.
Quel che è certo, come ricorda lo stesso Dezzani, è che Trump ci è andato giù pesante:
Non serve sottolineare che, qualora in Francia gli equilibri interni al deep state siano cambiati, e dunque si sia deciso di liberarsi di un Presidente ingombrante e sempre più chiaramente inadeguato, un atto di così grande importanza deve essere adeguatamente preparato prima di essere offerto all'opinione pubblica. La funzione dei gilet gialli potrebbe essere proprio questa: montare un po' di disordini al fine di giustificare le dimissioni di Macron e il ritorno alle urne. Staremo a vedere.
La verifica di questa ipotesi, che riconosco essere un po' azzardata, sarà possibile molto presto. Un primo appuntamento cruciale è l'11 dicembre, quando si capirà se avremo un hard deal o un soft deal sulla Brexit; Se a questo dovessero seguire le dimissioni di Macron, per altro in contemporanea con l'uscita di scena della Merkel, allora sarà il caso di tenere d'occhio la Lega. Perché, qualora il deep state italiano decidesse di stare con la Germania, allora la crisi di governo sarebbe sicura e rientrerebbero in gioco Berlusconi e il PD. Vi ricordo che i numeri per un governo di centro destra, con l'appoggio del PD, ci sono.
Cosa sappiamo veramente dei gilet gialli? Nulla. Esattamente come nulla sapevamo, nel 1990, delle ragioni per cui Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait. Esattamente come, il 10 settembre 2001, nulla sapevamo di quello che sarebbe successo il giorno dopo, né degli interessi realmente in campo. Nulla.
L'informazione mainstream italiana non fa nemmeno finta di occuparsene, semplicemente relega in secondo piano l'atteso evento descrivendolo in termini del tutto banali. Forse non sanno nulla nemmeno loro: i maggiordomi, si sa, vengono istruiti a cose fatte.
Dunque cosa posso saperne io? Nulla. A questo punto potete chiudere la pagina e passare ad altro, oppure leggere quello che un blogger di paese pensa e deduce a rigor di logica.
Domani andrà in scena un atto importante della guerra civile d'occidente, nella fase che vede contrapposti, dal lontano 1975, gli Stati uniti e i suoi alleati inglesi, canadesi, neozelandesi e australiani, col supporto del Giappone, contro due Stati europei: Francia e Germania. Per meglio dire le élites di Francia e Germania col loro codazzo di Stati satelliti: Olanda, Finlandia e altri minori. Oggetto dello scontro la pretesa di Francia e Germania di riscattarsi dalla condizione di subalternità geopolitica in cui sono precipitate dopo la seconda guerra mondiale. Strumento della ribellione è stata la costruzione dell'Unione Europea, nella quale hanno coinvolto anche il nostro paese con la complicità della classe dirigente ex-comunista. Dopo aver demolito la mafia, principale strumento di controllo americano della politica nazionale, e dopo aver fatto emergere il bubbone Gladio, altro importante strumento di controllo nelle mani degli americani, il deep state italico ha aderito in pieno al progetto unionista europeo, e le cose sono andate avanti fino a quando negli Stati Uniti a prevalere è stata la fazione favorevole, o quanto meno non del tutto avversa, al progetto. L'arrivo di Trump ha cambiato gli equilibri, come pure la Brexit.
Domani, di buon'ora, mettiamoci comodi davanti alla televisione, ma soprattutto seguiamo i social saldamente sotto il controllo degli americani. Sarà una replica della notte del 17 gennaio 1991, quando assistemmo in diretta all'operazione desert storm. In verità vedemmo ben poco di sostanziale, e credo che domani sarà lo stesso, ma il mondo cambiò. Ce n'est qu'un debut, preparon le combat!
"Aspettiamo ancora la separazione delle banche commerciali da quelle d'affari, costo zero, la nazionalizzazione di Unicredit e Banca d'Intesa, così ci riprendiamo anche Banca d'Italia e una diversa gestione del debito pubblico; i primi provvedimenti che non costano nulla sono l'eliminazione delle aste marginali e un sostanziale aumento dei soggetti istituzionali che partecipano alle aste di collocamento ecc. ecc. ecc." [Mauro Gosmin]
Nel frattempo dalle grida elettorali di sforamento del deficit oltre il 3% siamo passati prima a un più pudico 2,8%, poi al 2,4%, poi al 2,2%, infine si parla dell'1,95%.
Giova ricordare che la Kommissionen ci chiedeva, per la finanziaria in corso di lavorazione, di restare entro l'1,6% per poi scendere ancora, l'anno prossimo, allo 0,8%, con la prospettiva di un surplus dello 0,2% nel 2021.
Credits: Giovanni Zibordi
Attenzione, stiamo parlando di deficit e surplus al lordo degli interessi sul debito pregresso perché, quanto agli stessi valori al netto degli interessi, ovvero il saldo primario, siamo già in surplus, e da anni.
Non sono cose che devo spiegare ai frequentatori di questo blog, dove ci si sforza di non fare banale propaganda. Altri dati sono disponibili qui.
Svolgimento
Eppure, a dispetto di questa evidenza, in una parte del mondo un tempo sovranista e oggi, Dio non voglia, collaborazionista a sua insaputa, ci si arrampica sugli specchi per trovare giustificazioni e spiegazioni all'operato del governo gialloverde. Tuttavia, siccome non sono uno che vuole avere sempre ragione, vi dico che, se mi sto sbagliando, non avrò problemi a riconoscerlo, ragion per cui vi sottopongo una di tali spiegazioni che mi sembra particolarmente sensata. Ne è autore Giuseppe Masala il quale, commentando i fatti francesi, scrive su FB:
"Intanto alcuni sindacati di Polizia, dichiarano lo sciopero per sabato. In un caso si parla addirittura di sciopero ad oltranza e di unione con i Gilet Gialli in rivolta. Qui si sta facendo la storia. Io non ho prove ma rimango della mia, stiamo assistendo ai terribili colpi di maglio di Washington attuati secondo la strategia nota come Full Spectrum Dominance. Armi giudiziarie, finanziarie, sociali, politiche fino alla demolizione dell'EU per come la conosciamo oggi. Mi pare che l'attuale step sia quello di rompere l'Asse franco-tedesco al fine di isolare la Germania e successivamente costringerla alla capitolazione. Poi ci sono le pressioni politiche al fine di non approvare il deal EU-UK sulla Brexit. Alla May non rimarrebbe che calpestare la volontà popolare e ritirare l'invocazione dell'Art.50 come vorrebbero gli europoidi. Chiaro che le conseguenze sarebbero gravissime. Poi a voler essere precisi vediamo Commerzbank e Deutsche Bank direttamente con le budella per terra. Completamente massacrate."
Lo scenario delineato da Giuseppe Masala potrebbe avere un fondamento. Se lo avesse ci offrirebbe una lettura alternativa della retromarcia del governo gialloverde. Si potrebbe infatti argomentare che il vero compito di questo governo sia quello di tenere la posizione in attesa che il colpo di maglio venga sferrato da Washington "secondo la strategia nota come Full Spectrum Dominance". Di più, si potrebbe addirittura argomentare che nel governo gialloverde ci sia una specie di situazione di equilibrio competitivo tra un M5S più vicino a Washington e una Lega più propensa a schierare l'Italia con la Kommissionen. Questa lettura darebbe conto del clima da drôle de guerre nella maggioranza, come pure del lungo tempo che è stato necessario per formarla. In sostanza il deep State italiano non avrebbe ancora deciso da che parte stare, con gli anglo americani o con gli imperi centrali, e quindi traccheggia come fece fino all'ultimo nel periodo precedente la prima guerra mondiale e, per un bel po', anche prima della seconda per poi schierarsi dalla parte sbagliata, tirandosene fuori nella ben nota maniera. A sostegno di questa lettura vi è un indizio che, secondo me, non deve essere sottovalutato: avete notato che i media appaiono, sempre di più, molto aggressivi col M5S e tutto sommato clementi con Salvini, sia pure al netto delle polemiche di rito?
In ogni caso, sia che il governo gialloverde abbia effettivamente calato le braghe con la Kommissionen, sia che ben altre questioni bollano in pentola, resta il fatto che il mondo un tempo sovranista è oggi un attore ininfluente. E' da questa presa d'atto che si deve ripartire, se ne abbiamo voglia.
Testo
Dai un’occhiata Joe, ah!
Due, tre, quattro
uno, due tre
no, non c’è niente di male
Si, se vi racconto la storia
Tuttavia
ci sono già abituato
Non ne parlano né alla radio né alla TV – si
Lei era giovane
il cuore così puro e bianco
E ogni notte ha il suo prezzo
Lei dice: dolcezza
devi rappare a tempo
Capisco che è eccitata
Lei dice: baby, sai
che mi mancano i miei amici funky
Intende Jack, Joe e Jill
La mia comprensione per il funk
è sufficiente
capisco cosa vuole adesso
Rifletto tra me e me
in compenso parla il suo naso
Nel frattempo continuo a fumare
I posti speciali li conosce bene
Voglio dire, prende anche la metropolitana
Lì cantano
Non voltarti – oh, oh, oh
Guarda, guarda, il commissario è in giro – oh, oh, oh
Ti terrà d’occhio e tu sai perché
La voglia di vivere ti sta uccidendo
Tutto chiaro, signor commissario?
Ehi amico, vuoi comprare un po’ di roba?
Hai mai rappato questo, Jack –
allora rappalo a tempo
Incontriamo Jill e Joe e suo fratello Hipp
E anche il resto della banda figa
Rappano qua, rappano là
Mentre raschiano i muri
Questo caso è chiaro, caro signor commissario
Anche se lei pensa diversamente
La neve su cui andiamo tutti in discesa
oggi la conosce ogni bambino
Adesso la filastrocca:
Non voltarti – oh, oh, oh
Guarda, guarda, il commissario è in giro – oh, oh, oh
Ha il potere e noi siamo piccoli e stupidi
E questa frustrazione ci rende muti
Non voltarti – oh, oh, oh
Guarda, guarda, il commissario è in giro – oh, oh, oh
Se si rivolge a te e tu sai perché
Digli, la tua vita ti sta uccidendo