Cosa sappiamo veramente dei gilet gialli? Nulla. Esattamente come nulla sapevamo, nel 1990, delle ragioni per cui Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait. Esattamente come, il 10 settembre 2001, nulla sapevamo di quello che sarebbe successo il giorno dopo, né degli interessi realmente in campo. Nulla.
L'informazione mainstream italiana non fa nemmeno finta di occuparsene, semplicemente relega in secondo piano l'atteso evento descrivendolo in termini del tutto banali. Forse non sanno nulla nemmeno loro: i maggiordomi, si sa, vengono istruiti a cose fatte.
Dunque cosa posso saperne io? Nulla. A questo punto potete chiudere la pagina e passare ad altro, oppure leggere quello che un blogger di paese pensa e deduce a rigor di logica.
Domani andrà in scena un atto importante della guerra civile d'occidente, nella fase che vede contrapposti, dal lontano 1975, gli Stati uniti e i suoi alleati inglesi, canadesi, neozelandesi e australiani, col supporto del Giappone, contro due Stati europei: Francia e Germania. Per meglio dire le élites di Francia e Germania col loro codazzo di Stati satelliti: Olanda, Finlandia e altri minori. Oggetto dello scontro la pretesa di Francia e Germania di riscattarsi dalla condizione di subalternità geopolitica in cui sono precipitate dopo la seconda guerra mondiale. Strumento della ribellione è stata la costruzione dell'Unione Europea, nella quale hanno coinvolto anche il nostro paese con la complicità della classe dirigente ex-comunista. Dopo aver demolito la mafia, principale strumento di controllo americano della politica nazionale, e dopo aver fatto emergere il bubbone Gladio, altro importante strumento di controllo nelle mani degli americani, il deep state italico ha aderito in pieno al progetto unionista europeo, e le cose sono andate avanti fino a quando negli Stati Uniti a prevalere è stata la fazione favorevole, o quanto meno non del tutto avversa, al progetto. L'arrivo di Trump ha cambiato gli equilibri, come pure la Brexit.
Domani, di buon'ora, mettiamoci comodi davanti alla televisione, ma soprattutto seguiamo i social saldamente sotto il controllo degli americani. Sarà una replica della notte del 17 gennaio 1991, quando assistemmo in diretta all'operazione desert storm. In verità vedemmo ben poco di sostanziale, e credo che domani sarà lo stesso, ma il mondo cambiò. Ce n'est qu'un debut, preparon le combat!
Mentre sgranocchio pop corn faccio un esercizio di eterogenetica dei fini, riflettendo sui bei tempi politicamente scorretti della strategia della tensione.
RispondiEliminaSe in Usa prima di sTrump c'è stata una fazione favorevole o non avversa al progetto Euro-peo di emancipazione di Francia e Germania significa che la fazione che era stata messa nell'angolo era quella del complesso militare industriale Usa, avendo, su quella, prevalso la fazione apolide della finanza globale.
In questa fase fortiniana di "guerra no, guerriglia sì" dopo il dilagare delle "rivoluzioni colorate" la risposta alla "restaurazione gialla" non si farà attendere: dopo gli arresti degli 'ndranghetisti in Germania, in Francia, tra i gillet gialli, arresteranno Matteo Messina Denaro.
Dagli Usa seguirà una richiesta di estradizione per meriti di servizio.
Scherzi a parte, siamo pulci.
Senza un partito non abbiamo nemmeno la tosse per mettere insieme il fiato e il catarro per colpire le scarpe di €ssi, o E$$i.