domenica 2 agosto 2015

Una linea rossa (usque tandem, Fassine, cincischieris?)

Non sono tra coloro che si scandalizzano quando vedono persone, soprattutto politici, fino a ieri europeisti che cambiano idea e si schierano contro l'euro e l'Unione Europea. Anzi, quando ciò accade me ne compiaccio e, in senso metaforico, sacrifico l'agnello grasso. C'è però un limite, una linea rossa oltre la quale non si può andare: quando l'euro imploderà, e con esso l'Unione Europea, non potremo trattare coloro che si convertiranno solo dopo, o in prossimità della fine del regime euroliberista, alla stregua di quanti avranno combattuto la guerra.

Ora un primo problema è: dove posizionare questa linea rossa? Ebbene, sono in disaccordo con quanti vorrebbero stenderla già oggi, in totale e completo disaccordo. Tuttavia a un certo punto questo dovrà essere fatto, proprio per impedire una corsa al trasformismo come quella che ci fu alla caduta del Fascismo: il giorno dopo l'otto settembre, al sud, erano già tutti antifascisti, sebbene di guerra partigiana non se ne fosse vista molta; al nord si dovette aspettare il 25 aprile 1945, data dopo la quale si scoprì che l'Italia era un paese di partigiani.

Il problema è particolarmente grave se si riflette sul fatto che in questa occasione non ci sarà, si spera, io almeno lo spero, una vera guerra combattuta, ma solo un durissimo confronto politico. Una guerra civile, che è un evento di gravità inaudita nella storia di un popolo, offre infatti una possibilità di riscatto a tutti, anche ai collaborazionisti del vecchio regime, mentre ciò non accade nel caso di una transizione che sia solo politica, per quanto aspra questa possa essere.

Che fare, dunque, con i convertiti dell'ultima ora? La linea rossa servirà a questo: a mettere fine ad ogni prospettiva di carriera politica per gli attuali unionisti nell'Italia che avrà riconquistato la sua sovranità nazionale. Cosa che non dubito che avverrà.

Il caso di Stefano Fassina è emblematico. Non v'è dubbio che gli attuali suoi convincimenti siano coincidenti con quelli di noi sovranisti, eppure Fassina non osa tagliare il cordone ombelicale che lo lega all'ideologia unionista. La domanda che mi pongo, e pongo ai lettori del blog, è la seguente: fino a quando Fassina potrà cincischiare (usque tandem, Fassine, cincischieris)?

A mio parere, almeno per quanto riguarda i piani alti della politica, quelli cioè dove si assumono responsabilità di livello nazionale, il momento di tracciare una linea rossa non è lontano. Di altra natura, evidentemente, è il problema di tracciare un'analoga linea rossa per i ranghi intermedi e bassi della politica, dai consigli regionali a quelli comunali. In tal caso non si potrà che seguire l'esempio di Togliatti che, con l'amnistia agli ex-fascisti, permise la necessaria riconciliazione nazionale. A maggior ragione se, come mi auguro dal profondo del cuore, la transizione sarà politica e non militare. Nella malaugurata ipotesi, invece, di una nuova guerra civile, mi astengo dal fare proposte, fatta eccezione per gli atti di eroismo dell'ultima ora, quelli cioè che riscattano un'intera esistenza malvissuta. Per altro potrebbe porsi il problema opposto, quello dell'epurazione delle nostre stesse schiere qualora, per difendere il folle progetto euroliberista, si arrivasse a tanto e noi fossimo sconfitti sul campo. Ma a questa terribile prospettiva non voglio nemmeno pensare...

C'è poi una seconda questione, quella della severità. Dovremo cioè essere ugualmente propensi al perdono, nei riguardi della classe politica di sinistra, di quanto lo saremo verso quella di destra e di centro? Non è una questione secondaria, perché all'accusa di tradimento nei confronti della Nazione, che accomunerà tutti gli euroliberisti, nel caso della classe politica di sinistra complice dell'euroliberismo non potrà non sommarsi quella di tradimento del popolo lavoratore. Anche su questo tema vi dico la mia, nell'attesa che coloro che frequentano questo blog dicano la loro: a mio parere nel caso della classe politica di sinistra si dovrà tener conto anche del secondo capo di imputazione, con una severità quindi ben maggiore. Anzi, se proprio devo essere chiaro, penso che la classe politica di sinistra, complice fino all'ultimo dell'euroliberismo, dovrà essere epurata con estrema spietatezza. Nulla dovrà esserle abbuonato! Ovviamente ciò riguarda le loro prospettive di riciclarsi a sinistra dopo la sconfitta dell'euroliberismo. Che vadano, se vogliono, a rinfoltire le fila della destra nazionale, che magari li accoglierà... ma forse no!

Il problema è quando stenderla questa linea rossa. Farlo troppo presto significa indebolire il fronte sovranista; tardando troppo si rischia di tenere dentro personaggi che, fino all'ultimo, saranno stati nostri avversari. Ancora una volta dico la mia, nell'attesa dei suggerimenti dei lettori del blog: al massimo la primavera del 2016. Il che significa consentire al "caso emblematico", alias Stefano Fassina, di tentare l'operazione che ci ha annunciato, quella di portare su posizioni sovraniste i protagonisti della nuova grande ammucchiata dei sinistrati, la cui costituzione è in programma all'inizio dell'autunno. Dopodiché, senza pur tuttavia fargliene passare una che è una, si aspettano sei mesi e, a fine marzo del 2016, si tira la linea rossa. Chi, dichiarandosi di sinistra, sarà ancora dall'altra parte, verrà considerato nemico della Patria e del popolo lavoratore!

Insomma, a Stefano Fassina gli diamo gli otto mesi!

7 commenti:

  1. Otto mesi a Fassina e agli altri l' ergastolo.
    A parte gli scherzi, credo sia inopportuno un discorso di questo genere oggi, gli assediati non minacciano gli assediatori.
    La storia segue sentieri a noi sconosciuti e contorti, tempo al tempo e memoria d' elefante.

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    1. Caro Ippolito, sicuramente non sono riuscito a spiegarmi bene nel post, che ho scritto un po' in fretta dopo una giornata passata a "ittà le sangue" nella mia casa di campagna. Qui il problema non è dare gli otto mesi a Renzi, al PD, ad Alfano o a Berlusconi, bensì ai sinistrati. Cioè a gente che si autodefinisce di sinistra rifiutandosi di capire la natura dell'euroliberismo. Ed è con costoro che il buon Fassina si sta intruppando. Avrebbe fatto molto meglio a rimanere nel PD, a mio avviso, ma una volta fatto il passo non gli si può far passare a cuor leggero la scelta di andare a fare l'ennesima operazione arcobalenica.

      Tu come li definisci questi, "compagni che sbagliano" o che? Come si fa ancora oggi, dopo il caso greco, a sbagliare? Per quanto mi riguarda, o sono degli ingenui (il che significa che non possono essere dirigenti politici) oppure si fanno i cazzi loro. Hai qualche altra possibile spiegazione? Attendo con anZia.

      Intanto prendo atto che Fassina va con questa gente. Che devo pensare di Fassina? Dimmelo tu. Ecco perché, e oggi mi sento moooolto buono, affermo che ha otto mesi di tempo.

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    2. Ti tolgo subito l' anzia: fondamentalmente si fanno innanzi tutto i cazzi loro...poi se avanza qualcosa...

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    3. E mi spiego meglio, si sarà fatto due conti: ho più speranza di essere rieletto se mi metto con Pasquinelli, Bagnai, D' Andrea ( ammesso che sia possibile metterli insieme) oppure con Civati e Cofferati?
      L' end point primario per Fassina è la sopravvivenza politica, quella vera intendo, lo scranno;
      Poi ci sono anche gli end point secondari... Quelli Politici con la P maiuscola.
      Come ho già ricordato sul blog di Yanez:
      l' ambizione politica non è necessariamente un peccato che anzi è una qualità necessaria per chiunque pensi di poter dare il suo contributo ad un progetto sincero; lo diventa ( un peccato )quando il progetto, la causa sono invece a servizio e strumento della ambizione politica.
      Purtroppo non è sempre facile distinguere tra i due comportamenti, alle volte non è facile neanche per l' agente politico stesso ed ambedue le consecutio possono essere vere in momenti diversi o felicemente convivere in persone particolarmente ispirate.
      A questa insanabile ambiguità il politico è soggetto, a volte vittima a volte colpevole a volte santo.

      A me sembra che per superare un momento così delicato dovremmo prendere a prestito un bel :
      "FATE PRESTO"
      rivolto a tutte le forze sovraniste;
      Gli ultimi accadimenti sono tutte sconfitte che abbiamo subito e non dovremmo rallegrarci che il nemico stia andando verso la catastrofe più velocemente di noi.
      Sperare che la storia faccia giustizia pro nobis è pia illusione; chi veramente ha combattuto in Patria, ripeto in Patria, il fascismo in modo inefficace, ha subito la storia fatta da altri e spesso emarginato ed isolato nel mare del trasformismo, come efficacemente hai tu ricordato.

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  2. Per quanto riguarda il perdono, questo è affare personale di ciascuno, ognuno si regoli secondo coscienza.
    Credo che i paragoni con il secondo dopoguerra siano piuttosto tirati per i capelli, anche se qualche analogia non manca, ma non credo abbia molto senso parlare di amnistie, riconciliazioni nazionali o processi tipo Norimberga, a meno che, ovvio, non ci sia una guerra, cosa che non credo, visto che a parte qualche naziskin la maggioranza delle persone viene da decenni di opulenza e non è stata preparata psicologicamente per la guerra, a differenza degli anni 30. Quindi probabilmente ci sarà una transizione politica piuttosto traumatica ma non tale da identificare come traditori della patria gli attuali euristi.
    Sulla linea rossa mi limito a dire che sono sempre stato dell'idea di essere aperti il più possibile, le forze sovraniste dovrebbero cercare aperture politiche perché da soli, diciamocelo, non andiamo da nessuna parte, per cui mi va bene essere inclusivi il più possibile, non solo con l'ambiguo Fassina, ma anche coi confusi attivisti m5s e con tutte le forze politiche potenzialmente infiltrabili. Sui tempi, non saprei, forse primavera è un po' troppo poco, temo che l'euro durerà ancora molto per cui di tempo ne abbiamo, ma gli strateghi siete voi... :)
    Infine, per quanto concerne i trasformisti dell'ultima ora, in linea di principio sono d'accordo, ma temo cari miei che possiamo anche star qua a raccontarcela tra di noi, ma al di là delle dichiarazioni di principio, sic stantibus rebus, non dipenderà minimamente da noi quattro gatti decidere le sorti delle classi dirigenti autoriciclate.

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    1. Vedi Paolo, il problema delle classi politiche autoriciclate si pone su due piani: quello del potere reale che manterranno dopo, in ciò condivido il tuo pessimismo, e quello dell'egemonia culturale. Almeno su quest'ultimo piano, anche per impedire che in breve tempo questa gentaglia ricominci da capo, sarà necessario essere spietati.

      Per dire: non ho dubbi che, riconquistata la sovranità, i notabili della mia città continueranno a spartirsi gli affari, ma non si può consentire che riottengano quel predominio culturale basato sulle loro farlocche narrazioni che gli ha permesso, per almeno due decenni, di avere anche il controllo delle coscienze dei miei concittadini.

      Non fosse che per questo, una linea rossa va tracciata.

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  3. Concordo col rifiuto dei settarismi a prescindere. Anzi il buon stratega usa pure i suoi nemici per arrivare a colpire il nemico più grosso.

    Per una volta...non potrebbero essere LORO gli utili idioti NOSTRI? e adoperiamoci perchè così sia!!!!

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