martedì 30 giugno 2020

La tonnara


Prima dell'incontro nello studio dell'avvocato Polacco, dove è stata registrata la clip di Pietro Lo Miglio, eccovi un frammento precedente della ricca giornata di oggi. Notare la coppia panza&tatuaggio, gente mai vista, magari bravi ragazzi, ma chissà. Come non pensare a una vicenda di tanti anni fa?

Se tre patrioti si riuniscono sono immediatamente circondati (egodellarete 22 GIUGNO 2020)



Per completezza di informazione, riporto il servizio che Byoblu ha dedicato all'evento.



Infine l'evento.

domenica 28 giugno 2020

Sara Cunial



Il post di Sara Cunial

«NO A PERSONALISMI, IPOCRISIE E PAURE, LA VERA RESISTENZA INIZIA DA QUI: VOLIAMO ALTO, TUTTI INSIEME.
Nel corso della storia, quando si voleva ostacolare il pensiero divergente, quello libero da stereotipi e modelli preconfezionati, si è sempre ricorsi al "diavolo". O quantomeno a tutte le forme di "oscurità" che servivano a dare una giustificazione alla soppressione di questo libero pensiero. La “sacra” inquisizione ha fatto del diavolo la giustificazione per uccidere milioni di donne e uomini la cui unica colpa era quella di guardare avanti o avere intuizioni che portavano al progredire della mente, del pensiero, dell’anima stessa e, soprattutto, all’attivazione di un "risveglio" collettivo.
Giordano Bruno, Ipazia di Alessandria, solo per fare qualche nome, sono state vittime illustri e insieme a loro tante altri, più o meno famosi, che non facevano altro che cercare di coltivare la sana pratica del dubbio e della conoscenza, la messa in discussione dei modelli predefiniti e degli stereotipi.
Come purtroppo sempre accade, la storia si ripete, e anche oggi l’accusa di eresia (fake news, complottismo, e addirittura satanismo) arriva al cuore di chi in ogni modo e con tutte le sue forze sta cercando di smascherare e contrastare il drammatico quadro che si sta stagliando all’orizzonte.
L’attuale situazione, nazionale e internazionale, ci ha spinti ad organizzare R2020, un invito di incontro e confronto rivolto a tutti coloro che si stanno impegnando per riaffermare i nostri diritti fondamentali, violati ripetutamente con il pretesto della pandemia.
La situazione è drammatica e continuerà a peggiorare.
Tutti coloro che ne sono consapevoli sono chiamati ad agire. E #agire oggi più che mai significa anche andare oltre: oltre le proprie paure e i propri pregiudizi, personalismi e credenze. Oltre il proprio divano, la propria tastiera e la propria rabbia.
Tutti coloro che si sentono pronti a farlo verranno accolti a braccia aperte il 30 giugno e il 1 luglio a Roma a R2020: Facciamo Rete! dove insieme faremo un primo importante passo verso la direzione opposta a quella che ci vorrebbero imporre: torniamo ad essere #liberi e #consapevoli, unendoci lì dove ci vogliono dividere, abbracciandoci quando ci dicono di non farlo, respirando a pieni polmoni mentre ci vorrebbero soffocare anima e corpo.
La performance artistica, che avverrà a margine degli incontri e dei lavori di gruppo e che NULLA HA A CHE VEDERE CON LE IMMAGINI CHE IN QUESTI GIORNI HANNO INVASO LE NOSTRE PAGINE, sarà un momento di condivisione e di gioia, REGALATO a chi vorrà restare, superando magari le proprie ipocrisie, gli insulti diffamatori e le parole incivili dette finora.
Stiamo vivendo un momento epocale, bisogna volare alto. Per questo non impiegheremo più né tempo né energie a replicare le sterili e vili polemiche fatte finora. Chi ci vorrà essere potrà constatare con i propri occhi lo spettacolo di umanità presente e la forza che potremmo avere come persone libere e liberate dalle nostre paure, le nostre ipocondrie e il nostro ego.»

lunedì 22 giugno 2020

Se tre patrioti si riuniscono sono immediatamente circondati

Se sono due, si manda un terzo per infiltrarli.


Non ci credete? Ebbene, non dovete mai dimenticare che l'Italia ha perso la sua sovranità con la sconfitta nella seconda guerra mondiale, come la Germania e il Giappone, con l'ovvia conseguenza che a nessuna di queste nazioni è più consentito un orizzonte che vada oltre il semplice benessere economico. Oggi voglio ricordarvi una vicenda del passato, che ne è la dimostrazione plastica.

Nel marzo del 1968 si verificarono due episodi rimasti nella memoria collettiva, la battaglia di Valle Giulia (1º marzo 1968) e l'attacco fascista alla facoltà di legge occupata dagli studenti (16 marzo 1968).



Come sapete l'albero si riconosce dai frutti, per cui cominciamo con l'esaminare i "frutti" di Valle Giulia. Su wikipedia molte voci parlano di quei fatti, ma con una grave imprecisione (evidenziata):

Wikipedia: «A guidare l'attacco contro la polizia furono, congiuntamente, gli esponenti del nascente movimento studentesco[6] e del movimento di estrema destra Avanguardia Nazionale Giovanile, guidati da Stefano Delle Chiaie.[7]. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN-Caravella, di Primula Goliardica e del MSI.[8][9]»

Wikipedia: «Quando il corteo giunse a Valle Giulia si trovò la strada sbarrata da un cordone di polizia e la situazione rapidamente degenerò. Delle Chiaie guidò l'attacco contro la polizia che diede il via agli scontri noti come la «Battaglia» di Valle Giulia.[8].»

Sì, avete letto bene, esponenti del nascente movimento studentesco e del movimento di estrema destra Avanguardia Nazionale Giovanile guidati da Stefano delle Chiaie!

Wikipedia: «Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia vicini al movimento studentesco ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò la famosa canzone "Valle Giulia" divenuta un simbolo del movimento sessantottino), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Paolo LiguoriAldo BrandiraliErnesto Galli della LoggiaOreste Scalzone. Tra i poliziotti invece il futuro attore Michele Placido.[10]»

Fermiamoci un attimo e badiamo alla data, 1 marzo 1968. Due settimane prima degli scontri alla Sapienza, che wikipedia, con grave imprecisione, introduce così:

Wikipedia: «Al termine degli scontri, i militanti guidati da Delle Chiaie e il FUAN occuparono la facoltà di Giurisprudenza[11], mentre gli studenti di sinistra occuparono Lettere[12].»

La grave imprecisione consiste nel fatto che la facoltà di Giurisprudenza fu sì occupata dal Fuan, ma solo dopo la cacciata, ad opera dello stesso Fuan, degli studenti che l'avevano precedentemente occupata.

Quello che accadde è ben diverso dalla vulgata impressa nella mente dell'opinione pubblica, di allora e degli anni successivi. Le occupazioni di Giurisprudenza e di Lettere erano infatti avvenute senza che vi fosse alcuna infiltrazione da parte del Fuan, per cui gli occupanti erano, in entrambi i casi, veri studenti e non professionisti dell'eversione politica. Vi era una differenza antropologica tra gli occupanti di Lettere e Giurisprudenza, come è normale che sia considerando la diversità dei corsi di studio. E infatti i primi erano di idee marxiste, i secondi aderivano a due organizzazioni, la Caravella e Primula Goliardica, l'una su posizioni neofasciste e in parte già infiltrata da esponenti del Fuan; l'altra guidata dal politico, antifascista ed esponente del Partito Repubblicano Randolfo Pacciardi, schierata su posizioni che potremmo definire conservatrici.

Vi riporto il resoconto di Eduardo M. di Giovanni e da Marco Ligini, tra gli autori del famoso testo "La strage di Stato".

«Nella primavera 1968 il neofascismo romano è in crisi, battuto proprio nel suo feudo tradizionale: I'Università. Il 15 marzo, nella facoltà di Lettere occupata, l'assemblea permanente del Movimento Studentesco discute il programma per l'indomani, che prevede un incontro con le delegazioni di altre sedi universitarie, gli studenti medi e alcuni rappresentanti della UNEF parigina, dell'SDS tedesco e del Black Power americano. 
A qualche centinaio di metri anche la facoltà di Legge è occupata, ma dagli studenti fascisti di Caravella e pacciardiani di Primula Goliardica. Anche lì si discute di "lotte contro il sistema", di "nuove strategie rivoluzionarie". 
Nel pomeriggio un vicequestore, responsabile dell'ordine nella città universitaria, si presenta per avvertirli che "i comunisti stanno preparando un attacco per domani". Gli studenti neofascisti non lo stanno nemmeno ad ascoltare, lo scherniscono. Lo stesso succede a Stefano Delle Chiaie che più tardi cerca di convincerli dell'assalto imminente dei "rossi". Qualcuno addirittura lo insulta, lui, il capo riconosciuto dell'estrema destra extraparlamentare, gridandogli "servo dei padroni" e "cane da guardia del capitale".
Durante la notte nello scantinato della facoltà scoppia una bomba che distrugge il locale delle caldaie e provoca un incendio. Ma neppure questo attentato serve a creare la psicosi dell'attacco comunista tra i giovani di Caravella e Primula Goliardica. Chi si aspettava una loro reazione, chi ha bisogno di incidenti tra gli "opposti estremismi" per spazzare via la marea nascente della contestazione studentesca di sinistra, non ha tenuto conto della profonda crisi che travaglia anche i seguaci del "Credere, Obbedire, Combattere".
    A provocare i necessari incidenti provvederanno, allora. gli squadristi di pelo vecchio. Il giorno dopo una colonna di circa 200 uomini guidati da Giorgio Almirante, Giulio Caradonna e Luigi Turchi marciano verso il piazzale della Minerva già affollato da migliaia di militanti del movimento studentesco. Caradonna ha fatto le cose in grande: per l'occasione le sue squadre di picchiatori sono arrivate da tutte le parti d'ltalia e sono armate di spranghe di ferro, bastoni e catene. (1) Lungo la strada la colonna fa una sosta alla facoltà di Legge per cacciare fuori gli studenti irresoluti, i camerati rammolliti, e convincerli a partecipare alla azione. Ma sono pochi quelli che si accodano.
    Lo scontro nel piazzale della Minerva è violentissimo. Superato il momento della sorpresa il Movimento Studentesco reagisce, caccia e insegue i fascisti che per la ritirata hanno scelto la facoltà di legge. Assediati da qualche migliaio di studenti esasperati, gli uomini di Caradonna lanciano dalle finestre tutto quanto hanno sotto mano, persino delle scrivanie, e feriscono molti degli assedianti. Nonostante i lanci le porte stanno per cedere e i fascisti farebbero la fine che si meritano se non intervenisse provvidenzialmente la polizia a disperdere gli studenti. (2) I fascisti fermati, che vengono scortati uno a uno dagli agenti sino ai cellulari, sono 162. Fra essi ci sono anche Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie e una decina di bulgari reclutati al campo profughi di Latina, i quali non saranno portati in questura: la polizia li lascia andare in una zona tranquilla lontana dall'università. All'onta di essere stati sconfitti e salvati dalla polizia i fascisti devono aggiungere l'amara sorpresa di avere visto tra gli studenti che li assediavano molti dei "camerati" di Legge che essi erano venuti a "salvare dai rossi".
    Battuto militarmente, isolato politicamente, con una base giovanile profondamente disorientata, per il fascismo romano è arrivato il momento di elaborare una nuova strategia, sia per sopravvivere, sia per continuare a fornire i servizi richiesti da chi lo paga.»

Avete letto bene? Gli studenti di destra (veri studenti) furono cacciati dalla facoltà di Giurisprudenza dall'intervento degli squadristi del Fuan guidati da Stefano Delle Chiaie, imbeccati dal MSI di Almirante e Caradonna!

Fermiamoci un momento, tiriamo un respiro profondo, sgombriamo la mente, perché è proprio quel giorno che ebbe inizio il disastro. Professionisti dell'eversione, in quell'occasione di "destra" (come in seguito si sarebbe ricorso a quelli di "sinistra") in entrambi i casi guidati e coperti dagli apparati di quello che potremmo chiamare lo "Stato di Cassibile", furono messi in campo per impedire che la Nazione italiana potesse discostarsi dal destino per essa tracciato dalla sconfitta in guerra.

Senza queste continue ed eversive interferenze gli italiani, ne sono certo, avrebbero potuto avviare e portare a termine il necessario e sicuramente aspro confronto per elaborare il lutto di quella tragedia nazionale, nella quale siamo incorsi perché, al di là di mille altre considerazioni, una Nazione debole e appena nata si era trovata a compiere i suoi primi passi nel mezzo del più violento e lungo conflitto militare che abbia mai scosso l'Occidente. Il punto da tenere a mente è che, prima dell'eversiva interferenza guidata da Stefano delle Chiaie e voluta dal MSI, non vi erano ostilità e diffidenza tra gli studenti che avevano occupato la facoltà di Lettere e quella di Giurisprudenza!

Nulla è cambiato da allora, il mondo è sempre nell'ordine di Yalta che non prevede la possibilità, per le Nazioni sconfitte, di agire autonome scelte politiche e geopolitiche di largo respiro. Nel caso dell'Italia, a differenza della Germania e del Giappone, è stato necessario adottare una strategia di controllo diversa, perché il nostro paese è riuscito a concludere la guerra stando, formalmente, dalla parte dei vincitori. Inoltre, a differenza del popolo tedesco, non è stato possibile sommergere l'Italia sotto il peso della colpa, perché, a dispetto delle scellerate leggi razziali volute dal regime fascista, gli italiani, come popolo, si sono in gran parte sottratti a quella vergogna. Ma il paese, per quanto formalmente "vincitore", restava una Nazione sconfitta, libera solo in campo economico e fino a un certo punto. Tant'è che, quando gli italiani si sono ritrovati ad essere in testa nello sviluppo di tecnologie fondamentali, dal nucleare all'elettronica, l'informatica, la chimica, queste ci sono state sottratte. Una limitazione di sovranità che abbiamo potuto ben misurare nel 2011. Vi faccio notare che, dopo la morte di Geddafi, l'ENI ha conservato i suoi diritti di estrazione, perché non erano quelli i veri obiettivi di Francia e Inghilterra; diritti che, invece, adesso potremmo perdere dal momento che in quella partita si sono inserite Russia e Turchia, con la Francia oggi sulla difensiva.

Proprio in questi giorni Putin ha chiesto un summit delle cinque potenze nucleari, le stesse che hanno diritto di veto all'ONU: USA, RUSSIA, INGHILTERRA, FRANCIA, CINA, tutte nazioni che hanno combattuto e vinto la seconda guerra mondiale (La Cina si è battuta contro il Giappone).

L'impossibilità di una lotta politica interna alla nostra Nazione deriva da questo stato delle cose, che fa sì che gli italiani siano sì amministratori del loro paese, ma non ne sono i proprietari. Ogni volta che si è manifestata, regolarmente dal basso, la volontà di riprenderci la nostra libertà, sono immediatamente scattate le contromisure nella forma di infiltrazioni, inganni e tradimenti pilotati, confusione generalizzata sparsa ad arte. A collaborare sono stati chiamati sia gli apparati "civili", dunque le agenzie culturali e mediatiche, che quelli "militari e di intelligence" quando la situazione lo richiedeva.

Chi ha occhi per vedere può facilmente ricondurre allo schema testé descritto la decennale vicenda del cosiddetto movimento no-euro, infiltrato fin dall'inizio e deviato su un percorso esclusivamente economicistico, con poche e ragguardevoli eccezioni alle quali ho dato il mio piccolo contributo. Oggi non abbiamo più il MSI o la parte reazionaria della Democrazia Cristiana a svolgere la loro opera di guardiani dell'ordine geopolitico esistente, ma altri partiti che evito di nominare. Voi tutti sapete a quali di essi mi riferisco.

Alla luce di queste riflessioni consentitemi di svolgere alcune considerazioni conclusive, in merito all'adesione del nostro paese all'ormai decotto, quanto presunto, progetto di unificazione politica europea. Come sapete, sul banco degli imputati per questa scelta è stato messo il PD, e più in generale quell'area politica che nella confusa terminologia nazionale viene definita "sinistra". L'ideologia sottostante adottata da quest'area è stata quella del Federalismo Europeo, che da noi ha goduto di grandi appoggi e partecipazione, anche sul piano della cultura politica. Una scelta che si è rivelata sbagliata, perché ci è ormai chiaro che l'Unione Europea non è mai stata un progetto di unificazione politica, ma solo un'illusione coltivata dalle nostre classi dirigenti. Ebbene mi chiedo se, al netto dell'incredibile rapina economica di cui si è resa responsabile la borghesia cotoniera con le privatizzazioni selvagge (non richieste dai trattati europei - si badi bene!), la parte nobile di questo pensiero politico non abbia erroneamente coltivato l'idea che, con l'avanzare del processo di unificazione politica, l'Italia si sarebbe potuta affrancare dal suo status di nazione a sovranità limitata. Un'illusione crollata già nei primi anni della moneta unica, quando venne posta in essere l'espansione dell'UE ad est con l'ingresso immediato di quei paesi nella NATO, e che potrebbe essere la spiegazione, solo per fare un esempio, dell'ormai evidente dissociazione del dottor sottile, al secolo Giuliano Amato, dall'idea federalista. Qui un intervento di Giuliano Amato del 1989, nel quale parla sia dell'orizzonte geopolitico sottostante che delle difficoltà che egli prevedeva.



Qui la sua presa di distanza dal progetto, nel 2012.


sabato 20 giugno 2020

La Grande Divergenza


Premesso che un articolo con questo titolone sul Corriere della sera è per soli abbonati - della serie: fate la carità, con un euro al mese tutti i contenuti - concentriamoci sulla chiusa del sottotitolo: "Ma non basterà, senza un passo indietro degli interessi particolari".

Dunque questa miserabile borghesia cotoniera (che non è una classe ma un aggregato sociale) invoca, dalle colonne del suo giornale di riferimento, "un passo indietro degli interessi particolari". Quanto ci volete scommettere che gli "interessi particolari" di cui ciancia il giornalone corifero della borghesia cotoniera sono i diritti dei lavoratori? Accetto scommesse, anche 100 a 1.

La miserabile borghesia cotoniera (che non è una classe ma un aggregato sociale) ci ha portato nell'euro, lo ha venduto come necessità di privatizzare tutto all'insegna della grande vittoria del mercato sulla programmazione economica (ma all'inizio degli anni novanta l'Italietta statalista della prima repubblica era nel gruppo di testa delle nazioni sviluppate, e qua non ci piove!senza che nei trattati ci fosse ombra dell'obbligo di privatizzare tutto, però non è stata capace di rendere il paese competitivo e in grado di essere vincente nel nuovo assetto europeo. Ha fallito!

Di ciò è necessario prendere atto. Attenzione, non è tanto, o non solo, un problema di assetto sistemico, come qualche trombettista ingenuamente crede, quanto di manico. Prima di scegliere se stare nell'euro o uscirne è indispensabile regolare i conti con la borghesia cotoniera (che non è una classe ma un aggregato sociale) e farlo una volta per tutte. Restare o uscire dall'euro non può e non deve essere una scelta economicista, ma di destino. Vogliamo essere un paese proiettato verso il Mediterraneo, oppure agganciato al nord Europa? In ogni caso, quale che sia la scelta, dobbiamo essere in grado di camminare sulle nostre gambe, per quanto doloroso e impegnativo ciò possa essere. Se non capiremo che è necessario camminare sulle nostre gambe, facendoci carico della fatica che ciò comporta per tutti, l'alternativa sarà tra essere una colonia del nord Europa e la messicanizzazione.

La "Grande Divergenza" è una conseguenza della mancanza di Verità, quindi di Libertà e Democrazia, voluta dalla borghesia cotoniera (che non è una classe ma un aggregato sociale) per farsi, scusate il francesismo, i cazzi suoi.

giovedì 18 giugno 2020

La coerenza programmatica

E' necessario, per il bene della democrazia, che gli elettori penalizzino i partiti che non rispettano gli impegni presi.

mercoledì 17 giugno 2020

Spreakerata: 5G e scuola inclusiva

Stravaccato sul divano dico la mia sugli ipocondriaci che temono il coronavirus ma non il 5G, e sulla scuola cosiddetta inclusiva.

L'olio di serpente

Prodotti politici, era inevitabile che ai venditori di sogno europeo si sarebbero contrapposti i venditori di sogni patriottici. La realtà ha poco mercato, ma in fondo non ha bisogno di vendersi: arriva comunque (cit. un amico comune)


Il MES è una trappola, sostiene Alberto Bagnai (il coerente coordinatore economico della Lega... e scusate se è poco) e il recovery fund solo un prestito che dovremo restituire, l'Europa cattiva ci presenterà il conto. Allora che fare? La soluzione, sostiene il coerente coordinatore, è che la BCE emetta bond irridemibili. Anche perché, se non farà così, si dovranno convincere gli italiani a comprare  BTP irridemibili emessi dal Tesoro, come propone papy Savona, cosa che faranno se non vorranno pagare molte più tasse. In pratica si dirà a chi ha un gruzzoletto da parte, diciamo 100.000 euro: preferisci un interesse a vita del 2% o una tassazione annua del 2% sul tuo gruzzoletto?

La colpa, come sapete, è della Germania e dell'Olanda, che vogliono arrubbarci i nostri gioielli, perché noi siamo belli e loro frugali e infelici. Maledetti tedeschi, vili olandesi. Tirchi, avari, irriconoscenti, non è forse vero che si sono arricchiti alle nostre spalle?

Nel paese dei guelfi e ghibellini si sta con Bagnai o con Boccia, due facce dello stesso problema. Ovvero "l'Italia è un paese meraviglioso" vs. "sogno europeo".



Ma uscire dall'euro, coerente coordinatore economico della Lega? Non si potrebbe uscire dall'euro? Come mai questo è diventato un discorso da paese provinciale, come Lei sostiene da quando si è seduto sulla cadrega senatoria?


Ci faccia capire: tedeschi e olandesi non vogliono che la BCE stampi soldi che a loro non servono ma a noi sono indispensabili, voi non volete i prestiti (mes o recovery fund) ma parlare di uscita dall'euro è da provinciali. Allora quale soluzione prospetta? Ah già (HP 16 giugno 2020):

«E’ tornato il Bagnai dell’Italexit?
Non siamo all’Italiaexit, siamo a una riflessione. Fermiamoci, riflettiamo. Se le previsioni sono corrette, nel 2021 il reddito degli italiani sarà in media 8 per cento inferiore di quello 2007. Ci rendiamo conto?»
Quindi riflettiamo, coerente coordinatore economico della Lega? Certo, a venti pippi al mese conviene riflettere prima di prendersi qualche responsabilità, nevvero?

Mi perdoni, coerente coordinatore, se adesso la metto da parte, ma devo occuparmi di altri ciarlatani. Purtroppo Lei non ha il monopolio della specialità, anche se è doveroso riconoscere che un venditore di olio di serpente come Lei non lo si vedeva dai tempi del vecchio west.


E l'Italia bussò


Un progetto politico deve essere valutato anche in base alla qualità e alle capacità dei proponenti, non bastano le belle chiacchiere patriottiche. Come pure è importante il grado di serietà dei sostenitori, soprattutto quelli che si collocano in ruoli dirigenziali. Un altro elemento importante è la capacità di stare nel dibattito, superando l'atteggiamento di predicazione messianica delle mirabolanti narrazioni. Ebbene, se osservo con spirito distaccato e non partigiano le qualità e i risultati dei tanti che hanno sposato la posizione no-euro, non posso non constatare che si tratta di altri venditori di olio di serpente, al pari dell'inarrivabile coerente coordinatore della Lega, per altro nel solco tracciato dai loro predecessori, quelli del sogno europeo. La sensazione che se ne trae è quella di un dibattito tra folli, e che il successo dell'una o altra proposta dipenda dalla claque che fa da contorno. Ci si chiede, allora, se dietro tutto questo ci sia almeno una struttura, fosse pure massonica ed elitaria, che tira le fila, oppure se esista solo questo caos. Io comincio a temere che la vera cifra di questo paese sia il caos, e che aveva ragione la buonanima quando disse "governare gli italiani non è difficile, è inutile".

Basterebbe fare un semplice elenco: Prodi, Berlusconi, Bossi, Grillo, Salvini, Meloni... e a scendere Bagnai, mmt, signoraggisti, marxisti dell'Illinois... per finire con Conte, Di Maio, Di Battista... e ancora giù giù giù. E l'Italia bussò.



La maggior parte della popolazione italiana vive in uno stato di inconsapevolezza. In primo luogo si è provveduto per decenni ad abbassarne il livello culturale con amenità come "la scuola inclusiva", mentre dovrebbe essere la società nel suo complesso ad esserlo, selezionando e filtrando l'allocazione delle risorse umane in un processo in cui il sistema dell'istruzione deve essere selettivo, non inclusivo. Il sistema dei media produce da decenni messaggi culturali indigeribili, veleno per la nazione, da quando gli italiani furono convinti da Berlusconi ad accettare le interruzioni pubblicitarie nei film. La sinistra, dopo il 1989, ha cessato di difendere gli interessi dei lavoratori saltando, dal consociativismo cialtrone e corrotto degli anni ottanta, al delirio del globalismo dei mercati. L'adesione all'euro, che avrebbe dovuto coinvolgere la nazione in un dibattito franco e sincero sui rischi e sulle opportunità, è stata venduta da tutte le forze politiche per quello che non è mai stata, ovvero un processo di unificazione politica, mai realmente in agenda, di cui i federalisti europei all'amatriciana si sono fatti schermo per coprire l'assalto ai beni pubblici con le insensate privatizzazioni (che non ci ha chiesto l'Europa!) che hanno impoverito la nazione e arricchito la borghesia cotoniera.

Oggi, dopo Grillo, i no-euro alla Bagnai, il Papete e il Conte zio, stiamo assistendo all'alba di una nuova mobilitazione populista, il cui punto debole non è nell'ingenua adesione di un popolo ormai disperato ma nell'incapacità di tutti quelli che si stanno facendo avanti di proporre un discorso di verità. Si continua a cianciare delle sorti magnifiche e progressive dell'uscita dall'euro quando la verità è molto più prosaica e terribile: l'Italia non può restare nell'euro e non ha la forza di uscirne. Bisognerebbe dire la verità, che il vero deficit di questa nazione è la mancanza di serietà, unita alla consapevolezza che, nell'euro o fuori dall'euro, essa deve essere capace di camminare sulle sue gambe, e che non c'è nessuna stampante miracolosa che possa creare ricchezza dal nulla. In definitiva, che abbiamo un problema interno, non esterno causato dalla cattiveria dei nostri partner nell'UE.

Vi faccio qualche esempio, tra i tanti. Si parla di passare alla mobilità elettrica quando non siamo ancora riusciti a cablare in fibra ottica gran parte del paese; avete idea di quanto sia più impegnativo realizzare un'infrastruttura di trasporto dell'energia elettrica per i milioni di colonnine di ricarica necessarie rispetto alla semplice posa di fibra ottica? Lo capite che la fibra ottica è un'infrastruttura a bassa potenza, mentre i cavi elettrici per le colonnine dovranno trasportarne molta di più? Vi rendete conto che, nel piano commissionato a Colao, mentre siamo sull'orlo del baratro, si trovano amenità come la promozione del gender? basta guardare questo disegnino, una cosa da tesina per l'esame di maturità, per rendersi conto del livello!



Siamo ridotti così, ma il neo-populismo (se preferite: la seconda edizione del concorso di bellezza per farsi eleggere in Parlamento a  buscarsi 20 pippi al mese) non dice al popolo che serve un'epurazione radicale della borghesia cotoniera (che non è una classe ma un aggregato sociale infetto) insieme con lacrime e sangue, cioè l'unica medicina che possa salvarci! No, il neo-populismo sventola lo straccio dell'uscita dall'euro e parla di stampante magica. Azionata dalla Banca d'Italia invece che dalla BCE, come sostiene il coerente coordinatore economico della Lega Alberto Bagnai. Non sto dicendo che, usciti dall'euro o per uscire dall'euro, non si debba mai azionare la stampante magica, ma che questa può essere, al massimo, una soluzione di emergenza e temporanea, in attesa di poter attivare i veri strumenti di redistribuzione e creazione di ricchezza, che sono una riforma fiscale che faccia pagare di più ai ricchi, e una politica industriale coordinata dallo Stato. Altro che flat-tax.

Deve essere altresì chiaro, e deve essere detto, che l'uscita dall'euro non è, e non può essere, una soluzione ai nostri problemi economici e sociali, ma essere, se decideremo di farlo, una scelta politica e geopolitica: la consapevole assunzione di responsabilità di volgerci verso il mediterraneo invece di guardare oltre le Alpi. Una scelta impegnativa, al pari del restare nell'euro, entrambe strade sulle quali dovremo camminare con le nostre gambe. La libertà è una scelta dolorosa, impegnativa, che richiede serietà e dedizione da parte di tutta la nazione, nella consapevolezza dei rischi e dei propri limiti.

Abbattere la borghesia cotoniera è il primo passo, necessario ma non sufficiente.

domenica 14 giugno 2020

Il Cavaliere Rosso


Vi spiego perché, dopo lo shock della chiusura del canale youtube di Radioradio, ho deciso di aderire a Forza del Popolo.

sabato 13 giugno 2020

Flusso di coscienza

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Il Bilderberg a 5 stelle

Il colore blu

Credo sia arrivato il momento di una riflessione sul vero sovranismo. Metto da parte ogni polemica sul furto terminologico operato dalla Lega e dal M5S con l'aiuto del sistema mediatico loro complice, tanto è inutile stare qui a menarcela. Questi due partiti li conosciamo, riescono ad eccellere per falsità nei rispettivi campi, che pure non sono privi di altri notevoli campioni. Parliamo di noi, guardiamoci negli occhi, apriamo una riflessione invece di continuare nell'ormai stanca riproposizione di appelli alla Costituzione o di lamentele contro l'Europa che ci restituisce meno di quello che diamo. Anche perché, fatemi capire, preferireste stare nell'UE come percettori invece che come contributori netti? Lo capite che questo significherebbe diventare uno stato con un livello di sviluppo economico inferiore alla media europea? Sarete contenti il giorno in cui, stando nell'UE, saremo finalmente percettori netti?

L'Unione Europea sappiamo quello che è: un modello di organizzazione sovranazionale in cui il potere di emissione monetaria è delegato a una Banca Centrale che gode di notevole - ma non infinita - autonomia, mentre il potere di imposizione fiscale resta nelle mani dei singoli Stati. Al di sopra di ciò vi è un ombrello normativo, questo sì un vero problema, che a dispetto del fatto che questa organizzazione sia un mezzo Stato, viene costantemente esteso, in modo spesso invasivo e in contrasto con il sentimento e la tradizione dei popoli. Scopo di questa incessante offensiva normativa è quello di affermare l'ideologia liberale nella sua versione ordoliberista, costruendo così un quadro giuridico destinato a sovraordinarsi a quelli nazionali.

Per attaccare questo mezzo Stato ci siamo mossi lungo due direttrici: la denuncia delle disfunzionalità dell'euro e la critica al liberismo, in particolare la sua versione ordoliberista, dimenticando che il potere di imposizione fiscale è ancora tutto nelle mani degli Stati, e ci resterà. Come è finita lo sapete: il caporione di quelli che hanno criticato l'euro per le sue disfunzionalità oggi invoca la BCE, il caporione di quelli che hanno criticato l'assetto normativo europeo ha rivendicato, sul più bello, il suo diritto a perseguire un nuovo orizzonte professionale, di breve durata ahilui!

Ai margini di questi filoni hanno preso vita diverse e folkloristiche varianti, rispettivamente economicistico-monetariste oppure nostalgiche di una presunta grandezza che non c'è mai stata o, se c'è stata per un breve periodo, traeva forza da ben altra impostazione di fondo. Insomma, un disastro.

La rimozione e non comprensione di quanto sia importante il fatto che il potere di imposizione fiscale sia, ancora e in futuro, saldamente nelle mani dei singoli Stati, ha finito col generare la nascita di un atteggiamento vittimistico nei confronti degli Stati del nord che, a differenza di noi, hanno saputo ben approfittare dell'assetto testé descritto. Il punto cruciale è che se non si ha, o se manca - e finché manca - la volontà della maggioranza delle forze sociali di uscire da questo modello di organizzazione sovranazionale, la questione di gran lunga più importante è capire perché non è possibile, pur rimanendo in questa costruzione, stare dalla parte dei vincenti invece che da quella dei perdenti. E naturalmente individuare le cause di ciò.

E' stato a partire da queste riflessioni che, dall'estate del 2019, ho iniziato un percorso di rielaborazione di molte delle mie convinzioni, giungendo ad individuare il cuore della questione nell'esistenza nel nostro paese di un aggregato sociale, al quale mi riferisco solitamente come borghesia cotoniera, che non ha saputo farsi carico di una scelta che, per quanto probabilmente imposta dall'esterno, tuttavia era il nuovo campo da gioco nel quale muoversi. Questo aggregato sociale, che per la sua eterogeneità non è corretto definire "classe", ha conservato nelle sue mani il potere di imposizione fiscale, facendone un uso disastroso al servizio dei suoi interessi. Non è un caso, infatti, che già negli anni a cavallo della triste vicenda di tangentopoli il dibattito politico si sia concentrato sulla questione della spartizione del bottino fiscale, con la Lega di Bossi nel ruolo di capofila delle regioni del nord - che pure avevano goduto degli equilibri del precedente assetto potendo disporre sia di un mercato domestico di sbocco che di forza lavoro qualificata (grazie agli investimenti dello Stato) proveniente dal sud. Sul versante opposto, la cosiddetta sinistra intraprendeva la sua mutazione genetica, dandosi al saccheggio della sua quota con l'aiuto dei suoi molteplici apparati.

Le difficoltà susseguenti all'adozione di un cambio fisso, evidenti fin dal 1997 con la sua definitiva fissazione prima dell'ingresso nell'euro il 1 gennaio 1999, non venivano così affrontate con la dovuta capacità politica, e la borghesia cotoniera dava inizio alla pre-messicanizzazione del paese.

Come ho già argomentato, alla base di questo comportamento vi era il fatto che la gestione della raccolta fiscale, e la sua spartizione, restava nella completa disponibilità dei governi, quindi delle classi dirigenti di ogni paese. Il seguito della storia lo conoscete: ad ogni crisi l'unica risposta è stata, sempre e comunque, come una coazione a ripetere, la spinta a drenare risorse per via fiscale o con la privatizzazione compulsiva di proprietà pubbliche, senza che nemmeno una parte residuale venisse investita nella modernizzazione del paese. E' stata questa percezione, che nella prima metà del primo decennio di questo secolo si era ormai diffusa tra l'opinione pubblica - in modo per altro simile a quanto era accaduto negli anni che avevano preceduto e preparato la tempesta di tangentopoli - a favorire l'ascesa del MoV di Beppe Grillo. Qualsiasi cosa sia diventato oggi il M5S, e personalmente penso che, insieme alla Lega, sia il peggio che abbiamo, non si può dimenticare che coloro che ne favorirono la prima ascesa, tra i quali chi scrive, erano motivati da una corretta, sebbene parziale, lettura della realtà.

Un paese guidato da una classe dirigente marcia e corrotta come la borghesia cotoniera - ricordo che è un aggregato sociale e non una classe - non può stare nell'euro e non può uscirne, può solo aspettare che altri decidano cosa fare. Per questo mi fanno un po' ridere quelli che strepitano sul fatto che la Germania voglia derubarci, e mi ha fatto molto riflettere la frase icastica di un amico, che ha scritto: "La regola è sempre la stessa: le vittime le riconosci dalle lacrime, i colpevoli dal piagnisteo".

Ci sono troppe persone, anche in buona fede, che sono cadute vittime di un mal inteso amor patrio, immaginando che l'unico scopo dei paesi del nord sia quello di appropriarsi dei gioielli italiani, delle nostre bellezze, perché i tedeschi sono invidiosi di noi. Una grandissima responsabilità per questo errore è in capo ai profeti no-euro i quali, pur individuando correttamente gli aspetti criticabili della costruzione europea, si sono sempre spesi con grande determinazione per distogliere l'attenzione dei loro seguaci dal fatto che il potere di imposizione fiscale è e resterà nelle mani dello Stato italiano. Sono gli stessi che, con triplo salto mortale carpiato all'indietro, oggi chiedono l'intervento della BCE, auspicano una riforma fiscale che appiattisca le aliquote e, dulcis in fundo tra gli applausi degli adepti, accusano tutti quelli che non hanno voluto seguirli nei loro ripetuti tradimenti di essere traditori e mentitori!

Ora vorrei proporre una breve riflessione sugli italiani, necessaria in quanto, come non mi stancherò di ripetere, la borghesia cotoniera non è una classe ma un aggregato che innerva tutta la nazione e quindi non ha confini definiti, caratteristica questa di una classe. Indro Montanelli (sì proprio lui, il maschio bianco violentatore) diede una definizione perfetta del fascismo, al quale aveva aderito quasi tutta la quota di popolazione che partecipava della cosa pubblica: "Mussolini capì una cosa fondamentale, che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col diritto di abusarne".



Certo, possiamo continuare a considerarci speciali, della serie i tedeschi invidiosi vogliono i nostri gioielli, ma è un fatto che milioni di italiani che, nel 1940, osannavano il Duce, nel 1945 erano diventati socialisti, comunisti e democristiani. In questo, mi dispiace apparirvi antipatico, i nostalgici del fascismo avevano e hanno ragione. D'altra parte, perché pretendere che gli altri abbiano sempre torto e noi sempre ragione? Lo vogliamo dire che questa cosa è veramente da italiani? E che non va bene? Ecco, l'ho detto.

Dunque gli italiani sono italiani, questa è una magnifica tautologia. Erano italiani i nostri padri, che si sono fatti il mazzo per risorgere dopo l'umiliazione subita, ed erano italiani quelli che, non appena è arrivato un po' di benessere, hanno cominciato a rubare - l'alba della borghesia cotoniera - oppure si sono affrettati ad entrare nei suoi ranghi dopo le intemperanze giovanili. Dei secondi ne ho conosciuti molti, miei coetanei e conterranei, arrivati ai vertici del sistema mediatico dopo essere stati rivoluzionari. Ma nessuna meraviglia, erano e sono italiani.

Sempre italiani erano quelli che si sono messi al seguito di Craxi quando giravano le mazzette, ed erano italiani i comunisti che, per odio verso i cugini, si alleavano con la Democrazia Cristiana che, sorniona, si teneva il suo. Non erano forse italiani quelli che divoravano i giornali e aspettavano, giorno dopo giorno, il grande scandalo che spiegava perché la loro arrampicatina sociale non li aveva portati abbastanza in alto, e poi sono accorsi alla chiamata di Berlusconi? Non sono italiani gli ex-comunisti che oggi si dichiarano liberal-democratici? E non sono italiani quelli che hanno chiuso gli occhi davanti ai tradimenti dei guru no-euro? E non sono italiani i delatori? Non sono italiani quelli che guidano con la mascherina?

Vogliamo parlare dei miei alunni, figli di questo popolo, svogliati e ignoranti come capre salvo poche eccezioni, queste sommamente encomiabili, ai quali interessa solo il voto e basta? Certo, sono giovani, ma lo stampo antropologico e culturale è questo. Quando ci fu Caporetto, per fermare i tedeschi che avevano sfondato con quindici divisioni inviate in appoggio ai loro alleati austriaci, dovettero arrivare altrettante divisioni francesi: noi eravamo a un livello più basso, alla pari con gli austriaci, ma inferiori in tutto sia ai francesi che ai tedeschi. E che dire dell'ARMIR, soldati mandati al fronte con le scarpe di cartone, dai nonni dei cotonieri, diciamo.

Che si voglia o no di uscire dall'euro, io credo che dobbiamo veramente riflettere su quello che siamo come popolo, e smetterla di immaginare chissà quali incredibili traguardi che ci sarebbero preclusi dai tedeschi cattivi e invidiosi; come pure dobbiamo capire che, se l'Italia fosse al livello di Germania, Francia e Olanda, la costruzione europea, che tanto detestiamo, non potrebbe che avvantaggiarsene, con grande soddisfazione di francesi, tedeschi e olandesi. L'interesse primario della Germania, ve lo dico a muso duro, non è quello di sottometterci ma di avere un terzo partner grande e affidabile, capace di perseguire il progetto economico - in prospettiva geopolitico - verso il quale si è incamminata. Non saremmo dovuti entrare e non siamo in grado di uscire, questa è l'amara verità. Né saremmo in grado, qualora i tedeschi decidessero di mollarci, di svolgere il ruolo di nazione di riferimento nel Mediterraneo.

Dobbiamo prendere atto della realtà, mettere temporaneamente da parte ogni velleità di uscire, data la situazione disastrosa nella quale ci troviamo col rischio della disintegrazione del paese, e cogliere l'ultima opportunità che abbiamo prima di un collasso, il cui prezzo potrebbe essere la fine dell'Italia come nazione, perché a quel punto dovremmo rifare l'Italia prima di mettere mano al compito in cui abbiamo sempre fallito: fare gli italiani.

Il che significa, per tornare alla cronaca, prendere tutti i soldi che possiamo prendere, e usarli bene. Il rischio infatti è che, MES o non MES, la borghesia cotoniera si avventi un'ultima volta sul bottino, poi sarà finita. In prima fila, sappiatelo, ci sono anche le iene ex-no euro, coi loro aguzzi dentini.

Ricordate: il potere di imposizione fiscale, ancora nelle mani dello Stato italiano, è un potentissimo strumento di collezione e redistribuzione del prodotto sociale, ben più importante dello strumento monetario. Ma adesso stanno arrivando tanti soldi, ce li daranno i nostri partner europei che hanno tutto l'interesse a che ci risolleviamo dalla nuova Caporetto. Esattamente come i francesi, che ci mandarono quindici divisioni cento anni fa. Di cosa credete che si parlerà agli stati generali convocati dal Conte zio a porte chiuse e telecamere spente, di chip sottocutanei? No, queste non sono robe per questa gentucola: ce li imporranno se gli sarà chiesto, e non ce li imporranno se non gli sarà chiesto da un altro livello, al quale non possono attingere! Questi parleranno di piccioli, e di come spartirseli.

Sono tutti in fibrillazione, possibile che non lo vediate? Ma io sì, perché ho una mente criminale. Saranno 170 miliardi o giù di lì, una cifra enorme, insperata, non lasciatevi ingannare dalle polemicuzze sul MES, paccottiglia da plebe adepta, tutti vogliono governare con questa manna dal cielo europeo. Aveva ragione Crudelia Gruber quando ha detto a Bagnai "la prossima volta che tornerà sarà completamente europeista". Naturalmente non vogliono i controlli, né dell'Europa né della magistratura - non si addice alla borghesia cotoniera rispettare i patti - vogliono fare di testa loro perché si sentono bravi, e poi ne va dell'onore nazionale... applausi della plebe adepta.

Guardo tutto questo, dal mio rifugio di criminale nel Ciocaristan meridionale, questa volta senza speranze né illusioni perché so già come andrà a finire: nel solito modo. E ancora una volta vi chiedo di non aspettarvi dimostrazioni, perché che il cielo sia blu, ovvero che il nostro cervello reagisca alla radiazione elettromagnetica nell'intervallo di frequenze da 606 a 631 THz producendo la percezione del blu, è cosa che va oltre la spiegazione. Per me è blu, se vedete verde la colpa è vostra. Pensate da criminali e vi si apriranno gli occhi.

venerdì 12 giugno 2020

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Dall'accordo del Plaza a Event 201

La pandemia da coronavirus potrebbe essere una replica dell'accordo del Plaza del 1985, teso a svalutare il dollaro come poi effettivamente accadde? La differenza potrebbe essere che il mondo di oggi è molto più caotico e ognuno sta seguendo la direttiva globale a modo suo, in modo particolare in Italia.



Link correlati:

giovedì 11 giugno 2020

Illo tempore



Una mente criminale vede le trame criminali di cui è intessuta la politica, non servono quindi le prove per dimostrarle ai ciechi.

Addendum



Vi siete fatti convincere dalle televisioni a reti unificate che gli asino volano, e dovrei essere io a dimostrarvi che non è vero? Ci saranno gli Stati Generali, o come vorranno chiamarli, ma è un film già visto. No, non sto parlando della Storia ma di ciò che fa sì che la Storia si ripeta: l'oscena ingordigia di Potere dei criminali e la dabbenaggine delle pecore. Mettetevi la mascherina, distanziatevi, fate sesso ma senza baciarvi, anzi smanettatevi con la realtà virtuale, soprattutto inginocchiatevi. Perché solo dopo che vi sarete inginocchiati sarete lasciati in pace, e allora vi farete vaccinare, accetterete di essere controllati a ogni passo, vi sarà tolto tutto e non sarete padroni dei vostri corpi. I corpi, sì, solo quelli, perché tanto è già chiaro che non avete né cervello né anima, non siete nemmeno pecore che danno la lana e il latte, siete solo topi!

Il caso Floyd: le responsabilità dei Media

Nessuno può accusarmi di essere un securitario, soprattutto dopo aver potuto misurare la mia propensione alla ribellione nei lunghi mesi di segregazione che ci sono stati imposti. La verità è che non sopporto le menzogne, da qualsiasi parte provengano. Oggi torniamo ad occuparci del caso Floyd, dopo la sconcertante censura che ho subito con la rimozione di un mio video da Youtube nel quale analizzavo, dati alla mano, le ragioni della vera o presunta violenza razziale negli Stati Uniti, giungendo alla conclusione che il motivo di fondo sono le differenze di classe, particolarmente gravi nel caso dei neri che sono l'unica etnia che non è arrivata negli Stati Uniti per libera scelta bensì per la secolare deportazione schiavistica, in gran parte operata dagli inglesi.

Ho qualche idea sulla manina che potrebbe avermi segnalato, ma la tengo per me.

Tuttavia c'è un aspetto della questione che merita un approfondimento, ed è il ruolo dei media nel costruire una percezione distorta della realtà. Un problemino di non poco conto, che in Italia è particolarmente grave, ma di questo parleremo in un'altra occasione. Questo ruolo dei media potrebbe essere in relazione con la dura contrapposizione politica, negli Stati Uniti, in vista delle prossime elezioni presidenziali, e riverberarsi in ogni angolo dell'impero americano di cui noi siamo parte, ci piaccia o no. Ho trovato questo video, anch'esso soggetto a restrizioni di età, circostanza piuttosto curiosa dal momento che anche in questo caso vengono presentati ed esaminati dati statistici. Siccome il video è in inglese (con la traduzione automatica in inglese) per facilitarne la comprensione mi sono armato di santa pazienza e ho realizzato una traduzione in italiano, spero il più possibile corretta. Un caro saluto.



La traduzione

«Salve, sono Jared Taylor di Rinascimento Americano. Negli Stati Uniti c'è un tumulto per la morte di George Floyd per mano della polizia di Minneapolis. Ci sono state manifestazioni in oltre 400 città, saccheggi e incendi dolosi in ogni grande città degli Stati Uniti. Perché sono così tante le persone nelle strade? Perché loro credono che la società americana sia sistematicamente razzista e che la polizia brutalizzata e persino casualmente assassina uomini neri. I media costantemente dicono loro che la polizia è razzista e molte persone pensano che il raccapricciante video della morte di George Floyd lo conferma.

Ma diamo un'occhiata ai fatti, alcuni potrebbero sorprendere. La polizia in America effettua da 12 a 13 milioni di arresti ogni anno, ma quanto spesso questo porta alla morte di una persona di colore disarmata noi lo conosciamo esattamente grazie al Database del Washington Post che riporta i casi di ogni uccisione da parte della polizia. Nessun altro ha cifre migliori, quindi per favore fermati e indovina quanti neri disarmati vengono uccisi ogni anno, 200? 500? L'anno scorso la cifra era 9, solo 9, e quel numero sta scendendo, non salendo. Nel 2015 la polizia ha ucciso 38 neri disarmati, nel 2017 hanno uccisi 21, e che dire dei bianchi? L'anno scorso la polizia ha ucciso 19 bianchi disarmati oltre ai 9 neri disarmati. In quasi tutti i casi se la persona che è morta era nera o bianca un'inchiesta ha scoperto che il comportamento degli ufficiali era giustificato. Ora potresti pensare che è difficile da credere, ma nel 2019 la probabilità di essere disarmato, arrestato e poi ucciso dalla polizia era più alta per i bianchi che per i neri. Per entrambe le razze era qualcosa di molto raro, un caso su 292.000 arresti per i neri, e uno su 283.000 arresti per i bianchi. Ma, per ripeterci, la possibilità che un uomo bianco disarmato venga arrestato e ucciso dalla polizia è leggermente più alta che per un uomo di colore disarmato.

Quanto alle persone armate, da quando il Post ha iniziato a seguire nel 2015, la polizia uccide 1000 persone armate ogni anno, un quarto dei quali erano neri. Ora questo è circa due volte la loro quota della popolazione, che è il 13%. Anche questo prova il razzismo della polizia? Probabilmente no, quello che i dati non ci dicono è che i neri sono notevolmente più propensi dei bianchi a commettere reati e quindi a entrare in contatto potenzialmente violento con la polizia. Questi sono i dati: nel 2018, l'anno più recente disponibile, i neri hanno rappresentato il 37% degli arresti per tutti i crimini violenti, il 54% degli arresti per rapina e il 53% degli arresti per omicidio. Nella stragrande maggioranza dei casi sono le persone che commettono crimini come questi che minacciano la polizia che vengono sparati dalla polizia. In questo contesto che le persone nere uccise dalla polizia siano solo il 25% può sembrare una cifra sorprendentemente bassa.

Ecco un'altra statistica, ogni anno i criminali uccidono da 120 a 150 poliziotti e sappiamo da questa tabella dell'FBI che ogni anno in media circa il 35% degli assassini di poliziotti sono neri, quindi, per ripetere, i neri sono il 13% della popolazione e rappresentano il 25% delle persone uccise dalla polizia, ma guardare questi alti livelli di coinvolgimento nel crimine violento suggerisce che non sorprendente se i neri rappresentano oltre il 25% delle le persone uccise dalla polizia.

Ora io ho citato l'alta percentuale di arresti di neri per reati violenti, e potresti pensare che queste cifre riflettano il razzismo della polizia e non differenze razziali nei tassi di criminalità, potresti pensare che sia di parte che la polizia arresti innocenti neri lasciando andare i bianchi colpevoli, e che è per questo che i tassi di arresto dei neri sono così alti. Abbiamo dati di sondaggi molto preziosi dal Bureau of Justice Statistics che confutano questa interpretazione. Come questa pagina spiega, ogni anno i dati sono ottenuti da un campione rappresentativo a livello nazionale di circa 240.000 interviste a vittime di crimini, che coinvolge 160.000 persone di circa 95.000 famiglie. Il governo chiede a queste 160.000 persone se sono state vittime di un crimine violento, vengono poi richiesti molti dettagli, compresa la razza della persona che li ha attaccati. Molti di questi crimini non vengono nemmeno denunciati alla polizia, quindi i numeri in questo sondaggio sono sempre maggiori del numero di arresti per gli stessi crimini, comunque, e questo è il punto chiave, le proporzioni razziali seguono quasi perfettamente. Per esempio l'opinione pubblica degli americani afferma che oltre la metà dei rapinatori erano neri, così quando metà dei rapinatori arrestati dalla polizia si sono rivelati neri questa circostanza pregiudica la polizia? No, la polizia stao facendo quello che dovrebbe fare, arrestare i criminali senza tener conto della razza.

Ci sono stati studi scientifici sulla possibile parzialità della polizia contro neri e ispanici. Questo articolo pubblicato l'anno scorso proviene dall'indagine dell'Accademia nazionale delle scienze, probabilmente la più prestigiosa rivista peer-reviewed del paese, che ha costruito un sofisticato database per tutte le circostanze fatali in cui è coinvolta la polizia nel 2015, e le abbiamo guardate da ogni possibile angolo razziale. Vi è scritto che non si trovano prove di disparità anti-nere o anti-ispaniche nelle sparatorie con ufficiali bianchi, che non è più probabile sparare a civili appartenenti a minoranze, a meno che tu non stia minacciando in modo pericoloso non sarai sparato a causa della razza, e questo vale per gli ufficiali di polizia di tutte le razze.

Roland Fryer è un economista di colore di Harvard ed era arrabbiato dopo la morte di Michael Brown e Freddie Grey, così fece le sue ricerche sulle uccisioni della polizia, studiò attentamente 1332 sparatorie in dieci dipartimenti di polizia della città e dopo aver confrontato le circostanze di ogni omicidio ha affermato che non c'erano prove di parzialità della polizia, che fosse più probabile per la polizia sparare a un bianco non minaccioso che a una persona di colore non minacciosa.

il professor Fryer disse che era il risultato di ricerca più sorprendente della sua carriera. Perché Roland Fryer l'ha trovata sorprendente? Perché, proprio come le persone che stanno dimostrando ora, aveva creduto a quello che leggeva sui giornali. E mi ha lasciato un esempio molto pertinente, il 3 giugno, appena due giorni fa, il New York Times ha pubblicato un lungo articolo con questo titolo: "La polizia di Minneapolis usato la forza contro i neri 7 volte più spesso che contro i bianchi". Suona piuttosto orribile, ma questo articolo non dice nulla, nulla delle differenze razziali nei tassi di criminalità o nei tassi di arresto, non una parola, sarebbe come apprendere che la polizia aveva sette volte più probabilità di usare la forza contro gli uomini che vivono in Minneapolis che contro le donne, e arrabbiarsi poi per il pregiudizio anti-maschile. Ma non sarebbe importante sapere che gli uomini hanno molte più probabilità delle donne di commettere reato, essere arrestati, resistere all'arresto. Non è un comportamento maschile, e non il pregiudizio della polizia, a spiegare perché la polizia usa la forza sugli uomini più spesso che sulle donne?

Così, qual era la situazione a Minneapolis, ecco i grafici tratti da un Rapporto del dipartimento di polizia dal 2009 al 2014, ecco le percentuali razziali di vittime e arresti di sospetti per un aggregato di crimini violenti per omicidio, per stupro. Le aggressioni di neri, aggravate dalla rapina, erano 12 volte più frequenti di tutte le altre razze sommate, 9,5 volte più probabile essere arrestati alla luce di questi reati.

Alla luce di questi grafici, può essere sorprendente che la polizia di Minneapolis usa la forza sui neri sette volte più spesso che sui bianchi? Di nuovo, la conclusione ragionevole è che per la polizia reagisce ai comportamenti, non alla razza. Non correte alle conclusioni,  non aver incluso queste informazioni sulle differenze razziali negli arresti è o gravemente negligente o semplicemente disonesto, questo tipo di spericolati rapporti danno alle persone una visione completamente falsata della polizia.

Ora io non sto cercando di giustificare quello che è successo a George Floyd a Minneapolis. Era un grande ragazzo, stava resistendo all'arresto al punto che anche con le manette una squadra di tre  ufficiali non poteva farlo entrare macchina, la polizia ha avuto un problema tra le mani, ma tenendo un ginocchio sul collo di Floyd per quasi nove minuti può essere stato causa dell'omicidio, e la soluzione è incriminare l'ufficiale e punirlo se è colpevole. Ma anche se è colpevole chi può essere sicuro che la razza avesse qualcosa a che fare con quello che ha fatto, avere potuto trattenere un violento criminale bianco allo stesso modo.

La soluzione a tutto ciò è di non manifestare e ribellarsi al razzismo della polizia, per il quale esistono poche prove concrete. Potrebbero esserci alcune mele cattive tra gli ufficiali di polizia ma il sistema funziona esattamente come dovrebbe, quasi senza fallo la polizia si occupa di criminali correttamente, senza riguardo per la razza, so che ce n'è una tremenda bolla di vapore costruita dietro l'idea del razzismo della polizia, ma non è la polizia chi ha bisogno di riforme, sono i media! La crisi non finirà fino a quando la stampa non smetterà di  presentare un quadro falso e pericolosamente infiammato della giustizia americana.

Rivolta e saccheggio del sistema sono sbagliati, non importa quale sia la ragione, rivoltarsi e saccheggiare per un'illusione, a causa di qualcosa che non è vero, è una tragedia.

Grazie per guardato, per favore iscriviti al nostro canale YouTube. Inoltre potresti dare un'occhiata al nostro canale podcast che è su YouTube all'indirizzo M R, e si prega di visitare il nostro sito web all'indirizzo imran comm am re npunto com.»

A futura memoria

Ho commentato un post di Sollevazione. Chissà se sarà pubblicato, questa volta, dopo che due anni fa sono stato bannato per lesa maesta a LBC (quello che "sfido chiunque a dimostrare un'affermazione di questo tipo, cioè che l'euro e l'Europa rovinano l'Italia"). Nel seguito il mio commento, a futura memoria.

Post correlato: Se la sono fatta nelle mutandine - egodellarete 8 settembre 2018



Fiorenzo Fraioli scrive:

Chissà se questa volta mi pubblicherete. Nel merito:
Con la folle scelta dell’appoggio “tattico” al governo gialloverde avete dilapidato un patrimonio di credibilità, di cui non eravate proprietari in quanto frutto del lavoro di decine e decine di persone che avevano investito (anche) su di voi. Di Bagnai si può dire con certezza che quello che ha fatto non è stato un errore, ma la lucida e feroce volontà di “fuggire da Pescaracas” per non tornarci mai più, e avete perseverato nell’errore fino al punto di costituire, un paio di mesi fa, la cosiddetta “Consulta no-Mes” con soggetti del calibro di Antonio Maria Rinaldi. Non infierisco su LBC, perché non ne vale la pena (sfido chiunque etc. etc.).
Ora di errori ne abbiamo fatto tutti, ma quando si sbaglia si deve pagar pegno e accettare, come nel gioco dell’oca, di retrocedere di qualche casella, ma non mi risulta (se sbalio mi corigerete) un vostro articolo in cui ammettete che la teoria dell’appoggio tattico sia mai stata oggetto di una chiara autocritica. Adesso ve la prendete ancora con Bagnai, cioè con un personaggio che ormai non conta più un cazzo nella nostra area avendo solo adepti leghisti? Sono anni che non ci sentiamo, dal tempo del famigerato “appoggio tattico” a un governo costituito dai grillini, che hanno impostato la risposta alla (falsa) pandemia all’insegna del penitenziagite – (oggi al governo col PD), e dai leghisti, un partito che non merita nemmeno lo sforzo della valanga di insulti che gli si dovrebbe rivolgere. Lasciate perdere questo inutile personaggetto, al quale penserà la Provvidenza, e ridefinite la linea politica ammettendo gli errori del passato, tra i quali la pretesa di essere un’avanguardia in un momento in cui ciò non è letteralmente possibile perché tutto è sprofondato nel caos.
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