mercoledì 22 settembre 2021

Si può fare!

 

La deputata della Lega Francesca Donato è uscita dal suo partito dopo aver definito "infamie", il 16 settembre scorso, le posizioni assunte dalla Lega in merito all'estensione sui luoghi di lavoro del green pass. In un tweet di risposta le avevo rappresentato la necessità di una scelta forte, cosa che è effettivamente avvenuta. Non posso che rallegrarmi di ciò e spronarla a dar seguito alla sua decisione con azioni politiche conseguenti.

Scegliere, decidere, costruire compromessi, è questa l'essenza della politica. Non si può restare troppo a lungo nell'ambiguità quando il compromesso è impossibile, e certamente l'appoggio della Lega al governo in questa circostanza traccia una linea di demarcazione, perché nessuna sintesi è più possibile tra le posizioni sostenute in passato e il voto espresso in aula. Francesca Donato ha suonato il De Profundis per la famosa "strategia", ovvero l'artifizio retorico per mezzo del quale Borghi e Bagnai sono riusciti, per tre lunghi anni, a tenere avvinti gli elettori no euro, più in generale anti sistema, che non poco hanno contribuito al successo di Salvini.

Francesca Donato ha rotto gli indugi e adesso la palla è nel cortile di Borghi e Bagnai. 

Se è vero, forse, che gli elettori che hanno premiato la Lega per le sue posizioni no euro non sono la maggioranza, è tuttavia certo che ne costituiscono una parte importante e vivace, che ha contribuito non poco alla costruzione del consenso raccolto nel 2018. Molti, che hanno seguito Salvini specie al centro-sud, si sono sentiti rassicurati dal fatto che questi era sorretto da una narrativa, forte e strutturata, alimentata da una nutrita pattuglia di attivisti di buona qualità che hanno prodotto, per anni, materiali largamente rilanciati dalla macchina propagandistica del partito. Quel mondo ha mal digerito l'arretramento dalle posizioni no euro, ma era rimasto sostanzialmente fedele alla linea, o almeno non belligerante, accettando la teoria della strategia enunciata da Borghi, ovvero l'idea che la complessità dell'azione politica concreta richieda realismo e compromessi. 

La crisi è precipitata quando la Lega ha piegato la testa in occasione dell'estensione del green pass, perché questo provvedimento è stato vissuto come un vero tradimento dei principi del liberalismo politico ai quali la pattuglia di attivisti no euro confluiti nel partito non intende rinunciare. Mentre l'accantonamento delle istanze socialisteggianti, che pure avevano caratterizzato il movimento no euro degli inizi, era stato digerito sia pure al prezzo di importanti defezioni, su questo punto i mal di pancia sono cresciuti nel tempo. Le prese di distanza si sono moltiplicate, le critiche sui social sono divenute più corrosive, le richieste a Borghi e Bagnai di uscire per iscriversi al gruppo misto si sono moltiplicate, ma ancora mancava l'evento scatenante in grado di dimostrare che sì, si può fare! Uscire dalla Lega, dopo il pronunciamento di Francesca Donato, è possibile!

Le prossime settimane si annunciano interessanti perché altri esponenti e attivisti no euro della lega potrebbero seguirne l'esempio. Si intravede la possibilità di raccogliere parte di quanto seminato negli anni passati per costruire una proposta politica che sia capace di salvare dall'oblio, e quindi dal ridicolo, anni e anni di impegno appassionato di migliaia di sostenitori traditi dalla deludente strategia di Borghi e Bagnai. Questi ultimi sono con le spalle al muro, dovranno decidersi, o forse hanno solo bisogno di nuovi ordini. Non è detto, però, che pur seguendo l'esempio di Francesca Donato gli sia riconosciuto, senza colpo ferire, il ruolo di guida che riuscirono a conquistare, meglio usurpare, con la falsa promessa di portare la Lega su posizioni no euro, in quanto, la realtà è sotto gli occhi di tutti, è avvenuto esattamente il contrario. Se questo progetto dovesse prendere forma, è molto probabile che non sarebbero i Borghi e i Bagnai, e nemmeno i Rinaldi e tanti altri che dovessero seguire l'esempio di Francesca Donato, ad assumerne la direzione politica.