sabato 28 luglio 2018

L'entrismo al tempo della flat-tax e della flat-democracy

Paolo Savona
E' un momento strano. Gli euristi, soprattutto la sinistra eurista (PD e LeU) sono alle corde, mentre il governo è in mano a un'inedita alleanza di sovranoidi, al cui interno sembra essere egemone una pattuglia di personaggi più noti alla platea dei social che non alla maggioranza degli elettori, guidata da alcuni ex boiardi di Stato della prima repubblica forse supportati, a loro volta, da ciò che resta della grande industria di Stato e da pezzi degli apparati di sicurezza.

Quel che è certo, trame di palazzo a parte, è che le due forze della coalizione sono portatrici di due proposte caratterizzanti: la flat-tax e la flat-democracy, o democrazia diretta digitale. Entrambe clamorosamente anticostituzionali, qualsiasi acrobazia dialettica possano inventarsi i cantori dell'una e dell'altra. Entrambe le forze della coalizione sono note per l'uso spregiudicato, oltre il limite della decenza, della demagogia e della menzogna, ma ciò nonostante raccolgono un consenso maggioritario, e in crescita, per esclusivo demerito dei loro avversati euristi, le cui politiche, sia sul piano economico che su quello politico, nonché etico, hanno disgustato la maggioranza degli italiani.

A peggiorare le cose vi è la circostanza per cui molti soggetti politicamente attivi sembrano sul punto di cedere, talvolta hanno già ceduto, alla tentazione di entrare nella cordata vincente e, nel far ciò,  si ammalano di uno speciale strabismo che consente loro di valutare positivamente la pur salutare estromissione degli euristi dai centri del potere, senza però riuscire a inquadrare la situazione in una prospettiva realistica. Per non essere troppo oscuro ripeterò il concetto in castrese aulico:

domanda: quanti figli hai?
risposta: mia moglie ha due figlie.

Una si chiama flat-tax, l'altra flat-democracy. Ovviamente si tratta di corna, ma che importa? Tutte le strade portano al socialismo. Non è forse vero che perfino l'Unione Europea avrebbe portato al socialismo, e addirittura, udite udite, anche il Nuovo Ordine Mondiale grazie all'agire delle moltitudini?

Certo, si può argomentare che "chi ragiona in modo statico e formalistico, difficilmente può afferrare tempi di mutamenti, fratturazioni, accelerazioni e ricombinazioni", come negare ciò? Non è forse vero che, seppure la Storia, al netto dell'agitarsi di una pluralità di soggettività, obbedisce alla legge della struttura sottostante, è tuttavia compito delle avanguardie quello di ricercare, nel dipanarsi degli eventi, i momenti di singolarità, allorquando gli equilibri sono instabili, al fine di orientarla verso l'esito desiderato?

Ebbene sì, è vero. Tuttavia, per far ciò, bisogna essere, per l'appunto, un'élite, ed io non lo sono. Io, che non sono un teorico della Storia, né un fine interprete della complessità della politica, agisco in basso, nella mischia furibonda. E quaggiù, nella mischia furibonda, se vedo avanzare un carro con la scritta "flat-tax" o un elefante con lo stemma della "flat democracy", ebbene prendo la mia lancia e la scaglio, con tutta la forza del mio braccio.

venerdì 27 luglio 2018

Lettera aperta agli iscritti di RISORGIMENTO SOCIALISTA

Ricevo dall'amico e compagno Giuseppe Angiuli l'invito a pubblicare una lettera che egli, e altri firmatari, stanno facendo circolare tra gli iscritti al movimento politico Risorgimento Socialista. Ho coltivato, per un breve periodo, l'idea di iscrivermi anch'io a Risorgimento Socialista, ma decisi di non farlo non appena mi resi conto che, anche in quel movimento come purtroppo in tutti gli altri gruppuscoli che si agitano nel campo socialista, non era stata sufficientemente sviluppata la riflessione sulle indispensabili regole di democrazia interna a garanzia della linea politica. Credo, altresì, che una discussione profonda e franca sulla democrazia interna di movimenti che, sul piano programmatico, si schierano dalla parte del mondo del lavoro, sia ormai necessaria e non più procrastinabile. Devo però prendere atto del fatto che la quasi totalità dei miei contatti preferisce spendere le proprie energie nella stesura di commentari sui social, aventi ad oggetto le imperscrutabili strategie del governo gialloverde. Di ciò mi rammarico, e più non dico.

Lettera aperta agli iscritti di RISORGIMENTO SOCIALISTA


Con questa lettera aperta, si rivolge un appello ai membri del comitato promotore del movimento politico RISORGIMENTO SOCIALISTA affinché si dia vita ad un vero partito socialista del XXI° secolo, di cui il nostro Paese ha un grande bisogno.

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A tutti i membri del comitato promotore del movimento politico Risorgimento Socialista
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Cari compagne/i,

la situazione politica generale emersa alla luce delle elezioni del 4 marzo 2018 ha visto l’affermarsi in Italia di un inedito scenario in cui per la prima volta la sinistra politica è uscita completamente dalla scena, divenendo un soggetto del tutto auto-referenziale ed irrilevante nella società reale.

Le ragioni profonde di questa disfatta vengono da lontano e derivano da una inettitudine strutturale dei gruppi dirigenti della sinistra italiana a comprendere adeguatamente le cause della crisi del modello della globalizzazione neo-liberista e dalla assoluta mancanza, nella sinistra odierna, della capacità di elaborare una proposta politica realmente adeguata alle esigenze dei ceti produttivi e delle classi popolari del nostro Paese, a cominciare dai lavoratori, dai precari, dai disoccupati, dai giovani.

L’enorme consenso elettorale tributato, anche dalle classi lavoratrici del nostro Paese, alla Lega e al Movimento 5 stelle, è la conseguenza inevitabile dell’assenza sulla scena di alcun soggetto politico a carattere autenticamente popolare, socialista ed anti-liberista.

In tempi recenti, tanti di noi avevano riposto speranze in RISORGIMENTO SOCIALISTA quale potenziale soggetto aggregativo che potesse dare finalmente una risposta al diffuso bisogno di un gran numero di attivisti e militanti desiderosi di ritrovarsi in una casa comune al cui interno dare sfogo al proprio desiderio di partecipazione e di impegno civile per aiutare il nostro Paese ad uscire da una crisi sociale devastante prodotta dal modello neo-liberista e finanz-capitalista e restituire così una rappresentanza politica a tanta gente da tempo rimasta priva di punti di riferimento.

Siamo spiacenti di dovere rilevare, nostro malgrado, come in questi due anni RISORGIMENTO SOCIALISTA non abbia saputo esprimere appieno le sue potenzialità e non sia ancora riuscito a dotarsi di strumenti politico-organizzativi adeguati alla costruzione di un moderno partito del socialismo del XXI° secolo.

Ad oggi, risaltano evidenti alcuni fattori decisivi che rendono la proposta politica di RISORGIMENTO SOCIALISTA ancora non sufficientemente credibile e poco attrattiva per molti potenziali attivisti realmente interessati ad un percorso di rinascita del socialismo italiano.

In primo luogo, non può non lasciare alquanto perplessi il notare l’estrema versatilità e volatilità dei diversi percorsi e delle multiformi iniziative politiche intraprese da RISORGIMENTO SOCIALISTA nel suo pur breve periodo di vita.

In soli due anni, abbiamo notato che RISORGIMENTO SOCIALISTA si è dapprima schierato su posizioni contigue a quelle di Stefano Fassina agli albori del processo di costruzione di Sinistra Italiana, per poi spostarsi in una collocazione momentanea nel campo del patriottismo costituzionale (con la breve esperienza della C.L.N.), non prima di avere sostenuto - senza nessuna consultazione con i compagni e limitandosi soltanto ad un sondaggio (peraltro parziale) su Facebook - la grillina Virginia Raggi al ballottaggio delle elezioni romane.


Più di recente, abbiamo assistito con non poca sorpresa alla collocazione di RISORGIMENTO SOCIALISTA all’interno di una discutibile operazione elettoralistica a carattere demagogico-velleitario denominata POTERE AL POPOLO, egemonizzata dalla sinistra ultra-radicale e da quella filo-globalista dei centri sociali: una collocazione, quest’ultima, che molti di noi hanno ritenuto errata ed innaturale per un movimento politico che intenda richiamarsi alla migliore storia del socialismo italiano.

In secondo luogo, stupisce non poco tutti noi il notare, a circa due anni dalla nascita ufficiale di RISORGIMENTO SOCIALISTA, l’inesistenza di veri organismi di democrazia interna insediati su base elettiva e chiamati a svolgere una direzione politica plurale del movimento, sia in ambito locale che – soprattutto - nazionale, al di là di nomi altisonanti (Esecutivo Nazionale, Direzione Nazionale, ecc.) spesso utilizzati nella comunicazione all’esterno ma che non corrispondono a reali strutture di democrazia interna.

Quest’ultimo elemento di per sé – ed in mancanza di novità che tutti auspicheremmo di vedere al più presto – costituirà ancora a lungo un inesorabile fattore di impedimento a che RISORGIMENTO SOCIALISTA si affermi e sia percepito come un vero partito maturo, la cui vita interna possa fondarsi sulla libera dialettica delle posizioni, come nella migliore tradizione del socialismo democratico.

In terzo luogo, dobbiamo altresì notare che non si è finora messo in moto alcun progetto di costruzione di Risorgimento Socialista come forza politica a carattere organizzato ed autonomo se non nella forma virtuale ed illusoria di Facebook dove si assiste ad una vera e propria inflazione di gruppi e pagine apparentemente espressione di RS ma a cui non corrisponde nessun processo reale di aggregazione politica e sociale nel nostro Paese.

Sul punto, non possiamo esimerci dal dire che una vera organizzazione politica si costruisce sui territori, partecipando alle lotte sociali, dentro i posti di lavoro e non certamente sui tasti di un computer.

Alla luce di tanto, atteso che tanti di noi continuano ancora oggi ad avvertire con forza una diffusa esigenza di dare vita ad un vero partito del socialismo italiano del XXI° secolo, interpretando in tal modo il bisogno di rappresentanza politica da parte di settori significativi della società, rivolgiamo un accorato appello al comitato promotore di RISORGIMENTO SOCIALISTA affinché all’interno del movimento politico, di cui alcuni dei seguenti firmatari sono stati tra i promotori e fondatori, si apra una seria e onesta discussione finalizzata ad affrontare alla radice la questione della sua democrazia interna e della necessaria dotazione di organismi stabili e pluralistici, insediati unicamente su base elettiva e non più su discutibili metodi di cooptazione arbitraria.

Ricordando a noi tutti il celebre ammonimento di Rosa Luxemburg, secondo cui “la libertà è sempre libertà di dissentire”, auspichiamo vivamente che il presente appello non cada nel vuoto e possa contribuire positivamente ad avviare un percorso di serio rilancio della cultura del socialismo italiano, di cui il nostro Paese ha oggi più che mai bisogno.

Viva il Socialismo!

Roma, 23 luglio 2018.

Primi firmatari:
Giuseppe Angiuli
Giandomenico Basile
Maura Brugnoli
Carlo Felici
Federica Francesconi
Amedeo Maddaluno
Ottavio Marta
Angelo Milano
Giuliana Nerla
Stefano Santarelli
Teresio Spalla
Paolo Zacchia

giovedì 19 luglio 2018

Invito

Vi invito a seguire, e lì commentare, la discussione sul post del blog Sollevazione dal titolo:

NON SOCCOMBERE ORA di Luciano B. Caracciolo


Viene lì affrontata una questione che presenta aspetti sgradevoli, ma che non può essere evitata. Prego i commentatori del mio blog di attenersi ad uno stile puramente argomentativo e improntato alla massima correttezza, pena l'essere esclusi per omnia saecula saeculorum da questo blog.

Nota: I commenti a questo post saranno tutti respinti. Commentate sul blog Sollevazione.

martedì 17 luglio 2018

Il cambio [sub-divulgazione estrema]

Vi sono concetti che non sono noti alla stragrande maggioranza di coloro che si occupano di politica, uno di questi è il cambio monetario. Ciò a dispetto del grande lavoro divulgativo di alcuni economisti, in gran parte perché dovendo essi rispondere, in ragione della loro caratura accademica, alle critiche degli economisti liberali, hanno finito col porre in secondo piano la necessità di esporre i concetti nel modo più semplice possibile, così che questi siano accessibili a un numero sempre più grande di cittadini.

La questione del cambio monetario, cioè quanto vale la moneta di un paese nei termini di altre monete, è uno di questi concetti non sufficientemente noti. Adotterò un metodo didattico standard, che consiste nell'esplicitare fin da subito la tesi:

Il cambio monetario, cioè la sovranità monetaria, è uno strumento indispensabile al fine di sganciare la conflittualità salariale interna di un paese dai costi delle esportazioni e delle importazioni.

Il costo del lavoro è il più importante fattore nel determinare il costo di produzione dei beni. Ciò è particolarmente importante per i beni che devono essere esportati. Pertanto se i lavoratori avanzano richieste di aumenti salariali, e li ottengono, questi si riflettono sul loro prezzo. In regime di cambi fissi, peggio ancora con la moneta unica, il risultato è, inevitabilmente, una gara a pagare di meno i lavoratori. Altrimenti, ci dicono, l'azienda chiude. Questo significa che la conflittualità salariale interna è come sterilizzata: quando le cose vanno male bisogna calmierare i salari, ma anche quando vanno bene non è possibile aumentarli, perché così si uccide la ripresa.

In regime di cambi flessibili, cioè con la sovranità monetaria, gli effetti della conflittualità salariale, alias quanto del plusvalore prodotto va a retribuire il capitale e quanto il lavoro, vengono drasticamente attenuati. Infatti in presenza di richieste di aumenti salariali si ha una caduta delle esportazioni, la quale ha l'effetto di deprezzare la moneta nazionale rendendo nuovamente appetibili i beni da esportare, e contemporaneamente i beni importati diventano meno convenienti stimolando la produzione interna.

Ovviamente non intendo sostenere che, svalutando continuamente, si possano fregare i mercati. Questo è quello che raccontano gli economisti liberali i quali, loro sì, vogliono fregare i lavoratori. Il punto è che con la sovranità monetaria sono possibili e sostenibili alti livelli di conflittualità salariale interna, mentre con il cambio fisso, peggio ancora con la moneta unica, questa viene completamente sterilizzata. Poi, a conti fatti, il livello reale di benessere di un paese dipende da quanto e come riesce a produrre, ma la domanda che dobbiamo porci è: sono davvero i grandi capitali quelli più capaci nell'allocare e utilizzare in modo ottimale le capacità produttive di un paese, o sono invece i lavoratori con le loro decisioni di spesa determinate da alti salari?

Per chi pensa che siano i grandi capitali, l'euro va bene. Però questo significa anche che a comandare sono i grandi capitali. Per chi pensa, come il sottoscritto, che la spina dorsale di un paese, in particolare la nostra amatissima Italia, siano i lavoratori, e che ad essi spetti il compito di indirizzo della capacità produttiva in funzione delle loro esigenze, e dunque che a comandare dobbiamo essere noi lavoratori, il ritorno ai cambi flessibili e alla sovranità monetaria è un obiettivo irrinunciabile.

Essere dalla parte dei lavoratori significa essere socialisti (non di sinistra, che è solo un concetto geometrico) essere dalla parte del capitale significa essere di destra-sinistra-centro, come più conviene, perché tanto lo scopo è sempre lo stesso: cummannari e futtiri. Il complemento oggetto, ovviamente, siamo noi lavoratori.

That's all folks.

lunedì 16 luglio 2018

You all live in a yellow-green submarine

Commentando questo articolo di Riccardo Achilli (IL PUNTO DI NON RITORNO) gli amici di sollevazione ribadiscono:

«In questo concreto contesto è nel “campo populista” che occorre stare. Fuori da questo campo c’è solo quello del blocco dominante. Ma c’è modo e modo di “stare”. Sarebbe un errore fatale assumere una posizione di indulgente accondiscendenza verso il governo M5s-Lega. Esso va incalzato a realizzare le cose giuste che ha promesso di fare, va contrastato ove cercasse una linea di galleggiamento e di remissività verso le élite dominanti».

Commentando l'articolo di Achilli gli amici di sollevazione si soffermano su un paragrafo, nel quale Achilli avanza una proposta che essi stessi definiscono scioccante:

«In assenza di una capacità di tenuta politico-organizzativa autonoma, che l’estinzione prossima ventura evidenzierà, sarà necessaria una soluzione “kirchneriana”: forme di entrismo intelligente e critico dentro il corpaccione del populismo di potere, per lavorarlo dallinterno, cercando di piegarne a sinistra, per quanto possibile, le enormi potenzialità di consenso che presidia»

Intanto vi invito, dopo aver letto l'articolo di Achilli, a effettuare una ricerca sul testo con la chiave "social". Avrete così modo di verificare che, su 50 occorrenze, solo una volta compare il termine "socialista", in questo periodo:

«Non è un fenomeno insolito: altri casi nazionali dimostrano che, laddove si sviluppano populismi egemoni (che si sviluppano, in genere, per inanità della sinistra nazionale) i pascoli sociali tradizionali si consumano definitivamente, e cambiano natura, divenendo strutturalmente inadatti a nutrire un progetto socialista autonomo»

Insomma una dichiarazione di resa. La soluzione, secondo Achilli e gli amici di Sollevazione? L'entrismo, perché "Fuori da questo campo c’è solo quello del blocco dominante", tuttavia non assumendo "una posizione di indulgente accondiscendenza verso il governo M5s-Lega" perché "Esso va incalzato a realizzare le cose giuste che ha promesso di fare, va contrastato ove cercasse una linea di galleggiamento e di remissività verso le élite dominanti".

Ovviamente ognuno è libero di prendere le posizioni che vuole, però credo sia giusto fissare il punto. Da ciò che vanno scrivendo da qualche tempo non credo si possa negare che, per gli amici di sollevazione, valga quanto segue:

  • Il sovranismo, ovvero l'istanza di piena riconquista della sovranità nazionale in senso costituzionale, è un'ipotesi da riporre nel cassetto.
  • Al suo posto oggi vi è il populismo, inteso come forma di mobilitazione (si badi: elettorale) dei ceti medio bassi, che hanno trovato in proposte politiche di ispirazione nazional-liberale declinate in forma demagogica (quindi populiste) uno strumento politico per protestare contro i costi, che tali ceti sono chiamati a sostenere, delle politiche global-liberali.
Questo "populismo" andrebbe quindi "incalzato a realizzare le cose giuste che ha promesso di fare, va contrastato ove cercasse una linea di galleggiamento e di remissività verso le élite dominanti".

Come se le "élite dominanti" fossero solo quelle global-liberali!

In sostanza Achilli, e con lui gli amici di Sollevazione, propongono di prendere posizione nello scontro fra le due fazioni del capitalismo - quella nazionale e produttiva e quella globale e finanziaria - ricorrendo all'entrismo o, quanto meno, adottando un approccio diverso nel rapportarsi con le due parti. A mio parere, se ciò può avere un senso sul piano della cronaca politica, non lo ha affatto su quello dell'agire politico, che è quello evocato da Achilli quando si richiama al concetto di entrismo. Si sta forse sostenendo l'opportunità di entrare nel M5S o nella Lega? Oppure, forse, si immagina di costruire una lista para-populista per le elezioni europee del 2019, magari andando a trattare la necessaria agibilità mediatica col governo gialloverde in cambio di ammorbidimenti della linea, così da renderla compatibile con le declamazioni altreuropeiste di Salvini-Di Maio?

Come ho già detto, ognuno è libero di pensarla come vuole, anche di attaccare €$$I, l'euro, l'UE, il liberismo, per anni ed anni e poi cambiare idea. In politica i pretesti sono infiniti, quello che conta non è tanto la coerenza quanto il risultato. Non dirò dunque che Achilli è un traditore, anche perché la sua conversione al sovranismo è stata tardiva e, da quel che scrive, già abbandonata, né rivolgerò questa accusa agli amici di sollevazione, i quali invece del sovranismo sono stati alfieri della prima ora. Però è importante chiarirsi, perché questa è una esigenza di ordine morale nei confronti di quel popolo lavoratore di cui tanto ci si riempie la bocca. Ebbene questo mitico popolo lavoratore ha il diritto di sapere, e nel mio piccolo farò ogni sforzo per chiarire il punto, che Riccardo Achilli, gli amici di Sollevazione e quanti vorranno seguirli in questa operazione di entrismo presso i populisti gialloverdi, non sono sovranisti! O, almeno, non lo sono più.

Al netto delle polemiche, la prova regina sarà l'eventuale partecipazione alle elezioni europee del 2019: come ci si può infatti definire sovranisti e, contestualmente, partecipare all'elezione di un parlamento sovranazionale che è solo l'ombra di un'istituzione democratica? Forse commettendo il tragico errore di sognare un'impossibile omotetia tra il destino dell'assemblea di Bruxelles e quello della Duma zarista?

Nota: La Duma di Stato dell'Impero Russo fu un'assemblea legislativa esistente nella parte finale dell'Impero Russo, aveva sede nel Palazzo di Tauride a San Pietroburgo. Convocata 4 volte tra il 1906 e il 1917, con il crollo dello Zarismo e la nascita dell'Unione Sovietica la Duma Imperiale cessò di esistere.

Duma zarista 1906-1917

mercoledì 11 luglio 2018

Natura abhorret a vacuo


Quando uno è stanco delle proprie frequentazioni, e desidera conoscere persone nuove, ha una soluzione semplice a portata di mano: sparire, accettando per un po' di essere solo, perché prima o poi si avranno nuovi amici: Natura abhorret a vacuo.

Funonzia anche sui social. Come? Togliendo l'amicizia a chi non ci piace? E perché? Perché dovrei togliere la mia amicizia a chi mi sta sulle palle quando è tanto più divertente, e soddisfacente, che lo faccia lui? E' in base a questa considerazione che ho deciso di mandare affanculo - ho già cominciato a farlo - tutti i cretini che, non si sa come, gli algoritmi social mi hanno proposto come "amici" e che ho passivamente accettato per anni. A partire dagli indossatori di magliette rosse, per finire con i sovranisti che a breve si candideranno alle elezioni per il parlamento europeo, ovviamente passando per tutti i cicalidi che, sulle chat, parlano di tutto meno che dell'oggetto proposto in discussione, e che sono la maggioranza di più infima specie.

Vi avviso, dunque: siate intelligenti quando vi rapportate con me perché qualora, a mio unico e insindacabile giudizio, vi trovassi stupidi o noiosi, da questo momento in poi non me ne starò buono ma vi insulterò con sapiente perfidia, costringendovi a togliermi l'amicizia e provocandovi, per sovrappiù, un travaso di bile che spero ardentemente vi faccia cagare male.

Per aiutarvi a capire vi propongo il prototipo dello sfanculabile: cliccate qui quo qua.

martedì 10 luglio 2018

La necessità di organizzare la lotta politica

Luciano Barra Caracciolo
L'estate, la stanchezza post elettorale e, soprattutto, l'indecisione che serpeggia sulle reali intenzioni del governo gialloverde, stanno paralizzando l'iniziativa politica nel movimento sovranista. Si aggiunga a ciò il vero e proprio shock causato dall'ingresso, in questo governo, di un'icona del nostro mondo, Luciano Barra Caracciolo, avvenuta con spiegazioni che non appaiono del tutto convincenti, come emerge sia dalle motivazioni, laddove il nostro parla di "un'esperienza peculiare nuova, che personalmente considero di natura sia professionale che culturale, nell'interesse esclusivo della Nazione", sia dalla reazione eccessivamente nervosa ad alcune osservazioni di Mario Gosmin (che richiama il video della presentazione del libro di Paolo Savona) e del sottoscritto. Cito:

«Il motivo per cui mi accingo a sospendere la mia personale attività in questo blog - e finora non avuto il tempo di farlo e di salutare i miei amati lettori - è proprio la naturale degenerazione in commenti del genere, posti in questa sede come se fosse un centro di imputazione delle decisioni governative.... Una personalizzazione nei miei confronti in questa sede è quindi sostanzialmente inutile IN QUANTO indirizzata alla sede sbagliata.... E poiché degnissime idee su aspetti certamente cruciali delle politiche di bilancio e di investimento della Repubblica italiana sono da anni dibattute e certamente note a chi redige questo blog, rimane il fatto, fattualmente incontestabile, che il miglior modo per renderle operative e fruttuose, "nell'esclusivo interesse della Nazione", è di conquistare un consenso elettorale tale da ottenere la maggioranza o, comunque, una consistenza parlamentare tale da avere l'investitura popolare per poter tentare di realizzarle.»

In altre parole LBC ci dice che, avendo appreso tante cose dal suo blog, «il miglior modo per renderle operative e fruttuose, "nell'esclusivo interesse della Nazione", è di conquistare un consenso elettorale».

Ovviamente sono completamente d'accordo con LBC, sebbene le sue parole risuonino sinistramente associate, nella nostra mente, a quelle di Piero Fassino:

 

Sono d'accordo con LBC perché, quali che siano le reali intenzioni del governo gialloverde - personalmente sono molto pessimista - chi non è capace di organizzare la lotta non è un soggetto politico reale, e non merita dunque considerazione in quanto tale. Ora che non ci sia, nel mondo sovranista, la volontà di organizzarsi, questa è cosa non vera, sebbene fino ad ora i risultati siano stati ampiamente deludenti. Sulle ragioni di questo fallimento la mia opinione è nota, almeno nei circoli che frequento, ma di ciò parleremo in un'altra occasione perché, in questo intervento, desidero segnalare un ulteriore ostacolo che si è frapposto: l'esistenza stessa del governo gialloverde.

L'idea paralizzante è che questo governo stia portando avanti una strategia di apparente dialogo con l'UE, nel mentre starebbe preparando la famosa uscita dall'euro nel fine settimana. Il filo del ragionamento è che, posto che LBC (ed altri) sono uomini d'onore, e dunque le loro scelte non possono essere determinate dall'ambizione personale; e non potendo non essere chiaro, soprattutto ad essi, che qualsiasi contributo tecnico sarebbe ininfluente rispetto alla mancanza di volontà politica di perseguire l'italexit; non resta che l'ipotesi che i nostri siano stati cooptati in una squadra delta pronta ad entrare in azione in un futuro fine settimana.

Un ragionamento solo in apparenza plausibile, che non tiene conto del fatto che l'uscita dall'euro nel fine settimana è un'operazione impossibile in un paese come il nostro, nel quale il potere non è sufficientemente centralizzato da rendere fattibile una simile strategia. Un'azione del genere potrebbe avere successo solo in uno Stato, e non è il caso dell'Italia, nel quale il potere reale fosse effettivamente concentrato nelle mani di un'élite nazionale coesa, e determinata a difendere, prima di tutto, gli interessi del paese, ponendo in second'ordine i contrasti tra fazioni.

E' in base a tale considerazione che, nelle discussioni con molti amici, provo a smontare quella che ai miei occhi è un'ingenua illusione. Non che l'obiezione non sia presa in considerazione, ma esiste come una sorta di disperata volontà nel non voler credere possibile che perfino uomini di valore come LBC (e altri) possano aver ceduto alle lusinghe di un ruolo governativo; se non addirittura, in qualche caso, essere sempre stati agenti di un'operazione di controllo del dissenso popolare, abilmente orchestrata.

Quale che sia la verità, questa verrà a galla per il principio che non si può mentire a tanti per tanto tempo, ma resta il fatto che l'indecisione è paralizzante. La mia speranza, il mio caldo augurio, è che mi stia sbagliando, perché non posso credere che uomini di valore come LBC (e altri) non si siano posti il problema del danno, soprattutto di natura simbolica, che avrebbero recato al mondo sovranista - verso il quale sono debitori delle loro attuali fortune governative - offrendo il loro contributo a una coalizione costituita da due forze di ispirazione liberale, una delle quali sospettata di essere eterodiretta, che intende preservare l'euro e l'Unione Europea, in aperto contrasto con quanto da essi predicato e insegnato per anni.

Credo di non essere il solo a pensarla così, certamente siamo in pochi ad esternare tali dubbi in modo esplicito, ma col passare del tempo le cose si chiariranno. Come ho già avuto modo di scrivere, il tempo della desistenza di noi sovranisti costituzionali non durerà per sempre.

lunedì 9 luglio 2018

Disgraziato quel paese che si affida agli economisti!

...ma anche ai giuristi, quasi quanto quel paese che si affida ai servi del capitale: noi italiani non ci facciamo mancare niente. Ascoltateli, ma sappiate che stanno cercando la pietra filosofale, quella capace di trasmutare i trattati europei nella Costituzione italiana. Daje a ride pe' nun piagne!

domenica 8 luglio 2018

IL PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE: PER LA COSTRUZIONE DI UN’AREA POLITICA DI ISPIRAZIONE POPOLARE, SOCIALISTA E PATRIOTTICA (di Giuseppe Angiuli)



1 – IL NUOVO QUADRO INTERNAZIONALE. LA CRISI DELLA GLOBALIZZAZIONE NEO-LIBERISTA.
Il mondo intero è immerso in una fase di profondi e decisivi cambiamenti.
La nuova fase politica, inaugurata a livello globale dall’insediamento dell’amministrazione Trump negli USA e dall’affermazione della BREXIT in Gran Bretagna, ha innescato una serie di mutamenti negli assetti e negli equilibri tra poteri i cui effetti è difficile prevedere ma di cui non è impossibile leggere fin da adesso le caratteristiche predominanti.
L’attuale fase è contraddistinta in via principale da uno scontro in atto, nel campo occidentale, che vede da una parte un capitalismo che ha l’esigenza impellente di rilanciare quanto prima la produzione di beni materiali e, dall’altra parte, il cosiddetto “finanz-capitalismo” ossia un capitalismo finanziario speculativo, parassitario e improduttivo che ha costruito negli ultimi decenni le sue fortune sui meccanismi della cosiddetta “globalizzazione neo-liberista” e sulla messa in circolazione di una quantità immane di denaro virtuale.
Lo scontro tra le due fazioni o cordate oggi contrapposte nel campo occidentale è diventata ormai evidente a tutti nel corso dell’ultima riunione del G7 in Canada.
La cordata del capitalismo produttivo è apertamente decisa a porre fine ai principali trattati di libero commercio (che hanno fatto la fortuna della Cina) ed a rilanciare la centralità della produzione manifatturiera anglo-statunitense, il tutto in vista di uno scenario, non ancora per molto procrastinabile, che prima o poi vedrà contrapposto l’intero blocco occidentale al blocco delle forze dominanti nel campo dei Paesi emergenti, riunite attorno ai BRICS.
La seconda cordata attualmente operante nel campo occidentale, quella globalista, ancora fortemente connessa agli interessi del capitale finanziario speculativo e improduttivo (per semplificare, una cordata che include Soros, i democrats americani e l’intera impalcatura tecnocratica della U.E.) oggi avverte il fiato corto, dopo avere inanellato una serie clamorosa di sconfitte e sente ormai vicino anche il prossimo e probabile processo di implosione dell’€urozona, uno scenario per il quale è chiaro che lavorano alacremente gli ambienti attualmente dominanti negli USA e in Gran Bretagna, a cominciare dall’amministrazione Trump.

2 – IL NUOVO QUADRO POLITICO IN ITALIA.
Nel nostro Paese, la faticosa e travagliata nascita del Governo Conte deve essere vista e letta alla luce del contesto internazionale appena descritto e può a giusta ragione essere interpretata come una ulteriore vittoria della fazione anti-globalista.
Infatti, è apparso evidente a tutti che all’atto di ostacolare in ogni modo l’insediamento del nuovo Governo giallo-verde si è segnalato l’ostruzionismo clamoroso della Germania e dei noti ambienti della finanza parassitaria occidentale riuniti attorno alla figura di Mario Draghi, attualmente messi in difficoltà dagli esponenti della fazione anti-globalista ma decisi a vendere cara la pelle: la spiegazione dell’ostruzionismo di tali ambienti (di cui l’azione del Presidente Mattarella è stata espressione) verso l’insediamento di Conte a Palazzo Chigi è semplice, in quanto il destino dei loro interessi è fortemente legato al mantenimento degli schemi della globalizzazione/liberalizzazione dei mercati ed alla stessa persistenza in vita dell’Unione Europea, le cui istituzioni e i cui Trattati hanno rappresentato in questi decenni la più perfetta materializzazione dell’ideologia neo-liberista (libertà di circolazione del capitale finanziario, controllo ossessivo dei prezzi, privatizzazione di tutti i principali servizi pubblici, svalutazione e precarizzazione sistemica del lavoro dipendente).
In questo contesto, è più che plausibile che il Governo Conte abbia ricevuto il decisivo imprimatur proprio da quei settori anglo-americani che hanno deciso di ridimensionare il mercantilismo tedesco e che, per raggiungere tale obiettivo strategico, hanno in mente di favorire un allentamento delle assurde politiche di austerità che in questi ultimi anni hanno innescato un circuito perverso di recessione, deflazione salariale e disoccupazione record in tutti i Paesi deboli dell’area latino-mediterranea dell’Europa, tra cui il nostro Paese (le cui cifre sulla denatalità sono impressionanti).
Se i nuovi equilibri geopolitici dovessero consentire al Governo Conte, alla Lega di Salvini ed al Movimento 5 Stelle di attuare un’effettiva inversione di marcia rispetto al quadro ordo-liberista e globalista degli anni recenti, nonché di accantonare le folli politiche di austerità tutte “tagli e sacrifici” e di porre mano ad una inedita iniziativa di investimenti pubblici funzionali alla ripresa dell’economia e dell’occupazione, ciò andrà indubbiamente a vantaggio di tutte le classi sociali del popolo italiano e meriterà un convinto sostegno politico da parte delle nostre imprese, dei lavoratori e dei giovani precari, angariati da anni di impoverimento frutto delle errate ricette di Bruxelles e della Troika.
Che il nuovo Governo Conte sia stato accolto con freddezza ed ostilità da parte dell’establishment del capitalismo finanziario occidentale è ampiamente confermato dalla recente decisione di Mario Draghi di porre fine al meccanismo del quantitative easing (che per un certo periodo ha avuto un effetto calmiere sulla impennata dello spread sui titoli del debito pubblico italiano) nonchè dalla improvvisa ripresa degli sbarchi di un gran numero di immigrati clandestini decisi a raggiungere ad ogni costo le coste del Belpaese.
Sotto quest’ultimo punto, è apparso apprezzabile l’atteggiamento di grande fermezza con il quale ha mosso i primi passi il neonato Governo italiano, apparso deciso a riaffermare i principi di autorità, sovranità e sicurezza dei nostri confini, ben conscio delle finalità perverse sottese al fenomeno dell’immigrazione clandestina e degli interessi poco limpidi del circuito di certe ONG europee e della criminalità nordafricana, le quali strumentalizzano il dramma di tanta gente disagiata per spingerla deliberatamente verso il nostro Paese, con dei numeri insostenibili per la nostra società, già al collasso per il crollo del PIL e per lo smantellamento del nostro sistema di stato sociale.
Nel discorso inaugurale del Presidente Conte pronunciato al Senato, è apparso oltremodo positivo l’intendimento del nuovo Esecutivo di volere affermare un rasserenamento delle relazioni con la Russia, muovendo dall’abrogazione delle assurde sanzioni economiche fatte scattare dall’amministrazione Obama in coincidenza con la crisi ucraina.
E’ altresì auspicabile che il nuovo Governo prosegua col suo annunciato intendimento – espresso nei discorsi di Salvini e Di Maio – di intervenire con dei correttivi incisivi sulle famigerate controriforme di marca ordo-liberista di questi ultimi anni, come la legge Fornero, il JOB’S ACT di Renzi e la cosiddetta “buona scuola” (sic), provando a rimediare in qualche modo alle conseguenze drammatiche prodotte dai pesantissimi interventi dei Governi a guida PD.
Non da ultimo, meritano sostegno e comprensione anche le parole pronunciate dal neo Ministro della Famiglia Fontana, consapevole dell’utilizzo strumentale che negli ultimi anni la sinistra politica ha fatto delle tradizionali rivendicazioni dei movimenti omosessualisti col malcelato obiettivo di scardinare la centralità del modello della famiglia tradizionale e di colpire alla radice la stessa distinzione valoriale tra le due figure genitoriali di madre e padre. 

3 – IL COLLASSO DELLA SINISTRA ITALIANA E LA NECESSITA’ DI UNA NUOVA CULTURA POLITICA DEL PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE. L’ESIGENZA DI CONIUGARE IL RECUPERO DELLA SOVRANITA’ NAZIONALE CON L’AMBIZIONE A VIVERE IN UNA SOCIETA’ PIU’ GIUSTA E PIU’ EQUA.
Nel contesto di grandi cambiamenti appena descritto, appare raccapricciante il ruolo politico che oggigiorno viene svolto da tutte le soggettività storicamente appartenenti al campo della “sinistra”: dal PD renziano fino alla estrema sinistra dei centri sociali raccolti attorno alla esperienza demagogico-velleitaria di Potere al Popolo, passando per gli epigoni dalemiani di Liberi e Uguali e di Sinistra Italiana, l’intero campo della sinistra oggi getta la maschera e si presenta a tutti per ciò che realmente è, ossia la componente “sinistrata” della globalizzazione neo-liberista.
La demonizzazione del concetto di sovranità nazionale così diffuso nella impresentabile sinistra odierna, il suo semplicistico (e delirante) accostamento di ogni rivendicazione connessa al ripristino della dimensione nazionale quale tradizionale terreno di lotta per le rivendicazioni sociali delle classi subalterne ad un presunto scivolamento verso posizioni “egoiste”, “nazionaliste” o addirittura “fasciste”, ci dà la più evidente conferma di quale sia il ruolo della sinistra odierna al giorno d’oggi, quello di cavallo di Troia o quinta colonna dei poteri forti globalisti nel loro disegno di smantellamento degli Stati nazionali, da essi percepiti come ultimo ostacolo da abbattere per l’affermazione di un nuovo ordine mondiale in cui non è prevista la presenza di alcuna barriera alla circolazione del capitale finanziario speculativo e in cui si prevede che, accanto alla caduta di tali barriere, saranno eliminati confini nazionali, identità etno-culturali e tutte le forme di vita comunitaria al di fuori di quelle strettamente connesse alla dimensione del consumismo individualistico.
Appare oggi sinistro e rivelatore l’endorsement dell’avvocato Gianni Agnelli il quale, intervenendo al convegno dei giovani di Confindustria nell’ormai lontano ottobre del 1996, ebbe ad affermare pubblicamente che “oggigiorno la sinistra è il migliore schieramento politico per realizzare delle buone politiche di destra”.
La rassegnazione e lo smarrimento politico-culturale in cui sono caduti negli ultimi anni milioni di lavoratori, giovani precari e disoccupati italiani, abbandonati a sé stessi da un ceto politico-sindacale di sinistra fellone e strutturalmente al servizio dei poteri forti finanziari, è un fenomeno drammatico che grida giustizia.
La sinistra di questi ultimi anni è oggettivamente invotabile da chiunque abbia conseguito un minimo di comprensione su tutte le principali dinamiche della globalizzazione neo-liberista e sui meccanismi che un quarto di secolo fa portarono alla nascita della nostra famigerata “seconda Repubblica”: liberalizzazione selvaggia dei salari e dei prezzi, smantellamento di diritti sociali frutto di un secolo e mezzo di lotte sociali del movimento operaio, appiattimento ideologico sui dogmi dell’europeismo, smantellamento del welfare, distruzione della scuola pubblica, tutte le controriforme di questi ultimi anni hanno sempre ottenuto il sostegno politico, talora aperto talaltra subdolamente occultato, da parte della dirigenza politica e sindacale della sinistra italiana.
La sinistra di oggi è ormai del tutto lontana dal rappresentare gli interessi delle componenti deboli della società capitalistica ed anzi è diventata un prodotto trans-genico, in quanto raccoglie un impasto di pensieri moralistici e “politicamente corretti” del tutto funzionali agli interessi del capitalismo finanziario globalista: un mix di liberismo economico, europeismo demenziale, omosessualismo corporativo, femminismo isterico, immigrazionismo dogmatico e, dulcis in fundo, l'antifascismo di maniera in assenza di fascismo.
E dunque, oggigiorno, per tutte le persone libere e che vogliano aiutare l’Italia a venire fuori dalle secche dell’ultra-liberismo, è prioritariamente essenziale mantenersi ben lontani da tutto ciò.
Al contempo, è divenuto quanto mai necessario ed urgente battersi per la nascita anche qui in Italia di una nuova area politica a carattere popolare, socialista e patriottico con l’obiettivo di rimettere al centro dell’agenda i diritti sociali della gente che vive del proprio lavoro e che negli ultimi anni, priva di rappresentanza politica, ha assistito inerme ad una cinica operazione di arretramento del nostro sistema di relazioni sociali a livelli pre-novecenteschi.
Nel breve periodo, sarà giusto e saggio che tale area politica si rapporti in modo dialettico con la neonata compagine di Governo targato Lega e Movimento 5 Stelle, senza farle sconti ma senza nemmeno coltivare inutili pregiudizi ideologici: i fautori del patriottismo costituzionale dovranno dimostrarsi sempre pronti a sostenere ogni iniziativa del Governo giallo-verde che andasse effettivamente nella direzione di un accantonamento delle folli ricette di austerità finanziaria e di un rilancio della nostra economia e dell’occupazione giovanile sulla base di iniziative di ispirazione neo-keynesiana, semprechè gli inediti rapporti di forza tra Roma e le istituzioni di Bruxelles consentano dei reali margini di azione per mettere in atto gli auspicabili interventi finalizzati agli investimenti ed alla spesa pubblica produttiva.
Da questo punto di vista, la designazione del prof. Alberto Bagnai alla Presidenza della Commissione Finanze al Senato e la nomina a sottosegretario agli Affari Europei di Luciano Barra Caracciolo, due insigni intellettuali che hanno animato per anni un fecondo dibattito tra le pur esigue nicchie del libero pensiero ancora residue nel campo cosiddetto “progressista”, potrebbero costituire una irripetibile opportunità per la erigenda area del patriottismo costituzionale, consentendole di costruire un ponte di collegamento con l’attuale maggioranza parlamentare, non senza provare – ove le concrete circostanze lo consentissero - ad influenzarne in ogni modo possibile l’operato.
L’appello rivolto a tutti i patrioti, ai socialisti, ai lavoratori, ai giovani disoccupati e precari, a tutte le forze popolari desiderose di ritrovarsi finalmente in una nuova comunità politica a cui affidare la rappresentanza dei propri interessi è, prima di tutto, quello di affrancarsi definitivamente da una sinistra fellona e traditrice, da decenni posta al servizio permanente del finanz-capitalismo e, in secondo luogo, quello di serrare le fila per ritrovarsi tutti quanti nel progetto ambizioso e non più rinviabile di dare vita ad una nuova area politica del patriottismo costituzionale.

Giuseppe Angiuli

sabato 7 luglio 2018

Per vostra conoscenza

A notte tarda ho avuto un litigio su FB con un soggetto che, messo alle strette, mi ha immediatamente bloccato. Ne copio&incollo il contenuto, eliminando ogni link che possa identificare il soggetto. Ho iniziato commentando un post di una mia amica:

Fiorenzo Fraioli Costo di un Biglietto aereo dal Mali a Roma in alta stagione. Come mail il governo dei "buoni" (ma anche tutti i governi della "buona UE" non hanno pensato a questa soluzione, che costa un decimo del passaggio con gli schiavisti brutti e cattivi (senza parlare dei costi dei centri di accoglienza)?

Daje, arisponni.
Gestire
Nessun testo alternativo automatico disponibile.



Si è inserito un tizio:

Tizio Per salire su quell'aereo, costasse anche un euro,serve un visto umanitario rilasciato dal Ministero degli interni del paese di partenza.
Coraggio,riprova.

Ho così replicato:

Fiorenzo Fraioli Quindi il buon governo piddino non rilasciava permessi di ingresso? Guarda bel tipo che la domanda è questa: i governi del PD (Monti, Letta, Renzi) LI RILASCIAVANO O NO I PERMESSI DI INGRESSO?

La risposta la sai, è NO!

E lo stesso hanno fatto i governi dell'UE tanto tanto tanto umanitaria.

Però farli arrivare (quelli giovani e con tutti i denti) a 6.000 euro col rischio di annegare (circa 34.000) questo sì! Ma si sa, l'UE è buona, e i piddini di più.

Attendo risposta.
Gestire


16 min
Fiorenzo Fraioli Daje, che aspetti? E rispondi no!

Il tizio ha così replicato:

Tizio Il visto umanitario viene rilasciato dal paese di "partenza", non da quello d'arrivo.
"Partenza" è il luogo in cui ti imbarchi per lasciare il paese dove risiedi, non dove arrivi.
Puoi farcela,basta solo un minimo d'impegno.

P.s.: non mi risulta abbiamo mai condiviso pasti o convivialitá.
Pertanto limita la tua confidenza evitando aggettivi gratuiti.
Una camomilla a quest'ora può esserti d'ausilio.

Io ho affondato il colpo:

Fiorenzo Fraioli Ah, il visto di ingresso è rilasciato dal paese in cui si intende recarsi. Presso l'ambasciata.

e il tizio ha replicato:

Tizio Secondo "me"???
"Avete" le mani sporche di sangue???
Ma sei mentalmente instabile o frequenti corsi specialistici???

Ed è finita così:

Fiorenzo Fraioli No, io amo la verità dei fatti, specialmente quando sono in gioco decine di migliaia di vite umane.

Impossibile pubblicare il commento.

Considerazioni finali


Viviamo in un mondo di dementi ipocriti, con le mani sporche di sangue causa stupidità.

Tra qualche anno questi stupidi buonisti del cazzo saranno diventati razzisti isterici, mentre io difenderò il diritto di quelli che saranno già arrivati di essere considerati cittadini a tutti gli effetti. A causa della loro stupidità, gli stupidi buonisti del cazzo non capiscono che il fenomeno va attenuato, così come non capiranno che varrà sempre la massima napoletana "chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato".

venerdì 6 luglio 2018

Adottare soluzioni punk per sopravvivere


Sia chiaro: noi sovranisti costituzionali siamo più avanti, molto più avanti. Ma anche la versione goofynomica standard non è male. Peccato che sia troppo difficile per i dementi piddino-sinistratelli. Non Dio, ma almeno il diavolo abbia pietà di loro!

Sto incazzato, si vede eh? E bè...



Addendum: i padroni fanno schifo


Dall'Istituto Bruno Leoni una proposta in salsa gialloverde

I tassapiattisti sono terrapiattisti?

Un articolo di Dario Di Vico (frusinate, da giovine dirigente del Movimento Studentesco, ex-maoista, oggi vicedirettore del Corriere della Sera guidato dal suo conterraneo, ex-comunista, Lucio Fontana) su una proposta di Nicola Rossi (ex-DS ed ex-PD, dell'Istituto Bruno Leoni faro del pensiero liberale italiano).

Flat tax e «minimo vitale». Una proposta per la crescita

La proposta avrebbe l'obiettivo di "Ridurre la pressione fiscale, tutelare i ceti meno abbienti e introdurre una profonda riforma del sistema tributario". Questi i punti caratterizzanti:

«a) una sola aliquota al 25% per tutte le principali imposte a partire dall’Irpef; b) abolizione di tasse «incomprese e incomprensibili» come Irap, Imu e Tasi; c) introduzione di un minimo vitale a favore dei nuclei familiari in difficoltà e differenziato geograficamente; d) ridefinizione del finanziamento di alcuni servizi pubblici che restano gratuiti per la maggior parte dei cittadini e vengono invece pagati dai più abbienti.»

Colpisce l'ultimo punto, che ripetiamo ancora tre volte per maggior comprensione del lettore:

Ridefinizione del finanziamento di alcuni servizi pubblici che restano gratuiti per la maggior parte dei cittadini e vengono invece pagati dai più abbienti.

Ridefinizione del finanziamento di alcuni servizi pubblici che restano gratuiti per la maggior parte dei cittadini e vengono invece pagati dai più abbienti.

Ridefinizione del finanziamento di alcuni servizi pubblici che restano gratuiti per la maggior parte dei cittadini e vengono invece pagati dai più abbienti. 

Pare evidente che si voglia por fine al fatto che questi (alcuni?) servizi pubblici siano ancora gratuiti, onde rimediare al fatto increscioso che siano pagati dai più abbienti. E il pensiero corre subito alla sanità.

Ma niente paura, perché la proposta prevede anche "la nascita del minimo vitale differente per caratteristiche familiari e zone di residenza (in media 500 euro), che dovrebbe sostituire «tutta l’attuale accozzaglia di trattamenti assistenziali»".

Non so a voi, ma a me sembra il programma del governo gialloverde. Detta brutalmente, come si conviene al villan ch'io sono, questi vogliono uscire dall'euro prima che, a pagare il conto di un progetto demenziale e classista come l'euro, siano i ceti abbienti italici (e chi altri? I soldi non li hanno i poracci) ma ovviamente, in cambio, si stanno già preparando a costruire, a furor di popolo (come ai bei tempi accadde con l'euro) un nuovo Bengodi liberista in salsa nazionalista. E' forse la famosa "uscita dall'euro da destra", ipotesi che, quando venne formulata, fu infangata da una valanga di sarcasmo sotto la guida di un ex-clavicembalista ed ex-economista keynesiano oggi senatore della Repubblica, alla cui associazione ho perfino devoluto il mio 5‰ (e al suo partito il 2‰)? Perché l'ho fatto? Ma perché potrei anche sbagliarmi, e non voglio lasciare nulla di intentato.

Se mi sbaglio, allora questi geni faranno qualcosa di diverso da ciò che auspica il tassapiattista Nicola Rossi dell'Istituto Bruno Leoni, e il fatto che il villan ch'io sono si sarà sbagliato poco conterà. Se, invece, non mi sbaglio, allora avrò un motivo in più per intingere la penna (pardon: la tastiera) nel veleno.

Il tempo della desistenza di noi sovranisti costituzionali non durerà per sempre.