martedì 6 settembre 2022

Un Truman show

Eravamo 4 liste al bar

Adesso ascoltate la canzone Di Gino Paoli con questo mixaggio finale, in cui, con abile interpolazione musicale, nel finale, si sovrappone la lirica di una certa merd@acci@ che parla di Roxy bar. E' finita così, certamente, ma se qualcosa è rimasto è perché qualcuno non ha ceduto. Al Roxy bar ci sono stato anch'io, ed era una merd@, l'ho capito subito e sono andato via. Non so quanti abbiano fatto lo stesso, forse uno su quattro. Tra un po' arrivano le bollette, la guerra c'è già, ma ricordate: non abbiamo ancora perso.

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giovedì 1 settembre 2022

Le ben argomentabili ragioni della Grande Trasformazione

E' davvero incredibile come il semplice meccanismo speculativo dietro gli spropositati aumenti dell'energia non venga compreso dai più, perfino da quelli più impegnati politicamente e nella divulgazione. Figuriamoci le sue conseguenze e implicazioni.

Ho trovato su FB uno scritto postato da Nino Di Cicco, che vi invito a leggere prima di seguirmi nelle ulteriori analisi.

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DAL GENERALE AL PARTICOLARE, COSA C'È DIETRO GLI ALTI PREZZI DELL'ENERGIA (spoiler: non è Putin).

1) RIMOZIONE DELL'ASPETTO STRATEGICO

Da quando mi occupo di energia, ormai oltre 10 anni, ho sempre visto il dibattito nel settore svilupparsi unicamente intorno a due fattori: quello economico (quanto costa) e quello ambientale, totalmente incentrato nella sua declinazione climatica (quanta CO2 emette). 

Perfettamente in linea con l'approccio da "fine-della-storia" dell'ultimo trentennio, il fatto che l'approvvigionamento di una quantità sufficiente di energia a prezzi accettabili rivesta per uno Stato innanzitutto un'importanza strategica fondamentale, direi addirittura vitale, in Italia, il Paese di Enrico Mattei (!), era ormai totalmente assente, ignorato, rimosso, sia dagli operatori del settore, sia dalla classe dirigente.

Questa rimozione del significato strategico dell'energia, ha provocato inevitabilmente l'assenza di politiche di sicurezza energetica, mirate al mantenimento di buone relazioni internazionali con i fornitori e al perseguimento della massima autosufficienza possibile e mi sento di affermare che sia la causa principale dell'attuale disastrosa situazione nella quale ci troviamo.

2) FINANZIARIZZAZIONE E AZIENDALIZZAZIONE DEL SETTORE

Sul primo aspetto di (rimozione della) natura strategica, si innesta perfettamente la trasformazione del settore energetico in direzione aziendalista e finanziaria realizzata attraverso:

- la privatizzazione delle grandi aziende energetiche (Eni, Enel), che smettono di avere come finalità l'interesse nazionale e spostano l'obbiettivo sull'ottenimento dei massimi dividendi per gli azionisti; 

- la liberalizzazione dei mercati energetici al grido di "più concorrenza, più convenienza", per ritrovarsi (già prima dell'esplosione dei prezzi) con una pletora di offerte nelle quali per il normale cittadino o imprenditore è praticamente impossibile districarsi, e con il tanto osannato "mecato libero" da sempre più costoso (in media) rispetto a quello di "maggior tutela";

- lo spostamento degli acquisti da parte dei fornitori verso contratti "spot" nei grandi "hub", i nuovi mercati virtuali dove la speculazione finanziaria è libera di fare il bello e il cattivo tempo che hanno via via rimpiazzato i vecchi contratti pluridecennali con prezzi e quantità praticamente fissi.

3) REGOLE DI MERCATO CHE FAVORISCONO SUPER-PROFITTI

Scendendo nei dettagli di funzionamento del mercato elettrico, c'è un aspetto tecnico poco conosciuto, la cui modifica consentirebbe un calo consistente e immediato del costo dell'energia elettrica e che trovo estremamente esemplificativo della volontà politica di favorire i profitti a scapito degli interessi dei cittadini: il sistema del prezzo marginale.

Si tratta del meccanismo utilizzato nel mercato elettrico per determinare, ora per ora, il prezzo dell’elettricità, facendo incrociare la domanda stimata del sistema elettrico e l’offerta da parte dei vari produttori. Ogni produttore, per ciascuna ora di ciascun giorno, indica quanta elettricità può fornire e a che prezzo. Il mercato elettrico accetta le offerte a partire dalla più bassa e via via a salire, fino a coprire il fabbisogno previsto. Il meccanismo del prezzo marginale prevede che tutta l'energia elettrica venga pagata al prezzo massimo entrato nel pacchetto. Per esempio, se un impianto a carbone ha offerto 1.000 MWh a 40 €/MWh, mentre l’ultimo fornitore entrato nel gruppo ha offerto 1.000 MWh da gas naturale a 870 €/MWh (prezzo massimo raggiunto ieri, 30 agosto), entrambi incasseranno 870.000 €, anche il proprietario dell’impianto a carbone che avrebbe venduto i suoi 1.000 MWh a 40.000 € e realizzerà così un super profitto di 830.000 €! 870 €/MWh sarà poi il prezzo orario che contribuirà a determinare il costo dell'energia elettrica per tutti i consumatori, il cosiddetto Prezzo Unico Nazionale (PUN).

A ben vedere, si tratta dello stesso sistema utilizzato dal Ministero dell'Economia e Finanze per il collocamento dei titoli di stato a medio-lungo termine: stabilita la quantità di titoli da collocare, il MEF accetta le offerte a partire da quella con interesse più basso, fino a quella più alta necessaria a coprire il fabbisogno. E poi paga a tutti l'interesse massimo tra quelli accettati, anche a chi si sarebbe accontentato di un interesse inferiore.

Un meccanismo che non ha altre spiegazioni se non la precisa volontà di trasferire ricchezza dal basso verso l'alto.»

Le ben argomentabili ragioni della Grande Trasformazione

Se avete letto con attenzione quanto sopra posso esimermi dal perdere tempo nel descrivere il meccanismo speculativo in azione, per passare direttamente a considerazioni di altro ordine. Mettiamo da parte l'indignazione e la sorpresa e domandiamoci, per prima cosa, se l'affermazione che conclude l'articolo sia ragionevolmente vicina alla realtà: "Un meccanismo che non ha altre spiegazioni se non la precisa volontà di trasferire ricchezza dal basso verso l'alto".

Se questa affermazione fosse vera, allora tale meccanismo avrebbe dovuto prevedere la possibilità di interventi correttivi ordinari qualora, in condizioni particolari di mercato, si fossero manifestate tensioni eccessive sui prezzi. Quale "ricchezza" può essere trasferita verso l'alto se la stessa viene distrutta con grande velocità proprio da quei meccanismi che dovrebbero favorire il suo trasferimento? Anche volendo ammettere che il mercato dell'energia sia stato disegnato male (e già questa osservazione ci ricorda che non siamo in presenza di un libero mercato bensì di un mercato normato)  in testa all'agenda di tutti i governi dell'UE dovrebbe esserci l'urgenza di interventi straordinari atti a sospendere, almeno temporaneamente, il sistema di formazione dei prezzi attualmente in vigore, ma nulla di ciò sembra stia accadendo. Al più si parla di extra tassazione, un tipo di provvedimenti che possono essere facilmente impugnati legalmente, con l'avvio di lunghi e incerti contenziosi.

L'assenza di tempestivi e decisi interventi calmieratori per volontà politica, fosse pure decisi oggi ex-post, non può non ingenerare il sospetto che il mercato dell'energia, così come è stato normato in ossequio ai principi ordoliberisti dell'UE, costituisca in realtà uno strumento di leva per il controllo dei prezzi, in vista del conseguimento di obiettivi politici. Ovvero che tale strumento, rimasto dormiente fino al maggio 2021 (si veda il grafico) sia stato opportunamente attivato con il fine di perseguire, dopo la stagione della farsa pandemica, gli stessi scopi per i quali questa è stata messa in scena: la distruzione (creativa) di parte dell'economia europea. Saranno contenti gli Zingales e i Boldrin che, da sempre, sostengono la necessità di concentrare i capitali verso l'alto per rendere l'economia europea più efficiente, eliminando dal mercato le PMI onde favorire l'ingresso del grande capitale in settori ancora a bassa capitalizzazione. Dunque, una enorme operazione di ristrutturazione del tessuto economico, ma anche sociale e politica, in una scala molto maggiore rispetto a quelle che l'hanno preceduta.

Si potrebbe eccepire che un'operazione di così larga scala indebolirebbe l'UE, e in generale l'occidente, in una fase di confronto militare con la Russia e la Cina, ma a questa obiezione è facile rispondere osservando che, su questo piano, non sussiste alcuna possibilità che uno dei numerosi conflitti liminali, tra i quali quello in Ucraina, possa degenerare in un confronto su larga scala che comporti pericoli di invasione delle rispettive zone di controllo strategico, pena lo scatenarsi di un conflitto atomico distruttivo. Le uniche guerre possibili sono quelle che ho definito "liminali", di logoramento degli avversari, mentre, ben al sicuro dei propri confini presidiati dalla minaccia reciproca dell'uso della pistola atomica, ogni sistema ha mano libera nel condurre a termine i processi di ristrutturazione necessari. Questa potrebbe essere la ragione della corsa a inglobare altri paesi, nel caso della Nato Svezia e Finlandia, all'interno dell'area strategica di pertinenza. Questa chiave di lettura ci consente di guardare alla farsa pandemica mondiale e all'attuale crisi dei prezzi energetici in UE come a due fasi dello stesso processo storico; un processo che abbiamo l'abitudine di definire Great Reset, e quasi sempre proposto all'opinione pubblica con toni enfatici impregnati di considerazioni di natura religiosa e spirituale.

Non è tuttavia questo l'approccio confacente al vostro umile cronista della contemporaneità, da sempre ben ancorato all'idea di indagare le ragioni strutturali degli avvenimenti e abituato a considerare gli orpelli sovrastrutturali al più come segnali di ciò che avviene nel sottosuolo, laddove agiscono le vere forze del cambiamento, sempre fortemente ancorate a concreti interessi materiali.

Come ho già argomentato in numerosi video (Un green pass medievale), un'operazione di ristrutturazione su larga scala di un'intera area strategica implica, oltre alla concentrazione dei capitali, anche un'analoga forte concentrazione dei poteri decisionali, che può essere perseguita soltanto mettendo mano alle strutture di potere dell'intera società. Da qui la necessità di limitare i poteri dei Parlamenti, nell'ottica della conservazione di una maschera democratica, e il loro trasferimento agli esecutivi. I segnali di questa tendenza, ormai pluridecennale, sono sotto gli occhi di tutti, ma anche ciò non è sufficiente. Servono strumenti di controllo e coercizione che siano accettati dalle popolazioni anche quando i costi sociali e umani diventano insopportabili, e a tal fine vengono utili gli allarmi emergenziali di vario genere, dal riscaldamento globale agli allarmi pandemici, che giustifichino la consegna di poteri straordinari, da stato di eccezione, a organismi sovranazionali del tutto sganciati da ogni controllo democratico.

Il punto centrale dell'operazione, se volete possiamo chiamarla "complotto" così da far felici i pennivendoli di ogni risma, consiste nel far accettare all'intera società l'idea che il Principio di legittimazione di questi organismi non sia la volontà popolare, bensì un fumoso concetto di competenza tecnica posto al di sopra di essa. Fatto ciò ogni stato di eccezione potrà essere giustificato, e sarebbe supinamente accettato dalle popolazioni opportunamente condizionate semplicemente invocando la neutralità del nuovo clero tecnocratico chiamato a sostituire quello preposto, per secoli, alla cura delle anime.

Il processo testé descritto, già in incubazione da decenni e forse più di un secolo, ha subito negli ultimi tre anni un'accelerazione evidente, dapprima con lo stato di polizia imposto in mezzo mondo, in particolare in Italia, con il pretesto di una risibile pandemia influenzale, e adesso con la nuova crisi dell'energia, assolutamente ingiustificabile senza tirare in ballo le distorsioni di un mercato appositamente normato per trasformarsi in una clava politica da impugnare al momento opportuno.

Ve lo scrivo oggi e potete appuntarvelo: se ho ragione, allora le dimensioni del cataclisma che sta per abbattersi su tutti noi saranno dello stesso ordine di grandezza di quello che è accaduto con i lockdown e gli obblighi vaccinali; i quali non scompariranno del tutto ma resteranno momentaneamente in secondo piano, pronti per essere tirati fuori nel momento della mazzata finale. Mancano poco più di sette anni al 2030, quando non avremo nulla ma saremo felici, ma solo di esserci arrivati. Per chi ci arriverà.

Tanto vi dovevo e tanto vi ho dato, alla prossima.