venerdì 29 novembre 2019

De MES-ora

Intervistato da Claudio Messora di Byoblu Edward Luttwak dice delle cose estremamente importanti sull'UE e il MES, che vengono sottaciute sia nel dibattito mainstream che in quello che si svolge nella galassia no-€uro, culturalmente egemonizzata dalla Lega grazie al contributo degli €nerchi Borghi&Bagnai. In questo video un estratto dell'intervento di Luttwak durante la trasmissione #TgTalk 19 – MES: la resa dei Conti – 28.11.2019, al quale seguirà, molto presto, un approfondimento.


La seconda parte, come promesso.



Link suggerito nel video: La verità è che non gli piaci abbastanza

Comunicato di Leda, della redazione dei Sovranisti Arcaici, in merito a una dura polemica tra l'egemone e Martin Wood del TINAncial Times.

mercoledì 27 novembre 2019

La verità è che non gli piaci abbastanza

L'immagine di copertina del video è Vite rubate di Nicholas Tolosa.

Marco Veronese Passarella: «L'Unione Europea è un’area di libera circolazione di merci e capitali dotata di un coordinamento macroeconomico deflazionista - sigillato dall’obbligo di adozione della valuta unica, che vale ad impedire qualsivoglia riallineamento dei tassi di cambio reali attraverso un aggiustamento dei cambi nominali»

L'editorialista egemone: «L'Italia ha bisogno di Socialismo e Disciplina. Disciplina dei movimenti di merci e capitali, e Disciplina morale»

domenica 24 novembre 2019

Un venerdì sera usciremo dall'euro o metteranno le mani nei nostri portafogli per restare nell'euro?

Articolo correlato: Not stonks

Per prima cosa vi invito a guardare questo video di Alessandro Barbero:


Poi, se ne avete voglia, guardatevi anche il contributo di un sub-divulgatore sopravvissuto all'estinzione di massa causata dai noti ignobili tradimenti:


sabato 23 novembre 2019

Il morbo cialtronico (A/simmetric Italian Deficiency Syndrome - AIDS)

Due malati allo stadio terminale
Come sapete nel nostro paese è endemica da decenni una grave malattia, comunemente nota come morbo cialtronico, il cui nome in letteratura scientifica è A/simmetric Italian Deficiency Syndrome (AIDS). Il morbo cialtronico si manifesta con fasi conclamate e periodi più o meno lunghi di apparente remissione, per poi esplodere nuovamente. Tutti ricordiamo l'epidemia del secondo ventennio del secolo scorso, dall'esito disastroso.

All'inizio degli anni novanta ci fu una fase di recrudescenza ma, in quell'occasione, un luminare della semiotica, il doktor Antony Rock, isolò un sintagma psico linguistico, l'azidotangentina (AZT),  a suo dire in grado di contrastare la malattia. Fu così posta in atto una vasta campagna di immunizzazione a livello nazionale, passata alla storia come operazione clean minds, che previde anche l'ospedalizzazione di migliaia di malati o presunti tali, ai quali furono somministrati alti dosaggi di AZT, talvolta purtroppo con esiti letali. La struttura più grande, dove si compivano anche molte sperimentazioni, fu la San Vittore di Milano.

In un primo tempo sembrò che il morbo cialtronico potesse essere eradicato ma, ben presto, emerse un nuovo focolaio che aveva origine nel comune di Arcore, una zona paludosa infestata da numerose colonie di surmolotti e pantegane. Nonostante alcune voci isolate di dissenso, la semiotica ufficiale sostenne la necessità di proseguire la profilassi con AZT, suggerendo di inserire il sintagma anche nei giornali e trasmissioni televisive di grande diffusione, e addirittura nei libri per bambini. A causa del retrogusto amarognolo, l'azidotangentina fu ribattezzata nel linguaggio comune con il nome Fate Skifen.

Grazie a questi sforzi il morbo cialtronico sembrava essere, se non eradicato, tuttavia sotto controllo, ma nel 2008 si sviluppò una nuova epidemia. Un team di ricercatori indipendenti isolò, tra il 2010 e il 2011, un nuovo sintagma psico linguistico, la no-eurina, intorno alla quale sorse ben presto un contenzioso per rivendicarne il brevetto. La spuntò il dottor Kazzillo Zavastano, il quale si aggiudicò la licenza di produzione con metodi da molti giudicati non ortodossi. Tuttavia la no-eurina non venne autorizzata dal Ministero della Salute Mentale Pubblica (il famoso MSMP) per cui Kazzillo Zavastano cominciò a smerciarla clandestinamente grazie a una fitta rete di cavalli e, si ipotizza, complicità anche a livello istituzionale. Nel frattempo i suoi concorrenti provavano a smerciare varianti del sintagma, la più nota delle quali è conosciuta col nome Sovereign. Si accese così, nella piazza di spaccio, una feroce guerra per bande che ha fatto numerose vittime, al cui esito Zavastano si è alleato con una banda di psico criminali ai quali ha consegnato lo smercio di una variante particolarmente tossica della Sovreign, la Alloy-Sovereign.

Nel mentre le autorità pubbliche si impegnavano sempre di più nella distribuzione di massa della Fate Skifen, la no-eurina e la Alloy-Sovereign (quest'ultima altamente tossica) inondavano il mercato clandestino. Entrambi gli schieramenti, la medicina ufficiale per via del MSMP e il clan Zavastano, sostenevano la superiorità dei rispettivi sintagmi, mentre il dibattito irrompeva anche sui media, addirittura in prima serata. Sembrò, a un certo punto, che la no-eurina e la Alloy-Sovereing tossica potessero effettivamente combattere il morbo cialtronico, perché tra coloro che assumevano questi sintagmi la diffusione del cialtronismo mostrò una fase di remissione, sebbene statisticamente poco significativa, ma l'illusione durò poco. Ben presto, infatti, cominciarono a diffondersi voci della diffusione di una forma ancor più virulenta, che colpì addirittura il doktor Kazzillo Zavastano e i suoi più stretti collaboratori e alleati. La circostanza inizialmente fu negata, ma ben presto la verità venne a galla.

E' in questa fase che si è fatto avanti un ristretto numero di ricercatori dal basso i quali sostengono che la soluzione al problema, l'unica possibile, sia quella di usare un mix di sintagmi psico linguistici composto da Fate Skifen, no-eurina e Sovereign pura, raffinata al fine di depurarla dalle impurità tossiche Alloy presenti nella merce finora spacciata. Il nome del mix è Arkaic Sovereign, ma la proposta incontra ostacoli di varia natura. In primo luogo la semiotica ufficiale continua a considerare il Fate Skifen l'unico farmaco valido per la cura del morbo cialtronico, ma anche il dottor Zavastano e i suoi alleati, in possesso dei brevetti per la produzione della no-eurina e della Sovereign-Alloy tossica, non vogliono cederne le rispettive licenze, a dispetto del fatto che tali sintagmi non sono riconosciuti dal MSMP e pertanto devono essere smerciati illegalmente.

Nel frattempo l'A/simmetric Italian Deficiency Syndrome dilaga, la nazione è in ginocchio, e si assiste quotidianamente allo spettacolo di milioni di cialtroni che si trascinano di tweet in tweet e nelle piazze mediatiche, profferendo sproloqui irriferibili. Si ha inoltre notizia del diffondersi di bande di esagitati che accusano le minoranze del paese, dagli immigrati agli zingari passando per gli immancabili ebrei, di essere i responsabili della diffusione del morbo, mentre le autorità appaiono impotenti nello sforzo di contrastare il fenomeno e insistono nell'imporre l'uso del solo sintagma ufficialmente riconosciuto dalla semiotica ufficiale, quel Fate Skifen nella cui efficacia nessuno crede più.

Una semplice domanda


Le domande più semplici richiedono un atto di volontà.

giovedì 21 novembre 2019

Not stonks

Link correlato: Cos'è il Mes e perché la sua riforma fa discuter (AGI)


Riguardo al MES e alle polemiche che stanno infuriando è bene fissare alcuni punti. Il fondo cosiddetto salva stati è stato istituito nel luglio 2012 ed è divenuto effettivamente operativo dopo la pronuncia favorevole della  Corte Costituzionale Federale tedesca (seppure con alcune limitazioni) nel settembre 2012. Il MES 1.0 aveva una dotazione finanziaria di 650 mld di euro, compresi i fondi residui del FESF, pari a 250-300 miliardi.

L'ESFS e il MES 1.0 hanno erogato sostegni finanziari per un totale di 254,5 miliardi di euro a cinque diversi Stati: Irlanda, Cipro, Portogallo, Spagna e Grecia (per tre volte). Nel complesso il contributo dell'Italia ai due fondi è stato di circa 50 mld. Relativamente al solo MES 1.0 è stato di 14,33 mld a fronte di 125,4 mld sottoscritti.

Come ci riferisce l'AGI "Il 14 giugno, quando in Italia era ancora in carica il governo Conte I sostenuto da Lega e M5s, l’Eurogruppo – la riunione dei ministri delle Finanze dei 19 Stati Ue che hanno adottato l’euro – ha concordato una bozza di riforma del Mes. La riforma del Mes si inserisce nei più ampi obiettivi di completare l’Unione bancaria dei 19 Stati che fanno parte dell’Eurozona e di rafforzare l’Unione monetaria."

Il punto da capire è quali sono le ricadute per l'Italia di una riforma del MES, che è di natura normativa visto che la dotazione finanziaria resta sostanzialmente immutata. Per farlo occorre tornare indietro di qualche anno.

La crisi del 2011 e il governo Monti


Nel 2011 esplose in Italia quella che è stata semplicisticamente definita crisi del debito sovrano. In realtà si trattava di una doppia crisi: di deficit della bilancia dei pagamenti e di eccessivo drenaggio fiscale per il servizio del nostro grande debito pubblico. La manovra di Monti intese risolvere il primo problema con una dura deflazione interna ottenuta per via fiscale, nella speranza che, aggiustati i conti con l'estero come è in effetti avvenuto, ci sarebbe stata una ripresa del ciclo economico internazionale che avrebbe potuto rilanciare gli investimenti privati, in una misura tale da sostituirsi agli investimenti pubblici declinanti a causa del costo in interessi per il servizio del debito pubblico. Come è noto, in seguito alla manovra di Monti la nostra posizione netta sull'estero (NIIP) è tornata in sostanziale pareggio grazie a un netto miglioramento del saldo import/export, ma al prezzo di una riduzione di quasi il 20% del PIL passato dai 2276 $ del 2011 ai 1832 mld di $ del 2015. A causa di ciò il rapporto debito/PIL è cresciuto raggiungendo la preoccupante soglia del 135%. 

Le speranze di Monti di una ripresa dell'economia mondiale vennero frustrate dal perdurare della crisi della globalizzazione che, ancora oggi, continua a determinare una stagnazione della domanda internazionale. In tal modo le preoccupazioni degli acquirenti dei nostri titoli di stato cominciarono a crescere e, per farvi fronte, nel 2013 furono introdotte le Clausole di Azione Collettiva (CACs) sulle nuove emissioni di titoli di stato. 

In sostanza le CACs offrivano la garanzia ai sottoscrittori dei titoli di Stato che il loro valore  non sarebbe stato alterato da un qualsivoglia evento, fosse esso un'uscita dall'euro con ridenominazione del debito nella nuova lira o una intenzionale ristrutturazione del debito pubblico, senza il loro consenso. Sarebbe infatti bastata un'assemblea dei sottoscrittori dei titoli nella quale una maggioranza qualificata di essi si fosse opposta, e ogni proposta di modifica contrattuale sarebbe stata respinta.


Questo è un punto fondamentale da capire perché, delle 5 modifiche del MES 2.0 rispetto al MES 1.0, quella che riguarda le CACs è la più importante. Il nuovo meccanismo, che tralascio di spiegare in dettaglio perché non indispensabile alla comprensione, indebolisce la posizione dei creditori restituendo ai governi una maggiore libertà d'azione nell'eventualità di una ristrutturazione del debito. E infatti subito si sono alzati gli alti lai del Presidente dell'ABI Patuelli:



Sul versante politico il partito più inquieto è la Lega, in quanto egemone in quel settentrione della penisola dove è concentrato l'80% residenti sottoscrittori dei titoli di stato. La questione, dal punto di vista macroeconomico, è come abbattere il peso degli interessi sul debito pubblico senza colpire il risparmio, concentrato soprattutto nel settentrione. Una possibilità, sia pure nell'ottica di restare nell'eurozona, è quella prospettata da Paolo Savona, di farlo con il rilancio del mercato interno attingendo al surplus della bilancia dei pagamenti, puntando alla piena occupazione, quindi investendo al sud anche con strumenti come il reddito di cittadinanza e tutelando il sistema pensionistico, ma quel surplus è tutto privato e prodotto soprattutto al nord, per cui Savona è stato messo da parte. Anzi, letteralmente "bruciato" anche col contributo del ventriloquo di Borghi Aquilini che non si fece scappare l'occasione di facilitare il promoveatur ut amoveatur di Savona alla Consob con il suo assenso alla proposta (quando ancora sognava di diventare ministro). Un sogno ben presto svanito perché, come mi disse all'epoca un insider di livello, "è curioso come un santone visto dall'alto sembri solo un buffone".

Dal resoconto stenografico dell'Assemblea - Seduta n. 61 di giovedì 11 ottobre 2018

Paolo Savona: "Io dico che c'è spazio, c'è un eccesso di risparmio di 50 miliardi e, quindi, abbiamo bisogno di una politica economica che miri ad assorbire questo spazio. Nella tavola, a pagina 3, il tendenziale e, quindi, il modello econometrico che noi utilizziamo per queste previsioni, dice chiaramente che, se non facciamo niente, il risparmio in eccesso, invece di diminuire, aumenta: 2,7 nel 2019, 2,9 nel 2020 e 3 nel 2021. Messi tutti insieme, noi, in tre anni, se non facciamo niente, accumuleremo 160 miliardi di risparmi in eccesso, il che significa che il Paese vivrà al di sotto delle proprie risorse, contrariamente a quello che dicono, soprattutto a livello europeo, che siamo degli sperperatori."

Non dovremmo essere nella gabbia Ue ma, finché ci siamo, forse è meglio trattare. La Lega sta proponendo una lettura unidirezionale del MES 2.0, mentre una logica di pacchetto dovrebbe prevedere sia assicurazioni sulle banche che convergenze per il bilancio unico. Conte punta al no proprio per incompletezza del resto e l'accordo con la lega era su quello. Ma la Lega, che aveva concordato su tutto, oggi che è all'opposizione fa una comoda cagnara. Un'alternativa seria potrebbe essere quella di mantenere le promesse fatte durante la campagna Basta Euro, invece di tirare un colpo alla botte (Giorgetti e il suo ventriloquo Salvini) e uno al cerchio (B&B). In quest'ottica la norma del MES 2.0 che consentirebbe a un governo italiano, qualora ciò fosse necessario, di ristrutturare più facilmente il debito pubblico in conseguenza di un'uscita dall'euro, dovrebbe essere accolta con favore, ma la Lega insiste nella sua ormai non più accettabile ambiguità.



Il sospetto, che con il passare del tempo diventa sempre più una certezza, è che la parte che conta della Lega punti a una spaccatura dell'unità nazionale mascherata nella forma di un federalismo che, di fatto, manterrebbe il nord agganciato all'eurozona relegando il sud alla condizione della Germania est e dei paesi dell'est Europa che ricoprono il ruolo di sub-fornitori a basso prezzo della filiera produttiva dei paesi core. Una prospettiva che il M5S sembra aver rifiutato candidandosi a diventare il partito del sud, almeno se dobbiamo dar credito all'ultima esternazione di Luigi Di Maio:

«"Io vorrei portare a compimento il programma iniziato con la Lega", continua a ripetere Di Maio ai suoi "Ho capito che l'unico modello vincente è il sovranismo. Quello è il futuro". E continua a difendere quanto fatto quando era al governo con la Lega, quota cento - "non si tocca" - e il decreto sicurezza - "resta"-. O ancora lo ius soli, "provo sconcerto a sentirne parlare. Non sarà mai nel programma".»

Dal versante PD, ovvero della sinistra sorosiana, non giungono segnali di inversione di rotta rispetto all'europeismo acritico e fideistico. Abbiamo così contezza dell'esistenza, nel campo del Partito Unico Liberale, altrimenti detto PUL, di tre differenti approcci alle sempre maggiori difficoltà del nostro paese ad aderire al modello export-lead imposto dalla Germania al resto dell'eurozona:
  • Il PD che insiste nel difendere le magnifiche sorti e progressive dell'euro
  • La Lega nel ruolo di più genuina espressione della borghesia nazionale kotoniera del nord
  • Il M5S in quello di partito non ideologico che, essendo strutturato in forma verticistica e pertanto non obbligato a rispondere a logiche di poltrona, dispone di una libertà di manovra che continua a garantirgli almeno un ruolo di ago della bilancia.
In questo catastrofico caos si muovono altresì altri cespugli, già esistenti o in fase di formazione, da Italia Viva di Matteo Renzi ad Azione di Carlo Calenda, passando per Patria&Costituzione di Stefano Fassina. Una situazione da repubblica di Weimar, foriera di sviluppi drammatici ove dovesse manifestarsi una crisi, da molti paventata ma non ancora manifesta.

Il movimento dal basso


"è curioso come un movimento dal basso visto dall'alto sembri solo fascio-populismo"

Dal mondo del lavoro, quello vero del popolo sofferente, giungono segnali desolanti. Non solo litigiosità, il che sarebbe comprensibile e in fondo sintomo di vitalità, ma una sconcertante permeabilità alle infiltrazioni e strumentalizzazioni di personaggi in cerca di affermazione personale. L'elenco dei nomi da citare è lungo, mi limito ad alcuni: Alberto Bagnai, Luciano Barra Caracciolo, Marco Zanni, Paolo Maddalena, Antonio Maria Rinaldi, Francesca Donato, Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina...

Costoro sono passati tutti, e dico veramente tutti, per i convegni organizzati dagli attivissimi compagni marxisti dell'Illinois, sulla cui buona fede spero/credo si possa continuare a contare ma che, a giochi fatti, si sono dimostrati essere l'anello debole della cordata dal basso. Un vero e proprio portale di ingresso per psicofanti della politica, fino agli eccessi incomprensibili dell'appoggio tattico al governo giallo-verde, passando altresì per un'imbarazzante comparsata del loro indiscusso leader Moreno Pasquinelli in un convegno presso la chiacchierata Link-University (vedi: Le divergenze tra il compagno Pasquinelli e noi). Questa contiguità è il frutto di una ingenuità di fondo mascherata dietro l'argomentazione secondo cui «LA RIVOLUZIONE "PURA"? NON ESISTE...».

E infatti la rivoluZZZione è talmente impura che non solo sono stato bannato dal loro sito, ma da oltre un anno i miei tentativi di commentare i loro articoli vengono cassati. Il tutto è avvenuto dopo questo delitto di lesa maestà nei confronti di sua costituzionalità Luciano Barra Caracciolo, presidente della VI sezione del Consiglio di Stato ed ex sottosegretario del governo giallo-verde nonché ex-ex-sottosegretario del governo Berlusconi, ovvero il seguente commento al post "NON SOCCOMBERE ORA di Luciano B. Caracciolo - 19 luglio 2018", che vi invito a leggere onde meglio apprezzare il mio commento, anche alla luce degli eventi successivi:

Fiorenzo Fraioli scrive: 
19 luglio 2018 10:30
"Se arretriamo ancora, anche solo ricercando un compromesso, - magari consigliato dal retaggio di ideologie e sovrastrutture ormai posticce e alimentate appositamente per dividerci- non avremo più alcuno spazio di libertà e democrazia."

Struggente questa lettera dal carcere.

L'asprezza del commento era ovviamente un segno della profonda diffidenza nei confronti dell'apertura al governo giallo-verde, in particolare per quanto riguarda la componente leghista. 

Come già detto, considero quello dei compagni di Sollevazione un errore di analisi politica e non un tradimento, dal quale tuttavia essi non hanno sufficientemente preso le distanze, almeno a parer mio. Ma il problema è che le conseguenze di questo non lieve errore di analisi politica sono state devastanti per il movimento dal basso. In particolare, esso ha consentito al Savastano del sovranarismo di continuare a egemonizzare la piazza di spaccio di questa letale droga politica. Sui social, in particolare twitter, l'influenza della compagnia di giro messa in piedi con sopraffina abilità dagli psicofanti sovranari è ben più profonda di quanto appaia, perché costoro hanno conquistato gli animi e le menti di tanti genuini sovranisti. Capisco che questa riflessione possa apparire fondata solo su sensazioni - e non mancheranno coloro che mi accuseranno di acribia - ma questo non è affatto un eccesso di criticismo. Al contrario è la triste constatazione dell'esistenza di un rapporto di subordinazione prima di tutto psicologica verso un insieme di personaggi che è giusto cominciare a considerare, e di conseguenza trattare, come meritano. Per narcisismo, per sete di protagonismo, per una poltrona, e non arrivo ancora a sostenere con premeditata e prezzolata missione, costoro hanno impresso una torsione alle loro posizioni di un tempo rendendole funzionali all'esigenza della borghesia dominante, kotoniera e sorosiana, di disattivare ogni movimento dal basso. La prima, ineludibile, risposta a tutto ciò consiste nell'innalzare una barriera difensiva, affinché gli psicofanti sovranari siano espulsi definitivamente dal mondo della classe lavoratrice.

Viva il Socialismo, viva la Costituzione, viva l'Italia!

martedì 19 novembre 2019

La bella di Torriggia

La Bella di Torriggia è una figura leggendaria e popolare legata alla cittadina di Torriggia (oggi Torriglia), nel genovese. Secondo un'antica filastrocca, è colei che "tutti la vogliono, ma nessuno se la piglia" (in dialetto genovese: A l'é a bella de Torriggia: tutti a vêuan e nisciûn s'a piggia). La locuzione è divenuta un modo comune per indicare qualcosa di molto ambito solo in apparenza.

Orbene, il MES è come la bella di Torriggia: tutti o vêuan e nisciûn s'o piggia. Nel video vi spiego (egemonicamente) il perché e il percome.


domenica 17 novembre 2019

Intervista a Lillo Massimiliano Musso

Questioncelle da chiarire nel mondo genuinamente sovranista. Astenersi legaiuoli.



Lillo Massimiliano Musso: "La caduta dei miti è importante perché  apre gli occhi e ci fa capire che la strada che si sta seguendo è sbagliata. E' meglio saperlo quando si è in tempo".







Nei prossimi giorni le restanti parti.

sabato 16 novembre 2019

La Tangentopoli che non è mai esplosa: per il bene tedesco e della Ue

In questo video leggo il testo di questo articolo di Mauro Meggiolaro per il sito valori.it - La Tangentopoli che non è mai esplosa: per il bene tedesco e della Ue - e al termine lo commento brevemente.

La borghesia kotoniera

Link correlato: L'UNICA COSA CHE MANCA AL MOSE PER FERMARE LE ACQUE È L' ACCENTO SULLA "E" - Dagospia

La diga di Rotterdam


Da Enea Boria copio&incollo:

«Il Mose, secondo me, è del tutto paragonabile e assimilabile al Tav in Val di Susa.
Stessa identica cosa.
Si tratta dell'unica forma di politica industriale praticata in Italia da oltre 20 anni qua, con supporto trasversale Forza Italia / Lega / PD.
Opere manifestamente inutili ma ultracostose, decise a Roma spartendo gli appalti, coi quali poi i partiti locali hanno tenuto vivi i legami con le proprio aziendine e cooperative sussidiarie, gestendo quindi cordate di potere, clientele, pacchetti di voti.

Sono due simboli, che raccontano dello stesso identico procedimento.

In alternativa a queste roboanti ipercostose cazzate di mega-opere inutili, avremmo potuto fare tante piccole opere di gestione del territorio.
Sulle quali, certamente, ci sarebbero state anche tante piccole crestarelle.
Ma il controllo centralizzato del truccamento degli appalti non sarebbe stato possibile.
In ogni caso quando una amministrazione locale si mette in ballo per un'opera a 700 metri da casa tua e che serve anche a te, il sindaco e l'assessore li conosci e magari li incontri anche a bere il caffè, e conosci pure chi ci lavora e i proprietari delle due ditte che han preso l'appalto, se entro un tempo ragionevole l'opera non è finita e in funzione qualcuno un prezzo lo paga.

Con le mega opere tutto, invece, si decide sempre in un "altrove" indefinito.
Un po' come la governance multilivello europea: una scelta compiuta precipuamente affinché a te, privato cittadino in forma individuale o associata insieme a chi ti vive a fianco, diventi impossibile pigliare per il bavero e cacciar due dita negli occhi a chi ti sta rifilando una fregatura.
Soprattutto nel momento in cui diventa chiaro che esattamente di fregatura si sta parlando.
Non devi mai sapere esattamente con chi potertela prendere.

A questo c'è poi da aggiungere che qua parliamo del Veneto.
E prima o poi le paillettes dietro le quali varie amministrazioni del Nord hanno mascherato la propria natura, finiranno di cadere.
Se in questo paese è mai esistita una clamorosa truffa ideologica, questa è il "modello Nord-Est" sulla cui narrazione la Lega costruì la propria fortuna 20 anni fa. ( e Salvini ne era già dirigente nazionale )
Prima o poi si dovrà dirlo apertamente che il Veneto è la "Calabria a Nord del Po". ( prima o poi si dovrà anche riconoscere che a Milano c'è più 'ndrangheta che a Locri )
E salterà fuori che il "modello nord est" era un modello di piccola miserrima industria, di padroncini col setto nasale perforato e la schiavitù in capannone, incapace anche solo di concepire innovazione di prodotto e processo, che proprio in ragione della sua estrema frammentazione è in realtà già sostanzialmente estinto.
Hanno una urbanistica surreale, coi centri cittadini polverizzati e sparpagliati su territori giganteschi senza uno straccio di servizio pubblico, le infrastrutture fanno ridere, i capannoni che dovevano trainare il paese 20 anni fa se ne sono in buona parte andati in ruggine, le banche venete sono venute giù in serie come le tessere del gioco del domino.

Il Veneto è una cirrosi epatica vestita a festa.
Un racconto vincente che non è vivo più nemmeno nelle fantasie dei seghisti che lo governano da 25 anni.
La cosa più seria che hanno fatto in vita loro è "il tanko".
( Enea Boria )»

venerdì 15 novembre 2019

Macelleria messicana (I parte)

La prima parte dell'intervista di Leda, per conto del telegiornale dei Sovranisti Arcaici, a Martin Wood - capo editorialista del TINAncial times - sul tema della ricomposizione dell'Unione Europea e dei riflessi che ciò avrà sull'Italia.


Leda: Benvenuti al telegiornale dei sovranisti arcaici. Mi trovo a Londra per intervistare Martin Wood, capo editorialista del Tinancial Times. Come sapete il centro studi del Tinancial Times sta preparando un report sull'Italia, in particolare alla luce di una possibile ricomposizione dell'Unione Europea. La prima domanda che rivolgo a Martin Wood è quale probabilità ci sia che ciò avvenga e in che tempi.

Martin Wood: Benvenuta a Londra.
Partiamo da un presupposto fondamentale di ogni discussione sull’entità paneuropea: L’Unione Europea è un atto di fede, perseguìto con fiducia da generazioni di politici della vecchia e nuova Europa. Alti e bassi dell’economia hanno un prezioso significato per i portafogli di noi squali della finanza, ma guardando le cose con l’occhio spietato della geopolitica la distruzione dei patrimoni non modifica la prospettiva storica:  l’integrazione europea andrà avanti, le nuove generazioni cambieranno lo storytelling senza deviare dall’obiettivo finale.
La ricomposizione dell’Unione Europea, o per meglio dire il disegno di una nuova geografia della stessa, è una certezza. Stabilire con precisione quando avverrà lo è molto meno, ma non è una domanda da porsi in questi termini. L’UE è in continua evoluzione, non c’è un momento preciso che segna un cambiamento monolitico.
Se guardiamo a cosa è successo solo negli ultimi anni, possiamo vedere che l’Eurozona, il nucleo intra-europeo più importante, ha continuato ad ampliarsi nonostante le crisi (l’ultimo membro a essere entrato nell’euro è la Lituania, nel 2015). Ci sono molteplici livelli di integrazione e sub-integrazione allargata a Stati non membri.
Nel frattempo si è consolidata la sinergia esclusiva tra paesi:  il Gruppo di Visegrad di alcuni paesi dell’est, l’asse franco-tedesco celebrato con il trattato di Aquisgrana e la nuova Lega Anseatica che comprende tutti i piccoli paesi nordici.

Allo stato attuale quindi, anche se i paesi dell’UE fanno tutti parte della stessa organizzazione intergovernativa la realtà è fatta di un’integrazione differenziata a più livelli che si nasconde dietro allo storytelling di una convergenza verso un’Europa unita e omogenea.

Un’integrazione differenziata in continuo movimento, che l’Italia (come altri paesi meridionali) sta ignorando completamente perché troppo presa con il proprio conflitto redistributivo nazionale.
Come tutti sanno l’UE è una creazione americana e franco-tedesca, forse benedetta dai primi e accolta con piacere dai secondi, o forse esattamente il contrario. Capirlo non è importante come spesso si vorrebbe credere.

Leda: A giudicare dalle mappe che mi proponi la mia prima impressione, e ti chiedo scusa se dico qualcosa di sbagliato ma ho molto da imparare, è che esse descrivano, più che un processo di integrazione, la costituzione di alleanze che potrebbero essere prodromiche della formazione di grandi blocchi, e quindi di una spaccatura sempre più accentuata, e che i paesi meridionali siano esclusi sia dalla possibilità di aderire ad uno di essi come pure incapaci di coalizzarsi.

Martin Wood: L’osservazione è corretta. Quella europea è una storia di alleanze tra paesi che finiscono con l’andare in guerra tra loro, solo l’arrivo di potenze nettamente più forti ha messo fine a questa storia. Adesso i paesi europei possono finalmente dedicarsi alla competizione che preferiscono: quella commerciale. Tra i paesi importanti solo la Francia e il Regno Unito hanno una visione del mondo che va oltre le logiche economicistiche. Ma il Regno Unito sta uscendo, e la Francia punta a imbracciare la bandiera della UE per usarla come moltiplicatore della sua altrimenti ridotta potenza.
Il resto dei paesi vive in una dimensione post-storica, vedono la politica estera quasi esclusivamente come politica commerciale, affidano alla NATO la sicurezza e vedono nell’orizzonte europeo – che ognuno interpreta a modo suo – l’impresa da consegnare alla storia e alle prossime generazioni.
Queste alleanze intra-europee quindi non servono a costruire blocchi pronti a separarsi, sono segmentazioni interne che servono a competere meglio. Idealmente un’organizzazione come l’Unione Europea ha senso se serve a proteggersi, anche economicamente, ma la parola  “protezionismo” è bandita. La parola d’ordine è invece “competizione”.
Nel caso della mappa che ti ho mostrato vediamo che Francia e Germania cercano di aumentare la loro sinergia per diventare egemoni assoluti, quindi i paesi nordici e i paesi dell’est (più piccoli economicamente e demograficamente) hanno deciso di coalizzarsi per adottare strategie unitarie all’interno delle sedi comunitarie. Parigi e Berlino hanno numeri soverchianti, possono modellare l’Unione come vogliono. Adottando strategie comuni i nordici e gli orientali possono contrastare questa egemonia.
Per esempio, l’Irlanda e i Paesi Bassi hanno bisogno di mantenere i propri vantaggi fiscali e insieme al resto della Lega Anseatica un regime di concorrenza che apra spazi per le proprie imprese, mentre il Gruppo di Visegrad ha bisogno di contrastare le contestazioni sui metodi di governo poco liberali e di continuare a godere dei fondi strutturali che servono a costruire il loro sistema industriale subordinato a quello tedesco.
Ecco allora che arriviamo all’Europa mediterranea, di cui in teoria dovrebbe far parte anche la Francia ma che come abbiamo visto gode di una sovranità  tutta sua.
Portogallo, Spagna, Italia e Grecia fanno fatica a stare nell’Eurozona, una fatica che non troviamo in Germania e nei paesi nordici. Il problema è che questi paesi non sono in grado di coalizzarsi. Quindi sì, Leda, hai ragione: i paesi meridionali sono esclusi dalla possibilità di aderire ai blocchi di cui abbiamo parlato e sono altrettanto incapaci di coalizzarsi per formarne uno loro.
Se oggi dovessimo suddividere l’Europa in base a questi valori, avremmo: un nucleo franco-tedesco e nordico-anseatico che forma un’eurozona funzionante, un blocco di paesi a basso salario molto competitivi a est (con valute proprie ma agganciate all’euro), e poi un cerchio esterno di satelliti meridionali che va dal Portogallo alla Romania passando per Italia e la Grecia. Un’Europa messicanizzata integrata nel mercato unico ma fuori dall’eurozona, destinata a produzioni diverse, spesso meno pregiate e in contesti di maggiore illegalità. Paesi da cui attingere risorse umane e materiali e su cui scaricare il peso dell’immigrazione non gradita.
Dal mio punto di vista di britannico che non farà altro che guadagnare enormi somme di denaro speculando su questa straordinaria macchina produttiva potrebbe anche andar bene così, ma in questa storia c’è un problema molto grave da risolvere: l’Italia è il paese in cui la frattura interna dell’Eurozona è più visibile e violenta. Se questo scenario dovesse concretizzarsi, il vostro paese così come lo conosciamo non potrebbe sopravvivere.

Leda: Molto bene Martin, siamo arrivati al punto che interessa in particolare noi sovranisti arcaici e per il quale l'editorialista egèmone Fiorenzo Fraioli mi ha mandata a Londra. Nella seconda parte dell'intervista affronteremo in dettaglio gli scenari che si aprono per l'Italia in questa ormai evidente e conclamata fase di ricomposizione dell'Unione Europea.

Martin Wood: Sono d'accordo con te Leda, la vicenda dell'Italia in questo complesso frangente storico merita di essere approfondita con cura. Per oggi possiamo fermarci qui e ti propongo di continuare a parlarne davanti a un buon Yorkshire pudding e a un arrosto di tacchino, ovviamente accompagnati da buon vino italiano. Saluto gli amici sovranisti arcaici con il vostro slogan: viva l'Italia viva il socialismo viva la Costituzione!

mercoledì 13 novembre 2019

ILVA

Per intervenire sull'Ilva serve: 1) trasgredire ai trattati europoidi che proibiscono gli aiuti di Stato 2) trovare le risorse finanziarie, che non ci sono perché non abbiamo più una Banca Centrale 3) disporre di una struttura manageriale tecnico-amministrativa statale, che non esiste più dopo la dismissione dell'IRI e che non si ricostituisce in tempi rapidi. Pertanto l'ILVA ce la siamo giocata, e l'unica residua speranza è che, dopo un simile disastro, ci sia un ripensamento collettivo sulle scelte scellerate poste in essere negli ultimi quaranta anni. Una cosa che i maggiordomi euro-liberisti di ogni razza - in politica le "razze" esistono! - tutti servizio dell'entità europoide, non sono autorizzati a prendere in considerazione. Per questa ragione, al Veltronide che blatera in televisione che "se la sinistra perde la capacità di rappresentare questa gente viene premiata la destra" bisogna rispondere a muso duro "ah pollastrazzo, saremo noi a decidere chi ci rappresenta!"

Viva l'Italia viva il socialismo viva la Costituzione!


Addendum


Giulio Sapelli sull'Ilva. Parole importanti.



sabato 9 novembre 2019

Trilogia sovranista: il piano Hari Fraioldon

Ridiamoci un po' su, anche se solo un'eletta minoranza della minoranza della minoranza degli italiani potrà apprezzare, quelli cioè che sono sovranisti (arcaici) conoscono tutta la storia del sovranismo e hanno letto la trilogia galattica di Asimov. Diciamo che questo video è per pochi ma non per tutti.

Però la minoranza della minoranza della minoranza, ne sono certo, apprezzerà.

Non siamo un popolo di odiatori!

giovedì 7 novembre 2019

ERM II

Link correlato:

Il Telegiornale dei Sovranisti Arcaici si scusa per il fatto di continuare a parlare di questioni reali e concrete, seppure non comprensibili alla grande massa di zombies in circolazione, ma questa è la nostra missione figlia della nostra natura. Da queste parti non siamo né piddini né grillini né leghisti né forzaitalioti né meloniani, e di ciò chiediamo ancora scusa, anzi perdono. Perdonateci se insistiamo a ragionare con la testa, a sentire con il cuore, a mangiare con lo stomaco, a defecare con l'organo a ciò esclusivamente deputato, ma siamo fatti così. Noi siamo quegli italiani, oggi minoranza, che non smetteranno mai di amare la democrazia, la Patria, il socialismo, la giustizia, la verità, e di difendere la nostra Costituzione del 1948. Hic manebimus optime.

martedì 5 novembre 2019

La $trat€gia di Salvineh

Il percorso che arriva qua:



parte da qua:


Era il congresso federale della Lega del giugno 2012.

Il 7 novembre dello stesso anno uscì la "sacra scrittura" e di lì a poco il giovane leghista ebbe l'illuminazione...

Posso aggiungere, avendo vissuto quel periodo dal di dentro, che un mese dopo il wate cominciò a cercare pretesti per rompere con me. All'inizio fallì perché sono un uomo paziente, poi si beccò l'ovvio vaffanculo. Ma ai suoi disse che il vaffanculo lo aveva dato lui. Fu così che presi coscienza del fatto di aver trascorso un pezzo della mia vita in un recinto per polli. Ovvia fuga dal pollaio e poi anni dedicati a far capire le cose a quelli rimasti. Devo dire, dopo tanto tempo e tante energie profuse, con successo, anche se all'inizio è stata dura nonostante i preziosi contributi del suddetto Wate. L'ultimo dei quali potete gustare qui sotto (grassetto aggiunto):

«Alberto Bagnai 3 novembre 2019 20:00

Sopravviverò a questa autorevole stroncatura?

Eravate il niente, eravate macchiette senza arte né parte, prima che questo blog ponesse le fondamenta economiche, giuridiche e politologiche del dibattito. Eravate gente da cui distanziarsi (e mi sono distanziato) per evitare che una causa nobile venisse screditata dal folklore e dalle ambizioni personali di chi non aveva la stoffa per potersele permettere. Eravate confusi, sgrammaticati, velleitari, inefficaci, incapaci di sostenere un dibattito in una qualsiasi lingua, incapaci di esprimervi nelle sedi scientifiche, privi di carisma. Eravate il nulla. Una sola cosa ammiro in voi: la costanza. Quello eravate, e quello siete.

Ma il discorso svolto in questo post riguarda tutt'altro, e se voi non foste stati, e non foste, quello che ho descritto, avreste risposto a tono e ne terreste conto. Invece volete suicidarvi politicamente, e va bene così. Siete un pugno di persone: che male fate andandovene? Ma andatevene, per cortesia. Grazie.»

Naturalmente non fui il solo a capire le cose, ma certamente sono stato tra i primi. Vi segnalo un altro che, seppure con un anno di ritardo, aprì gli occhi (guardate la data del twit):




Che ne dite di approfondire l'argomento guardando una puntata del Telegiornale dei Sovranisti Arcaici?

lunedì 4 novembre 2019

Eurogeddon - Intervista a Martin Wood del TINAncial Times


Leda: Benvenuti al telegiornale dei sovranisti arcaici. Abbiamo in studio Martin Wood capo editorialista del TINAncial times il settimanale di geopolitica del Financial Times a tiratura ridotta, 666 copie, e riservata alle cancellerie dei paesi più importanti e delle maggiori istituzioni finanziarie del mondo. Il costo è di 1000 sterline a copia con obbligo di abbonamento prepagato triennale. Chiediamo alla regia di mandare in onda la dichiarazione di Alessandro Molinari della Lega, al termine chiederemo a Martin Wood di commentarla.

Martin Wood: Si desidera un apocalisse salvifica, ma come andranno veramente le cose? Gli ingenui pensano che l'eurozona collasserà e libererà i paesi dai vincoli di bilancio, un eurogeddon che distruggerà il potere di Germania e Francia con la benedizioni degli Stati Uniti di Donald Trump.

A parte che offrire al proprio elettorato un apocalisse non mi sembra una grande prospettiva, bisogna mettere in conto che le cose potrebbero andare diversamente. Cosa succede se l’eurozona invece di crollare dovesse invece ridursi per diventare il nucleo dell’Unione europea a geometria variabile? Non sarebbe la prima volta che sentiremmo parlare di “Europa a geometria variabile” o “Europa a più velocità”, è semplicemente l’Europa desiderata dall’establishment tedesco.
Ipotizziamo quindi uno scenario in cui l’Italia dovesse affrontare la scelta di accettare un percorso di uscita dall’euro offerto dall’Unione europea o impegnarsi a fare quanto necessario per restarci. Se possiamo anche immaginare possibile un Italia del centro-sud che accetta questo “downgrade” all’interno della costruzione europea, ci sembra impossibile vedere il Nord Italia leghista (e non solo) decidere di entrare a far parte a pieno titolo nella lista dei terroni d’Europa. In passato i leghisti – Salvini compreso – già si sono espressi in materia: per loro il Sud non se lo merita l’euro, e il Nord libero dal fardello meridionale sarebbe perfettamente in grado di stare a pieno titolo nell’Europa dei primi della classe del Trattato di Maastricht

Leda: Si ha l'impressione che i no euro della Lega si aggrappino ogni giorno a una dichiarazione o a una notizia dall'estero che tiri la volata al messaggio dell'apocalisse dell'euro. Ci si chiede ad esempio perché Illo Savastano non scriva un articolo per il Sole24Ore dove dice le stesse cose del banchiere centrale ungherese! Anche tra i loro seguaci, in quella che il nostro editorialista egemone ha definito la piazza di spaccio no euro, molti resistono alla presa d'atto della posizione ufficiale della Lega, espressa da Salvini e molti altri esponenti di primo piano tra i quali Giorgetti, e addirittura da Malamore il braccio destro di Savastano.

Martin Wood: Colgo l'occasione per salutare cordialmente l'editorialista egemone Fiorenzo Fraioli di cui ho molto apprezzato la metafora, ma sarebbe meglio dire l'isomorfismo, tra la galassia no euro italiana e la piazza di spaccio. Credo, come ha rilevato Fiorenzo Fraioli, che il motivo vada cercato nella scelta dell'establishment italiano di restare agganciato all'euro anche qualora si decida di adottare una soluzione cosiddetta a geometria variabile. In tal caso Savastano e Malamore dovrebbero fare una scelta definitiva, cosa non facile perché una parte dei loro seguaci potrebbero abbandonarli con la conseguenza di perdere peso nella Lega, forse in modo addirittura drammatico.

Leda: Molto bene ringraziamo Martin Wood del TINAncial Times per averci offerto una lettura della situazione politica vista dal nord europa e segnatamente dall'Inghilterra, sperando di averlo ancora con noi a commentare l'appassionante fase politica che stiamo vivendo. Qui è Leda dal Telegiornale dei sovranisti arcaici che vi saluta al grido di viva l'Italia viva il socialismo viva la Costituzione!

Gom€urra

Savastano è emerso come grande boss grazie all'aiuto del suo compare Malammore, che lo ha introdotto nel giro che conta. Da allora sono iniziati i contrasti. La faida è stata sanguinosa, io stesso da anni sono costretto a vivere guardandomi le spalle. Per sopravvivere ho costruito una mia rete di complicità che arrivano fino al cuore del potere di Savastano. Ma adesso sta arrivando il Drago, il boss dei boss, che vuole chiudere la piazza di spaccio no-euro, ed ecco che Savastano si affretta ad allinearsi...

sabato 2 novembre 2019

Le conseguenze dell'euro

Alcuni concetti fondamentali sull'euro che è bene richiamare, soprattutto esponendoli in chiave politica più che tecnica perché il tempo degli economari - aka economisti non titolari - è finito da un pezzo. Buona visione.

venerdì 1 novembre 2019

Tutte le strade (ri)portano alla sovranità

Avevo visto il video dell'intervento di Carlo Galli alla kermesse annuale di A/Simmetrie, sapete: il compleanno di Goofy... patrocinato dall'Università di Pescaracas e dalla Regione Abruzzo...

Link correlato: PER NON ESSERE QUERELATO DA BAGNAI, TOLGO IL PEZZO
 Maurizio Blondet  29 Ottobre 2019


Ne ero rimasto colpito, soprattutto nella prima parte, ma anche infastidito per le continue interruzioni degli astanti, chiaramente in preda a uno stato di sovreccitazione legaiuolo. Così sono andato in cerca di altre presentazioni del saggio di Carlo Galli "Sovranità" e ho trovato questo video del 21 maggio 2019 nel quale Galli discute il tema con Francesco De Sanctis e Geminello Preterossi. Vi invito a guardarlo tutto, ma qui sotto vi propongo un estratto con l'esposizione di Carlo Galli.



Nota: i frequentatori abituali del blog sono obbligati a prendere visione almeno dell'intervento di Carlo Galli. Aspre sanzioni saranno applicate ai trasgressori.