martedì 26 maggio 2020

Coronavirus: esame dei dati ufficiali

Credo che in molti abbiamo la sensazione di un vero e proprio bombardamento mediatico sulla pandemia da coronavirus, e dunque è particolarmente importante confrontare l'intensità e i danni sociali ed economici che ne sono conseguiti con i dati sanitari ufficiali. Mi sono così recato sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità e, a questo indirizzo, ho trovato questo:

I dati - decessi osservati e attesi per tutte le cause nella popolazione di età superiore o pari a 65 anni - sono riportati come medie giornaliere delle settimanali dalla 42-esima settimana del 2019 alla 17-esima del 2020. Poiché lo scostamento tra le due medie è molto basso fino alla fine del 2019 mi sono limitato a studiare il periodo compreso tra la prima e la 17-esima settimana del 2020. Restiamo in attesa dei dati successivi ma, come si può facilmente osservare, il picco epidemico sembra ormai superato.

Dalle medie giornaliere sono risalito ai decessi settimanali, riportando il tutto in un foglio di calcolo.


Vi ricordo che i dati attesi erano calcolati sulla media dei decessi nei cinque anni precedenti, come ben specificato nella nota:

* Nota: indicatore ricavato dal sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg), basato sulla rilevazione in 19 città campione italiane che raccolgono quotidianamente il numero di decessi per gli ultra65enni per tutte le cause (non solo per influenza). Tale numero viene confrontato con quello atteso costituito dalla media dei decessi registrati nei cinque anni precedenti.  

Il grafico rappresenta i decessi, attesi e osservati cumulati, relativi al campione di studio. Il sorpasso dei decessi cumulati osservati su quelli attesi si verifica nella 12-esima settimana, dal 18 al 24 marzo 2020. Tale eccesso è significativamente influenzato dal numero di decessi in Lombardia ed avviene dopo l'inizio del lockdown, ovvero a cavallo dello stesso se si tiene conto dei tempi di incubazione del virus e del fatto che, dopo la promulgazione delle misure di contenimento, le regioni più "efficienti", in primis la Lombardia, si sono affrettate a prendere provvedimenti che, dopo qualche settimana, si sono rivelati profondamente sbagliati.

In ogni caso, relativamente al campione di studio (che è lecito considerare rappresentativo), si osserva nel periodo indicato un aumento assoluto dei decessi, rispetto alla media dei cinque anni precedenti, di 5068 unità, ovvero del 19%. E' lecito sospettare che, senza gli incredibili errori delle regioni "efficienti", soprattutto in termini di aiuto alla diffusione del contagio nelle RSA, ma anche a causa del ritardo nell'approntare protocolli di cura efficaci a fronte di una seria analisi della situazione clinica dei malati, questi numero potrebbero essere notevolmente diversi.

Ma anche non volendo tener conto delle precedenti considerazioni non può sfuggire a nessuno lo iato tra l'incremento della mortalità, così come certificato dalla fonte ufficiale, e l'enormità dei provvedimenti che sono stati imposti alla popolazione, con vette di assurdità e irrazionalità che tutti conosciamo.

Avremo modo di toccare con mano le drammatiche conseguenze delle scelte operate, sia dal governo a guida M5S e PD, che da quelle delle regioni a guida Lega: sul piano economico, sociale e più in generale dello stato di salute psichica di un intero popolo, sottoposto a uno stress traumatico i cui effetti cominceranno ad essere avvertiti tra qualche mese. Lo iato è così enorme da non poter essere sottaciuto, e la sua comprensione richiede (finalmente) uno sforzo cognitivo razionale depurato dagli allarmismi della propaganda e dal terrore da questa indotto.

A tal proposito è bene osservare come, nello sforzo di comprensione, debbano essere esaminate sia le spiegazioni che attengono agli errori e inefficienze dell'intera catena di comando, quella centrale e quelle regionali (scenario a), sia quelle che ipotizzano una qualche forma di intenzionalità politica e/o geopolitica (scenario b) che, converrete, potrebbe spiegare un livello di inefficienza così abnorme e incomprensibile perfino in un paese, come l'Italia, guidato da una classe dirigente di cialtroni. Siete liberi di scegliere, potete avventurarvi nell'esame dello scenario a o dello scenario b, ma è importante che gli estimatori dell'uno o dell'altro mostrini rispetto reciproco, poiché entrambi meritano di essere studiati.

Infine un'ultima considerazione relativa a quella minoritaria frazione di cittadini, tra i quali lo scrivente, che pur nella tempesta del bombardamento mediatico, non hanno mai rinunciato all'esame freddo dei numeri ufficiali. Ebbene questa frazione di popolazione, che ha compreso subito o quasi subito lo sconvolgente iato fra dati di realtà e terrore indotto, ha sviluppato una particolare sindrome che potrei definire da stress orwelliano, finendo in alcuni casi col perdere momentaneamente la testa e lanciare sfide, talvolta irrazionali, alla credulità indotta per via mediatica. Voglio citare, fra tutti, il caso del giovane Dario Musso di Ravanusa, che ha pagato con un pesante Trattamento Sanitario Obbligato il gesto di cercare di far comprendere a una popolazione ingiustamente terrorizzata i termini reali della situazione. Anche chi scrive ha attraversato momenti simili, ha solo avuto più fortuna, oppure è stato più prudente grazie all'età. Temo che, se avessi avuto 25 anni, ricordando com'ero, e cioè razionale come oggi ma con uno spirito guerriero molto più acceso, sarei incorso nelle stesse conseguenze del giovane e coraggioso Dario Musso.

Come ho detto in un video, all'inizio di questa incredibile vicenda, le pecore si contano la sera, e il momento è arrivato.

Vi lascio con un ultimo set di dati, anche questi affidabili e quotidianamente aggiornati dal portale https://www.worldometers.info/coronavirus/. Le colonne della tabella (ordinabili in modo ascendente o discendente cliccando sulle intestazioni), riportano per ogni paese il numero di decessi, di tamponi, la mortalità per milione di abitanti etc. e vi saranno molto utili per fare la tara agli incredibili titoli di giornali e televisione. Come esempio, vi riporto questo lancio dell'agenzia giornalistica Adnkronos:


Come potete vedere vengono riportati soli i numeri assoluti, completamente decontestualizzati rispetto alla popolazione degli Stati Uniti. Una rapida consultazione del portale worldometers.com ci consente di verificare che gli USA hanno un numero di decessi per milione di popolazione di 302, quando lo stesso indice per l'Italia è di 545, e abbiamo visto che, in base ai dati ufficiali dell'Istituto Superiore di Sanità, pur con le anomalie statistiche delle regioni del nord, l'aumento di mortalità nel nostro paese è di poco superiore alla media del quinquennio precedente. Se si escludesse il disastro della Lombardia, anche solo della Lombardia, probabilmente questo indice scenderebbe di molto avvicinandosi a quello degli USA, col risultato che i decessi di quest'anno sarebbero inferiori o pari al quinquennio precedente.

Vale anche la pena osservare che dalla tabella sul portale worldometers.com risulta che i due paesi col più basso indice di decessi per milione di abitanti per coronavirus sono la Cina e l'India, che insieme fanno circa la metà della popolazione mondiale. Non lo sapevate, vero? Ecco, cominciate a farvi qualche domanda.

Non sarà facile, temo, combattere contro la propaganda dei media e, contemporaneamente, far ragionare gli ipocondriaci indotti in questo stato patologico dal bombardamento che tutti abbiamo subito, ma vale la pena provarci. E' necessario, credo, anche per far fronte al secondo attacco, scusate la seconda ondata, col che vi ho ulteriormente ribadito che la mia spiegazione preferita è quella dell'atto intenzionale con finalità politiche/geopolitiche, in quanto la cialtronaggine della classe dirigente italiana mi è ben nota, in particolare quelle delle "efficienti" regioni del nord a guida leghista e non solo. Dovessimo constatare che il disastro non è frutto di intenzionalità, ma di cialtronaggine, l'unica soluzione da adottare sarebbe quella che, per auto tutela, non posso esplicitare.

Un'ultima osservazione, un po' provocatoria: con tutti questi ipocondriaci in giro, non pensate che sarà più facile fermare l'installazione delle reti 5G? Ah, mi dicono dalla regia che non sarà così: gli ipocondriaci hanno paura solo del coronavirus, perché glielo dice la televisione. Che strani che sono questi ipocondriaci!

venerdì 15 maggio 2020

Il baucano saudita e l'intelligenza artificiale


Frammento video sull'IA negli EAU tratto da: Dubai, dove la "rivoluzione" dell'Intelligenza Artificiale è già realtà - Euronews 30 mag 2019

Perché sono diventato un casalingo


Me lo chiede spesso mia moglie, meravigliandosi: "ma come hai fatto a diventare così casalingo, tu che stavi sempre in giro?". Ebbene, questo video lo spiega. Perché dovrei uscire? Per incontrare questo esercito di topi? Non vedete l'orrore? 

Me ne sto a casa, barricato con le mie gallinelle che ogni giorno mi fanno un ovetto a testa, poi se devo uscire lo faccio avventurandomi nella boscaglia a due passi da casa, da solo.

Mettiamo da parte la questione della donna aggredita perché non porta la mascherina - non so nemmeno se in Campania sia obbligatorio - e concentriamoci sull'affollato lungomare di Salerno. Passeggiare tra quei mostri? Essere parte di quell'orrenda orda? No signori, e vi spiego perché. Vedete, se io fossi convinto della reale pericolosità del virus così come ce la raccontano, non andrei tra la folla e baderei bene di evitare ogni contatto non necessario, e credo che così farebbero tutti. Ma il lungomare è stracolmo, quindi nessuno ha veramente paura, eppure l'ordine al quale tutti si attengono è quello di sembrare dei topi, un'esibizione alla quale non voglio partecipare per ragioni estetiche.

Ho un'alta considerazione del valore estetico dell'agire umano, altrettanto importante di quello etico, anzi penso che tra essi ci sia un legame, per cui faccio di tutto per risparmiare alla mia persona la degradante rappresentazione di una così insopportabile bruttezza. Mi fossi trovato, per accidente, ad affacciarmi su quel lungomare, sarei immediatamente fuggito, oppure, se costretto dalle circostanze, l'avrei percorso a testa bassa e passo veloce per allontanarmene il prima possibile, ma certo non sceglierei un simile contesto per una passeggiata.

Le poche volte che esco porto con me, a portata di mano, un'ormai consunta mascherina, indossandola solo alla vista dei topi, ma mi allontano subito da essi per riprendere a camminare da solo. Io sono un uomo, discendo da una razza di solitari cacciatori-raccoglitori, posso vivere da solo se l'alternativa infligge al mio senso estetico ferite mortali. Ma il mondo sta mostrando ai miei occhi impietriti una bruttezza che non sospettavo potesse nascondere, ciò che mi ha procurato un trauma, per l'appunto estetico, al quale sopravvivo con fatica e che mi accompagnerà per il tempo della mia appena conosciuta vecchiaia.  Ricordo i tempi della gioventù quando tutto mi appariva bellissimo, anche le donne erano straordinariamente più belle, e i sapori, e il fascino delle persone, le mille cose che ho vissuto con gioia o dolore, comunque con passione, e tento di riportare alla mente i primi accenni di cambiamento, le prime crepe di quella straordinariamente bella rappresentazione del mondo che albergava nella mia mente. Ne ricordo alcune, un nulla rispetto all'orrore del tempo presente, che pure mi procurarono dolore. Ma quello cui assisto oggi, la viltà che si è aggiunta infine all'avidità, alla soperchieria, alla stupidità, alla mancanza di onore che piano piano, nel corso degli anni, avevano intristito il mio sguardo, è davvero un "troppo" insopportabile.

Ecco perché, moglie mia, non esco più di casa, e quando lo faccio...

Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co·llui.

mercoledì 13 maggio 2020

Dall'Alhambra ai nazi-sovranari

Dittatura e censura: due facce della stessa medaglia (di Accattone il Censore)

Ricevo da Accattone il Censore, mio maestro sui temi della comunicazione e propaganda, e pubblico sul mio blog, questo suo contributo che condivido pienamente.


DI ACCATTONE IL CENSORE
A mano a mano che si scrosta la vernice dal simulacro della “democrazia”, tenuto in piedi per continuare ad ingannare i cittadini-sudditi, il sistema dittatoriale in cui siamo immersi mostra il suo vero volto.
Due recenti episodi sono davvero emblematici a riguardo e fanno cadere definitivamente il velo che copre l’ipocrisia del “mondo libero”.
Il primo è il caso del giovane Dario Musso di Ravanusa, sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio per aver invitato la gente a reagire alla controversa emergenza del coronavirus e ad uscire in strada per riprendere una vita normale; l’altro quello di Rosario Marcianò – da anni in prima linea, giuste o sbagliate che siano le sue teorie,  per portare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’inquietante enigma delle “scie chimiche” e, più di recente, sullo scottante tema del 5G - che si è visto interdetto dall’utilizzo di qualsivoglia strumento di comunicazione, in forza della legge numero 159/2011, ex art. 3, commi 1 e 4 (contrasto al terrorismo ed alle associazioni mafiose).
Si tratta, senza dubbio, di due casi di patente censura.
Come siamo arrivati a questo punto?
Con gradualità, in modo inavvertito dai più, distratti da qualche serie televisiva o dai berci del Masaniello di turno.
Possiamo, grosso modo, delineare quattro passaggi, nell’articolazione e dispiegamento di questo sistema di controllo e restrizione della libertà di esprimersi.
Si è cominciato con l’istiture il “politicamente corretto”. Sotto le mentite spoglie del rispetto delle minoranze e del “buonismo” si è trattato, in realtà, di un’operazione terribilmente violenta e sofisticata, perché pensiero e linguaggio sono interrelati e il secondo influenza largamente il primo (secondo la legge del determinismo linguistico di Whorf). Quello che non si può più dire, si finisce per non pensarlo nemmeno più; e quello che si dice, si finisce col pensarlo.
Tuttavia, qualcuno ha continuato, malauguratamente, a coltivare il vizio di pensare. Ecco allora diffondersi l’“etichettamento” (applicazione della omonima teoria sociologica): nascono i termini “complottismo” e “complottista”, connotati in modo negativo, con i quali è stato instillato nell’opinione pubblica un riflesso condizionato per cui chiunque tenti di ragionare o discutere a proposito delle tesi ufficiali è immediatamente etichettato e screditato.
É seguita la crociata contro le cosiddette “fake news” e l’istituzione di una task force atta a stabilire quale sia la verità. È evidente che, a questo stadio, il diritto di esprimersi sia già di fatto negato e si cominci già a sentire odor di inquisizione e di pire fumiganti per gli eretici.
Si appunti la dovuta attenzione sul fatto che all’informazione “canonica” è, invece, consentito mentire, -come ci spiega l’articolo: “Le bugie come metodo al tempo della pandemia”– perché le menzogne del potere sono “a fin di bene” e i cittadini sono “o troppo stupidi per capire, o troppo indisciplinati per adottare i comportamenti più responsabili”.
Presunzione sulla quale si può essere d’accordo o meno ma che, ancora una volta, fa a pugni con il principio democratico, mascherandosi dietro il paternalismo finto quanto stucchevole di un Leviatano da salotto.
C’è, infine, il passaggio ulteriore: la censura palese e la punizione dei colpevoli. Fase che i casi menzionati all’inizio dell’articolo testimoniano sia stata ormai raggiunta.
Ricapitolando, quindi, è vietato pensare (attività che era già abbastanza rara) e soprattutto tentare di comunicare il proprio pensiero, a meno che non si diffonda riproponendo una verità ortodossa rimasticata, o  un video di scurregge su internet, quelle senz’altro ben tollerate e ampiamente condivise a suon di fragorosi “like”.
L’articolo 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” è oggi sospeso, così come, in seguito alla emergenza del Covid-19, lo sono molte altre libertà costituzionali fino a ieri ritenute inviolabili.
È il caso di prendere tutti finalmente coscienza che non viviamo più in un sistema democratico e la mascherina – che ci costringono a portare – è, in realtà,  un tragico bavaglio.
Se esiste anche una minima possibilità di liberazione e di riscatto non può che partire da questa presa d’atto.
La censura, quando è palese, ha, però, almeno il merito indiretto di indicare quali siano i temi veramente scottanti, che fanno parte dell’agenda del potere e devono essere tenuti lontani dal dibattito democratico.
Il 5G è uno di questi.
E la censura ci ammonisce anche sul ruolo di sorveglianza che ciascuno di noi dovrebbe esercitare.
Il prezzo della libertà è una eterna vigilanza” diceva Thomas Jefferson.
Agli italiani, invece, pare non essere ancora chiaro quale sia il prezzo della propria schiavitù.
Accattone il Censore

La fine

Il 33% ha votato questo comico.
Il 17% ha votato questo impresario del nulla.
Il 14% ha votato questo vecchio puttaniere.
Il 16% ha votato truppe cammellate varie.

Siamo segregati in casa, arriverà un disastro, gireremo con la museruola, ci imporranno il tracciamento sociale e la vaccinazione obbligatoria con il pretesto di una normale influenza pompata a mille dai media venduti e conniventi.

Una minoranza di illusi dà retta ai caudilli della piazza di spaccio no-euro egemonizzata da Alberto Savastano.

Memmettari, signoraggisti e un serraglio vario di micro sigle infestano le catacombe del dibattito, accomunati da un terrore topesco per il virus.

Dal fondo riemerge la nauseabonda melma liberista, che credevamo sconfitta.

La domenica di Pasqua ha segnato, simbolicamente, la fine di un'era: mille e non più mille.

Sento l'inutilità di ogni lotta, l'unica speranza è la fuga, ma dove?

Con rare eccezioni i miei simili mi appaiono come topi rivoltanti, vili, stupidi, meritevoli di essere sterminati, e mi dolgo solo di vivere in mezzo a loro.

Vi ammazzerete tra voi, lo vedo con chiarezza, spinti l'un contro l'altro dall'odio che vi cresce dentro come un cancro divorante. Voi non lo vedete, ma io sì, e lo sento.

Se vi è possibile resistete ancora po', per consentire a me e ai miei cari di giungere al termine naturale delle nostre vite laboriose e oneste, ma so che è chiedervi troppo.

martedì 5 maggio 2020

Le 7 regioni blu

Piazza Affari: dalle stelle alle stalle - all times
Ho scaricato il documento ufficiale dell'Istat sulla mortalità in Italia nei prime tre mesi del 2020. Per il momento la mia attenzione si è focalizzata sulla "Tabella 1. Decessi per il complesso delle cause e per Covid-19(a) nel primo trimestre 2020, confronto con la media per lo stesso periodo del 2015-2019, classe di diffusione dell’epidemia, regione, ripartizione e Italia", che trovate a pagina 8 dello stesso, che riporto qui.


Ho estratto e riorganizzato i dati della tabella riportandoli in un foglio di calcolo. 


Ho infine ordinato i dati in sulla colonna dei decessi a causa del morbo, ricavandoli a partire dalla percentuale di mortalità che l'Istat ascrive ad esso. Ciò fatto, ho evidenziato le 7 regioni nelle quali il numero assoluto di decessi è stato maggiore (come pure l'incremento percentuale tra il 20 febbraio e il 31 marzo 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti, con l'eccezione della Val d'Aosta). Le regioni in questione sono quelle in blu, mentre in rosso è riportato il numero dei decessi ascritti al morbo, il cui totale somma 12997. Il totale delle restanti regioni (dati in verde), che comprende anche la Val d'Aosta, somma 945. Dunque a fine marzo, in Italia, c'erano stati 13.942 morti a causa del morbo. Ovviamente bisogna tener conto del peso demografico delle suddette 7 regioni.

Lombardia 10.018.806
Emilia-Romagna 4.448.841
Piemonte 4.392.526
Veneto 4.907.529
Liguria 1.565.307
Marche 1.538.055
Trentino-Alto Adige 1.062.860

Il totale fa 27.933.924 pari al 46% della popolazione italiana. E dunque nelle regioni con il 46% della popolazione si è verificato, nel mese di marzo 2020, il 93% dei decessi a causa del morbo, e solo il 7% nelle regioni con il restante 54% di popolazione. Teniamolo a mente, ci servirà più avanti.

Tornando alla tabella 1 dell'Istat, osserviamo che viene riportata la variazione di decessi per ogni causa nei mesi di gennaio-febbraio 2020, rispetto alla media degli stessi nei cinque anni precedenti. In questa colonna si può rilevare una netta diminuzione della mortalità rispetto al passato, il che ci induce a pensare che il virus, ammesso che questo sia responsabile del picco di marzo 2020, almeno fino alla metà di febbraio non circolava in Italia, oppure che la sua circolazione era ridotta. Come è noto, la segregazione sociale spinta è cominciata il 9 marzo, quando il Presidente del Consiglio Conte parlò in televisione di 463 morti (oggi il conto ufficiale si avvicina alle 30.000 vittime). Poiché il tempo di incubazione è stimato nel range 5-15 giorni, possiamo supporre che il virus sia stato libero di circolare per almeno 15 giorni in tutta Italia, mentre nelle zone rosse come Codogno - prima in Italia il 24 febbraio 2020 - evidentemente era arrivato prima. Tutto questo ci porta alla domanda fondamentale: che cosa è successo nelle 7 regioni blu? Perché un virus, che dovrebbe essere lo stesso in ogni regione, si diffonde così rapidamente solo nelle 7 regioni blu mentre al centro-sud manifesta un comportamento completamente diverso?

Il ragionamento testé fatto, ovvero che il virus si è diffuso intorno alla metà di febbraio quando non vi era ancora un grande allarme, unitamente al range di incubazione, non può essere facilmente contestato invocando proprio le misure di segregazione sociale, che sono arrivate alcune settimane più tardi, specialmente se si tiene conto delle condizioni di vita reale - diciamolo: promiscue - in molti quartieri degradati delle città del centro-sud. Il contagio avrebbe dovuto diffondersi al centro-sud di pari passo con quanto accadeva nelle 7 regioni blu. Nulla di tutto ciò è avvenuto.

Resta in piedi una sola spiegazione, che potrà essere smentita solo ed esclusivamente da un'eventuale risalita dei contagi e della mortalità anche al centro-sud (oltre che al nord, ovviamente) in concomitanza con l'allentamento delle misure di segregazione sociale. Se ciò dovesse avvenire, allora bisognerà prendere sul serio la tesi della loro efficacia, ma, fino a quando ciò non sarà confermato da ulteriori dati, resta in piedi una lettura diversa, quella che ascrive ai comportamenti delle autorità sanitarie, per imperizia o dolo, ma anche entrambi, la responsabilità della strage di anziani nelle 7 regioni blu.

Non è una questione secondaria perché, in assenza di dati attendibili sul numero di contagiati asintomatici, l'unico numero in base al quale valutare la pericolosità del morbo è il numero dei morti. Il dato che salta più agli occhi è la loro provenienza, in gran parte anziani ospitati nelle RSA, e in secondo ordine la rapida ospedalizzazione di quanti, nel clima di panico crescente, manifestavano il più piccolo sintomo. Tutte persone esposte al contagio e, per sovrappiù, curate in modo errato, come è emerso nelle ultime settimane di aprile.  Affinati i protocolli di cura, la letalità del morbo è calata bruscamente, aiutata in ciò da quello che chiamo, vogliate scusarmi, il fenomeno delle foglie secche. Ovvero che le persone più fragili, ormai giunte al termine della loro vita, sono destinate a morire al primo colpo di vento, quale che sia la sua provenienza. Dalle mie parti i vecchi, onorata classe nella quale sono appena entrato, dicono che se si passa aprile la si è scampata.

Ma non è tutto, perché è agli atti la circostanza che, proprio nelle 7 regioni blu, in particolare in Lombardia, e soprattutto nei comuni con i più assurdi tassi di mortalità, nei mesi di novembre e dicembre 2019 gli anziani, in particolare gli ospiti delle RSA, sono stati sottoposti a una duplice campagna di vaccinazione anti influenzale e anti pneumococco (meningite). Non è, questa, una circostanza secondaria, stante il fatto che le autorità sanitarie inglesi (non la clinica privata Pizza&Fichi) hanno riconosciuto la correttezza di studi che asseverano un incremento di mortalità del 40% nei soggetti vaccinati, quando entrano in contatto con ceppi virali nei cui confronti i vaccini non producono immunità specifica.

A tal proposito c'è, nei dati prodotti dall'Istat, un indizio che dovrebbe essere approfondito: la presenza tra le 7 regioni blu della Liguria. Si tratta di una regione in cui migliaia di anziani, provenienti in gran parte dalla Lombardia, vanno a svernare, per cui sorge il sospetto che molti dei 369 morti del mese di marzo, ascritti al morbo, possano appartenere a questa categoria, ed eventualmente essere stati sottoposti alla doppia vaccinazione nei mesi di novembre-dicembre 2019. Credo che un'analisi più approfondita su quanto è accaduto in Liguria nel mese di marzo sia opportuna.

Un'ultima nota critica, relativamente ai dati riportati nella tabella 1 dell'Istat. La mortalità nel periodo gennaio-febbraio 2020, come pure quella nel mese di marzo 2020, viene confrontata con le medie negli stessi periodi dei cinque anni precedenti. Il procedimento è corretto, ma deve anche essere osservato che, nei cinque anni precedenti, vi sono stati scostamenti sensibili rispetto a tali medie. Un confronto tra il numero di decessi per regione nei mesi di gennaio-febbraio-marzo rapportati alla stagione con maggiore morbilità negli ultimi cinque anni - se non erro il 2017/2018 - potrebbe condurci a risultati sorprendenti. Ad esempio scoprire che, regolarmente, le 7 regioni blu presentano tassi di mortalità superiori alle altre, come pure che lo scostamento della stagione 2020 non è poi così grande, magari tenendo conto degli errori terapeutici e organizzativi che sono stati fatti sull'onda di uno stato emotivo alimentato all'unisono, e in modo ipertrofico, dai media, a partire dall'inizio di gennaio. Una circostanza, quest'ultima, che converrà analizzare non solo con un approccio numerico ma, soprattutto, politico. 

Era il 3 febbraio 2020, ben prima dell'apertura (scusate l'ossimoro) della prima zona rossa a Codogno, quando mi decisi a documentare un andazzo comunicativo che andava avanti da settimane. Enjoy it.


sabato 2 maggio 2020

Un mondo difficile

Come mal si addice a un leader minimo, le mie concioni si dilatano. Pazientate: chi vuol essere lieto sia, di doman non v'è certezza.