martedì 23 dicembre 2014

Il Borghiland

Questo è un "poste politico sulla flatte taxe"... in attesa d'er poste tecnico de 'n famoso economista. Che com'è che nun dice 'n cazzo a proposito d'a proposta d'a flatte taxe de l'amico de l'amico suo? Com'è? Com'è?

In attesa di essere illuminato sugli aspetti tecnici della flat-tax da chi ne sa più di me e si dichiara "de sinistra", mi avventuro in un'analisi personale che non voglio nemmeno dire politica. Molto spesso definire così un ragionamento serve a nascondere l'approssimazione tecnica, ed io non voglio incorrere in questo errore di superbia. Pertanto l'analisi che segue deve essere intesa come un tentativo di capire, essendo come sempre pronto ad ammettere di essermi sbagliato davanti a ragionamenti rigorosamente validi. Scrivo per chiarire a me stesso, più che per affermare una certezza assoluta.

Il Borghiland (Stato nazione di Flatlandia)


Dunque la Lega di Salvini ha sposato la tesi di Claudio Borghi Aquilini, facendo sua la proposta di introdurre in Italia la flat tax.

La tesi di Claudio Borghi Aquilini è questa: eliminando il principio dell'aliquota marginale progressiva dell'IRPEF e adottando una sola aliquota valida per tutti i redditi, per di più bassa (il 20%) il gettito fiscale resterebbe invariato. Borghi, bontà sua, propone anche l'adozione di soglie di detrazione su base familiare, cogliendo in tal modo i classici due piccioni con una fava: introdurre nella proposta un elemento di progressività dal basso e far contenti i sostenitori del quoziente familiare. Bingo!

Tra i tanti video in cui Borghi ha esposto la sua tesi mi piace presentarvi questo:


La scelta è dettata dalla mia perfidia: vorrei sapere che ne penZa Illo... proprio di questa esposizione.

Al minuto 16'56'' Borghi esemplifica ipotizzando uno Stato con 11 contribuenti (chiamiamolo il Borghiland), dieci dei quali guadagnano 10 e uno 100. Con la sua proposta di flat tax (nell'esempio non parla di deduzioni, ma questo al momento non ci interessa) Borghi argomenta che un'aliquota unica del 20% garantirebbe una raccolta fiscale pari a 40, la stessa che si otterrebbe tassando i dieci contribuenti "poveri" al 40% e zero quello "ricco", che non pagherebbe nulla perché con aliquote troppo alte avrebbe portato i suoi soldi a Montecarlo. Ma non con la flat tax! Con la flat tax il "ricco", secondo Borghi, troverebbe conveniente tornare a pagare le tasse in Italia. E tutti vivrebbero felici e contenti.

E infatti... uno dei problemi di Putin (in Russia c'è la flat tax al 13%) è che... i russi ricchi al primo stormir di foglie portano i loro soldini all'estero!

Insomma, Borghi sostiene la tesi che gli Stati debbano farsi concorrenza fiscale. Non un cenno, infatti, ad ogni ipotesi di vincolo alla circolazione dei capitali, nemmeno di sfuggita. Per convincere i ricchi a riportare i loro capitali in Italia bisogna abbassargli le tasse, così loro ritornano. E fa l'esempio di Montecarlo, che è a due passi dall'Italia, come se la distanza geografica, in tempi di globalizzazione, fosse un problema!

Ma ammettiamo pure che con un'aliquota unica al 20% i capitali fuggiti dall'Italia tornino da noi, e riprendiamo l'esempio del Borghiland, lo Stato con 11 contribuenti. Il primo anno la raccolta sarebbe pari a 40, ma cosa accade sul versante della distribuzione della ricchezza con il passare del tempo? Facciamo un paio di ipotesi. I dieci contribuenti "poveri" probabilmente spenderebbero gran parte del loro reddito, riuscendo a risparmiarne solo una piccola parte, mettiamo una cifra pari a quanto pagano al fisco: il 20%. Il risparmio complessivo dei "poveri", il primo anno, sarebbe dunque di 20. E il "ricco"? Difficile pensare che spenda, in proporzione, più dei "poveri". Ottimisticamente ipotizziamo che risparmi il doppio, dunque il 40%, cioè 40. Già nel primo anno la ricchezza tesaurizzata sarebbe di 20 per i dieci poveri e di 40 per il ricco. La domanda è: quale sarà la distribuzione del patrimonio (non il reddito: il patrimonio) dopo soli dieci anni di questa tarantella?

E chi penZate che avrà il controllo politico del paese a quel punto? I dieci "poveri" o il "ricco"? Eravamo partiti da una situazione nel quale c'era un certo rapporto tra i "poveri" e il "ricco", giusto o ingiusto che fosse, ma con il trascorrere del tempo la flat tax lo rende più squilibrato. Altro che democrazia necessitata, questa sarebbe plutocrazia aritmetizzata!

Ma non è tutto. In regime di piena libertà di circolazione dei capitali, perché mai il "ricco" dovrebbe investirli nel Borghiland? Con il rischio, per di più, che i suoi dieci connazionali "poveri" si mettano in testa, visto che c'è lavoro, di chiedere aumenti di stipendio? Gli conviene investirli all'estero, anche continuando a pagare le tasse nel Borghiland!

Temo, insomma, che Borghi, con i suoi ragionamenti aritmetici, stia dimenticando un dato essenziale, ovvero che la democrazia è possibile solo laddove le differenze di ricchezza tra i cittadini non sono eccessive e non crescono nel tempo. La flat tax deve quindi essere valutata non solo staticamente (il primo anno di applicazione) ma anche dinamicamente. Essa conduce a una netta e inevitabile divaricazione di reddito e ricchezza tra i cittadini, rendendo alla lunga impossibile la democrazia.

E adesso bunga-bunga


Prendo atto di alcuni fatti oggettivi:
  • La lega, oltre alla flat tax, ha sposato una linea molto dura e identitaria sulla questione immigrazione.
  • Nel piccolo mondo (ora abbastanza cresciuto) degli anti-euro, che frequento fin da quando mettere in discussione l'euro era considerata una bestemmia, le reazioni a queste scelte tardano ad arrivare o sono piuttosto flebili. In alcuni casi, l'endorsement con la Lega è addirittura esplicito.
Chiarisco subito che sto parlando di blog come Voci dall'esteroOrizzonte48 e, ovviamente, Goofynomics. Come mai sembrano temporeggiare sulla questione? Ma non è solo questo che mi affligge, perché tra i miei contatti FB vi sono altre centrali di attivismo anti-euro, ad esempio Scenari economici, i CIPS, forse GP Imperatrice e altri, che sembrano strizzare l'occhio a Salvini (e in qualche caso fanno anche di più). Cosa sta succedendo al variegato mondo di quanti, per primi, si sono posti su posizioni anti-euro? Tutti incantati dal Salvini desnudo? Alcuni, addirittura, già arruolati?

Io non credo che su questo si possa essere silenti a lungo; passi che è Natale, ma dal nuovo anno la musica deve cambiare. Il dipanarsi degli eventi sta dimostrando, con la forza dell'evidenza, quanto fossero lungimiranti le preoccupazioni di quanti, in primo luogo Emiliano Brancaccio ma anche i compagni raccolti intorno alla Sinistra contro l'euro e, in parte, i patrioti dell'ARS, sostengono la tesi che l'euro è solo l'epifenomeno di un problema di ben maggiore importanza, ovvero la svolta neoliberista e globalista affermatasi a partire dagli anni '80 del secolo scorso. Non basta più fare informazione o nascondersi dietro il paravento dell'analisi tecnica, poiché la fine dell'esperimento di una moneta senza Stato, qual è l'euro, riapre un confronto che sembrava essersi concluso con la caduta del muro di Berlino e chiama tutti alla partecipazione politica. E', questa, una chiamata che riguarda anche i grillini, i quali si trovano davanti alla scelta tra il crescere politicamente o continuare a credere che tutto si possa risolvere con la buona amministrazione e la lotta alla corruzione.

Ed è proprio per favorire questa presa di coscienza che nei prossimi giorni, in qualità di Grande Vecchio pro tempore delle Brigate Sovraniste per la Costituzione, organizzerò nella mia città (Frosinone) un incontro dal titolo "Le convergenze parallele: alleanze possibili oltre l'euro", al quale saranno invitati a parlare esponenti di diverse forze politiche già anti-euro o prossime a diventarlo, e tra queste, ovviamente, i rappresentanti locali del M5S.

6 commenti:

  1. Ciao, grazie mille dell'articolo. Concordo pienamente con quello che dici sul fatto che l'euro rappresenta la colonna portate della rivincita neo-liberista dell'inizio degli anni ottanta, con gli effetti che tutti noi subiamo sulla nostra pelle. Gli effetti delle politiche neo-liberiste in termini di aumento della diseguaglianza e smantellamento sistematico dello Stato sociale ormai sono pienamente accertati dalla letteratura scientifica, oltre che dal best-seller di Picketty "Capitalismo nel ventesimo secolo". Nel sito di informazione economica di cui faccio parte ho postato alcuni di questi studi, che mostrano lo smantellamento sistematico della classe media americana e britannica. Circa la "flat tax" della Lega, abbiamo ospitato svariati contributi critici di essa nel nostro sito, ritengo siamo stati alcuni dei pochissimi ad averlo fatto; ecco in link: http://abceconomics.com/

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  2. Er cavajere voleva che benissimo qui, altrimenti non metteva il link....
    :-)
    Fate l'amore, non fate la guerra....

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  3. Giungo qui da un link di goofynomics, leggo il tuo commento e poi ascolto la registrazione dell’intervento di Borghi . La tua analisi inizia e finisce sul 16° minuto , ignorando l'impianto generale dell’intervento, lo spirito che lo animava e le finalità. Non mi rispecchio con questo metodo di lavoro. Ho bisogno di una critica che sia più articolata e - possibilmente- più costruttiva. Torno da dove ero partito (goofynomics) .

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  4. Torna pure dove vuoi, ma in questo post (si tratta di un post, non dell'opera omnia sul Borghi-pensiero) si affronta il tema della flat-tax. Non, ad esempio, quello dell'immigrazione che pure è molto importante (ma non ci piacciono i toni della lega, che pure sul tema ha proposte più ragionevoli di quanto appaia dalla sua propaganda), né quello dell'uscita dall'euro, su cui siamo d'accordo con Borghi e Salvini. No, in questo post si è parlato di flat tax.

    Ciò detto, e se ti va, fammi capire: tu sulla flat tax cosa pensi? Putacaso ne parla bene il gestore del blog al quale vuoi tornare? O ne parla male? O non ne parla? O ne parla solo su twitter? E perché? Sono domande, queste, solo domande.

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