mercoledì 26 febbraio 2014

Il mito del "cuneo fiscale"

Ho letto un interessante post di Andrea Ricci sul FQ, dal titolo "Caso Electrolux: il vero cuneo è quello dell’euro". Andrea Ricci è un economista che ha partecipato, il 12 gennaio scorso, al convegno di Chianciano "Oltre l'euro". Qui il video del suo intervento (che condivido solo per la parte in cui chiede l'uscita immediata dall'euro):


Nell'articolo Andrea Ricci riprende il caso Elettrolux, e dimostra come la ragione di convenienza per l'azienda a delocalizzare in Polonia sia solo in minima, e marginale parte, da imputare al cuneo fiscale.

Andrea Ricci presenta questa tabella:

Tabella 1: Salari e produttività del lavoro in Italia e in Polonia
Dati annuali 2012
1
2
3
4
5
6
Salario lordo €
Produttività €
Salario netto €
Salario lordo
 $ PPPs
Salario netto
 $ PPPs
Produttività
$ PPPs
Italia
28.593
100
63.720
100
14.983
100
33.849
100
17.771
100
72.002
100
Polonia
10.116
35.4
42.215
66.3
6.646
44.4
21.110
62.4
13.869
78
48.062
66.7
Fonte: nostre elaborazioni su dati OECD, Eurostat e Banca d’Italia.
La tabella presenta un confronto tra la Polonia e l'Italia, riportando alcuni indicatori. Ci sono sei colonne: le prime tre sono per il salario lordo, la produttività, il salario netto; le ultime tre gli stessi indicatori ma a Parità di Potere di d'acquisto in dollari. Inoltre, per ogni colonna, fatto uguale a 100 il valore riferito all'Italia, viene riportato l'analogo valore per la Polonia.
Ci sono un paio di definizioni da chiarire. Per produttività si intende il valore aggiunto per occupato. Il "valore aggiunto", a sua volta, si ottiene "sottraendo al valore dei beni e servizi prodotti il valore dei beni e servizi necessari per produrli".
Consideriamo ora il rapporto R tra salario e produttività per l'Italia e la Polonia. E' ovvio che, per un'impresa, un paese è tanto più conveniente quanto più esso è basso. Per l'Italia abbiamo:
Ri=Si/Pi= 28.593/63.720=0,448
Per la Polonia:
Rp=Sp/Pp= 10.116/42.215=0,239
Se ne deduce che, essendo Ri/Rp=1,86, a parità di valore aggiunto il costo del salario in Italia è dell'86% maggiore. Oppure, come dice Ricci, che a parità di salario in Polonia si produce un valore aggiunto maggiore dell'86%. Contemporaneamente, con lo stesso salario che l'impresa dovrebbe spendere per un solo lavoratore italiano, potrebbe assumere 2,82 lavoratori polacchi (basta fare il rapporto tra i salari lordi italiani e polacchi). 
Notiamo ora che, nei ragionamenti che fa Ricci, è più agevole usare i valori indice, normalizzati a 100 per l'Italia, e i corrispondenti valori per la Polonia. Gli economisti li chiamano numeri indice. Usandoli, infatti, abbiamo:
Ri=Si/Pi=100/100=1
Rp=Sp/Pp=35,4/66,3=0,534
E quindi, come già calcolato con i valori nominali, Ri/Rp=1/0,534=1,86. 

Chiarito il significato dei numeri indice usiamoli per domandarci: quanto dovrebbe essere il salario polacco per avere un rapporto salario/produttività pari a 1, cioè uguale a quello italiano? Ovviamente dovrebbe essere un numero indice uguale al numero indice che rappresenta la produttività polacca, cioè 66,3. Ora, se in Italia si applicasse lo stesso regime di tassazione sul lavoro che c'è in Polonia, a parità di salario netto il salario lordo diminuirebbe; dunque il numero indice che rappresenta il salario lordo polacco rispetto a quello italiano salirebbe, e raggiungerebbe (lo dice Ricci) il valore di 40,8; un valore tuttavia ancora molto inferiore a 66,3, che è quello che serve per rendere l'Italia conveniente come la Polonia dal punto di vista di un'impresa! Ergo, intervenire sul cuneo fiscale non risolve il problema della maggior competitività per un'impresa operante in Italia a delocalizzare in Polonia!

In realtà, però, ragionare sui valori nominali di salari e produttività non è corretto dal punto di vista economico. Occorre invece prendere in considerazione i valori indice a parità di potere di acquisto. Cos'è questa roba dei valori indice a parità di potere d'acquisto? In parole semplici: se un polacco guadagna la metà di un italiano, ma il costo della vita in Polonia è la metà che in Italia, allora l'italiano e il polacco hanno lo stesso potere di acquisto.

Confrontiamo allora i salari lordi e le produttività a parità di potere d'acquisto, e ripetiamo il calcolo. Otteniamo:


Ri=Si/Pi=100/100=1

Rp=Sp/Pp=62,4/66,7=0,935

E quindi Ri/Rp=1,069

Pertanto, a parità di valore d'acquisto, il costo del salario in Italia a parità di valore aggiunto è del 6,09% maggiore che in Polonia. Una bella differenza rispetto all'86% ottenuto ragionando sui valori nominali. 

Può una simile non grande differenza indurre un'azienda ad affrontare i costi di delocalizzazione? La risposta è sì, se l'obiettivo di una riduzione dei salari lordi italiani è a portata di mano, per la crescente disoccupazione e per la debolezza dei sindacati!

Ipotizziamo che, sotto la minaccia del ricatto, i sindacati italiani accettino una riduzione del salario lordo, a parità di potere di acquisto, del 30%. Così facendo i numeri indice cambierebbero e, fatto sempre 100 il valore del salario lordo a parità di potere di acquisto per l'Italia, per la Polonia esso varrebbe 89. Ripetendo i calcoli, si ottiene: Rp=89/66,7=1,33 e quindi:

Ri/Rp=1/1,33=0,75

L'Italia sarebbe del 25% più competitiva della Polonia, o se preferite la Polonia del 33% più cara dell'Italia per un'impresa!

Ma anche accettando questa logica, dunque contrattando una riduzione del salario lordo del 30% (perseguibile sia attraverso riduzioni nominali, sia attraverso licenziamenti, giacché per un'azienda quel che conta è il monte salari totale), chi ci assicura che i sindacati polacchi non siano disposti ad accettare, anche loro, riduzioni di salario e licenziamenti (leggi: aumenti dei carichi di lavoro) in risposta alla nostra "svalutazione interna"? Sì, certo, i polacchi partono da livelli retributivi più bassi, dunque dovrebbero "cedere" prima, in questa corsa al ribasso! Ma se così fosse, allora finiremmo con l'essere noi a perdere, in un'analoga corsa al ribasso, con i sistemi paese nei quali le retribuzioni partono da livelli più alti! 

La verità è che la globalizzazione, ovvero quel sistema di norme e trattati internazionali che l'hanno prodotta (giacché questo processo non può essere totalmente imputato alle ineluttabili conseguenze del progresso tecnologico, e anzi si potrebbe sostenere il contrario), finisce con il mettere i lavoratori in competizione gli uni con gli altri!

E l'euro? L'euro gioca la sua parte in questo meccanismo infernale. Infatti la flessibilità del cambio (oltre alla possibilità di non essere strozzati dai vincoli sul deficit imposti dall'UE) gioca un ruolo chiave nel determinare la competitività di prezzo tra paesi. Si chiama "svalutazione esterna", ed è un meccanismo che scarica i costi della perdita di competitività prevalentemente sul capitale nazionale, oltre a costituire un freno naturale all'indebitamento estero. E' del tutto evidente che, una volta sterilizzato il meccanismo della "svalutazione esterna" attraverso l'imposizione di una moneta unica, e con la completa libertà di movimento di capitali, merci, servizi e persone, al capitale basta stare alla finestra per decidere dove e quando localizzare le produzioni, mentre sono i lavoratori che devono scannarsi a vicenda, in una spietata corsa verso il basso di salari e diritti, per conquistarsi i "favori" del mercato.

l'euro e l'Unione Europea sono il mondo ideale per il capitale, anche quello cosiddetto nazionale, che può così disinteressarsi del problema di rimanere competitivo assumendosi la responsabilità di ben governare e preservare la produttività del sistema paese, dal momento che a questo ci pensano i lavoratori, accettando condizioni di vita e di lavoro sempre peggiori. 

Ma se tutto si gioca sui salari e sui diritti dei cittadini lavoratori, in un campo di gioco che somiglia sempre più ad un anfiteatro, nel quale in basso ci sono i lavoratori-gladiatori e in alto, sugli spalti, la grande nobiltà finanziaria, allora a cosa serve la politica? A nulla, è evidente. Anzi, essa è potenzialmente una fonte di pericolo, poiché potrebbero sorgere nuovi partiti che mettono in discussione il perfetto meccanismo schiavista, costruito in tanti anni con abilità e dedizione! Ma la soluzione al problema è a portata di mano: leggi elettorali maggioritarie, meglio bipolari, soglie di sbarramento da incubo, premi di maggioranza stratosferici e, dulcis in fundo, stravolgimento della Costituzione democratica.


Questa è la globalizzazione "compagni", di cui l'Unione Europea è la punta più avanzata. L'euro è solo una rotellina, importante ma non decisiva, di un più grande diabolico meccanismo che ci raccontano essere irreversibile. Ma di irreversibile ci saranno solo le teste che rotoleranno nei canestri, il giorno che la Petite Louise ricomincerà a fare il suo lavoro.

martedì 25 febbraio 2014

Il dovere di ogni uomo e di ogni donna è quello di combattere le "bestie".

Ho appena visto il video che vi propongo in questo post. Vi prego: guardatelo anche voi. Dopo averlo fatto seguitate a leggere.


Dalla descrizione del video: Nel documentario del 2005 "We Feed the World" l'allora amministratore delegato di Nestlé, la più grande azienda alimentare del mondo, Peter Brabeck, condivise alcuni dei suoi punti di vista e 'perle di saggezza' sul mondo e l'umanità. Brabeck ritiene che la natura non sia "buona", che non ci sia nulla di cui preoccuparsi riguardo ai cibi OGM, che i profitti importino più di ogni altra cosa, che la gente dovrebbe lavorare di più e che gli esseri umani non abbiano diritto all'acqua.

Quest'uomo è portatore di una visione del mondo "bestiale". Nel vero senso della parola: "bestiale", adatta per le "bestie". Ove con il termine "bestia" non intendo gli animali, ma ciò che esso significa per la chiesa cattolica: la rappresentazione simbolica del diavolo.

Quest'uomo è un liberista. E' anche un maggiordomo, ne ha addirittura l'aspetto. La sua visione del mondo è primitiva, come ben si addice a chi ha il compito di servire i suoi padroni e null'altro. Il suo eloquio è apodittico: "è così perché è così", nemmeno sfiorato dal sospetto che esista altro oltre il puro esercizio della forza dei forti contro i deboli.
E tuttavia, il soggetto è un maggiordomo, null'altro che un maggiordomo. Lo sono, in fondo, anche i suoi padroni, gli azionisti della sua società, la Nestlé, anch'essi schiavi di un'idea, che è la vera proprietaria delle loro menti e dei loro corpi: homo homini lupus.

E' contro questa idea che dobbiamo lottare. E' un dovere morale, è il vero scopo dell'esistenza di ogni essere umano. Dobbiamo farlo non adottando un punto di vista utopico, favolistico, un "vogliamoci bene perché siamo tutti figli di Dio", ma al contrario opponendo ad essa l'idea che è sua mortale nemica, che sempre ha trionfato quando è scesa in battaglia. E' l'idea che l'esistenza può avere un senso trascendente solo a patto di accogliere il senso del limite. Solo se accettiamo il limite, una soglia oltre la quale nulla è permesso, solo a questa condizione, l'uomo può sperare di essere altro che fango e merda.

E poiché ognuno di noi sa bene quanto poco valga la propria esistenza se privata di questa prospettiva, io sono certo che le "bestie" saranno ancora una volta sconfitte. Io sono certo che ognuno di noi preferisce morire piuttosto che perdere la propria umanità. Le "bestie" saranno sconfitte!

nota: sono un agnostico razionalista, ma sono pronto a tutto per combattere le "bestie". Che mi importa di morire? Faccio mia la scommessa di Pascal.

Stefano D'Andrea - Lavoro e Sovranità (PARMA 22 Febbraio 2014)

lunedì 24 febbraio 2014

Al piddinotto non far sapere quanto è buona l'inflazione con moneta sovrana


Anni  Inflazione al 7%   Inflazione allo 0,7%  Differenza
0  €      1.000.000,00  €        1.000.000,00  €              -  
1  €         930.000,00  €          993.000,00 -€   63.000,00
2  €         864.900,00  €          986.049,00 -€ 121.149,00
3  €         804.357,00  €          979.146,66 -€ 174.789,66
4  €         748.052,01  €          972.292,63 -€ 224.240,62
5  €         695.688,37  €          965.486,58 -€ 269.798,21
6  €         646.990,18  €          958.728,18 -€ 311.737,99
7  €         601.700,87  €          952.017,08 -€ 350.316,21
8  €         559.581,81  €          945.352,96 -€ 385.771,15
9  €         520.411,08  €          938.735,49 -€ 418.324,41
10  €         483.982,31  €          932.164,34 -€ 448.182,03

Oggi vi presento una tabellina. Supponiamo che ci sia un signore che possiede 1 milione di euro. Il pessimo Renzi ci dice che bisogna tassarlo di più per una ragione di equità. E magari il piddino che è in voi griderà "Si! Sii! Siii! Siiii!", godendo come un vitello tirato fuori dalla stalla per andare al macello. Ma lui non lo sa, ed è felice perché vede il sole e i verdi prati...

Che volete farci? Sono fatti così.

Come sapete l'inflazione in eurozona è precipitata all'1,2%, ma in Italia è addirittura dello 0,7%. Allora che si fa? Semplice, penZa il piddino: "siccome a causa della crisi c'è tanta disoccupazione si tassano quelli che hanno 1 mln di euro così con quei soldi ci si riduce il cuneo fiscale che in Italia è più alto che in Europa e la disoccupazione si riduce perché gli opeVai avranno più soldi in busta paga e correranno a comprare un sacco di cose e l'economia riparte e il PD è acclamato come il partito che ha salvato l'Italia e io che sono del PD ci faccio una bella figura anzitutto con la mia signora che da un po' mi guarda come se fossi uno scemo ma io non capisco perché ma soprattutto faccio stare zitti questi fastidiosi antieuristi antieuropeisti che mi tartassano tutti i giorni su Feisbuc..."

Ragazzi, questi pensano così, tutto d'un fiato, senza una virgola. Che poi è l'unico modo per dire tante cazzate a loro insaputa.

Torniamo alla tabellina. Ci sono tre colonne: le prime due riportano il valore reale del milioncino nelle due ipotesi di inflazione al 7% e allo 0,7%, la terza la differenza tra la seconda e la prima colonna. Cioè quanto il signore che possiede il milioncino perderebbe se l'inflazione fosse al 7% invece che allo 0,7%. Solo nel primo anno per questo signore sarebbero 63.000 euro! E invece il cuompagno Renzi che fa? porta la tassazione sui BOT dal 12,5% al 20%, e così il nostro amico è "costretto" a versare in tasse qualche centinaio di euro in più all'anno! Ah, questo maledetto Renzi comunista che vuole tassare i capitali! Che bolscevico!

Ma i piddini, tanto "de sinistra" signora mia, saranno spietati: daje a'r capitalista... (meno male che ce sta puro Ar fano che li tiene a bada, sinnò questi 'un se sa quelo che posseno fà...)

Ora, caro piddinotto che leggi queste righe, appizza bene le recchie (apri bene le orecchie). Secondo te, uno che ha un capitale di un milione con l'inflazione allo 0,7% e in piena crisi che fa? Investe o se li tiene al sicuro in attesa di tempi migliori? Ovviamente la seconda. Guarda la colonna dello 0,7% nella tabellina, piddinotto, e dimmi: tu rischieresti il tuo milioncino davanti a una perdita di appena settemila euro su un milione, quando vedi che la gggente non compra un fico secco? Io no, e penso neanche tu. Te ne stai buono buono in attesa di tempi migliori. Ma se tu non investi, cioè non spendi, qualcun altro non guadagna, quindi non paga tasse, non versa contributi all'INPS, magari lo Stato gli dà un piccolo sostegno per sopravvivere prelevando i soldi dalla pensione di tuo papà o bloccandogli gli scatti di carriera, oppure chiedendo qualche centinaio di euro di elemosina al signore con il milioncino.

E allora tu, che sei "piddino dentro", o magari così tanto "de sinistra" che vuoi fare il comunismo, magari tu, dicevo, proponi di tassare il milionario ancora di più! Già, e poi a quanto li deve vendere i BOT lo Stato per riuscire a piazzarli? Ma tu, che sei ferocemente "de sinistra", magari proponi di tassare direttamente il capitale, non solo la rendita! E giacché ci stiamo, per impedire a questi milionari ladroni di scappare con i soldi, gli vuoi anche bloccare i conti correnti... insomma dillo: ti piacerebbe l'esproprio proletario! Aspetta che ti do il numero di telefono di un amico mio... che non lo dice (mica è scemo) ma questo vorrebbe fare! Con la differenza che il mio amico è un bonaccione in buona fede, e magari i soldi li darebbe veramente ai poracci, mentre Renzino tuo c'ha 'n'occhietto furbo che non convince nemmeno te.

E allora che si fa? Guarda la colonna del 7%.

Tu che faresti se, tenendo fermi i tuoi soldi, solo il primo anno perdessi 70.000 (dicasi settantamila) euro? Secondo me, tanto per cominciare, non dormiresti bene. Poi ti metteresti in cerca, come un lupo, di un modo per far fruttare i tuoi soldini, almeno quanto basta per recuperare l'inflazione. Magari, se sei bravo, fortunato e hai voglia di lavorare, riesci pure a guadagnare più di quanto perdi con l'inflazione... e diventi un bravo imprenditore. Quindi paghi quelli che lavorano per te, che pagano le tasse, fanno i versamenti all'INPS...

Ma allora, perché la "sinistra" non fa di uno stabile buon livello di inflazione la sua bandiera? Perché non ne parla mai? Già, perché?

Intanto perché siamo in Europa, e in Europa l'inflazione non deve essere superiore al 2%. Ma tu, che mangi pane e nutella, mi dirai: "allora disobbediamo!". Bravo fesso: se "disobbedisci" e porti l'inflazione non dico al 7%, ma al 2,5%, succede che, siccome non hai sovranità monetaria, finisci in bancarotta. Non te l'ha detto la mamma che solo con una moneta sovrana, controllata dal proprio governo, una nazione può determinare il tasso di inflazione ottimale per i suoi interessi?

No, penso che la mamma non ti abbia detto niente, e forse è per questo che tua moglie ti guarda in quel modo...

Piddini... avete capito?

I love this boy...




In questo video (dal quale è stato estratta la sintesi che vi propongoDiego Fusaro affronta il concetto di tempo nella storiografia degli antichi greci mettendo in discussione un'idea che è diventata tanto comune quanto ingenuamente intesa, quella secondo cui questi avessero un'idea del tempo "ciclica", mentre nella modernità si sarebbe affermata una concezione opposta, che vede il fluire del tempo come un "progredire" guidato da un qualche principio di natura teleologica.

La tesi di Fusaro è che, in realtà, la concezione del tempo presso i greci implicasse un'aporia, ovvero che per essi il tempo fosse sia una ripetizione ciclica del passato, sia uno sviluppo di patterns sempre nuovi che sviluppavano, comunque, un motivo centrale determinato dalla natura dell'uomo.

Mi permetto di dedurre, dalla tesi di Diego Fusaro, che il susseguirsi degli avvenimenti storici, secondo i greci, potesse essere ben descritto dalla teoria dei frattali...

Lo so che molti di voi non sanno cosa siano i frattali...

...e certo, se passate il tempo in birreria (e magari siete pure "piddini"), cosa caxio ne potete sapere...?

Scusate... posso? Perché mai gli imbecilli, che hanno trascorso la loro vita recitando il rosario "corruzione-competitività-spesa pubblica-casta-...etc.." dovrebbero sapere cosa sono i frattali, ovvero le dinamiche complesse dei sistemi non lineari... ovvero Henry Poincaré? Da non confondere MAI con il suo parente cretino, Raymond Poincaré...

Gliele spiegate voi queste cose ai piddini?  Ove per "piddini" non si intendono solo gli iscritti al PD (nelle cui schiere i "diversamente pensanti" comunque abbondano), ma tutti coloro che non riescono proprio a capire che "più Europa" significa "più liberismo"?

Glielo spiegate voi a Benny? Io non ce la faccio veramente più.

domenica 23 febbraio 2014

Prima o poi Dio separa gli stupidi dai loro soldi (J.K. Galbraith).


Oppure, se preferite, "A fool and his money are soon parted" ("Lo stupido e i suoi soldi si separano presto" -Bernard Madoff ).

J.K.Galbraith era un macroeconomista, Madoff un bankster. Gli stupidi, oggi, sono i piddini. Non vogliono capire, e mi domando se mai capiranno.

Io divido gli intellettuali in tre categorie:
  1. I grandi intellettuali. Sono quelli che capiscono le cose prima che accadano. Non faccio parte di questa schiera.
  2. Gli intellettuali un tanto al chilo. Sono quelli che, almeno quando le cose succedono, capiscono. Io mi iscrivo in questa categoria.
  3. Gli intellettuali del terzo tipo. Sono quelli che proprio non capiscono. E sono, per l'appunto, i piddini.

venerdì 21 febbraio 2014

Extra Ecclesiam (ripanam?) nulla salus...


Il buon Benny, il nostro "piddino preferito", ci ha triturato gli attributi per più di un anno con il suo Ciwati. L'altro giorno lo incontro da GiGGino, e appena entro mi fa "ecco l'esperto di euro!". Io, che andavo di fretta, gli rispondo "qua ci vorrebbe un esperto di Ukraina, altro che euro". Poi, mentre aspettavo che GiGGino si liberasse, gli faccio "ho letto che Civati non darà la fiducia a Renzi, e che per coerenza non esclude di uscire dal PD. E' la volta buona per vederti fuori da quel partito?". L'amico Benny ha sorriso sornione, poi ha cincischiato qualcosa tipo "eh... beh... vedremo...". E io "ma come, neppure adesso?". Lui "extra ecclesiam nulla salus...!".

Tornato a casa l'ho chiamato e gli ho chiesto se mi autorizzava a citarlo, al ché lui mi scrive "ma sì... cita... cita...". Lo abbiamo fatto contento. 

Cosa non facciamo per il nostro "piddino preferito", l'amico Benny... anzi... il compagno Benny! Enjoy.

Filo Rosso - Ernesto Screpanti: Il socialismo che vogliamo - lez. 5

Nota: pubblico, con più che colpevole ritardo, il video della quarta lezione che Ernesto Screpanti ha tenuto ad agosto 2013 in occasione della settimana di studi "Filo Rosso". Seguirà, a breve (giuro!), il dibattito.
Links correlati:

giovedì 20 febbraio 2014

La "merendina"


Links correlati:


Alcuni giovani amici feisbucchiani, dispiaciuti per non essere stati invitati alla cena dei bacucchi (Il Mak P100 delle elezioni europee), ci hanno chiesto di combinare un incontro con loro. Una "merendina" per i più piccini (beati loro), che contiamo di organizzare tra un paio di settimane. Se ne parla anche nel video in questo post.

Nel frattempo, giovani amici, studiate. Altrimenti il giorno della "merendina", che verrà ripresa in video e pubblicata su Internet,  rischiate di essere così affamati di verità da finire con l'ingozzarvi e vomitare sulle tovaglie dell'amico GiGGino...

Stay tuned.

mercoledì 19 febbraio 2014

Eh lo so, sono cose folli.


"Eh lo so, sono cose folli", commenta il finto Vendola alla sparata di Fabrizio Barca sulla patrimoniale da 400 miliardi (che lui farebbe). Un pezzo della registrazione che, nella versione divulgata da alcuni media main-stream, è stata pudicamente tagliata. La registrazione completa è disponibile qui.

Me ne sono accorto perché, parlando della vicenda con alcuni amici, ho scoperto che nessuno di loro aveva sentito le parole di Barca sulla patrimoniale, sebbene avessero ascoltato sui siti online la telefonata registrata.

Una cosetta da niente, probabilmente più grave della "voce dal sen fuggita" all'ingenuo(?) piddino Fabrizio Barca...

Ma dimentichiamo questa ennesima e squallida dimostrazione del grado di distorsione della realtà posto in atto da coloro che dovrebbero informare i cittadini, e solo dopo aver fatto questo con coscienza e imparzialità proporre opinioni e letture dei fatti. Dimentichiamola perché non serve a nulla che l'agnello protesti con il lupo: l'acqua scorre al contrario, quando serve. Parliamo invece della proposta di una patrimoniale da 400 miliardi.

Le cose da dire sono sostanzialmente due:
  1. dal punto di vista economico è, comunque la si metta, una proposta folle e demenziale
  2. anche se così non fosse, una domanda sorge legittima: mettereste voi 400 mld nella mani di questa classe dirigente e dei suoi maggiordomi politici?
Fabrizio Barca non è uno de passaggio. La sua proposta riprende quella lanciata da Profumo (sì, quello del Monte dei Paschi) qualche anno fa, prima della "cura Monti". Ne ha parlato anche Paolo Savona in un articolo pubblicato su Milano Finanza del 28 dicembre 2013 (Letta era ancora primo  ministro), nel quale affermava, tra l'altro: "Se poi i quarantenni mettono mano, sorretti dai fautori della crisi attuale, a una maggiore patrimoniale rispetto a quella che è già stata decisa, allora l'uscita dall'euro verrà causata da chi prenderà questa decisione. Einaudi non esiterebbe a chiamarli scriteriati". La frase in grassetto è una confessione: la patrimoniale è già stata decisa, si discute solo sulla sua entità.

Probabilmente si opterà per una via di mezzo, diciamo 150/200 miliardi, da riscuotere con un mix di provvedimenti, in parte una tantum e in parte spalmati negli anni a venire. Non è neanche difficile immaginare dove "metteranno le mani". Provo a indovinare, e segnalo queste previsioni al mio piddino preferito, l'amico Benny: 
  1. intervento sulle pensioni: tutti passano al contributivo
  2. intervento sulla sanità
  3. intervento sulla scuola: 24 ore settimanali per tutti... per cominciare
  4. ulteriore taglio dei trasferimenti agli enti locali e inasprimento delle aliquote locali
  5. aumento delle rendite catastali (diciamo un raddoppio)
  6. prelievo straordinario sui conti correnti (la tassa per uscire dall'euro)
  7. consolidamento dei titoli di Stato in mano a famiglie, imprese e banche, con successivo "salvataggio" di queste ultime a spese degli obbligazionisti.
  8. privatizzazioni a gò gò
Ora, chi farà questo "sporco lavoro"? Ma è logico: quel fesso di Renzi! Il quale, poi, sarà in qualche modo ricompensato. Mentre i "piddini buoni", come l'amico Benny, potranno sempre dire che "loro erano all'opposizione"! 

Andrà male, molto male invece, per i piccoli fessi dei piani bassi, quei trentenni/quarantenni che si sono imbarcati con l'armata renziana, sognando di salvare l'Italia con le loro giovanili energie. Porelli.

Torniamo alla ratio economica di una scelta del genere. Chi mastica un minimo di fondamentali (certo non i "porelli") sa bene che il vero obiettivo di una patrimoniale non è quello di ridurre il debito pubblico, bensì il costo del lavoro. L'effetto di un simile prelievo di ricchezza non potrà che essere quello di ridurre ulteriormente la già asfitica domanda interna, con successivo aumento della disoccupazione (soprattutto giovanile) e ulteriore compressione dei salari. Cari giovani, preparatevi a lavorare per 400/600 euro al mese! Una cosa, questa, che Piddu ha vissuto sulla sua pelle...


Certo, una patrimoniale da 150/200 miliardi, che avrebbe un senso (classista) se si uscisse contestualmente dall'euro, sarebbe una follia se invece si rimanesse nella gabbia. Nel primo caso, infatti, il fine dell'operazione sarebbe (solo) quello di scaricare integralmente sui lavoratori e sui risparmiatori i costi dell'uscita, approfittando vieppiù dell'occasione per portare un po' di fieno in cascina (le privatizzazioni a gò gò). Se, al contrario, questi folli decidessero di restare nell'euro, magari pensando di recuperare competitività con la Germania con una drastica ulteriore compressione salariale, allora...

In ogni caso, per i "porelli" non c'è futuro: tra pochi mesi, se sarà Renzi a fare lo sporco lavoro, per loro la politica sarà un affare chiuso. Capito Fil....?

“Costituzione, mercato e moneta” - Stefano D'Andrea (Rieti 15-02-2014)

martedì 18 febbraio 2014

Salvini: "ho regalato una copia del libro di Napoleone IV°, 'Il tramonto dell'euro'..."


Bagnai è "legista" o la Lega Nord è "bagnaiana"? Se chiedete al prof, lui vi dirà che è andato a parlare con tutti, perfino con i monarchici e i marxisti dell'Illinois (con questi ultimi ci ha parlato quando ancora non lo "cagava" nessuno, salvo poi deriderli). Comunque, il gesto di Salvini di mostrare il libro di Bagnai (al minuto 0'55'') nella conferenza stampa successiva all'incontro con Matteo Renzi è importante. Se c'è un testo che possa spiegare, con chiarezza, la meccanica della crisi, ebbene questo è il saggio di Alberto Bagnai. Questo è un dato che non si discute, e che nessuno di coloro che sono avversari dell'euro e/o dell'Unione Europea oggi mette in discussione. Nemmeno quelli che, con il prof, sono entrati in rotta di collisione dopo un'iniziale "luna di miele". Tra questi c'è anche il sottoscritto (ma sono in numerosa compagnia), sfanculato dal prof per aver sostenuto la tesi che occorresse organizzare una mobilitazione politica dal basso senza puntare sui partiti esistenti, M5S compreso.

Bagnai è andato a parlare con tutti, e questo non si può negare. E' andato dai piddini, dai berluskini, dai monarchici, dai rifondaroli, dai barnarditi (che non sono una setta religiosa, bensì i seguaci dalla ME-MMT)... soprattutto, ha parlato ai cittadini comuni in numerosissimi incontri, in un tour de force durato oltre un anno. Una fatica bestiale.

Insomma, non si può negare che Bagnai ce l'abbia messa veramente tutta per diffondere quella che lui considera una lettura razionale e scientifica delle cause della crisi. Il problema, non tanto per lui quanto per tutti noi, è che purtroppo la politica è tutto meno che il regno della razionalità. Una cosa che il buon prof proprio non riesce a capire. Sarà per questo che qualcuno, tanto tempo fa, gli disse (parole sue) "beato te che non capisci un cazzo"?

Dobbiamo sempre ricordare quello che ci hanno detto da ragazzini, sono cose che possono contenere un nucleo di verità. A me, per esempio, non è mai stato detto, dai vecchi del paese, "beato te che non capisci un cazzo". In compenso, mi è stato detto "sei un pollastro". Un giudizio più volte confermato dalle vicende della vita. Sono un pollastro perché, pur dotato di un qualche talento nel valutare le cose che accadono, non sono altrettanto capace di valutare le persone, per cui finisce sempre che, dopo essermi fatto il mazzo, non raccolgo praticamente nulla di tutto ciò per cui ho lavorato. Poco male, la cosa, in fin dei conti, riguarda solo ed esclusivamente me.

Più problematica è la situazione per coloro, come Bagnai, che pur avendo qualche (anzi molto) talento nel valutare le cose che accadono, alla fine "non capiscono un cazzo". Possono far danno non tanto a sé stessi, quanto a quelli che, non riuscendo a cogliere lo iato tra "il saper valutare" e "il capire", li scelgono come punti di riferimento. Credo che Bagnai, che è uomo di grande intelligenza e cultura, oltre che dotato di senso dell'ironia, sia consapevole del rischio di vestire i panni di un Napoleone IV°..., essere cioè l'interprete del ruolo di grande tattico (quello che sa come posizionare le truppe e i cannoni per vincere le battaglie) e di pessimo stratega (quello che non capisce, ma proprio non riesce a capire, quali siano i reali interessi in gioco e le relative forze).

Io me l'immagino un vecchio pescatore di Ajaccio che dice al giovane futuro Napoleone I° "beato te che non capisci un cazzo"...

Già, perché Napoleone I° voleva costruire, sul campo di battaglia, una dinastia che fosse riconosciuta dai regnati europei... nel tempo in cui si affermavano gli Stati nazionali...

Scusate se è poco.

Napoleone IV°, degno emulo del trisavolo, sogna di fondare una dinastia (accademica) che sia riconosciuta dai "regnanti europei"... nel tempo in cui si affermano gli Stati nazionali...

Oops...

Stefano D'Andrea (ARS) a Rieti - 15-02-2014

Lez 04 - La struttura del sistema elettrico per l'energia e sua genesi (II parte) - prof. Luigi Paris

Uninettuno - Corso di SISTEMI ELETTRICI PER L' ENERGIA 1

AAA Piddini cercasi, anche usati, logorati... scopo collezionismo

Che fine hanno fatto i piddini? Avete notato che stanno scomparendo perfino dai socialnetworks? Al fine di preservare la memoria di questo popolo, ormai in via di estinzione, propongo l'istituzione di un museo nazionale dell'homo piddinus, la cui sede potrebbe essere la città di Frosinone, un tempo ricchissima di esemplari della specie. La sede più adatta potrebbe essere il multipiano di via Mazzette oops... Mazzini, dotato di ascensore interno per il trasporto degli esemplari più voluminosi e del tapis roulant più inclinato d'Europa, una vera meraviglia dell'ingegneria cittadina.

Propugno, altresì, la creazione di un'audio-videoteca online, affinché non vada disperso l'enorme patrimonio letterario che questo popolo è stato capace di accumulare nel breve periodo della sua storia, dalla fase protostorica (i primi insediamenti accertati risalgono al 1981) passando per lo zenith di questa civilizzazione, che gli storici collocano nell'età prodiana, fino alla fine improvvisa, causata, pare, dall'invasione di un popolo dai costumi barbari, sorto improvvisamente dal nulla sulle rive dell'Arno.

Numerose sono state le realizzazioni del popolo piddino: dall'architettura, di cui rimangono imponenti resti, tra i moltissimi di particolare pregio quelli situati nella pianura padana e nella zona del Lingotto in Piemonte, alla letteratura, soprattutto teatrale. Poco sappiamo, invece, delle loro credenze e, soprattutto, dei loro riti, che restano avvolti nel mistero. Sulla base di alcune incisioni rupestri, scampate alla furia della rivoluzione sovranista, sembra che gli esponenti della nobiltà si riunissero, più volte all'anno, per dirimere i loro contrasti interni, per poi sottoporre all'assemblea di tutto il popolo piddino le decisioni assunte. Queste venivano sempre ratificate in modo plebiscitario, dietro versamento di un'offerta votiva (da qui il dubbio di molti studiosi se si possa parlare di votazioni o di voti offerti alle divinità), a dimostrazione del forte legame che univa le classi dominanti al popolo minuto.

Questo invito al recupero della memoria del popolo piddino è rivolto anche ai maggiori studiosi dell'antichità nella città di Frosinone, in particolare il prof. Maurizio Federico e il dott. Massimiliano Mancini, affinché, pur senza trascurare i loro preesistenti interessi (rispettivamente la storia cittadina dall'unità all'avvento della prima repubblica e l'archeologia volsca), dedichino una parte dei loro sforzi a quest'opera meritoria.

Marziani e fascisti - la storia infinita

Ho chiesto all'amico Claudio di fare uno dei nostri video a commento di quanto dichiarato da Diego Fusaro a Rieti il 15 febbraio scorso, in occasione di un convegno organizzato dall'ARS, sulle polemiche suscitate dalla sua annunciata, e poi rientrata, intenzione di accettare un invito da parte di Casa Pound. Enjoy.

lunedì 17 febbraio 2014

L. B. Caracciolo presenta il suo saggio a Rieti

Luciano Barra Caracciolo, Diego Fusaro e Stefano D’Andrea hanno partecipato il 15 febbraio 2014 a un incontro a Rieti sul tema “Costituzione, mercato e moneta”. Nell'occasione L.B. Caracciolo ha presentato il suo saggio "Europa e (o?) democrazia costituzionale". Ecco il video del suo intervento.

domenica 16 febbraio 2014

Gli tsipariti e gli "opposti ciurlanti nel manico" di Casa Pound e Contropiano.org (ovvero: perché ecodellarete diventa eGodellarete)


Links correlati:
Il sito ecodellarete.net iniziò le sue pubblicazioni nell'ormai lontano 2007. Questa è l'edizione zero (7 dicembre 2007). A sua volta ecodellarete.net raccoglieva l'esperienza del sito calimerotv.net. Questa è l'edizione zero (31 agosto 2007). A sua volta calimerotv.net raccoglieva l'esperienza del giornale cartaceo cittadino Doubleface, nato nel marzo 2005.

Un lavoro immenso, portato avanti con l'amico di gioventù Claudio Martino, completamente a nostre spese (dal punto di vista economico soprattutto grazie alla generosità di Claudio Martino). Sono passati nove anni, durante i quali è successo di tutto. Oltre che invecchiare, io e l'amico Claudio siamo diventati via via più radicali e, per quanto mi riguarda, sempre più pessimista. Se un bilancio può essere redatto, esso è sintetizzato nella seguente affermazione: nemo propheta in patria. Siamo molto più conosciuti in tutta Italia che in Ciociaria.

Ora, poiché Doubleface prima, CalimeroTv.net poi, infine ecodellarete.net, erano stati pensati con il principale obiettivo di scuotere la nostra città e la nostra terra (la Ciociaria) dal torpore nel quale sopravvivono a stento, e preso atto della totale inutilità degli sforzi fin qui profusi, qualche giorno fa ho deciso che questo indirizzo deve essere abbandonato. Mi perdonerà l'amico Claudio, il quale è molto più "buono" di me ed è stato sorpreso da questa decisione (sono IO il webmaster), ma se lui è più "buono", IO sono più sensibile. Soprattutto, il mio grosso naso è più adatto del suo per sentire la puzza di cadavere che aleggia su questa terra. Continuare a spendere energie nel tentativo di rianimare un corpo sociale, culturale e politico in avanzato stato di putrefazione, è un'operazione insensata.

La vicenda che ha fatto traboccare il vaso è stata la "PRESENTAZIONE DEL SAGGIO DI LUCIANO BARRA CARACCIOLO 'EURO E (O?) DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE'". Passi che sia stata ignorata dai media locali, ma c'è dell'altro.

Parlo a titolo personale, perché l'amico Claudio è "buono" e non vuole litigare con nessuno. IO, invece, e ne sbatto i cabasisi.

Sorvoliamo sul fatto che, a partire dal 2005, in piena euforia espansiva grazie ai flussi di capitali dal centro alla periferia (ciclo di Frenkel), anche a Frosinone TUTTI VOLEVANO COSTRUIRE. Sorvoliamo sul fatto (chi è di Frosinone sa...) che ci abbiamo azzeccato su: project-financing alla Marzi-Giaccari, aeroporto, Monti Lepini, ascensore inclinato, discarica via Le Lame, polveri sottili, speculazioni edilizie inquietanti, video-sorveglianza, nuova numerazione civica... et-cetera et-cetera, sorvoliamo su tutto.

E sorvoliamo anche sul fatto che, in questa città, siamo stati i primi (e gli unici) a dire che la crisi che stiamo vivendo non era congiunturale ma di sistema. Sorvoliamo anche sul fatto che, dopo aver dato credito, inizialmente e ingenuamente, al M5S, siamo stati i primi, in questa città, a denunciarne i limiti, e a indicare la necessità di andare oltre quel (forse) generoso tentativo... (il giudizio, nella migliore delle ipotesi, è sospeso). Mettiamo da parte il fatto che abbiamo subito capito la natura antipopolare e golpista dell'avvento di Mario Monti dopo la defenestrazione di Berlusconi, quando in tanti, in questa terra di decerebrati,  si illudevano che l'uomo in loden avrebbe sobriamente messo a posto le cose....

Sorvoliamo su tutto...

Ma c'è una cosa sulla quale NON POSSO SORVOLARE!

Il "Comitato provinciale in difesa della Costituzione", che ha organizzato la presentazione del libro di Luciano Barra Caracciolo, mi ha fatto arrabbiare. Voi direte: "e allora? Riporta elementi puntuali e inoppugnabili, non tue 'sensazioni'!". Giusto. E dunque che sia chiaro che quanto vengo a dire non è provato, e si tratta solo ed esclusivamente di sensazioni. Chiamatele, se volete, emozioni.... del mio grosso naso.

Il quadro è il seguente: abbiamo un gruppo di persone che, da decenni, agiscono a livello locale come politici "de sinistra", dal PRC al PdCI a SEL, i quali, qualche mese fa, hanno maturato la convinzione, più che condivisibile, che la nostra Costituzione sia oggetto di un attacco reazionario e ultraliberista, e per tale ragione si mobilitano in sua difesa. Noi, e per "noi" intendo l'Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS) di Frosinone, cioè un minuscolo cenacolo politico che è l'ultimo "approdo" degli autori di DoubleFace-CalimeroTv.net.Ecodellarete.net, ai quali si sono aggiunti alcuni (pochi) nuovi soci locali, decidiamo di raccogliere la sfida, e li contattiamo. Proponiamo loro di far venire a Frosinone Luciano Barra Caracciolo, per presentare il suo libro. Ora, è ben noto che il testo di Barra Caracciolo non lascia spazio alcuno al ciurlare nel manico... ma proprio nessuno: o si è per la difesa della Costituzione, o si è per il suo affossamento. Qualcuno penserà: "gli avete teso una trappola!". Ma nemmeno per idea! Sono intervenuto personalmente, in occasione di uno dei loro incontri, chiarendo oltre ogni possibile dubbio un dato incontrovertibile: la tesi sostenuta da Barra Caracciolo, nel suo libro, è che i trattati europei sono incompatibili con la nostra Costituzione! Cioè, sono incostituzionali! Ciò nonostante, e temerariamente, los amigos del comitato hanno ugualmente accettato di organizzare l'incontro, chiedendo però che l'ARS NON COMPARISSE TRA GLI ORGANIZZATORI. Perché? Semplice, perché noi dell'ARS siamo non solo contro l'euro, ma addirittura (A D D I R I T T U R A) contro l'Unione Europea! Siamo, cioè,  R I V O L U Z I O N A R I.

Ecchescherziamo? E questi, los amigos del "Comitato provinciale in difesa della Costituzione", mica si possono sbilanciare! E bisogna vedere da che parte tira il vento. C'è Tsipras, c'è Ciwati, sse po' ffa' 'a lista de sinistra, ce se po' candidà, magari non alle europee ma alle amministrative de Ceccano! E questi deveno avé quarche certezza... che poi, magare, noi sovranisti semo puro de destra (avviso: nun ce provate! aripeto: nun ce provate!). Risultato? Il risultato è stato il solito metodo di questi "farisei de sinistra": subire la "sfida", ma ignorare l'evento. La tecnica è stata l'assoluta "dimenticanza": niente, nada de nada. Come si gnente fosse successo. Li hai sentiti? Hanno scritto qualcosa? L'importante è che passi la nuttata... tanto adesso arriba TSIBRAS!!!

Ah, gli tsipariti! La nuova foglietta di fico per coprire le vergogne di una sinistra parolaia quanto collusa con la destra berluskina a livello locale, provinciale, regionale e nazionale! E per questo, cioè per difendere le proprie posizioni da manuale Cencelli, questa sinistra è disposta a chiudere gli occhi davanti alla realtà! Ah, questi tsipariti, nei quali ancora troppi, ingenuamente, cercano sostegno per salvare le classi lavoratrici dalla deflazione implicita nell'euro e nell'Unione Europea! Eccoli qua, gli tsipariti ciociari! Con alcune lodevoli eccezioni... non faccio nomi, se non per accennare a quelli da salvare che (forse) stanno aprendo gli occhi (Oreste, Dionisio... nomi mitologici), perché voglio, generosamente, lasciare anche a tutti gli altri il tempo di "cangiar vita".

Capito, adesso, perché ecodellarete sospende? Dove stavano, gli tsipariti ciociari di oggi, quando ci battevamo contro i project-financing, contro l'aeroporto, contro la speculazione edilizia da ciclo di Frenkel, dove stavano? Ciulavano nel manico così come, oggi, ciulano nel manico! Sempre in ritardo, sempre attenti alle "loro" compatibilità, fatte in realtà di briciole, perché è di questo che si accontentano!

Ecco perché sottoscrivo, con totale convinzione, le parole di Diego Fusaro, che così si è espresso a proposito di Tsipras... come pure di altri degni figuranti di questa italica commedia dell'arte di prendere per il culo il popolo: gli "opposti ciurlanti nel manico" di Casa Pound e contropiano.org...