mercoledì 31 luglio 2019

Chi ha voluto il pareggio di bilancio in Costituzione?

Wikipedia: «La legge costituzionale 1/2012 ("Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale") è una legge di modifica della Costituzione italiana approvata dal Parlamento italiano nel 2012. Essa ha modificato gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, inserendo nella Carta il principio del pareggio di bilancio. La legge costituzionale è entrata in vigore l'8 maggio 2012, ma le sue disposizioni hanno avuto effetto a partire dall'anno 2014

Subito dopo il pareggio di bilancio in Costituzione fu approvato il Fiscal-Compact.

Wikipedia: «Il Patto di bilancio europeo, formalmente Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria (conosciuto anche con l'anglicismo fiscal compact, letteralmente "patto di bilancio"), è un accordo approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 28 stati membri dell'Unione europea; (per la precisione, non è stato sottoscritto da Regno Unito, Croazia e Repubblica Ceca). Entrato in vigore il 1º gennaio 2013, il patto contiene una serie di regole, chiamate "regole d'oro", che sono vincolanti nell'UE per il principio dell'equilibrio di bilancio.»

Attenzione alle date: il pareggio di bilancio fu approvato dalla Camera il 6 marzo 2012 e dal Senato il 17 aprile 2012; il Fiscal Compact dalla Camera il 19 luglio 2012 e dal Senato il 23 luglio 2012. Quindi venne prima approvato il Pareggio di bilancio, dopo il Fiscal Compact. Una prima circostanza da rimarcare è che, appena tre giorni dopo l'approvazione in Senato del Fiscal Compact, Mario Draghi rese la sua celebre dichiarazione:

«Within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough.»

Una seconda circostanza da rimarcare è che nessuno ha mai chiesto all'Italia di inserire il pareggio di bilancio in Costituzione, e dunque che questa fu una nostra autonoma iniziativa votata a larghissima maggioranza sia dalla Camera che dal Senato.

La prima domanda che dobbiamo porci è: l'Italia sarebbe rimasta nell'euro approvando solo il Fiscal Compact ma non il pareggio di bilancio in Costituzione? In altre parole, il pareggio di bilancio ci è stato imposto per non essere cacciati dall'euro oppure (congettura eretica) la nostra Burghesia Compradora y Vendedora nazionale (BCVn) ha solo colto la palla al balzo per inserire all'unanimità questa norma in Costituzione?

Talmente all'unanimità che il provvedimento fu votato alla Camera anche dalla Lega-Nord Padania:



la quale poi in Senato si astenne:


Tuttavia la legge 243/2012 ("Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione"), che attuava le disposizioni del nuovo articolo 81 della Costituzione fu presentata il 27 novembre 2012 dall'onorevole Giancarlo Giorgetti (Lega Nord).

Non sono riuscito a trovare l'esito della votazione alla Camera (chi può mi aiuti) ma al Senato fu questo:


Presumo tuttavia che alla Camera le cose siano andate allo stesso modo.

Inutile cercare il voto di Matteo Salvini, all'epoca europarlamentare e senatore solo dal 4 marzo 2018.

Torniamo a noi e alla domanda cruciale: chi ha voluto inserire il pareggio di bilancio in Costituzione?

La risposta è TUTTI, compresa quella che, all'epoca, si chiamava Lega Nord Padania. La quale, in seguito al ciclone Salvini, è poi diventata semplicemente Lega, per assumere posizioni no-euro per tutta la lunga campagna elettorale dal 2013 al 2018, salvo fare clamorosamente marcia indietro non appena si è insediato il governo gialloverde.

Wikipedia: «Il 23 novembre 2013, in occasione del No Euro Day (la giornata contro l'euro organizzata dalla Lega Nord) Salvini ha ospitato un convegno all'Hotel dei Cavalieri di Milano per discutere sull'uscita dell'Italia dall'euro con gli economisti Claudio Borghi, Antonio Maria Rinaldi e Alberto Bagnai.In quell'occasione, Salvini ha affermato che:
"L'euro è un crimine contro l'umanità. Prima salta l'euro, prima posso riprendere la battaglia per l'indipendenza (...) [l'euro] ha fatto strage peggio dei panzer nazisti.

Wikipedia: «In un articolo su La Padania, scritto poco dopo la sua elezione a segretario, Salvini ha delineato la sua visione del futuro del partito, il quale dovrà collocarsi in un'alleanza con la estrema destra europea, in nome dell'euroscetticismo. Nel testo si legge: "A livello internazionale la priorità è sgretolare questo euro e rifondare questa Europa. Sì, quindi, alle alleanze anche con gli unici che non sono europirla: i francesi della Le Pen, gli olandesi di Wilders, gli austriaci di Mölzer, i finlandesi… insomma, con quelli dell'Europa delle patrie.

In tutto quel periodo assistemmo a un progressivo, ma potremmo dire rapido, avvicinamento alla Lega di Salvini di alcuni personaggi che si erano distinti nella battaglia contro l'euro, tra i quali Alberto Bagnai (oggi senatore della Lega) e Antonio Maria Rinaldi (oggi euro-parlamentare della Lega). Per rinfrescarvi la memoria vi segnalo un commento di Alberto Bagnai in merito alle sue posizioni no-euro dell'epoca (15 marzo 2012):

«Ricordati che io gratis posso solo parlare male dell'euro (e pertinenze varie, fra cui il fiscal compact). Per parlarne bene desidero essere pagato (e molto), sia perché è molto più difficile, sia perché in quel caso, difendendo gli interessi di chi ha, troverei giusto essere ricompensato (cosa che non posso chiedere a chi non ha)!
Comunque, il mio era un "call for proposals"... Non ci son più i troll di una volta!»

Ovviamente scherzava. Non qui però:

«Ai colleghi che tanto si sdilinquiscono sulle conseguenze inflazionistiche di un'uscita, che deprimerebbero i salari reali dei poveri proletari, dedico queste affettuose e pacate parole: siete veramente degli opportunisti, cioè volete la poltroncina nell'incerto regno del "dopo", o siete solo degli sprovveduti, cioè non avete capito di che cazzo stiamo parlando? Lo capite sì o no che l'euro è stato un furto di democrazia che ha condotto dove voleva condurre, cioè all'instaurazione di un regime oligarchico, paternalistico e classista che sta sbriciolando le classi subalterne? Lo capite che il vero costo è questo, quello politico, e che se non ci sbrighiamo a uscire immediatamente, a prescindere da qualsiasi considerazione di tipo economico, ci mettiamo su un percorso politico dal quale poi si dovrà uscire con un processo estremamente cruento (ma uscire si dovrà, perché le corde tirate troppo si spezzano). Altro che fuori dall'euro c'è la guerra, come dicono i coglioni, riecheggiando sinistramente le parole della Merkel

Uno che invece faceva sul serio, mosso dalle sue origini di classe e quindi desideroso di riscattare il proletariato oppresso dall'euro, era Antonio Maria Rinaldi.

E' un dato di fatto che, al crescere delle polemiche sull'euro da parte della Lega (e specularmente anche del M5S, di cui parleremo in altra ghiotta occasione) un gran numero di personaggi e di piccoli gruppi che avevano sposato quelle posizioni si siano avvicinati politicamente ad entrambi i partiti, i quali in tal modo guadagnarono consensi. Sebbene, è giusto ricordarlo, i rispettivi cavalli di battaglia, cioè quelli che hanno garantito più consensi, siano stati per la Lega l'immigrazione e per il M5S l'onestàh.

Tuttavia, aldilà dei comportamenti a dir poco folkloristici di alcuni o coerenti di pochi altri, quello che a noi interessa è rispondere alla domanda che dà il titolo a questo post: chi ha voluto il pareggio di bilancio in Costituzione?

Come abbiamo visto, sono state tutte le forze politiche al tempo rappresentate. Compresa la Lega che è stata anti euro solo nel periodo in cui è stata all'opposizione (ma dopo aver votato a favore) tra il 2013 e il 4 marzo 2018, per poi cambiare repentinamente approccio. E poiché nessuna delle forze politiche che hanno approvato il pareggio di bilancio può essere definita come movimento dal basso, essendo tutte chiaramente sistemiche, la domanda successiva, già posta e che si ribadisce, è:

Fummo costretti a votare il pareggio di bilancio in Costituzione, oppure si colse la palla al balzo per farlo?

La verifica è venuta dopo il clamoroso successo delle forze cosiddette populiste il 4 marzo 2018, perché oggi le condizioni per sanare il più grave colpo inferto alla nostra Costituzione ci sono, eccome, visto che tutti i parametri economici del nostro paese sono nettamente in sicurezza, anche per i gravissimi sacrifici imposti al mondo del lavoro, ma non risulta agli atti nessuna iniziativa in tal senso, e nemmeno alcuna presa di posizione degli ex eroi no-euro (quelli che io chiamo gli En€rchi, per analogia con gli Enarchi francesi dell'Ecole National d'Administration). Siamo in surplus di bilancia commerciale (secondi in UE solo alla Germania) abbiamo pareggiato la nostra posizione netta sull'estero, il nostro debito pubblico è alto ma è cresciuto meno, in percentuale, rispetto a tutti gli altri Stati europei, abbiamo un debito privato inferiore alla media, siamo in surplus primario da quasi 25 anni - record mondiale come fossimo il Real Madrid, e dunque perché nessuno si ricorda di porre rimedio a quello scempio? Non sto dicendo di uscire dal Fiscal Compact (dal quale pure si dovrebbe recedere) ma perché dobbiamo essere gli unici che si sono legati le mani senza, per altro, che nessuno ce lo abbia mai chiesto?

La risposta, per me e per la congettura eretica (a proposito: ricordo a un commentatore che una congettura, oltre che vera o falsa, può anche essere indecidibile) è che il pareggio di bilancio in Costituzione lo ha voluto, fortissimamente voluto, la BCVn, realizzando così un vero e proprio colpo di stato morbido per riconquistare il pieno e assoluto controllo dei fattori di produzione nazionali (capitali, merci, servizi e lavoratori), come ci ricorda Paolo Becchi, uno dei pochi che ha mantenuto una linea di condotta coerente, in questa intervista del 2012:



Per oggi è tutto, anche perché ho degli ospiti. Chiudo con due video di Ascanio Celestini, che ho avuto il piacere di incontrare qui a Castro dei Volsci e al quale ho stretto calorosamente la mano per aver intuito molto prima di noi, da artista qual è, il grande imbroglio nel quale siamo finiti.




Per quelli che il capitalismo non è proprietà dei mezzi di produzione, ma finanza cioè click del mouse

Sulla (falsa) dicotomia "capitalismo produttivo - capitalismo finanziario" ripropongo questo lucido intervento di Alberto Lombardo al convegno "Fuori dall'euro fuori dal debito" del 22/23 ottobre 2011 (vedi anche qui).

domenica 28 luglio 2019

La congettura eretica e le obiezioni di L'Étranger

L'Étranger, che è un mio contatto twitter (ci seguiamo reciprocamente) ha recentemente espresso delle critiche alla mia "congettura eretica", alle quali rispondo con un certo ritardo causa impegni.


Potete seguire la discussione su twitter, ma per comodità riporto qui le osservazioni di L'Étranger.

«Nei paesi dove si fa transizione da forte presenza dello Stato nell'economia o impostazione mista, la classe compradora locale ha bisogno di appoggi esterni che facciano da "vincolo esterno" e di agganci (finanziamenti dalle banche d'affari anglosassoni per acquisire pezzi della svendita dell'industria pubblica o dei monopoli pubblici, v. Benetton-Autostrade, Telecom Italia-Colaninno e altri). Sono investimenti che si ripagano praticamente da soli, con i flussi di cassa attesi (tipo i pedaggi autostradali, e tutti i cash flow stabili e prevedibili come sono tipicamente quelli dei monopoli o quasi-monopoli). Ma solo il finanziamento di una banca d'affari che ti individua come partner "credibile" (ci siamo capiti) può fare la tua fortuna. 
Dall'altra parte, l'oligarchia transnazionale (a solida maggioranza anglosassone ma non esclusivamente anglosassone) ha sempre la necessità di allargarsi in nuovi mercati, chiedendo alle classi vendidore locali sue alleate la sua fetta di torta (v. ad esempio il mercato degli NPLs in Italia negli ultimi anni). Difatti, questo è lo schema con cui si allarga la cosiddetta "globalizzazione" (della cui prassi l'oligarchia transnazionale è classe portatrice) e si adotta uno schema già noto ai tempi dell'impero britannico: ci volevano le cannoniere della flotta ma anche i Maharaja. Questo è lo schema con cui si è proceduto non solo in Italia, con la capitolazione di Maastricht (dopo il colpo di stato di Mani Pulite) e la spartizione delle spoglie dell'industria pubblica sul Britannia, ma anche in TUTTI i paesi del blocco ex socialista.»

Potrei tranquillamente dare ragione a L'Étranger e chiuderla qui, perché quello che lui scrive non ha molto a che vedere con la congettura eretica, ma temo che il non capirsi dipenda anche da me che non l'ho sufficientemente e compiutamente esposta.

Oggi è invalsa una visione delle cose per cui si distinguono un capitalismo industriale e uno finanziario, l'uno dedito alla produzione delle cose reali e l'altro alla speculazione. Secondo tale visione, questi due capitalismi si starebbero fronteggiando sostenuti in ciò dalle rispettive articolazioni politiche, in sintesi Trump e i Clinton-Obama-Sorosiani.

In netta opposizione con questa visione, la congettura eretica si basa sull'assunto che questa dicotomia sia falsa, esistendo il capitalismo dei proprietari dei mezzi di produzione e quello, assolutamente sovrastrutturale e mero strumento nelle mani del primo, che si arricchisce con l'intermediazione finanziaria.

A sostegno di questa chiave di lettura mi piace citare questo video del giornalista Gigi Moncalvo:



Nel video Moncalvo ci parla della cassaforte degli Agnelli, che è una piccola società semplice denominata Dicembre. Il valore delle quote della Dicembre è una cifra ridicolmente piccola ma, avendone la maggioranza, con esse si è proprietari dell'impero degli Agnelli. Ora immaginiamo che Mark Elliot Zuckerberg voglia acquistare la quota oggi di proprietà del clan Agnelli in FCA, credete voi che gli sarebbe facile ottenerla, anche offrendo in cambio miliardi o decine di miliardi di dollari? Non credo. Molto più probabilmente (ammesso che il nostro Mark Elliot Zuckerberg non sia solo un prestanome) avrebbe più probabilità di riuscire nell'intento offrendo, in cambio, le misere quote di un'analoga piccola società che, però, detiene il controllo del suo impero.

La sostanza del ragionamento è che una proprietà la si ottiene offrendo in cambio un'altra proprietà. Per esser più chiaro, supponiamo che al tempo dell'ancien régime un ricco banchiere volesse acquisire un principato in Polonia, offrendo in cambio una cifra enorme in oro. Io vi dico che il principe polacco, a meno di non essere in completa rovina per altre ragioni, mai avrebbe accettato lo scambio oro-corona principesca, per la semplice ragione che nell'ancien régime la base del vero potere risiedeva nei privilegi politici derivanti dall'avere sul capo una corona, e non in forzieri pieni d'oro.

Allo stesso modo, oggi, il vero potere non consiste nel possedere immense quantità di moneta, per altro fiat, bensì nel possesso giuridico normato dalle leggi nazionali e internazionali, e protetto dalla forza militare e da quella politica, dei mezzi di produzione. Come sono "ottocentesco" vero?

Immaginate di essere il capo del clan Agnelli, e che per un attacco speculativo di quel cattivone di Soros le azioni sul mercato della FCA abbiano un crollo del 50%, e domandatevi: di quanto sarebbe più povero il clan Agnelli? Forse che, a causa del fatto che sulle piazze di intermediazione finanziaria il prezzo delle azioni offerte al pubblico sono crollate, il clan Agnelli è meno proprietario di FCA? No, quello è un problema di chi ha investito la sua moneta fiat, frutto di risparmi e fatiche, in azioni FCA, senza però MAI diventarne, nemmeno in piccola parte, proprietario!

Il vero capitalismo, assunto di base della congettura eretica, è ancora e per molto quello che detiene le proprietà dei mezzi di produzione reali, normata dalle leggi nazionali e internazionali, e protetta dalla forza militare e da quella politica. Una proprietà reale la si scambia con un'altra proprietà reale, esattamente come, nell'ancien régime, una corona la si scambiava con un'altra corona.

E' pur vero che, quando c'è un grande sommovimento politico, cioè un importante mutare dei rapporti di forza reali, allora si fa un congresso internazionale e può capitare che qualche grande proprietà (qualche importante corona) possa essere scambiata con una più piccola (un reame minore, un principato o un ducato). Che è esattamente quello che è accaduto (anche) in Italia quando è crollata l'Unione Sovietica. Un sommovimento non da poco, direi.

Paradossalmente, e se vogliamo in modo abbastanza incomprensibile, a partire dall'incontro del Britannia si è sviluppata una generalizzazione semplificatrice che, trascurando la faccenda enorme della fine di una guerra fredda quarantennale tra le due superpotenze mondiali, ha incoronato la finanza, chiamata ad intermediare i nuovi equilibri, come nuova forza nascente in grado, udite udite, di sottomettere il capitalismo fondato sulla proprietà dei mezzi di produzione. Che è come dire che, dopo il trattato di Vestfalia, a comandare veramente non erano più le teste coronate e l'aristocrazia proprietaria ma il nunzio pontificio Fabio Chigi e l'ambasciatore veneziano Alvise Contarini!

In sostanza quello che voglio dire con la congettura eretica è che, dopo lo scossone del 1989 in seguito al quale la Burghesia Compradora Y Vendedora nazionale (BCVn) dovette cedere quote di proprietà della prima Repubblica all'impero anglosassone, acquisendo solo una parte di quelle che erano appartenute a tutto il popolo italiano, questa è ancora al suo posto in Italia, e qui comanda col pugno di ferro di una falsa democrazia fondata sulla menzogna sistematica; di fatto in continuità con i metodi banditeschi che aveva usato fino a quel momento per disarticolare lo Stato democratico e disapplicare la Costituzione.

Ora, se lo scenario è questo, e se è vero che l'Unione Europea è un trattato intergovernativo come risulta per tabulas, mentre il fogno europeo è solo il delirio di circoli federalisti che mai sono riusciti a contare più di tanto se non nella misura in cui erano funzionali all'inganno nei confronti dell'opinione pubblica, quello che resta è un mercato unico nel quale le merci possono liberamente circolare, associato a una moneta retta da una Banca Centrale che impone il vincolo esterno ai lavoratori di tutti i paesi, scaricando sulle loro spalle i costi della competizione fra le diverse BCVn. Qualcosa che ricorda da vicino la Santa Alleanza, il cui apogeo fu rappresentato dalla repressione dei moti italiani del 1820-21 e dalla campagna congiunta del 1823 che pose fine al triennio liberale spagnolo, ristabilendo l'assolutismo regio di Ferdinando VII. Estremo tentativo dell'ancien régime di sopravvivere all'avanzata trionfale della borghesia, la nuova classe egemone nell'Europa continentale a partire dalla rivoluzione francese del 1830.

Ecco perché la congettura eretica osa affermare che le politiche deflattive non ci sono imposte dall'oligarchia europea (a proposito: quante divisioni ha questa oligarchia europea?) ma ci sono comunicate da Bruxelles su indicazione dei governi che la BCVn riesce di volta in volta a mettere in sella, in un gioco di specchi che riesce a ingannare tutti. Ne segue che ogni possibile cambiamento, tra quelli possibili, non può che passare per la sconfitta politica della nostra BCVn, per il quale l'unico e solo strumento agibile è la costruzione di un grande movimento dal basso, e non l'appoggio esterno, critico, condizionato o quel che vi pare, a qualsiasi governo liberista.

Caro L'Étranger, spero di essere riuscito a spiegarmi meglio, ma soprattutto spero di sbagliarmi. La responsabilità di averla azzeccata sarebbe infatti troppo grande per le mie spalle. Ma, se l'avessi azzeccata, allora mi piace sperare che in tanti vogliate accorrere per condividerne il peso. Non abbiamo bisogno di leader, ma di capitani del popolo lavoratore in ogni piazza, i quali eleggeranno i loro generali, e questi lo stato maggiore e il capo di stato maggiore. Un movimento dal basso democratico, con decine di migliaia di teste, perché solo così potremo avere qualche speranza.

Un cordiale saluto, L'Étranger.

PUO’ ESISTERE OGGI UNA SINISTRA SOVRANISTA? - DI GIUSEPPE ANGIULI

Pubblico questo articolo di Giuseppe Angiuli che descrive in modo puntuale lo "stato delle cose" nel mondo del sovranismo costituzionale e patriottico.

Segnalo che non condivido del tutto (ultimamente sono piuttosto scettico) la chiave di lettura posta a premessa, che vede nella contrapposizione tra capitalismo finanziario e industriale la principale contraddizione della fase storica contemporanea.

PUO’ ESISTERE OGGI UNA SINISTRA SOVRANISTA? - DI GIUSEPPE ANGIULI


PUO’ ESISTERE OGGI UNA SINISTRA SOVRANISTA?

L’attuale fase che stiamo vivendo è contrassegnata da una crisi generale e irreversibile del processo di globalizzazione neo-liberista e da uno scontro frontale in atto fra un capitalismo produttivo e manifatturiero, desideroso di affermare la sua centralità e che in ambito politico trova espressione nel campo cosiddetto “populista” ed un capitalismo finanziario e speculativo, di carattere trans-nazionale, che trova sponda politica nei vertici della U.E. e nelle forze della “sinistra” globalista ed arcobalenata, in tutte le sue forme.
A partire dall’avvento di Mr. Trump alla Casa Bianca, abbiamo avuto davanti ai nostri occhi la materializzazione evidente di una previsione che in tanti avevano formulato già da diverso tempo su come le forze del campo cosiddetto “populista” siano le uniche oggigiorno a volere realmente candidarsi alla guida del processo di fuoriuscita dell’occidente dalla globalizzazione; d’altro canto, ci sembra di potere legittimamente rilevare che tutto ciò che oggi da “sinistra” mostra di contrapporsi con virulenza al cosiddetto “populismo” altro non è che un’espressione più o meno diretta – e più o meno velata – degli interessi del capitalismo finanziario speculativo e globalista.
Sul teatro dello scontro politico qui in occidente, le forze sovraniste e anti-globaliste sono riuscite in misura sempre più crescente ad occupare la scena e l’immaginario dei popoli europei facendosi alfiere del recupero di concetti come la nazione, la patria, la difesa dei confini, la famiglia naturale, il protezionismo in economia, la difesa dei valori della tradizione, ecc.: non può sottacersi che ad imprimere tali concetti sull’agenda politica dei sovranisti abbia assunto un ruolo oltremodo decisivo la figura di Steve Bannon, leader carismatico del movimento mondiale Alt Right (ossia Alternative Right, “destra alternativa”), una locuzione in cui l’alternatività è da intendersi affermata in contrapposizione alle correnti Neocons che per almeno un quindicennio avevano dominato il campo conservatore-repubblicano negli Stati Uniti.
In tale contesto generale, la messa in crisi dello schema della globalizzazione avrebbe potuto teoricamente fornire l’occasione anche alle malconce soggettività della “sinistra” post-marxista novecentesca di provare a riconquistare un po’ di spazio politico caratterizzando la propria azione attorno ad un rilancio dei bisogni delle classi popolari lavoratrici, che in questi ultimi decenni contraddistinti dal dominio assoluto dell’ideologia neo-liberista e dall’avvento delle istituzioni anti-democratiche della U.E. hanno assistito inermi ad una umiliante e sistematica opera di smantellamento delle principali conquiste sociali storiche del movimento operaio.
Si sarebbe infatti potuto legittimamente prevedere che le classi subalterne – unitamente ai partiti di “sinistra” ed ai sindacati che di tali classi sociali da sempre si dicono espressione – potessero cogliere finalmente l’occasione storica di ritornare protagoniste della scena politica, approfittando degli effetti di rottura sistemica indotti dall’ondata “populista”, interpretando in tale contesto un proprio ruolo originale e attivo e magari differenziandosi in qualche modo dai tratti politico-culturali ritenuti meno accettabili del sovranismo di marca “populista”.
Sfortunatamente, l’osservazione della realtà di questi ultimi tempi ci dice che nulla di tutto ciò è avvenuto: anzi, al contrario, tutte le soggettività storicamente appartenenti al campo della “sinistra” stanno mostrando paradossalmente proprio in questa decisiva congiuntura storica la loro natura di strumento posto a difesa del vecchio ordine globalista in fase di decomposizione per via dell’azione dei “populisti”.

In altre parole, come affermavo in un mio intervento di circa un anno fa, tutte le odierne forze sedicenti progressiste o di “sinistra” ossia tutte quelle forze organizzate che nell’attuale quadro politico italiano si collocano in uno spazio che va dal Partito Democratico post-renziano fino alla galassia antagonista dei centri sociali, costituiscono la componente “sinistrata” della globalizzazione neo-liberista[1].
E come affermavo sempre nel citato intervento, l’ideologia della odierna “sinistra” arcobalenata è un impasto demenziale di liberismo economico, europeismo acritico, omosessualismo corporativo, femminismo isterico, immigrazionismo fanatico e, dulcis in fundo, di antifascismo ossessivo-paranoico in assenza di fascismo.
La prova della strutturale inettitudine dell’odierna “sinistra” a sapere leggere correttamente l’attuale fase di messa in crisi della globalizzazione neo-liberista possiamo ricavarla dall’osservazione per cui tutte le residue ed attuali forze sedicenti progressiste – per l’appunto, dal P.D. fino all’ultimo dei centri sociali – sembrano oggigiorno mosse da un unico obiettivo tattico o di breve periodo che è quello di contrapporsi strenuamente – e spesso con toni virulenti – al “populismo” in ascesa e, in particolare in Italia, facendo della demonizzazione di Matteo Salvini (un po’ come nei decenni scorsi avveniva per Silvio Berlusconi) il proprio unico motivo di esistere.
Di forze politiche dichiaratamente filo-globaliste o e sfacciatamente eterodirette dalla tecnocrazia U.E. come il Partito Democratico o la + Europa di Emma Bonino non mette conto finanche parlarne, giacchè tutti possono dare per scontata la loro strutturale funzionalità al capitale finanziario speculativo ed alla fazione americana lib-dem impersonata da Mr. Obama, Hillary Clinton e dal grande speculatore-finanziatore “filantropo” George Soros.
Quanto agli epigoni post-dalemiani raccolti attorno a figure scialbe e prive di carisma quali Nicola Fratoianni o Stefano Fassina, essi si apprestano quasi certamente, il primo nel breve periodo il secondo forse nel medio periodo, a fare rientro alla chetichella nella casa-madre P.D., così palesando la natura chiaramente strumentale (molto probabilmente ispirata fin dall’inizio da un’intuizione del sempiterno “baffino” malefico) della loro manovra di differenziarsi in questi anni dallo stesso P.D. fingendo di fargli la guerra ma in realtà coprendolo a “sinistra”[2].
Quanto alle sparute forze della “sinistra” ultra-radicale, una mesta menzione la meritano i fautori del cartello elettorale Potere al Popolo, presto sostanzialmente dissoltosi dopo il pessimo risultato riportato alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 e i cui padri fondatori vanno identificati nella rete dei centri sociali dell’area antagonista, nel piccolo ma ben determinato gruppo di ideologi marxisti-leninisti riuniti nella Rete dei Comunisti e in quei settori del sindacalismo radicale espressi dall’U.S.B. e dalla figura un tempo carismatica ed oggi alquanto patetico-eversiva di Giorgio Cremaschi.
Con il lancio dell’operazione Potere al Popolo, alcune menti raffinatissime hanno provato – apparentemente fallendo nell’impresa – a livellare ideologicamente e poi ad assorbire in un unico contenitore di marca radical-globalista la maggior parte delle sigle e siglette di quel poco che rimane nel panorama della disastrata area marxista-leninista post-novecentesca.
Col pretesto di indicare a propri modelli sociali di riferimento le esperienze storiche del mutualismo tardo-ottocentesco e brandendo il seducente slogan del controllo popolare “dal basso”, gli ideologi di Potere al Popolo hanno in realtà provato a forgiare un nuovo soggetto politico che, incline ad una nozione “liquida” di popolo tanto cara a Toni Negri, riuscisse a rendere la “sinistra” radicale italiana del tutto compatibile con i principali desiderata della finanza globale e del cosmopolitismo contemporaneo, sterilizzando su binari morti di velleitarismo parolaio il malessere popolare verso le politiche di austerità U.E. ed irridendo in modo blasfemo al concetto di sovranità nazionale, non a caso definito dalla portavoce Viola Carofalo “un feticcio”[3].
Un discorso a parte lo meritano altri gruppuscoli politicamente più lucidi ma inesorabilmente auto-referenziali della stessa area radicale, animati da intellettuali che almeno apparentemente ci tengono a presentarsi come distinti e contrapposti a tutte le principali formazioni dell’odierna “sinistra” filo-globalista ed arcobalenata ma il cui operato lascia tuttavia molto perplessi non già per la loro copiosa produzione teorica – che è assolutamente apprezzabile e degna di nota – bensì per le modalità alquanto ambigue e contraddittorie del loro consueto modo di agire.
Da diversi anni a questa parte, attorno al gruppo dei due fini politologi Moreno Pasquinelli e Leonardo Mazzei ha preso vita un’agguerrita micro-area di sedicente sinistra no euro al cui interno si è sviluppato un fecondo dibattito teorico di altissimo spessore, senza dubbio quello qualitativamente più elevato in tutto ciò che è stato dato vedersi in quest’ultimo decennio a “sinistra”.
Ai numerosi convegni di Chianciano Terme susseguitisi sempre per iniziativa del duo Pasquinelli-Mazzei e dei loro sparuti seguaci riuniti attorno al noto blog politico dal nome Sollevazione[4], in questi ultimi anni si sono affacciate le più brillanti intelligenze del mondo sovranista italiano, dall’attuale Presidente della Commissione Finanze al Senato Alberto Bagnai (il quale proprio in quei convegni ha iniziato ad avere un po’ di visibilità come uomo pubblico impegnato sui temi della critica alla moneta unica) all’attuale sottosegretario agli Affari Europei Luciano Barra Caracciolo, dal prof. Antonio Maria Rinaldi (oggi eletto deputato europeo con la Lega) all’economista keynesiano Nino Galloni.
Moreno Pasquinelli
Riflessioni di altissimo livello hanno accompagnato per anni gli appuntamenti convegnistici del gruppo di Sollevazione, nel corso dei quali non è mancato di assistere alla più severa e rigorosa critica verso la grave collusione ideologica dell’odierna “sinistra trans-genica” (una sagace definizione dello stesso Pasquinelli) con i poteri oligarchici dell’attuale Europa a trazione franco-tedesca: fatto sta che, a fronte di un livello analitico indubbiamente elevato espresso da questa piccola ma agguerrita area e nonostante il costante coinvolgimento nelle sue iniziative di alcuni fra i migliori cervelli della cultura sovranista del nostro Paese, alle innumerevoli kermesse di Pasquinelli e Mazzei ha sempre fatto seguito un sistematico e tragicomico fallimento politico-organizzativo di qualsiasi annunciato tentativo volto a trasformare tale collage di idee euroscettiche ed anti-liberiste in una vera e propria forza politica organizzata ed attiva nella società.
L’ultimo e il più clamoroso di questi fallimenti si è consumato alla vigilia delle elezioni politiche del marzo 2018, per via del caotico tentativo dello stesso Pasquinelli e del suo sodale Mazzei di coinvolgere a tutti i costi nell’erigendo cartello elettorale della neonata Confederazione per la Liberazione Nazionale[5] un coacervo di gruppi e gruppuscoli – dal Movimento Roosevelt diretto dal massone progressista Gioele Magaldi ai Forconi Siciliani di Mariano Ferro, dal Fronte Sovranista Italiano del prof. Stefano D’Andrea ai post-brigatisti dei CARC, senza disdegnare un collegamento a distanza perfino con la galassia della Fratellanza Musulmana protagonista delle note Primavere Islamiste nei primi anni di questo decennio – dal carattere talmente variopinto ed eterogeneo da non potere (ovviamente) mantenersi in piedi per più di una settimana.
Pertanto, per diretta responsabilità di Pasquinelli, per via della sua clamorosa inettitudine a sapere scegliere con cura i soggetti da mettere assieme al fine di assemblare un cartello politico-elettorale della “sinistra” patriottica, alle elezioni del 4 marzo dello scorso anno tutti gli elettori con una formazione “di sinistra” e sensibili alle tematiche della sovranità nazionale, non trovando sulle schede elettorali alcuna offerta politica credibile, hanno finito per convogliare inevitabilmente i loro voti nella Lega salviniana o nel Movimento 5 Stelle.

Uno degli innumerevoli convegni della “sinistra no euro” organizzati da Pasquinelli
da cui non è mai emersa alcuna seria iniziativa politica a carattere aggregativo.

A tale risultato ha contribuito altresì il catastrofico fallimento politico-organizzativo della microscopica Lista del Popolo per la Costituzione guidata in modo più che dilettantesco dalle due figure ormai consumate di Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia (un’esperienza politico-elettorale dagli esiti davvero tragicomici alla quale anche il sottoscritto, suo malgrado, ha avuto la sventura di partecipare, sia pure per un brevissimo periodo).
Ma per tornare a Pasquinelli e Mazzei, non può sottacersi che questa loro metodologia politico-organizzativa clamorosamente bizzarra e caotica – che in qualche occasione non aveva mancato di fare infuriare il suscettibile prof. Bagnai – costantemente diretta ad assemblare micro-forze così ideologicamente eterogenee e così palesemente incompatibili fra loro al punto da non potere (ovviamente) dare vita ad alcun gruppo dirigente coeso e credibile, è stata da essi messa in atto talmente tante volte nel recente passato al punto da lasciarci sospettare a giusta ragione che i due politologi di formazione trozkista, la cui intelligenza sopraffina non può certo essere messa in dubbio da chicchessia, in questi anni possano avere agito scientemente con una finalità maliziosa e perversa in quanto rivolta deliberatamente ad impedire in ogni modo – anzichè a favorire – la costruzione e la discesa nell’agone elettorale di un’autentica “sinistra” patriottica o sovranista, di cui in realtà il nostro Paese avrebbe un grande bisogno.
La conferenza stampa di presentazione del Manifesto per la Sovranità Costituzionale
Da ultimo, fra tutte le micro-iniziative di questi ultimi tempi sorte nell’area della sedicente “sinistra” euro-scettica, merita di essere menzionata quella che ha visto in Stefano Fassina, nell’ex deputato bolognese di Rifondazione Comunista, Ugo Boghetta e nello scrittore Thomas Fazi i suoi più significativi fautori.
A tale iniziativa aggregativa, che ha preso vita in questi ultimi mesi con la pubblicazione del Manifesto per la Sovranità Costituzionale e che più di recente, dopo la rottura registratasi fra Fassina e il duo Fazi-Boghetta, annuncia di sfociare nel lancio di un soggetto politico denominato Nuova Direzione, hanno aderito diversi fini intellettuali come gli accademici Carlo Formenti, Alessandro Visalli e Andrea Zhok.
Spiace molto dovere rilevare che questa nuova area che si auto-definisce socialista e patriottica, a dispetto delle aspettative suscitate in alcuni attivisti speranzosi e in buona fede, sta mostrando fin dai suoi primi passi di risentire di un eccessivo pregiudizio ideologico verso l’azione del Governo giallo-verde e, ciò che è ancor più discutibile, sembra volere caratterizzarsi per una tattica politica tutta basata sulla contrapposizione frontale non già al PD ed ai poteri eurocratici (come ci si attenderebbe in questa particolare congiuntura) bensì alla Lega di Salvini con il non celato auspicio di favorire una quanto più rapida disarticolazione/decomposizione dell’attuale quadro politico “populista” ed una contestuale caduta in disgrazia dell’attuale maggioranza di Governo.
In buona sostanza, anche questa neo-componente di sedicente “sinistra” social-patriottica, da quel che sembra guidata da Fazi e Boghetta, nei fatti sta dimostrando di volere agire secondo il più classico schema cripto-globalista: di fatti, essa non nasconde di lavorare nel breve periodo per far sì che il Movimento 5 Stelle – ossia quello stesso soggetto che di recente a Strasburgo ha generosamente messo a disposizione i voti dei suoi parlamentari per garantire l’elezione della “kapò” tedesca Von der Leyen alla Presidenza della Commissione Europea – rompa il prima possibile il suo patto di Governo con la Lega di Salvini e dia vita ad una nuova alleanza politica e parlamentare col PD post-renziano, con la benedizione dall’alto di Papa Bergoglio e del figlio di don Bernardo Mattarella.
Al fine di manipolare i loro ingenui attivisti sinistrati colti ed euroscettici (siamo certi che Gianfranco la Grassa in questo caso preferirebbe l’aggettivo semicolti), attratti dalla lettura del Manifesto per la Sovranità Costituzionale, Thomas Fazi e Ugo Boghetta, in un primo momento agendo d’intesa con Stefano Fassina, fin dall’atto dell’insediamento del Governo Conte sono ricorsi ad una tecnica solo apparentemente fine e sofisticata di camuffamento e velamento della realtà.
Ossia, non potendo plaudere alle iniziative governative messe in campo (d’intesa con Trump) per liberare il nostro Paese dalla gabbia dell’austerità – perché ove lo avessero fatto, ciò li avrebbe costretti a considerare le forze di Governo come dei loro legittimi interlocutori politici – essi hanno preferito negare la realtà oggettiva dei fatti e dunque hanno provato a sostenere il presunto carattere fittizio e asseritamente teatrale dello scontro andato in scena in questo ultimo anno fra Palazzo Chigi e la Commissione Europea, della serie: Salvini, Borghi, Bagnai e Savona fingono soltanto di fare i sovranisti ma i veri sovranisti siamo noi!
E’ bene precisare che da certi ambienti politico-culturali dichiaratamente keynesiani ed anti-liberisti, come quelli facenti capo a Boghetta, Fazi e a Fassina, ci si potrebbe legittimamente attendere che essi sostengano l’attuale processo politico di liberazione del Paese dal giogo dell’austerità U.E. e che, al contempo, magari si differenzino dal Governo giallo-verde prendendo le distanze da certi suoi aspetti più discutibili, come il regionalismo differenziato o la privatizzazione dell’acqua pubblica; in alternativa, ci si potrebbe attendere che essi, pur sostenendo l’esecutivo nella sua battaglia campale contro Bruxelles, Berlino e Francoforte, colgano occasione per rimarcare i bisogni più essenziali delle classi popolari, magari reclamando una maggiore attenzione dell’esecutivo verso un piano di investimenti pubblici ovvero verso l’adozione di politiche di spesa sociale ovvero ancora l’integrale abolizione della legge Fornero o del JOB’S ACT.
Questo ci si attenderebbe dall’azione politica di gente come Boghetta, Fazi e Fassina e, se così fosse, saremmo ben lieti di aprire con loro un serio dibattito costruttivo sui limiti dell’azione del Governo giallo-verde.
E invece no, colpo di scena!
Fin da quando si è insediato il Governo Conte, soprattutto Fassina e Fazi, spesso accompagnandosi in convegni pubblici con economisti di chiara scuola bocconiana e in qualche caso con la partecipazione di ex consiglieri economici dei Governi Renzi e Gentiloni[6], in tutti questi mesi non hanno perso tempo per bersagliare quasi ogni giorno l’esecutivo giallo-verde proprio sul terreno decisivo dello scontro in atto con la Commissione Europea e con la BCE, artificiosamente negando l’effettiva esistenza di tale scontro.
Agendo in tal modo, sia Fassina che Fazi, in questa loro azione demolitrice accompagnati dalla complicità passiva del forse inconsapevole Boghetta, hanno palesato la loro implicita funzionalità ai piani strategici dei poteri globalisti, desiderosi di accantonare il prima possibile l’attuale stagione del “populismo” in salsa italiana e smaniosi di aprire la strada ad un nuovo governo tecnico a guida Mattarella-Draghi-Cottarelli ovvero, come sta emergendo più di recente, ad un Governo Conte bis che possa godere del sostegno di un’inedita alleanza fra il PD e un Movimento 5 Stelle ormai del tutto normalizzato attorno al sacro rispetto dei vincoli europei.
Se sul pedigree politico di Stefano Fassina – e sulle ragioni per le quali noialtri non abbiamo mai creduto alla sua sincera intenzione di operare politicamente per contrastare il mostro tecnocratico dei tempi odierni, chiamato U.E. – ci siamo già espressi in un già citato articolo alla cui lettura vi rimandiamo[7], forse qualche parola merita di essere espressa per inquadrare il personaggio emergente Thomas Fazi, attese anche le sue recenti comparsate televisive (specie su La7) che testimoniano come molto probabilmente alcuni ambienti abbiano deciso di puntare sulla sua figura per favorirne la repentina ascesa a ruoli visibili di leader mediatico o comunque di soggetto influencer di una certa area politica di sedicente “sinistra” sovranista.
Tipica aria da esponente navigato della “sinistra” romana radical chic, Thomas Fazi è il rampollo del noto editore Elido Fazi ed entrambi – padre e figlio – non possono certo nascondere una qualche contiguità rispetto all’area politica che fa capo alle fondazioni del magnate George Soros, prova ne è che molti interventi del più piccolo dei Fazi hanno spesso trovato spazio sul sito del noto network globalista/dirittumanista Open Democracy[8], un organismo alla cui creazione non ha concorso il solo Soros ma anche altri ben noti soggetti finanziatori come la Fondazione Ford ed il fondo Rockfeller, come apprendiamo da una semplice lettura di Wikipedia[9].
Negli anni 2013 e 2014, allorquando i temi dell’uscita dall’eurozona stavano faticosamente iniziando ad acquisire notorietà ed i movimenti sovranisti iniziavano a creare una prima significativa massa critica di seguaci, Fazi padre e figlio avviavano una campagna virulenta di attacco politico alla figura di Alberto Bagnai, ad esempio denigrandolo, con i toni sprezzanti tipici di un certo ambiente accademico-salottiero, per il fatto che il professore-divulgatore dei temi no euro insegnasse in un modesto ateneo di provincia quale quello di Pescara anzichè a Oxford o a Cambridge.
Nell’apice della polemica con l’attuale Presidente della Commissione Finanze al Senato, Thomas Fazi in una circostanza arrivava perfino a dichiarare dal suo profilo twitter che Bagnai lo avrebbe “minacciato di morte“.
In quegli stessi anni, proprio mentre prendeva sistematicamente di mira l’attività divulgativa del prof. Bagnai, lo stesso Thomas Fazi investiva il suo impegno di attivista nell’organizzazione di tavole rotonde sul tema del salvataggio dell’eurozona, con la partecipazione di esponenti di spicco della “sinistra” finanziaria come Varoufakis, dell’allora vice-Governatore della BCE, di economisti del FMI e, almeno in un caso, con la chiusura dei lavori affidata all’allora Ministro per le Riforme Costituzionali, la belloccia Maria Elena Boschi (all’epoca, come tutti ricorderanno, molto vicina a Renzi)[10].
Particolare molto importante, è significativo che detti convegni organizzati da Fazi in alcuni casi avvenissero col contributo economico della Commissione Europea, come apprendiamo da una dettagliata ricostruzione a suo tempo offertaci dallo stesso Alberto Bagnai sul suo noto blog Goofynomics, allorquando quest’ultimo cercava di difendersi con le unghie dagli attacchi pubblici ricevuti dallo stesso Fazi[11].

Thomas Fazi

E’ forse ancora più significativo ricordare che nell’autunno 2015, a margine della conclusione della tragica estate greca, quello stesso Thomas Fazi che oggi dagli studi di La7 si propone quale rappresentante della sedicente “sinistra” euroscettica, ebbe a pubblicare un pamphlet a quattro mani con l’eurodeputato piddino Gianni Pittella, il quale – lo ricordiamo ai più smemorati – nel 2014 era stato fra i principali sponsors del golpe nazi-atlantista di Piazza Majdan, allorquando non aveva avuto remore nel recarsi a Kiev ad aizzare la folla che in quel momento stava assediando il Parlamento costringendo alla fuga il legittimo Presidente ucraino Viktor Janukovyč.
E dunque, nell’autunno del 2015, quando la Grecia di Tsipras era stata da poco umiliata dalla Troika, mentre per le strade di Atene si cominciavano a vedere le prime mense pubbliche allestite per sfamare i poveri disoccupati e i senzatetto, Thomas Fazi e Gianni Pittella trovavano le energie per dare alle stampe il libro La notte dell’Europa. Perche’ la Grecia deve restare nell’euro (sic)[12].
La grande contiguità del piddino Pittella alla famiglia Fazi è di vecchia data ed è dimostrata anche dal fatto di avere egli scritto nel 2013, a quattro mani col padre-editore di Thomas, il libro Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa[13].

Poi arrivarono la BREXIT e l’avvento di Trump alla Casa Bianca e dunque è probabile che certi ambienti del mondo salottiero globalista abbiano nel frattempo mutato linea strategica ed oggi dunque abbiano interesse ad accreditarsi in Italia insinuandosi nelle odiate fila nemiche, dando vita a raggruppamenti che assumano le sembianze esterne di una “sinistra sovranista” ma che di fatto, nei momenti cruciali della lotta politica – come quello che sta vivendo l’Italia in questa politicamente calda estate 2019 – risultino funzionali ai disegni tattico-strategici dei poteri globalisti.

Concludendo quest’analisi dura e cruda sul mondo della “sinistra” contemporanea e sul mesto ruolo che essa sta recitando nell’attuale fase storica contraddistinta dall’ascesa del “populismo”, vi invitiamo a guardare sempre con attenzione e cautela alla reale natura della merce che siete interessati ad acquistare, specie nel settore cosiddetto di “sinistra”: spesso le apparenze ingannano e, perfino quel nuovo prodotto appena presentato sui banchi del supermercato della politica col fine di intercettare un certo pubblico di consumatori con idee sovraniste, magari munito di un marchio seducente ed inneggiante al patriottismo, sotto la confezione esterna tricolore, gratta gratta, nasconde quasi sempre surrettiziamente i colori della bandiera arcobaleno.


Giuseppe Angiuli

[1] Cfr. G. Angiuli, Il patriottismo costituzionale: per la costruzione di un’area politica di ispirazione popolare, socialista e patriottica, pubbl. inhttps://patriottismocostituzionale.blog/2018/07/01/il-patriottismo-costituzionale-per-la-costruzione-di-unarea-politica-di-ispirazione-popolare-socialista-e-patriottica/?fbclid=IwAR1vFwHmQqxjOWPGiI7qicCtloqc9ot-l5Jy5de21NDKW8MJOa5E9okoqAw.


[2] Sulla figura e sul ruolo politico assai ambigui di Stefano Fassina, mi permetto di rimandare ad un mio scritto del gennaio 2019, Stefano Fassina, il furbo incantatore della sinistra (quasi) euroscettica, pubbl. in https://italiaeilmondo.com/2018/12/30/3201/.
[7] Stefano Fassina, il furbo incantatore della sinistra (quasi) euroscettica, cit.

sabato 27 luglio 2019

Mi manda Pirrone

Per alcuni giorni sono stato in viaggio per cui, privo del computer, ho interagito più del solito sui social con lo smartphone. Che spasso ragazzi, e che deliri. Tra i tanti voglio segnalarvi questo scambio innescato da Francesco Neri, il quale in un suo post scrive:

«Ma tu, attivista, che ti identificavi nel primo M5s e ora plaudi all'attuale.
Esattamente, come fai ?»

La discussione che ne è seguita, se volete, potete seguirla qui:


Per quello che ci interessa partiamo da questo commento:

«Catia Simonella -  Non bisogna dimenticare che il M5S non ha preso il 40 per cento, io non plaudo, ma ringrazio quel poco, che poco non è, che stanno facendo e critico la loro linea sui vaccini il 5G e altro»

Che è proseguito così:

«Fiorenzo Fraioli -  Catia Simonella ma ancora non vi basta? Ma che deve ancora succedere affinché apriate gli occhi? E guarda che non sto dicendo di andare con quel vomito della Lega, né con quel raschio del Pd, o con qualsiasi altro partito. No, dovete solo aprire gli occhi, il resto verrà da sé.

F.to uno che è stato nel MoV dal 2006 al 2009 (4 anni pieni) e poi se ne è andato. Ma ci vuole tanto x capire?»

«Catia Simonella -  Fiorenzo Fraioli da capire c'è solo che non vi è alcuna alternativa, per adesso, al M5S, e non andare a votare farebbe solo il gioco di Berlusconi Renzi, Salvini e company»

Fermiamoci un mo(vi)mento. Catia Simonella sta dicendo che non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti! Ve lo ripeto, così capite meglio:

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

Non vi è nessuna alternativa ad un governo che sta facendo le stesse identiche cose che hanno fatto tutti i governi precedenti, se non che torni uno dei governi precedenti!

La mia risposta:

«Fiorenzo Fraioli -  Ma mi sai dire una differenza, dico una, a parte l'incredibile e increscioso innamoramento dei grillini della seconda terza e quarta ora che nulla sanno del MoV della prima ora? Dal quale praticamente tutti quelli che hanno contribuito a farlo nascere si sono allontanati con crescente fastidio, in alcuni casi fino al disgusto?
In cosa siete migliori degli altri, quando tutti, dico TUTTI, sono chiaramente etrodiretti, quando non eSterodiretti?Delle due l'una: o aprite gli occhi, oppure tornate a casa, che almeno fate meno danni.»

E lei:

«Catia Simonella -  Fiorenzo Fraioli forse voi vi credete migliori degli altri... Io seguo il M5S dalla carta di Firenze e continuerò a votarlo anche solo per non ritrovarmi il PD e tutta la finta sinistra Berlusconi con tutto il suo ciarpame e la lega per altri vent'anni, perchè questo succederà con ij vostri ragionamenti.»

Premesso che a Firenze c'ero anch'io, e per l'ultima volta tant'è che mi mantenni defilato, qui abbiamo la reiterazione del concetto "l'uomo nero", quello con cui una volta si spaventavano i bambini.

Più avanti, nel commentare un intervento moderatore di Francesco Neri, ribadisco:

«Fiorenzo Fraioli -  Veramente ho chiesto di citarmi qualche elemento di differenza tra il gov. Gialloverde e quelli piddini e berluskini, ma vedo che ottengo solo insulti. Lo stesso mi accade coi legaiuoili, e un tempo coi piddini quando chiedevo di spiegarmi in cosa fossero diversi dai berluskini.
Insulti, sempre insulti e mai la gioia di una risposta.»

Chiaro il concetto? Bene, a questo punto arriva Pirrone:

«Alessandro Pirrone ma se ti hanno fatto pure il disegno! Sei incapiente, hanno ragione, non ti entra più niente nel portapranzo.»

Insomma sono un incapiente, ovvero uno che non non può capire niente perché non mi entra più niente nel porta pranzo mentale. E allora io, cocciutamente, ripropongo lo schema di Francesco Neri, e resto in attesa di qualcosa di diverso da insulti a gò-gò.


Mattia Calise
La mia diagnosi è la seguente: dal 2005 al 2010 il MoV (poi, solo poi, M5S) è cresciuto grazie al contributo di una piccola avanguardia, della quale mi onoro di aver fatto parte. Una piccola avanguardia che era motivata dall'indignazione più acuta e profonda per le menzogne demagogiche dei governi di centro-destra e centro-sinistra, mentre gran parte degli attivisti di oggi nemmeno sapevano dell'esistenza di quella piccola carboneria. Oggi, dopo l'epurazione decisa dall'alto (fuori i vecchi - dentro i giovani) a seguito della quale, tanto per dirne una, il candidato sindaco di Milano scelto dai meetup per impulso dell'opaca centrale di comando del MoV fu un giovincello di appena 20 anni, tal Matteo Calise, la stragrande parte degli attivisti è costituita da nuovi soggetti che, ai tempi della prima carboneria, o non votavano oppure si dividevano tra centro-destra e centro-sinistra. E però oggi ci vengono a fare la lezioncina. Una ciurmaglia mentalmente, culturalmente e moralmente del tutto priva dell'impeto necessario per produrre un vero cambiamento, dei moderatini ciechi diventati tifoseria a prescindere, che osano alzare la cresta con chi, come il sottoscritto e Francesco Neri (il quale non ha alcuna responsabilità di ciò che scrivo) da sempre si battono contro questo merdoso stato delle cose per cambiarlo, veramente. Una ciurmaglia che, non avendo argomenti per ribattere dialogicamente, ricorre all'insulto, e alla quale si deve rispondere allo stesso modo.

Quando costoro ancora blateravano di Berlusconi cattivo e andavano in brodo di giuggiole per Travaglio, noi (e non loro) costruivamo l'habitat mentale, culturale e politico nel quale loro sono stati accolti dopo che i misteriosi guru che hanno fatto nascere il MoV=>M5S mettevano noi ai margini.

In sintesi: il materiale umano di cui è oggi costituita la base degli attivisti grillini è della stessa qualità di quella che, quindici anni fa, bazzicava nelle sedi dei DS=>PD. Li si riconosce perché, quando non hanno argomenti, insultano e mettono ai margini. Ne so qualcosa perché questo è quello che mi accadde quando mi contrapposi duramente ai "compagnucci" per ostacolare il loro progetti di privatizzazione della città, Frosinone, dove a quel tempo vivevo.

A questo punto qualcuno potrebbe insinuare che sono un troll della Lega. E allora vi propongo questa bella sequela di commenti diversamente gentili che ho racimolato su Twitter dopo aver interagito con il loro capataz Claudio Borghi Aquilini:



In breve, alla domanda di Ezra Russo che chiede:

Borghi replica: «Cosa devo rispondere? Sottoscrivo ancora ogni parola del mio manuale compresa questa. Però in mancanza di condizioni per smantellare il tutto che si fa? Io cerco di far stare il meglio possibile la mia gente. Ha idee migliori?»

Intervengo così: «Magari ammettere serenamente di non averci capito una mazza e tornare a occuparsi di mercato dell'arte?»

E Borghi: «Eh beh si, io non ho capito una mazza e sono entrato in un partito al 3%, entrato in parlamento col 17% e adesso è al 40%. Voi che avete capito tutto cosa avete fatto?»

Seguono insulti da parte del followerame che potete apprezzare seguendo la discussione su Twitter. Anche in questo caso nessuna disponibilità al dialogo ma insulti beceri da parte dei fedeli seguaci e una risposta disarmante da parte del capataz. Uno gli va a dire che non hanno fatto nulla, sottolineo nulla, di quanto hanno promesso in campagna elettorale, per di più spacciandosi per sovranisti e dichiarando a voce alta e forte (i famosi altoparlanti più potenti di goofynomica memoria) di voler uscire dall'euro, e questo bel tomo risponde che loro hanno preso il 17%, che adesso sono al 40%, mentre noi non abbiamo combinato nulla. E' come dire che un socio in affari tradisce la vostra fiducia mandandovi in rovina e, alle vostre rimostranze, vi risponde "adesso ho un azienda quotata in borsa, mentre tu che hai fatto?".

Signori, il livello è questo! Chi vuole starci in questa melma maleodorante è libero di farlo, ma non vengano, questi falsari della politica, a dirci di avere ragione perché i loro imbrogli sono ben riusciti!

Dall'altra parte abbiamo il PD e FI, oltre alla riserva FdI. Anche questi partiti sistemici, cioè obbedienti alla Burghesia Compradora Y Vendedora (BCV) nazionale, solo con diverse colorazioni. Come quando andate a comprare un'automobile: vi presentano tanti modelli diversi ma i componenti (motore, cambio, sistema elettrico, sospensioni, telaio etc...) sono gli stessi, cambiano solo il cruscotto e gli allestimenti. E i boccaloni al bar, tra uno shottino e l'altro, discettano di motori in attesa di incontrare la pupa dei loro sogni. Anch'essa uguale a tutte le altre, solo con la tappezzeria  diversa.