domenica 30 giugno 2019

La maionese impazzita (parte seconda)

Link correlato: La maionese impazzita (parte prima)

Lo strumento ideologico con il quale Pasquinelli riesce a realizzare il suo entanglement politico, ovvero sostenere il governo giallo-verde qualificandosi al contempo come sovranista costituzionale, è il populismo. Un termine che si presta a torsioni di significato tali da permettere di selezionare dall'azione di governo tutti e solo i provvedimenti e le prese di posizione che fanno comodo ignorando quelli che danno fastidio, e imputando questi ultimi ad una non ben definita quinta colonna oligarchica che terrebbe il governo sotto scacco. Ecco allora che la politica di contrasto dell'immigrazionismo no-border viene vista con favore (anche se non si capisce perché, su un tema che sta così a cuore alle suddette oligarchie, il governo non rischia di cadere), mentre poco si dice delle scelte della ministra della Sanità Grillo in campo vaccinale; i minibot vanno bene (anche se non si faranno) come pure la giusta polemica contro la follia gender, ma non si commenta il fatto che sia stato lo stesso Salvini a proporre Draghi come presidente della commissione UE. Soprattutto, si passa sotto silenzio il fatto che il governo sta preparando una manovra correttiva, che il deficit a consuntivo sarà al di sotto del 2%, non si rimprovera con il dovuto rigore la circostanza per cui i due provvedimenti simbolo - quota cento e reddito di cittadinanza - si stanno rivelando poco più di un atto simbolico, mentre la Lega non dà segno di voler rinunciare all'autonomia differenziata. All'orizzonte resta la grande riforma fiscale, con l'obiettivo di abbassare le tasse sui redditi più alti colmando la differenza con un'accelerazione dei processi di privatizzazione di sanità, scuola, servizi locali. Il tutto in un quadro in cui l'avanzo primario, anche quest'anno, sarà superiore al 2% del Pil.

Ma veniamo a questa fantomatica quinta colonna. Nel fantasioso racconto, tutto girerebbe intorno a Mattarella, indicato come il terminale del deep state italiano alleato dei poteri oligarchici di Bruxelles e appena scalfito dall'ingresso di alcuni noti eroi no-€uro; i quali, ahimè, poco potrebbero fare nelle condizioni date, se non tenere in vita una qualche forma di resistenza. Il potere di Mattarella deriverebbe, oltre che dalle sue prerogative, dall'esistenza di una fronda sia nel M5S che nella Lega, pronta a far cadere il governo non appena vi saranno le condizioni favorevoli, e comunque non appena questi dovesse azzardarsi ad andare contro i diktat economici di Bruxelles - ma evidentemente non quando si chiudono i porti.  Una circostanza, quest'ultima, che indica chiaramente come tutta la caciara alimentata da media e social in merito alle tematiche immigrazioniste, del gender, dell'attacco alla famiglia, serva, in questo momento, a tenere i riflettori ben lontani dalle questioni economiche, ben più urgenti, che riguardano l'Unione Europea. Un fronte, quello dei rapporti con l'Unione Europea, sul quale non sarebbe possibile un'azione autonoma del governo giallo-verde, il quale deve starsene buono e tranquillo, anche obbedendo ai famosi diktat, in attesa che al segnale di Trump si scateni l'inferno.

Tutta questa costruzione si regge su due assiomi, ovvero che:
  1. Trump lavori davvero per la fine dell'Unione Europea
  2. La Lega e il m5s vogliano davvero uscire, almeno dall'euro, e non invece restare
Il tutto senza considerare che, se anche i due assiomi fossero veri, il prezzo di un'Italexit per grazia ricevuta da Trump sarebbe l'adesione totale sia al modello economico liberista USA che ai suoi interessi geopolitici. Ma è proprio sulla scommessa che i due assiomi siano validi che si regge tutto il racconto di Pasquinelli, il quale rimanda ad una data futura, successiva all'Italexit per grazia ricevuta da Trump, la ripresa delle lotte sociali, di fatto invitando a stringere i denti mentre i grandi fanno i loro giochi, posto che noi piccolini nulla possiamo fare. Occorre dunque esaminare i suddetti assiomi per valutare la loro credibilità.

La volontà di Trump di voler frantumare l'Unione Europea viene spiegata con la necessità per gli USA di riequilibrare lo squilibrio commerciale, costringendo la Germania, paese dove gli USA mantengono una miriade di basi militari, a ridurre il suo surplus. Allora guardiamo i dati:

Fonte: Eurostat

Fonte: Europa, Stati Uniti, Italia: la guerra dei dazi spiegata in 5 grafici

Domanda: per sanare squilibri di questa entità, certo non trascurabili ma nemmeno stratosferici, non basta forse una politica dei dazi, cosa che effettivamente Trump sta facendo, senza la necessità di abbattere una costruzione geopolitica come l'UE, per altro sotto il ferreo dominio militare degli USA? Io dico di sì, basta una guerra dei dazi, e in vista dell'inevitabile armistizio è già pronta la carta Draghi, proconsole americano in Italia a garanzia del fatto che questa resti sotto controllo, in un'Unione Europea "riformata" che si chiamerà USE. Il nord resterà economicamente agganciato all'area del marco, obiettivo per cui deve aumentare la sua efficienza sistemica - da qui la necessità di trattenere le sue entrate fiscali - il sud sarà un'area periferica e satellite restituita al potere mafioso, strumento dell'influenza americana dal 1943. E il gioco è fatto.

Continua: La maionese impazzita (parte terza).

sabato 29 giugno 2019

La legge è uguale per tutti. Carola arrestata, il finanziere accompagna la sua testa con la mano. Bene così!

La maionese impazzita (parte prima)

Disclaimer: non ho certamente la pretesa che lo scenario che propongo sia quello vero, né che sia il più corretto, nemmeno che sia anche solo parzialmente corretto: è semplicemente il modo in cui vedo le cose, da cui discende ciò che scrivo su questo blog. In sintesi affermo che, in questo momento, la politica italiana è molto più complicata di quella che si svolge nel campo occidentale - che può essere sommariamente descritta con lo "schema Franza o Spagna" - e che l'espressione che meglio descrive la situazione italiana è "maionese impazzita".

La situazione politica nazionale e nel campo occidentale è sempre più confusa, sfuggendo ad ogni tentativo di analisi coerente e completa. Siamo di fronte a una specie di maionese impazzita, con grumi, pezzettini di uovo che non si legano, olio in eccesso: la tragedia dell'impotenza analitica è dietro l’angolo. Ben venga dunque ogni sforzo per cercare di tirar fuori dal disordine una chiave di lettura, come tra i tanti si sforza di fare Moreno Pasquinelli nel suo post dal titolo "L'ITALIA NON PUÒ FARCELA (DA SOLA)".

Per come la intendo (se sbaglio mi si corigerà) la tesi di Pasquinelli, che usa come pretesto un articolo di Alessandro Visalli - Giochi di specchi ed equivoci: il caso della Lega - è che lo scontro principale in atto sia quello tra capitalismo industriale e finanziario; il primo impersonato dall'America di Trump e dai settori che, in Inghilterra, sostengono la Brexit, il secondo dall'Unione Europea, dalle forze che in America si oppongono a Trump e, in Inghilterra, da coloro che frenano la Brexit. In Italia, paese industriale, si contrappongono, da un lato e pur con la constatazione che in entrambi questi partiti non mancano ambiguità, la Lega di Salvini e il M5S (in prospettiva forse FdI e Forza Italia); dall'altro il PD e la quasi totalità delle sinistre di governo e/o di lotta.

Nella visione di Pasquinelli, quella che egli definisce "sinistra patriottica" dovrebbe assumere, in questa fase, una postura di sostegno critico al governo giallo-verde, in estrema semplificazione schierando il nostro paese dalla parte dell'America di Trump e contro l'Unione Europea.

La mia critica principale a questa impostazione consiste nell'osservare (come ho fatto nell'ultimo mio commento che è stato pubblicato sul blog Sollevazione, prima di un ormai abbastanza lungo periodo di ostracizzazione) che il fatto di schierare una forza implica necessariamente che questa forza esista, e dunque che si dovrebbe quanto meno invertire l'ordine dei termini - non sostegno critico e denuncia delle ambiguità bensì denuncia delle ambiguità e sostegno critico-condizionato - dedicando inoltre ogni sforzo alla costruzione del soggetto politico che, questo sì quando avrà un minimo di consistenza, si potrà schierare. Ammesso, e non concesso, che quel giorno una tale scelta abbia un senso.

Ma prima di esaminare il tema della nascita di un soggetto patriottico e costituzionale vorrei segnalare come, relativamente alla complessa situazione italiana, la ricostruzione dello scenario occidentale testé riportata, cui mi riferirò per semplicità con l'espressione "schema Franza o Spagna", è ovviamente fin troppo sommaria. E' inoltre di tutta evidenza come sia nella Lega che nel M5S convivano interessi e orientamenti diametralmente opposti. Nel caso del M5S sono forti i sospetti che esso sia il frutto di una sofisticata operazione di ingerenza nella politica italiana, oppure che, ipotesi minimale, esso sia stato infiltrato da componenti ideologicamente vicine all'ideologia sorosiana, primo fra tutti l'attuale presidente della Camera Roberto Fico. Per quanto riguarda la Lega, la lettura più benevola è che essa rappresenti gli interessi della borghesia industriale e finanziaria del nord che, sentendosi danneggiata dal fondamentalismo unionista, ha deciso di scendere in campo, al contempo aprendo le porte alle posizioni no-euro intese però come arnese da tenere nel cassetto in vista di un suo possibile uso, se e quando ciò si renderà inevitabile.

Siamo di fronte a una maionese impazzita alla cui formazione e crescita, per altro, Pasquinelli ha dato e continua a dare il suo contributo, sia per carattere che per l'oggettiva difficoltà di riuscire nell'impresa alla quale si dedica da anni: estrarre dal caotico e confuso mondo della sinistra la sua componente patriottica, posto che questa esista e in percentuali non trascurabili. Temo che sia proprio il fallimento di questa operazione la ragione di fondo per cui Pasquinelli sta finendo con il trascurare la necessaria denuncia delle ambiguità del governo giallo-verde, privilegiando sempre di più una linea di appoggio critico. Una via di mezzo che, alla lunga, è insostenibile, perché la politica è azione, e dunque dovrà necessariamente scegliere tra l'entrare in qualche modo in una relazione più organica con una delle due forze dell'attuale governo, Lega o M5S, oppure, ulteriore biforcazione, decidere cosa vuole fare da grande: l'analista politico, magari costituendo un gruppo di studio alla stregua (per fare un esempio) di Conflitti&Strategie, il gruppo che si riunisce intorno a Gianfranco La Grassa, ovvero tornare a dedicarsi alla nascita di una formazione sovranista-costituzionale autonoma dai due schieramenti borghesi che si fronteggiano, un quadro nel quale l'Italia è solo un settore, sia pure importante. Infine, ultima opzione, dedicarsi guicciardinamente ai propri studi, se davvero in questo momento non ci sono le condizioni per un'azione politica coerente che abbia una minima rilevanza.

Ma non è da escludere che Pasquinelli stia tentando la strada dell'entanglement quantistico, cosa possibile quando una particella politica è sufficientemente piccola, avendosi così una particella Pasq con spin (orientamento) leghista correlata con un'altra particella Pasq con spin sovranista-costituzionale. Staremo a vedere, ma, per quanto mi riguarda, sono un fermo sostenitore, in politica, delle teorie a variabili nascoste. Cioè, fuor di metafora, che a mio parere agiscono in Italia, e in tutto il mondo, centri di potere politico di cui a malapena si percepisce l'esistenza, e men che mai si intendono le azioni, la cui presenza basta a spiegare il fenomeno della maionese impazzita. A titolo di esempio vi invito a leggere questo articolo del (nuovo)Partito Comunista Italiano - nPCI:

La comandante Carola Rackete del Sea Watch 3, ora finalmente è sulla strada giusta!
Andare fino in fondo nella violazione dei divieti imposti da Salvini in combutta con gli altri governi dell’UE! È legittimo tutto quello che è a favore delle masse popolari, anche se le leggi della borghesia lo vietano!

e a tenere nel dovuto conto questa ovvia osservazione di Giuseppe Masala (grassetto aggiunto):

«E dunque la Capitana della nave corsara teutonico-olandese Sea Watch contravvenendo agli ordini delle autorità italiane entra nel porto di Lampedusa - peraltro rischiando di speronare una motovedetta della GdF che la voleva bloccare - e fa scendere i migranti. Questo ovviamente prima che si trovasse un accordo tra paesi europei per la ripartizione. Ora che i migranti hanno messo piede a terra con il cavolo che i nostri fratelli europoidi si prendono la loro quota: chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto.
Nel frattempo la nave corsara spagnola della Ong Open Arms sta dirigendo verso le coste libiche per trasbordare un nuovo carico e mettere in scena la solita pantomima davanti a Lampedusa.

L'unico dubbio di questa operazione folle è relativa alla finalità: le navi corsare straniere agiscono per portare Salvini al 60% dei voti o lo fanno con l'intento di far collassare una nazione provata da dieci anni di dosi massicce di austerità europoide e spingere la popolazione ad una guerra civile?
Altre spiegazioni non riesco a darmi.»

Non trovate che la maionese sia veramente impazzita?

La seconda parte sarà pubblicata domani perché questa sera ha ospiti: ci sarà a casa mia la cena degli aborigeni, una riunione di ciociari nati in ciociaria e discendenti da ciociari finché la memoria soccorre.

La maionese impazzita (parte seconda)

martedì 25 giugno 2019

Il kekistan, la sinistra liberal-fucsio-petalosa e i pagliacci

Voglio ben sperare che qualcuno non mi prenda per un difensore del pupazzo Matteo Salvini! Ma sicuramente accadrà perché, come diceva Leo Longanesi, “Non si ha idea delle idee della gente senza idee”.








Aveva capito tutto il grande Leo Longanesi: gli italiani sono buoni a nulla ma capaci di tutto.

I pagliacci

lunedì 24 giugno 2019

Simul stabunt vel simul cadent

Dal sacro blogghe: "dire che i giornali mentono non significa assolutamente dire che i giornalisti siano mentitori. Parole diverse esprimono concetti diversi".

Per il principio di equivalenza: "dire che Bagnai mente non significa assolutamente dire che Bagnai sia un mentitore. Parole diverse esprimono concetti diversi".

Ciò detto e premesso, vi faccio una sintesi delle contorsioni del simpatico crotalo nel suo ultimo sibilo. State tranquilli, ormai ci avviciniamo all'habitat con le dovute precauzioni: scarponi pesanti, pantaloni a doppio strato, guanti, pinze per la cattura e contenitore in vetroresina.

In sostanza, dopo numerosi capoversi di chiacchiere in stile Bloomsbury Group, il viperidae pubblica la  smentita di Claudio Borghi alle parole attribuite dalla stampa a messer Giorgetti:


Noi infimi restiamo comunque in attesa della smentita formale e ufficiale di messer Giorgetti, ovvero della sua reale e concreta posizione sui miniBot. Pare infatti che messer Giorgetti abbia profferito queste ben più incisive paroline:


Mentre aspettiamo ci piace ricordarvi il noto detto latino:

Un'avvelenata



Correva l'anno 2007 quando con Claudio Martino, Ivan De Santis e altri mettemmo su alle comunali di Frosinone la lista La Colomba. Era il tempo dei project-financing della giunta Marzi, la cui natura privatistica noi denunciammo e la storia ci ha dato ragione. Era il tempo della discarica di via Le Lame, allora come oggi una vera bomba ecologica, sulla quale è stato speso un fiume di denaro senza risolvere il problema. Era il tempo della speculazione edilizia su Frosinone, che noi denunciammo avvertendo dell'arrivo imminente di una caduta verticale dei prezzi degli immobili che le nuove costruzioni avrebbero reso più grave, come poi è puntualmente avvenuto. Era il tempo del saccheggio del poco che restava del patrimonio di edifici storici della città, in primis le ex-carceri di Piazza Risorgimento, abbattute per costruire al loro posto l'ennesimo insediamento abitativo. Era il tempo delle strisce blu e del multipiano di cui prevedemmo - facili profeti - il degrado a luogo adatto a rave parties. Era il tempo in cui si proponeva la riconversione della ex-Permaflex ad area commerciale, sull'onda dell'idea balzana che i centri commerciali porterebbero "sviluppo" quando invece distruggono, oltre una certa soglia da tempo superata, il tessuto delle micro-imprese commerciali del territorio. Era il tempo dei vaneggiamenti sull'aeroporto di Frosinone, con annessi sogni irrealizzabili (perché in contrasto con ben più corposi interessi dei costruttori romani) sul collegamento veloce via TAV con Roma. Era il tempo in cui si voleva portare il comune di Frosinone nel consorzio Gaia, operazione stoppata in extremis per l'intervento dei socialisti nella persona di Giulio Turriziani (che saluto con calore ogni volta lo incontro nelle sue solitarie passeggiate).

Potrei continuare ma non ne ho più voglia. Il risultato è stato l'arrivo di un'amministrazione, quella guidata dall'attuale sindaco Nicol Ottaviani, la quale pur senza la capacità - forse la possibilità, visti i tempi che corrono - di rilanciare la città e il territorio, lo sta accompagnando comunque a un decoroso declino; come si conviene a chi, avendo dilapidato ogni occasione che la vita gli ha offerto, merita almeno un'esistenza dignitosa in attesa che il sipario cada sulla sua vicenda terrena.

Tutto questo è oggi Frosinone: dal 1952 quando un piano regolatore fu nascosto nel cassetto (piano Frusino, di cui il compianto Augusto Bartoli ci narrò le vicende) alla redazione di quello del 1972 (con previsioni di crescita fino a 120.000 abitanti mai sfiorate), all'oggi, con una città che si svuota sempre di più, il crollo verticale dei valori immobiliari, l'invasione di immigrati. Unica nota positiva l'Accademia di Belle Arti, mentre Conservatorio e Università vivacchiano.

In questo degrado si innestano le ultimissime vicende: le ricercate, per motivi di bassa speculazione politica (ma non ottenute) polemiche sul gay pride - sostanzialmente ignorato, e la nuvola venefica che ha invaso la città.

Questa è la condizione ecologica, umana, culturale, sociale e politica di una città che ha conosciuto ben altri lunghi momenti di vivacità e ricchezza. Una riflessione, ovviamente tra persone serie e non con i tanti buffoni che infestano questo territorio, è d'obbligo.

Ecco, mi sono tolto qualche sassolino dalle scarpe.

sabato 22 giugno 2019

Come si fa a spiegare il mare a chi lo guarda... e vede solo acqua


Il mare non è solo la sostanza acqua, ma la sua transustanziazione attraverso l'intreccio di storie, miti, racconti, esperienze personali che trasformano la sostanza in un concetto, in un'idea.

Da wikipedia:

In teologia, transustanziazione, o transubstanziazione (lat. trans-substantiatio), è il termine che indica la conversione
  • della sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo e
  • della sostanza del vino nella sostanza del sangue di Cristo
....
Sotto il regno di Carlo il Calvo fu oggetto di una polemica tra i teologi Ratramno di Corbie e Pascasio Radberto, circa la presenza simbolica o reale del Cristo nell'ostia.

Come si fa a spiegare il capitalismo a chi lo guarda... e vede solo la proprietà privata


La sostanza del capitalismo è la proprietà privata, che l'intreccio di storie, miti, racconti, esperienze personali, trasformano in un concetto, in un'idea. Le abbiamo chiamate, queste idee, liberalismo, liberismo, neoliberismo, ordoliberismo, in un crescendo che, ad ogni stadio, separa sempre di più la costruzione ideologica dalla pura sostanza. La proprietà privata, puro istinto dell'individuo al possesso di ciò che ha conquistato o ereditato, diventa pian piano modello sociale, migliore dei modelli sociali, unico possibile modello sociale in quanto in armonia con lo stato di natura. Così il cerchio si chiude, nel momento in cui il racconto giunge ad oscurare la sostanza.

Mario Monti (individuo che rinuncio a qualificare per la certezza di una querela) più o meno dal minuto 49': 


Vedi Nota 1 e nota 2.

La narrazione dei padroni del discorso è giunta al punto di superare la fase in cui si limitava alla transustanziazione, ovvero alla costruzione di un universo simbolico al cui interno viene riconosciuta l'esistenza di un dato di realtà, la proprietà privata, per cui ora ci si deve interrogare se, nel capitalismo terminale, la proprietà privata sia simbolica o reale. Temo che sia considerata solo simbolica, e il motivo è presto detto. Nel capitalismo terminale non esiste più la proprietà privata dei cittadini, perché questa è stata abolita; noi siamo solo ed esclusivamente concessionari temporanei di proprietà privata. Ciò è avvenuto, all'inizio, attraverso l'esproprio della sovranità monetaria, ma adesso la linea rossa si è spostata e anche la proprietà privata giuridicamente riconosciuta è messa in discussione, come quella territoriale, e perfino quella del nostro corpo (vedi alla voce vaccinismo coercitivo). 

Ma la riduzione dei cittadini a massa priva di reali diritti di proprietà corrisponde alla fine della democrazia, che per definizione è rapporto conflittuale tra pari

Il capitalismo terminale non ha più come fine quello di impossessarsi di frazioni crescenti della proprietà dei cittadini, mission already accomplished, ma il puro potere. Lo fa attraverso il controllo pervasivo e dittatoriale dei mezzi di comunicazione, del controllo fine di ogni nostro comportamento, dei nostri corpi, delle nostre menti e dei nostri sentimenti; costruisce senza sosta il frame olografico nel quale si distendono le nostre esistenze, e sta trionfando perché lo sviluppo contemporaneo della tecnica lo sta dotando di strumenti incredibilmente potenti dei quali si è impossessato. Solo una minoranza si avvede della mostruosità di questo processo, la battaglia sembra perduta in partenza.

Forse è davvero così, ma mi sovvengono le immortali parole del Poeta:

"Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

e allora la speranza non muore, non vuole morire, non può morire. Anche se volesse.

Contro questa mostruosità si stanno levando le voci degli uomini, gli animi si ribellano anche muovendosi a tentoni, pian piano la consapevolezza cresce e con essa l'imperativo morale della necessità di combattere. Mi corre l'obbligo ricordare, a me come a voi, altre parole (Matteo 10,32-11,5):

 «Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada. 35 Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, 36 e i nemici dell'uomo saranno quelli di casa sua. 37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. 38 E chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la ritroverà. 40 Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. 41 Chi riceve un profeta nel nome di un profeta, riceverà un premio da profeta; e chi riceve un giusto nel nome di un giusto, riceverà un premio da giusto. 42 E chiunque darà da bere anche un solo bicchiere d'acqua fredda a uno di questi piccoli nel nome di un discepolo, in verità vi dico, che egli non perderà affatto il suo premio».

Una delle piccole sette che lottano contro la follia dell'usura che, tracimata dallo spazio nel quale è stata confinata fin dalla nascita, vuole ergersi oggi come sostanza reale delle cose, è il Bonganismo.

Il Bonganismo, inteso come termine, è una semplice combinazione fonetica tratta da un accidente della comunicazione social, una parola nuova e solo una parola nuova, che in quanto tale non ha storia ma solo un presente e un futuro. Questa parola significa, nella sua essenza: guerra all'usura che ambisce a diventare sostanza reale delle cose.

Il vostro umile cronista, che da quindici anni combatte la sua battaglia per la verità e la giustizia, e dunque per la bellezza, è un bonganista. Mi avete conosciuto come sovranista, ma miserabili traditori si sono impossessati di questa parola consegnandola al nemico di Dio e dell'Uomo, cioè a coloro che vogliono fare di tutti noi una massa amorfa e indistinguibile di schiavi adoratori del tasso di interesse

Quando il capitalismo terminale giunge al punto di impossessarsi dei beni reali dei cittadini per sistemare i suoi algoritmi basati sulla diabolica formula Cn=Co(1+i)^n è il momento di prendere la spada. Per Dio e per l'Uomo: Bonganismo!

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Nota 1: per chi ha voglia di rivedersi l'intera trasmissione, quattro, dicasi quattro anni fa, già si parlava di bilancio europeo e di +Europa. Hanno guadagnato quattro anni di tempo grazie a Lega, M5S, Salvini, Borghi e il piccolo Bagnai

Nota 2: trovo vergognoso e sconvolgente che la RAI, servizio (ancora) pubblico che tutti gli italiani pagano, ponga ostacoli alla riproduzione anche solo di un piccolo spezzone delle trasmissioni di interesse politico, impedendomi ad esempio, come in questo caso, di estrarre il brano di interesse nella discussione pubblica e a ricorrere a indicazioni sommarie per poterlo indicare.

martedì 18 giugno 2019

La grande sostituzione

A proposito della trasmissione "L'approdo" condotta da Gad Lerner del 18 giugno 2019, ospiti Sofia Ventura (docente di scienza delle comunicazioni) e Adriano Prosperi (accademico dei Lincei) sul tema dell'immigrazione, altrimenti detta "grande sostituzione".

lunedì 17 giugno 2019

Alcibiade, la Gradisca, Cicciolina

Torno sull'intervista di Alberto Bagnai nella trasmissione Mezz'ora in più St 2018/19 Puntata del 16/06/2019. A un certo punto Bagnai afferma:

"Io sono entrato in politica non per affermare le mie idee o le mie strategie, per mettermi a disposizione".


Mi è partita subito la svalvolata associativa, in ordine decrescente di nobiltà: Alcibiade, La Gradisca, Cicciolina

Sono un aristocratico come aspirazioni, un piccolo borghese nella realtà, un villico come nascita. 

Su Alcibiade (wikipedia): "Durante la guerra del Peloponneso, Alcibiade cambiò più volte il proprio partito politico: nella natia Atene, dal 420 al 410 a.C. fu fautore di un'aggressiva politica estera impegnandosi nell'organizzazione della spedizione ateniese in Sicilia, ma passò dalla parte di Sparta quando i suoi oppositori politici lo accusarono del sacrilegio delle erme. A Sparta propose e supervisionò importanti campagne militari contro la sua città natale, ma anche da lì fu ben presto obbligato a rifugiarsi in Persia, dove divenne consigliere del satrapo Tissaferne finché i suoi sostenitori politici ateniesi non gli chiesero di tornare. Fu poi generale ad Atene per diversi anni, ma i suoi nemici riuscirono a farlo esiliare una seconda volta."

Credo che Alberto Bagnai, ottimo economista che in tanti abbiamo stimato e al quale dobbiamo molto, ora che ha scelto di impersonare un ruolo politico sia in netta difficoltà. Avrebbe bisogno di buoni consiglieri ma, dopo la sua discesa in campo (anche prima in realtà) ha allontanato da sé quelli che pure molto avevano fatto per aiutarlo ad arrivare dove oggi si trova. Non parlo di me, sia ben chiaro, mi avesse ascoltato oggi sarebbe solo un profeta senza cadrèga, ma di altri. Spero che ci rifletta, e anche in fretta, perché svarioni come quello nella trasmissione della Annunziata lasciano il segno. Ma come ha potuto, benedetto uomo, dichiarare che è entrato in politica non per affermare le sue idee ma per mettersi a disposizione? Di grazia, a disposizione di chi? Di un partito? Ma allora è di parte, cioè rappresenta gli interessi di un pezzo di società in conflitto distributivo (non solo ovviamente, ma visto che è un economista...) con gli altri. Oppure voleva dire che è a disposizione del paese tutto, cioè che è uno statista?

Lo statista Bagnai, momentaneamente nella Lega, presto alto rappresentante dell'Italia nei più delicati consessi internazionali! A cosa mira lo statista Bagnai, alla PESCO? Alla presidenza della Commissione Europea? Al seggio italiano all'ONU? Un po' di umiltà senatore, Lei è appena arrivato in politica, prima era un econometrista (neanche un economista) e certi balzi non si fanno partendo dalla premessa di rappresentare tutti. Certe carriere si fanno perché ci si schiera, si diventa di parte, si entra in un partito assumendone la linea politica, poi si sgomita (molto) e, se si è anche bravi oltre che fortunati si fa strada. Questa è la carriera di un politico, senatore Bagnai! Non si può dire che come scienziato (ma l'economia è una scienza?) si pensa una cosa ma, come politico, ci si mette a disposizione. 

Che fa, va in Europa a dire ai tedeschi e ai francesi che secondo Lei, come scienziato, l'euro è una catastrofe ma che si può trovare un accordo per il bene di tutti i paesi europei e di tutte le classi sociali, dai lavoratori ai capitalisti? No senatore, lasci che le spieghi alcuni concetti elementari. Vede, la Lega e il M5S sono due partiti il cui obiettivo primario non è quello di ricercare una qualche specie di equilibrio di Marshall, la politica non funziona così. Se quelli che le hanno offerto un seggio al Senato capiscono che Lei ragiona ancora così, ancora da scienziato, la manderanno a parlare alle feste paesane in Brianza. Lei oggi è della Lega, e finché resta nella Lega non può dire che l'euro è un disastro dal punto di vista della scienza economica per la semplicissima ragione che oggi la Lega sostiene una cosa diversa. Pertanto Lei, se vuole fare il politico, deve dire che oggi l'euro è sostenibile se si faranno gli aggiustamenti possibili. A dire il vero questa cosa l'ha anche detta, ma deve esserle rimasta indigesta perché, messo sotto pressione da quel mastino della Annunziata, ha ceduto di schianto

Sa una cosa senatore? Io sono molto meno bravo di Lei, ma una cazzata del genere non l'avrei mai fatta. Le do un consiglio, se davvero vuole fare il politico, anzi due. Poi faccia quel che vuole, ma ascolti.

Primo consiglio: si metta davanti a uno specchio e ripeta:
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti, 
la situazione è cambiata e oggi l'euro è sostenibile con piccoli e possibili aggiustamenti...

Lo faccia finché non ne sarà intimamente convinto.

Secondo consiglio: si rassegni al fatto di essere perculato da Puglisi, Yanez, massacrato da Bongano, perfino da una nullità come me. E' il prezzo della politica sa? Lo paghi se vuole andare avanti, oppure torni a fare il pendolare tra Roma e Pescara, ne guadagnerà in salute. E anche in reputazione.

Ora scelga Lei. Se vuole fare il politico per i suoi ideali sappia che la sconfitta o il successo dovranno esserle indifferenti; se invece vuole fare il politico a prescindere, allora le possibilità sono tre e soltanto tre: o Alcibiade, o la Gradisca, o Cicciolina. Io la vedrei bene come Alcibiade, ma mi ha già talmente deluso che a volte ho l'impressione che la strada che ha intrapreso sia quella della Gradisca o, Dio non voglia, di Cicciolina.

Ci faccia sapere.

L'Elohim Bagnai

Disclaimer: Questo è un post dedicato a quelli che possono capire, cioè a quelli che conoscono tutta la storia del movimento no-euro, successivamente ramificatosi in numerosi rivoli di cui il sovranismo (quello vero, non la patakka leghista) è quello al quale aderisco, che oggi si chiama bonganismo.

Oggi Alberto Bagnai è stato intervistato da Lucia Annunziata nel corso della trasmissione:

Mezz'ora in più St 2018/19 Puntata del 16/06/2019

Un Bagnai, molto "carico", che a un certo punto ha detto una cosa sulla quale occorre riflettere. Più o meno al minuto 24 ha dichiarato che la prospettiva degli USE è inconsistente con i dati di realtà e che l'UE è un'organizzazione intergovernativa.

Lucia Annunziata: "Lei appartiene a una linea di pensiero che finora non aveva mai capito il perché dello stare in Europa."

Alberto Bagnai: "Ma, io ho capito perché sono stati forniti certi perché, e ho anche cercato di apprezzare, storicizzare, le ragioni; per esempio all'Europa federale, tanto per dire i famosi Stati Uniti d'Europa, ormai non ci crede più nessuno, questo tema va storicizzato; poteva avere un senso quando lo poneva Spinelli nell'immediato dopoguerra, oggi non ha più un senso e si vede perché la prassi è tutta una prassi intergovernativa... vuol dire che in Europa vanno i governi ad affermare le loro ragioni, cioè che non c'è uno Stato Europeo che ha un suo interesse al quale ci dobbiamo inchinare."

Prendiamo dunque atto, e ce lo segniamo, che Bagnai non dà credito alla ventilata ipotesi di passi in avanti concreti verso gli USE. Ovviamente non abbiamo la sfera di cristallo, ma gli indizi che gli USE siano un'ipotesi di lavoro che è stata posta in disparte sono sempre di più. Al contrario i segnali di una progressiva disgregazione del processo europeista sono sempre più evidenti, ma questo non basta a rassicurarci. La ragione di ciò è semplice, ed è parte dell'armamentario ideologico di base del bonganismo: non può bastarci che a rimediare agli errori dell'europeismo siano solo e soltanto gli stessi che li hanno provocati.

Qualcuno potrà obiettare "ha shtata la sinistraaaa!!!", ma noi bonganisti siamo uomini di mondo e non crediamo alle favolette. Non è stata la sinistra, sono stati i liberali!

Lo hanno fatto per mezzo e attraverso le loro infinite mutazioni, travestendosi come sempre hanno fatto e sanno fare, stante il fatto che gli interessi reali e concreti di cui sono il braccio politico sono un'infima minoranza numerica, sebbene dotata di mezzi immensi e della ammirevole capacità di servirsene. Essi hanno la capacità di cambiare continuamente pelle, seducendo e ponendo al loro servizio le migliori individualità che emergono dal corpo sociale. Alberto Bagnai è un esemplare di questa fauna, un uomo dalle grandi capacità comunicative e dal fascino indiscutibile, di cui è rimasto vittima per breve tempo anche il vostro umile cronista di questa incredibile storia, tant'è che, al fine di screditarmi, egli mi additò con l'appellativo di "amante tradita". Non fu facile, per me, liberarmi di questo stigma, il cui effetto fu quello di escludermi per un certo tempo dal dibattito in quello che, ancora agli inizi del 2013, era il piccolo mondo dei no-euro. Ovviamente non gliel'ho mai perdonata, perché fu una vigliaccata, ma in seguito ad altri toccò la stessa sorte. Il tempo è stato galantuomo, anche se Bagnai oggi è un personaggio noto mentre io condivido la sorte di tanti altri che in questi anni, dopo aver contribuito al suo successo, si sentono traditi dalla sua scelta di mettersi al servizio di quelli che ci hanno portato nell'euro e adesso cercano di tirarsene fuori. Non sono stato nemmeno il più sfortunato, perché ad altri è andata peggio.

Tuttavia dobbiamo essere onesti: Bagnai lo aveva sempre detto che dall'euro ci avrebbero tirato fuori gli stessi che etc. etc., siamo stati noi a non credergli. Lo abbiamo fatto perché noi siamo popolo, e abbiamo l'indole di credere che il popolo comprenda tutti, anche coloro che hanno una natura inconciliabile con le aspirazioni di chi è veramente parte di noi. Questo fatto di sentirsi parte del popolo, o meno, marca una differenza fondamentale. Chi si sente parte del popolo vuole la giustizia, chi si sente altro rispetto al popolo, e dunque parte di un'élite, cerca il potere.

Elohim in ebraico
Alberto Bagnai è un elitista, ai massimi livelli, tanto che mi viene spontaneo considerarlo un Elohim. Voi sapete chi sono gli Elohim?

«Quando li uccideva, lo cercavano e tornavano a rivolgersi a lui, ricordavano che Dio è la loro roccia e Dio, l'Altissimo, il loro redentore» (Salmi 78:35,9)

La maggior parte degli esseri umani sono come costoro, che "quando li uccideva lo cercavano e tornavano a rivolgersi a lui". Nell'era social-televisiva sono i fans. Oggi l'Elohim più efficace è Salvini, prima di lui Renzi, prima ancora Berlusconi, poi per un breve periodo Prodi, e ancora e ancora e ancora. Bagnai, rispetto a costoro, è un peso piuma.

Bagnai è stato cercato e cooptato dai suoi simili, gli altri Elohim, ed egli ha risposto alla chiamata. Non c'è niente di male in questo, ognuno deve seguire la propria indole. E' inutile avvilirsi, recriminare, accusarlo di tradimento, Bagnai ha seguito la sua natura e risposto al richiamo della sua specie. Il problema siamo noi, il popolo, al quale non mancano capacità di altissimo livello (ricordate la dialettica servo-padrone?) eppure davanti alle sconfitte tendiamo a convincerci di avere poco valore.

Tuttavia il popolo è il depositario dell'energia sociale, la vera grande forza del cambiamento, e dunque ha il diritto e il dovere di partecipare alla storia - come in effetti accade - determinandone le svolte fondamentali anche quando apparentemente viene sconfitto. Con buona pace dell'Elohim Bagnai e dei suoi superiori, il popolo, con la sua inesauribile energia sociale, non consentirà che siano solo le élites a fare e disfare, ma sarà protagonista del processo. La chiave di volta è il principio democratico, tanto più indispensabile quanto più importanti sono le questioni in gioco. La domanda da farsi non è, come accaduto in campagna elettorale, se stiamo andando o meno verso gli USE, bensì "in che modo si gestisce il casino combinato dai liberali?". Che si tratti di un gran casino dovrebbe essere chiaro a tutti, come pure che l'interesse del popolo è quello del ritorno alla democrazia costituzionale, e non una soluzione elaborata in ambito intergovernativo, quando tutti i governi degli Stati che aderiscono all'Unione Europea sono espressione di forze liberali, le responsabili del casino!

Non è una questione secondaria perché è chiaro che smontare l'Unione Europea non sarà una passeggiata di salute, mentre il prezzo di questo errore, come al solito, inevitabilmente lo pagherà il popolo. Avvenne lo stesso quando uscimmo dalla banda stretta dello SME nel 1992, altro errore di questa mafia liberale che domina incontrastata nel paese dopo il colpo di stato di tangentopoli, ma è ormai improcrastinabile porsi una domanda veramente cruciale: quale sarà la frazione di potere reale che, dopo il collasso, spetterà al popolo lavoratore? Credete davvero, cari fans di Bagnai, che gli Elohim suoi superiori saranno così gentili da offrirci in dono quello che non sapremo conquistarci con i denti e con le unghie?

Il bonganismo è questo: democrazia reale e non fittizia, potere al popolo nella misura in cui saprà prenderselo. Il resto sono favolette.

domenica 16 giugno 2019

Le cambiali di Italo Stato

Siete d'accordo sul fatto che l'Italia, non avendo più sovranità monetaria, si trova nelle stesse condizioni di un'azienda del settore privato che, per investire e crescere, deve necessariamente rivolgersi a chi questo potere sovrano lo ha? Penso di sì, e allora leggete la storia di Italo Stato.

Italo Stato è un brillante imprenditore che ha i conti in ordine, sebbene voci maligne dei suoi concorrenti spargano in giro notizie false. A causa di ciò le banche negli ultimi tempi gli hanno ristretto il credito. Ma Italo Stato non è uomo da perdersi d'animo per cui ha un'idea folgorante: proporre ai suoi fornitori, che vantano un credito verso di lui, di accettare delle cambiali a sei mesi. Le chiamerà italoBot.

Gli italoBot, come ogni cambiale, potranno essere scambiati, ma alla fine sarà lui a doverli onorare, tempo sei mesi. Però, così facendo, ha tranquillizzato i creditori e può mettere mano al bilancio aziendale con più calma. Le banche? Gli hanno già fatto sapere che per loro gli italoBot non cambiano una virgola, ma Italo Stato adesso ha sei mesi di tempo. Siccome non ha il denaro per investire, e in tal modo aumentare la sua produttività, non gli resta che una strada: comprimere i costi. Ha sei mesi di tempo per farlo, mentre i creditori se ne stanno buoni e lui può fare a meno di andare a chiedere altri soldi dalle banche che, ammesso che siano disposte a rifinanziarlo, certamente gli aumenterebbero lo spread... pardon in tasso di interesse.

E così Italo Stato comincia a tagliare qualcuna delle gratifiche che, da sempre, costituiscono un sostegno al salario dei suoi dipendenti. Ad esempio questo contributo assicurativo per le malattie professionali, concordato coi sindacati anni prima ma mai contrattualizzato, di cui per altro si avvalgono soprattutto i dipendenti della filiale sud, lo si potrebbe ridurre. E anche le spese per le colonie estive dei figli dei dipendenti, al solito più gravose per i costi aziendali nel caso della filiale sud. Questi meridionali! Quanto gli costano a Italo Stato, anche se, ad essere sinceri, quando le banche gli facevano credito la filiale sud era preziosa, perché era lì che Italo Stato riutilizzava gli impianti più vecchi ogni volta che investiva nella filiale nord per innovare. Ma che altro potrebbe fare il buon Italo Stato, visto che nuovi impianti, coi quali, ne è certo, spezzerebbe le reni ai concorrenti, non ne può comprare? Queste maledette banche finanziano sempre chi è già in vantaggio competitivo, e ti penalizzano non appena perdi una frazione di quota di mercato! Ah, ci fosse ancora il Banco del Sole, quelli sì che ti davano una mano: bastava portare un po' di voti a Calogero, cosa non difficile dirigendo una media impresa!



Insomma è chiaro, siccome Italo Stato una sua moneta non ce l'ha, e il Banco del Sole è stato privatizzato e oggi è una filiale di Goldman&Sachs, dovrà per forza impegnare un po' di soldi del futuro flusso di cassa per onorare gli italoBot quando andranno a scadenza, tra sei mesi, ma nel frattempo, quatto quatto, può tagliare un po' di costi senza che i creditori lo portino in tribunale.

La morale della favola


Da dove possono arrivare i soldi in uno stato colonia che non ha più sovranità monetaria, e quindi non può decidere come e quanto investire a seconda dei suoi interessi? Ecco la lista:
  1. saldo positivo della bilancia commerciale (fatto)
  2. taglio dei costi interni, salari pensioni e welfare (fatto)
  3. riduzione degli investimenti (fatto)
La morale della favola è che Italo Stato fa il gradasso mentre in realtà si genuflette alle banche. Per di più dividendo parte del rischio coi creditori, ai quali ha fatto credere di avere avuto un'idea geniale. Non è un grande, il nostro Italo Stato? Ma perché un imprenditore così bravo, un'anguilla che sa cavarsela anche in tempi difficili, non è protetto da un vero Stato sovrano? Il suo Stato, fino a prova contraria!

sabato 15 giugno 2019

Il bonganismo

Visto che ci hanno rubato la parola "sovranismo" da oggi mi dichiarerò "bonganista". L'origine di questo termine è il nome di un account twitter, 𝘔𝘳 𝘉𝘰𝘯𝘨𝘩𝘢𝘯𝘰𝘸, che può fregiarsi dell'onore, che gli invidio molto, di essere stato bannato da:

- Riotta
- la Lucarelli
- Gad Lerner
- Maurizio Martina
- Enrico Rossi
- Zucconi
- Bagnai

Probabilmente pensate che stia scherzando ma non è affatto così. Il furto terminologico, ad opera della Lega e con ampia complicità dei media, ha privato noi sovranisti della prima ora - che introducemmo questa parola nel linguaggio politico fin dal 2012 - di una bandiera. Abbiamo bisogno di una parola che ci identifichi, così come in battaglia si ha bisogno di insegne e vessilli, senza i quali non ci si può riconoscere né essere riconosciuti.

Dunque sono un bonganista, e ciò verrà segnalato anche dalla grafica di questo blog. Vi invito a leggere e soppesare con la dovuta serietà le linee guida del bonganismo, tenendo ben presente il fatto che mai una sola parola può sintetizzare un intero pensiero politico, ma deve essere capace di fissare alcuni punti fermi e irrinunciabili.

Il bonganismo è una postura politica che sul piano contingente, cioè dell'attualità politica, è per l'Italexit. Su un piano più generale il bonganismo sostiene la necessità che una forza politica indichi con chiarezza il suo obiettivo principale, senza infingimenti di alcun tipo. Questo è un principio forte, posto a difesa del metodo democratico, perché gli elettori devono sapere con certezza per cosa votano. L'idea, oggi in voga, che si possa mentire agli elettori per poi governare a prescindere, o addirittura in contraddizione con gli impegni presi, è purtroppo considerata inevitabile in una democrazia moderna. Noi bonganisti riteniamo che il nome corretto per questa postura politica sia "elitismo", vale a dire la quintessenza della mancanza di democrazia, ancora più estrema di un regime manifestamente e statuariamente oligarchico. Gli elitisti, che abbondano in tutti i partiti politici, nella Lega salviniana si sono spinti fino al punto di esporsi pubblicamente come tali, incoraggiati in questa sconcia manifestazione di odio per il principio democratico da folle plaudenti di obnubilati tifosi. Il più noto elitista della Lega è un economista ormai molto noto che è riuscito, facendo ricorso ad artifici demagogici talvolta anche geniali, a convincere i suoi seguaci di voler fare tutto ciò che gli stessi desiderano, sia questo uscire dall'euro un venerdì sera piuttosto che cambiare l'Europa dal di dentro o addirittura fare un passo verso gli Stati Uniti d'Europa (USE) e, così facendo, in un modo o nell'altro fregare i tedeschi.

Uno dei trucchi utilizzati da costui è stato coniare il termine "tuttosubitisti" (a dimostrazione dell'importanza e della forza delle parole) scagliato come una pietra contro tutti coloro che chiedono conto delle gigantesche contraddizioni tra la loro propaganda elettorale e l'azione effettiva di governo. In buona sostanza l'accusa di "tuttosubitismo" equivale a "lasciateci lavorare senza rompere i maroni" perché le cose da fare sono complesse e richiedono tempo, mentre chi ha fretta dimostrerebbe di avere un temperamento infantile. C'è un nucleo di verità in questa asserzione, perché è del tutto ovvio che l'azione di governo, soprattutto in ambito internazionale, richiede una certa dose di riservatezza e talvolta di discrezionalità, circostanza che noi bonganisti riconosciamo, dando così misura del nostro grado di maturità. Vi è tuttavia un limite, insuperabile ma purtroppo superato di slancio e senza un accenno di vergogna, costituito dal fatto che, sebbene non si possano dare in pasto alla stampa i dettagli tattici delle trattative, la direzione strategica deve essere comunque chiara e pubblicamente dichiarata agli elettori.

Nella fattispecie dei rapporti con l'Unione Europea, ad esempio, si accampa il pretesto per cui una esplicita dichiarazione di voler uscire dall'euro avrebbe l'effetto di scatenare i mercati, ma asserire una cosa del genere equivale a mettere il paese in una situazione pericolosissima. Infatti, se la direzione strategica fosse realmente quella di preparare le condizioni per una trattativa in condizioni migliori, per la quale si sostiene che serve del tempo, allora si sta dicendo che la debolezza del paese è tale da rendere inevitabile una sospensione della democrazia, di cui costoro si stanno assumendo la grave responsabilità.  Se, al contrario, la direzione strategica è quella di andare verso gli USE (noi bonganisti diamo per assodata l'irriformabilità dell'Unione Europea come governance intergovernativa - ndr) il non dichiararlo esplicitamente li pone sullo stesso piano di un Prodi qualunque, che prometteva agli italiani che avrebbero lavorato un giorno in meno guadagnando come se lavorassero un giorno in più, mentre teneva ben nascosta agli elettori la vera natura dell'UE e dell'euro.

Qual è dunque, chiediamo noi bonganisti, la verità? Siamo in uno stato di sospensione della democrazia, del quale i signori elitisti della Lega si sono fatti complici a fin di bene mentre mettono in sicurezza il paese? Se questa è la risposta, allora nei prossimi mesi si dovranno vedere dei risultati tangibili. Quanto tempo serve per ciò, prima di chiamarli babbomortisti? Ma soprattutto, vi è già oggi coerenza tra le dichiarazioni pubbliche e gli atti concreti del governo? Purtroppo non sembra che le cose stiano così, con il che, se ciò è vero, allora siamo in uno stato di sospensione della democrazia a tempo indeterminato.

Ma il vero timore di noi bonganisti, fondato sull'assioma dell'irriformabilità dell'UE, è che gli elitisti della Lega stiano svolgendo un ruolo scellerato, quello di confondere l'opinione pubblica per guadagnare tempo in attesa di compiere atti eversivi senza e contro il consenso del Popolo, ovvero che stiano lavorando alacremente nella direzione degli USE. Sarebbe una responsabilità gravissima, dalle conseguenze incalcolabili, come ben segnalato da uno di loro qualche anno fa:



In definitiva il bonganismo, oltre a dichiarare come obiettivo strategico contingente l'Italexit, assume un'idea forte della democrazia, considerata un bene molto più importante di qualche punto di Pil in più o in meno. Quello che ci preoccupa veramente non è la deflazione, che pure danneggia gravemente il paese - in particolare il mondo del lavoro - ma la perdita della democrazia, o almeno di un grado minimo sindacale di democrazia, che si basa sul fatto che le forze politiche conquistino o perdano consenso in funzione degli impegni che esplicitamente prendono con gli elettori. Ebbene, per come sono messe le cose in Italia e sulla base delle dichiarazioni rese in campagna elettorale, tutte le forze politiche vogliono perseguire l'obiettivo impossibile di riformare l'Unione Europea! Pertanto, per l'assioma dell'irriformabilità, stanno conducendo il paese alla rovina, oppure hanno mentito agli elettori. In alternativa, nella speranza che il governo stia seguendo una strategia, e ammesso che non stia invece ingannando ancor di più gli elettori, resta il fatto che siamo in uno stato di democrazia sospesa. In ogni caso abbiamo bisogno di bonganismo. Quanto, lo capiremo presto.

venerdì 14 giugno 2019

Hic manebimus optime

In relazione ad alcuni commenti al video dal titolo "Giù le mani dal compagno Bagnai", ho così risposto:

Vorrei precisare, da autore del video, che ho innanzi tutto difeso Bagnai da un becero attacco. In subordine ho anche asserito che Bagnai, coerentemente con una sua vecchia tesi ("ci tireranno fuori dall'euro coloro che ci hanno portato nell'euro" - cioè gli USA) ha deciso di continuare la sua battaglia nella Lega, con ciò tradendo sostanzialmente sé stesso, o almeno il Bagnai che, nei primi anni, aveva creduto di poter trovare alleati e sostegno in una "sinistra socialista". Questa sinistra socialista ha dimostrato di non esistere, salvo pochi illusi che credono di poterla cambiare dal di dentro, con la conseguenza che Bagnai è andato con la Lega. Diversamente da lui, e questa è la ragione politica del nostro "divorzio" al netto degli aspetti caratteriali, io ho ritenuto di continuare una battaglia nel campo socialista, una scelta che al momento si sta dimostrando sicuramente perdente. Per queste ragioni lo difendo dagli attacchi beceri, ma continuo a criticarlo, legittimamente, dalla mia prospettiva. Che è quella sovranista-costituzionale, cioè socialista. Non sono in competizione con Bagnai, anzi spero ardentemente che egli e la Lega possano fare qualcosa di buono, ma non rinuncio alle mie idee, e soprattutto non vedo ragione per abbandonare la postazione politica che il destino mi ha assegnato. Hic manebimus optime.

mercoledì 12 giugno 2019

Giù le mani dal compagno Bagnai

Are you ready for Africa?


Il video è del 15 febbraio 2019.
Nessun allarme per carità, questi sono giocherelloni e zuzzurelloni, però una domanda è d'uopo: preferite viaggiare nel vasto mondo per incontrare culture e sensibilità diverse, oppure agognate ad una marmellata culturale uniformemente diffusa su tutto il globo terracqueo per cui tra una discoteca africana e una svedese non c'è differenza?

Ah, com'è una discoteca svedese? Ecchila qua:



Questa invece è una disco latina (con inserti africani chiaramente extra):



Io ho sempre preferito il MIELE alla marmellata. Certo, ormai ho una certa, ma non dimentico che mi divertivo anche alle feste paesane del (mio) bel tempo che fu:



Ekkevedevodì! Se ve piace la marmellata...

Evidentemente non avete i soldi, né il coraggio, per viaggiare, per cui volete avere tutto comodamente a portata di mano come in un supermarket. Meglio: in un discount.



Tranqui, iMercati vi daranno tutta la marmellata che desiderate. Per quanto mi riguarda vi dico...

INGOZZATEVI!

P.S. Penso sia necessario un Senatus consultum ultimum.

Il pianeta Papalla e il pianeta Sauron



Papalla e Sauron sono due pianeti gemelli che ruotano intorno a una nana gialla.

Sul pianeta Papalla si instaurò un regime democratico, incardinato sul principio della stabilità dei rapporti sociali. La popolazione di Papalla era divisa in due classi, Upper class e Lower class, la prima comprendente il 40% della popolazione, la seconda il restante 60%. Inoltre la popolazione si manteneva stabile. Inizialmente il Pil di Papalla era di soli 100 papa£ire, di cui 60 finivano nelle tasche della Upper class e 40 in quelle della lower class. Grazie a una crescita costante del 5%, dopo un secolo esso era arrivato a 13.150 papa£ire. La crescita del Pil veniva ridistribuita sempre con lo stesso criterio: il 60% alla Upper class (formata dal 40% della popolazione) e il 40% alla Lower class (formata dal restante 60% della popolazione). Il risultato fu che il pil medio della Upper class passò da 1,5 papa£ire a 197 mentre quello della Lower class da 0,67 a 87. La differenza di pil pro-capite rispetto ai primi tempi era aumentata, passando da 0,83 papa£ire a 109, la qual cosa induceva molti osservatori politici a vagheggiare possibili rivolte popolari, che tuttavia non ci furono.

Qualcuno, più avveduto, fece osservare che, sebbene la differenza fosse aumentata, il rapporto tra il pil pro-capite della Upper class e quello della Lower class era rimasto invariato e pari a 2,25.

Sul pianeta Sauron si instaurò un regime oligarchico, incardinato sul principio della concorrenza nei rapporti sociali. La popolazione di Sauron era divisa in due classi, Upper class e Lower class, la prima comprendente il 40% della popolazione, la seconda il restante 60%. Inoltre la popolazione si manteneva stabile. Inizialmente il Pil di Sauron era di soli 100 s€uron, di cui 90 finivano nelle tasche della Upper class e 10 in quelle della lower class. Grazie a una crescita costante del 5%, dopo un secolo esso era arrivato a 13.150 s€uron. La crescita del Pil veniva ridistribuita sempre con lo stesso criterio: il 90% alla Upper class (formata dal 40% della popolazione) e il 10% alla Lower class (formata dal restante 60% della popolazione). Il risultato fu che il pil medio della Upper class passò da 1,5 s€uron a 295 mentre quello della Lower class da 0,67 a 22. Sebbene la differenza di pil pro-capite rispetto ai primi tempi fosse aumentata, passando da 0,83 papalleros a 272, molti osservatori politici escludevano la possibilità di rivolte in base alla considerazione che la ricchezza pro-capite della Lower class era comunque aumentata.

Qualcuno, più avveduto, fece però osservare che il rapporto tra il pil pro-capite della Upper class e quello della Lower class era aumentato da 2,25 a 13,17.

I viaggi tra il pianeta Papalla e Sauron non erano possibili ma un sofisticato sistema di telecomunicazioni li manteneva in contatto. Fu così che nella primavera del 101° anno gli abitanti del pianeta Papalla vennero a conoscenza di gravi disordini sul pianeta Sauron che culminarono con la cosiddetta settimana degli squartamenti di piazza. Un gran numero di esponenti della Upper class furono legati per le braccia e le gambe a quadriglie di auto elettriche - da poco tempo l'unico mezzo di trasporto permesso per ragioni ecologiche - che, con la loro potente accelerazione, ristabilirono la giustizia di classe senza infliggere eccessive sofferenze ai malcapitati.

martedì 11 giugno 2019

Una frase misteriosa e una domanda inquietante

Link correlati: H.W. Sinn sui saldi Target (parte prima - parte seconda)

Sostiene Hans Werner Sinn: «L'eccessiva creazione di credito nei paesi in crisi, che ha consentito trasferimenti netti verso i paesi dell'europa settentrionale, è stata compensata da un corrispondente declino nella creazione di credito in Germania in quanto il trasferimento di denaro dalle altre banche centrali ha reso superfluo l'indebitamento nei confronti della propria banca centrale. Negli anni 2012 e 2013 in Germania non vi è stato alcun ricorso al credito della Bundesbank. In Germania circolava solo il denaro delle rimesse che le altre banche centrali avevano commissionato.»

Non so a voi, ma a me sembra che H.W. Sinn si lamenti del fatto che, in conseguenza del fatto che "In Germania circolava solo il denaro delle rimesse che le altre banche centrali avevano commissionato", i tassi di interesse sono crollati. Dunque in Germania, paese esportatore netto grazie all'euro, il settore industriale fa festa mentre quello finanziario è a lutto. Al contrario, nei paesi dell'eurozona in deficit dove i tassi di interesse sono più alti, è il settore finanziario a far festa e quello industriale ad essere a lutto.

Sarà per questo che in Germania i partiti eurocritici sono quelli che sembrano interpretare le istanze e i timori della rendita di stampo conservatore, mentre da noi sono quelli che trovano consenso tra i ceti della piccola e media industria?

Sarà per questo che la classe operaia si è messa sulla scia della Lega non potendo contare su una rappresentanza politica che ne interpreti gli interessi in una prospettiva socialista? Ma se le cose stanno così, perché non vi sono forze politiche socialiste che siano non dico capaci di rappresentare i lavoratori, ma nemmeno ci provano, mettendo chiaramente in discussione l'adesione all'eurozona? Cosa hanno da guadagnare i lavoratori dall'euro e dalla globalizzazione?

Finirà che gli interessi reali e concreti dei lavoratori dei paesi del sud si salderanno con quelli dei rentiers del nord Europa?

sabato 8 giugno 2019

I pezzenti [this item has sensitive content that other users may not wish to see, such as violence or nudity]

La questione Minibot è chiara, come sancisce l'amico Simone Boemio:

Su YT elp pier: "impediranno all'Italia di uscire dall'euro. Chi ha voluto questa europa ha mezzi enormi e può agire anche senza consenso"

ecodellarete: "Caro elp pier sono perfettamente d'accordo con te. Questa tua constatazione spiega anche i riposizionamenti, quando non i manifesti tradimenti, di questi ultimi anni. Passato il periodo in cui sembrava che l'uscita dall'euro fosse cosa facile e imminente, un periodo durante il quale in molti si sono accalcati per posizionarsi in prima fila, adesso ad essere su queste posizioni siamo rimasti in pochi. E guarda caso proprio quelli che, fin da subito, hanno detto che bisognava uscire dall'UE. Gli arrivisti privi di forza morale (perché la battaglia politica è una prova morale) adesso cianciano di minibot. Pezzenti!"

Io comincerei col dire che tutti, ma proprio tutti quelli che, in questi anni, per partecipare a convegni hanno chiesto di essere pagati sono dei pezzenti. Anche quelli che parlano tanto bene signora mia, anche loro. Siccome questo item è destinato ai laureati in archeo-sovranismo non serve che mi dilunghi.

Sì lo so, pensate che sia una posizione troppo dura, ma vi rispondo con le parole di Maurizio Blondet:

«La prova iniziatica. Qualunque altra civiltà dispone  per i giovani uno (o più) metodi accertati  di iniziazione,  che sono il contrario della “protezione” e “risparmiargli le sofferenze”:  i giovani vengono, in modo controllato   –  esposti a sacrifici e pericoli, freddo e fame; vengono lasciati nella giungla o nella steppa –  introdotti in un “altro mondo” pauroso, di privazioni e durezze, di orchi e  draghi  – quello che echeggia nelle antiche fiabe –    fino a che abbiano visioni del loro Protettore supremo (l’angelo custode) o la rivelazione del loro  Vero Nome (segreto) con cui li si chiama nella Realtà.  Più radicalmente, i giovani vengono fatti passare per l’esperienza di morte: la morte iniziatica.»

La cosa che accomuna tutti gli ex-noeuro passati all'altreuropeismo è il fatto di essere tutti figliuoli falliti della media borghesia, nati con tutte le opportunità spalancate davanti a sé che non hanno saputo cogliere, salvo riscattarsi in extremis partecipando al gioco "fuori dall'euro" e "basta euro", grazie al quale sono riusciti, in extremis, a riscattarsi. Ma tutti ben determinati a restare all'interno della classe sociale di nascita e, per ciò, ben disposti ad accomodarsi non appena gli è stata offerta la possibilità di riscattarsi.

Ben altra la tempra di questo operaio dell'ILVA:



Vi chiederete cosa c'entri tutto questo con la faccenda del "nome segreto". C'entra, come ho risposto a elp pier su YT, "perché la battaglia politica è una prova morale" che nella sua essenza ha poco o nulla a che vedere con i grafici e le competenze tecniche. Queste sono importanti, ma solo per chi ha bisogno di capire intellettualmente ciò che è molto più facile sentire col cuore, una verità la cui essenza consiste nelle immortali parole di Buscetta: megghiu cummannari ca futtiri.

Si può partecipare alla battaglia politica in due soli modi: come mercenari o come guerrieri. Per i primi conta "il futtiri", per i secondi "il cummannari". Ora lottare per "cummannari" implica necessariamente l'arte di costruire un esercito, perché l'oggetto della contesa è il potere. Altro che razionalità degli agenti economici!

I soggetti della lotta politica sono le classi sociali e gli stati, e in generale qualsiasi collettività capace di darsi un'organizzazione per il raggiungimento del fine, che è la presa del potere. Ne consegue la necessità di prendere posizione dedicando le proprie energie al suo raggiungimento. Certo, prima di prendere posizione ci si deve chiedere se questa sia giusta o meno, ma resta il fatto che, una volta presa la decisione, l'adesione deve essere completa, salvo un ripensamento il cui prezzo però si deve essere disposti a pagare. Ad esempio riconoscendo l'errore e facendo molti passi indietro. Quelli che, dopo averci ripensato, avanzano di carriera, sono sicuramente dei mercenari.

In battaglia la cosa più importante è sapere che chi è al nostro fianco sarà capace di fare la sua parte. In questo senso, dunque, la lotta politica è una prova morale. Non è facile essere schierati a fianco dei propri compagni mentre il nemico carica urlando, la tentazione di mollare e fuggire correndo a rifugiarsi tra le braccia di mamma è grande, e lo è ancor di più quando il nemico appare invincibile. Ma bisogna resistere, vincere la paura, essere pronti a morire, una cosa che può fare solo chi ha compreso, e accettato e fatta sua l'idea che in questa esistenza nella quale ci siamo misteriosamente ritrovati la cosa che conta non è l'impossibile eternità del corpo ma l'atto di dedicare sé stessi alla scoperta di quello che siamo veramente, il nostro nome segreto. Quel che sarà non deve interessarci. Tanto, nel lungo periodo, saremo tutti morti.

E' la gloria dunque il vero destino di noi esseri umani, non quella che consiste nel passare alla storia - anche questo è effimero - ma la felicità profonda che tutti possiamo raggiungere (se lo vogliamo) per aver tenuto fede alle nostre convinzioni, quelle che abbiamo creduto giuste, che lo fossero o no. Ecco perché ho grande rispetto per i partigiani che sfidarono il fascismo, ma anche per quei giovani che si schierarono per la repubblica di Salò, come pure per i soldati sovietici di Stalingrado e per gli adolescenti dell'ultimo battaglione di Hitler che si immolarono per ciò in cui credevano. Se volete continuo: i difensori di Numantia e quelli della fortezza di Masala contro i romani vincitori, il duca di Enghien fatto fucilare da Napoleone e Talleyrand, Cavallo Pazzo...

Oggi la battaglia a cui molti di noi sono chiamati è quella che vede da una parte i patrioti schierati a difesa della Patria contro coloro che vogliono distruggerla per le più diverse ragioni, dal costruire un governo mondiale a partire dall'Unione Europea fino a quelli che, più razionalmente, vogliono semplicemente imporre il predominio delle élites sui popoli, cioè sulla democrazia.  Io la mia scelta l'ho fatta, voi fate la vostra. Dimenticate i mercenari che si sono venduti, non sono guerrieri e non dobbiamo volerli al nostro fianco.

Vi saluto con un video sul funzionamento dei minibot. Anche in questo caso, senza coraggio non si fa nulla.











venerdì 7 giugno 2019

Da Renzi a Cimaglia


Alcuni capoversi di un redazionale del sole24ore del 10 luglio 2017 riletti da Jonas che aveva vent'anni nel 2000.

Redazionale

La Ue respinge la ricetta Renzi sul deficit. Il leader Pd: pensino ai migranti
Jonas

La Ue respinge la ricetta Cimaglia sul deficit. Il leader della Lega: pensino ai migranti
Una ricetta replicata in un’intervista al Tg2: «Buttiamo giù il debito ma torniamo a Maastricht e a un deficit del 3%, per dare ossigeno all’economia. Rottamiamo il fiscal compact e tiriamo giù le tasse a famiglie con figli, ad artigiani e piccoli imprenditori, e a chi non ce la fa. Non sia solo l'idea del Pd ma di tutti i partiti da portare in Europa. Gli altri partiti - rilancia il segretario del Pd - accettino questa proposta, perché abbassare le tasse non serve al Pd ma al Paese» ha concluso Renzi. Una ricetta replicata in un’intervista al Tg2: «Buttiamo giù il debito ma torniamo a Maastricht e a un deficit del 3%, per dare ossigeno all’economia. Rottamiamo il fiscal compact e tiriamo giù le tasse a famiglie con figli, ad artigiani e piccoli imprenditori, e a chi non ce la fa. Non sia solo l'idea della Lega ma di tutti i partiti da portare in Europa. Gli altri partiti - rilancia il leader della Lega - accettino questa proposta, perché abbassare le tasse non serve alla Lega ma al Paese» ha concluso Salvini
Moscovici: Italia sia credibile nel rispetto delle regole
Netta la presa di Pierre Moscovici, commissario europeo agli affari economici. Vogliamo «un'Italia credibile, che rispetta le regole che vengono applicate in modo flessibile nel suo caso». Moscovici ha indicato che il dialogo di «questa Commissione con l'Italia è sempre stato buono, con tutti i governi che via via si sono succeduti (da Monti a Renzi all'attuale) e così sono state trovate soluzioni importanti, intelligenti, sottili, l'Italia è il paese che non può lamentarsi dato che è il solo paese che beneficia di tutti i tipi di flessibilità, dagli investimenti alle riforme strutturali a quella necessaria per fronteggiare i terremoti, con questo paese continuiamo a lavorare». Moscovici ha poi aggiunto di confidare in un'Italia che «resta attaccata alle regole, che le abbia a cuore, che trova con la Commissione un rapporto di fiducia, che è per l'ascolto costruttivo e così continueremo a lavorare quale che sia il governo».

D'altra parte «è interesse italiano continuare a ridurre il deficit per ridurre il debito pubblico che pesa sulle generazioni future e impedisce di investire: ogni euro per far fronte al debito è un euro in meno alla scuola, agli ospedali, all'economia». La speranza, l'obiettivo «è che l'Italia resti un partner affidabile, credibile, impegnato nella zona euro, c’è bisogno di un'Italia che resta una forza per l'Europa, che affronta i problemi».
Moscovici: Italia sia credibile nel rispetto delle regole
Netta la presa di Pierre Moscovici, commissario europeo agli affari economici. Vogliamo «un'Italia credibile, che rispetta le regole che vengono applicate in modo flessibile nel suo caso». Moscovici ha indicato che il dialogo di «questa Commissione con l'Italia è sempre stato buono, con tutti i governi che via via si sono succeduti  (da Monti a Renzi all'attuale) e così sono state trovate soluzioni importanti, intelligenti, sottili, l'Italia è il paese che non può lamentarsi dato che è il solo paese che beneficia di tutti i tipi di flessibilità, dagli investimenti alle riforme strutturali a quella necessaria per fronteggiare i terremoti, con questo paese continuiamo a lavorare». Moscovici ha poi aggiunto di confidare in un'Italia che «resta attaccata alle regole, che le abbia a cuore, che trova con la Commissione un rapporto di fiducia, che è per l'ascolto costruttivo e così continueremo a lavorare quale che sia il governo».

D'altra parte «è interesse italiano continuare a ridurre il deficit per ridurre il debito pubblico che pesa sulle generazioni future e impedisce di investire: ogni euro per far fronte al debito è un euro in meno alla scuola, agli ospedali, all'economia». La speranza, l'obiettivo «è che l'Italia resti un partner affidabile, credibile, impegnato nella zona euro, c’è bisogno di un'Italia che resta una forza per l'Europa, che affronta i problemi».

Dijsselbloem: l’Italia non può decidere da sola
Un commento arriva invece dal presidente dell’Eurogruppo, l’organismo che riunisce i ministri delle Finanze della zona euro: «Stare al 2,9%- afferma Jeroen Dijsselbloem da Bruxelles - sarebbe fuori dalle regole di bilancio, non è una decisione che un Paese può prendere da solo, in questa unione monetaria ci si sta insieme. Sono sempre aperto a rendere le regole più efficienti, efficaci, ma non possiamo unilateralmente dire che le regole non sono per me quest'anno e per i prossimi cinque», ha aggiunto.
Dombrovskis: l’Italia non può decidere da sola
Un commento arriva invece dal vice-presidente della Commissione: «Stare al 2,9%- afferma Valdis Dombrovskis da Bruxelles - sarebbe fuori dalle regole di bilancio, non è una decisione che un Paese può prendere da solo, in questa unione monetaria ci si sta insieme. Sono sempre aperto a rendere le regole più efficienti, efficaci, ma non possiamo unilateralmente dire che le regole non sono per me quest'anno e per i prossimi cinque», ha aggiunto.
La replica di Renzi: non potranno che dire sì
«Ho grande rispetto per i commissari europei che siano o meno d'accordo» con “back to Maastricht”, ma «quando arriveremo a discutere di questa soluzione in Europa non potranno che dire di sì». Lo ha detto Matteo Renzi a Rds, a proposito della reazione di Bruxelles alla sua proposta per i conti pubblici. «Ma è possibile che l'Europa ci dica cosa fare e poi non è in grado di mantenere gli impegni per la relocation? Ho grande rispetto, ma inizino anche loro a far rispettare agli Stati membri i propri impegni» sui migranti, ha aggiunto.

La proposta di ritorno a Maastricht, prosegue Renzi, «sarà sviluppata nella prossima legislatura e sarà pienamente compatibile con le regole della Ue, vedremo se a quel punto ci sarà ancora Dijsselbloem alla guida dell'Eurogruppo». «Dijsselbloem innanzitutto la proposta non l'ha letta: dobbiamo ridurre il debito pubblico ma di fiscal compact e austerity l'Europa muore», sottolinea Renzi.
La replica di Cimaglia: non potranno che dire sì
«Ho grande rispetto per i commissari europei che siano o meno d'accordo» con “back to Maastricht”, ma «quando arriveremo a discutere di questa soluzione in Europa non potranno che dire di sì». Lo ha detto Fabio Cimaglia a Radio Capital, a proposito della reazione di Bruxelles alla sua proposta per i conti pubblici. «Ma è possibile che l'Europa ci dica cosa fare e poi non è in grado di mantenere gli impegni? Ho grande rispetto, ma inizino anche loro a far rispettare agli Stati membri i propri impegni invece di applicare due pesi e due misure».

La proposta di ritorno a Maastricht, prosegue Cimaglia, «sarà sviluppata nel corso della legislatura e sarà pienamente compatibile con le regole della Ue, vedremo se a quel punto ci sarà ancora Dombrovskis alla vicepresidenza della Commissione». «Dombrovskis innanzitutto la proposta non l'ha letta: dobbiamo ridurre il debito pubblico ma di fiscal compact e austerity l'Europa muore», sottolinea Cimaglia.