lunedì 15 gennaio 2018

La mafia delle recensioni

Gironzolando con mia moglie in Sicilia, ieri sera avevamo fame e cercavamo un buon ristorante. Passando davanti a un locale dall'aspetto accattivante, posto sul lungomare di una cittadina intenzionalmente innominata, abbiamo pensato di leggere le recensioni sulla mitica rete. Sì, proprio quella che uno vale uno e ci renderà tutti liberi. Praticamente erano tutte positive, del tipo si mangia bene e si paga poco. Che bello! invece di importunare uno del luogo: "scusate, m'o sapete rice a ro' sta nu ristorant a ro' se paga puoche e se magna buone?" uno prende il suo personal assistant, che sa tutto di noi, e gli pone il quesito. Rassicurati da ciò che avevamo letto, quasi tutte recensioni con cinque stelle, siamo entrati, e questa è la partita doppia, cioè il conto economico a fronte di quello gastronomico:



Totale 49€. La media aritmetica fa 4,3. La media aritmetica ponderata sul costo delle pietanze fa:

(5*10+2*10+2*10+6*6+7*9+4*2) /49=4

Che poi, essendo entrambi prof, io e mia moglie al voto di quattro decimi c'eravamo arrivati immediatamente con metodo sincretico, senza bisogno di arzigogoli analitici tipo test invalsi. Ma vallo a spiegare alla più migliore...

Il giorno dopo, all'ora di pranzo, ancora su un lungomare ma di una cittadina limitrofa, avvistato un baretto abbiamo avuto l'idea di fermarci per un aperitivo, avvinazzati che siamo. Sono entrato per primo e ho sentito mia moglie, attardatasi fuori, chiedermi che posto fosse; "è tutto" le ho risposto. E in effetti il posto, che dall'esterno sembrava un buco senza pretese, si è rivelato una meraviglia per gli occhi, sia gli interni che la vista sull'esterno del meraviglioso mare di Sicilia. Per non dire della cortesia del proprietario e del cuoco.

Abbiamo colto al volo l'occasione e ordinato un tagliere di pesce per due, scolandoci quattro generosissimi calici di vino. Meraviglia, sollucchero, godimento dei sensi, ebrezza gastronomica ed eidetica. Dopo un po', tornati in noi, ci siamo preoccupati del prezzo e abbiamo consultato le recensioni del posto sulla mitica rete, sapete, quella che uno vale uno e ci renderà tutti liberi. Che scoppola! tutte negative, sia sulla qualità sia, soprattutto, sui prezzi, descritti come esagerati e addirittura offensivi. Vabbè, ci siamo detti, è destino. E invece: 40€.

A questo punto non ho resistito e ho raccontato il tutto al proprietario, il quale mi ha parlato della mafia delle recensioni. In pratica funziona così: tutti gli operatori della zona vengono contattati da agenzie che propongono l'ottenimento di recensioni a cinque stelle dietro compenso, e quelli che rifiutano di cedere a questa vera e propria estorsione si ritrovano sommersi da recensioni negative. A riprova mi ha mostrato un'email nella quale gli venivano offerte

"dieci recensioni cinque stelle a centocinquanta euro"

Ecco signori, questo è il meraviglioso mondo della concorrenza, del mercato che si autoregola espellendo i non meritevoli e premiando i migliori per la gioia e la felicità del consumatore. E non ditemi che il problema è la corruzione, che basterebbe applicare le leggi che ci sono ma nessuno le fa rispettare, perché questo è un tipo di analisi che dalle parti di questo blog non attacca. Perché questo è un blog benaltrista, un posto il cui responsabile, che è un sovranista (costituzionale, così l'amico Simone è contento) vi dice, con cognizione e convinzione, che ben altro è il problema, che l'errore di fondo non è nel mancato rispetto delle regole, ma nell'idea dell'assenza di regole che l'ideologia liberista propugna come fondamento della vita collettiva. Ad eccezione di una: vincono i più forti, e i perdenti non hanno il diritto di organizzarsi agendo insieme per vincere, perché solo l'individuo conta. Ovviamente, se ci pensate bene, i più forti si organizzano eccome! Ma ai perdenti viene rappresentata, a reti unificate, la teoria degli agenti economici individuali, quella per cui, ad esempio, l'azione sindacale auto organizzata dal basso è un elemento frizionale del processo economico che ne diminuisce l'efficienza, e dunque gli scioperi vanno regolamentati affinché non facciano troppo danno.

Così come la legge elettorale deve essere maggioritaria, per garantire la mitica governabilità; e quando gli conviene che sia proporzionale allora si pongono mille paletti e ostacoli per impedire la partecipazione dal basso di nuove forze politiche, mentre per gli amici fedeli arriva sempre un escamotage che risolve il problema. Ma a che serve che mi dilunghi? Chi poteva capire ha già capito, tutti gli altri capiranno troppo tardi.

Ma una cosa voglio aggiungere, che chi è sovranista costituzionale è anche statalista, e chi non è statalista, anche se si definisce sovranista, resta un nemico di classe. Prosit.

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