mercoledì 12 luglio 2023

Comunicato n.1 del collettivo Prototipo - 6 luglio 2023

Nel corso della storia la lotta politica è stata caratterizzata dall’emergere di molte visioni generali del mondo, le ideologie. Queste, sempre necessarie, hanno la caratteristica di essere calate nella realtà storica della contemporaneità; possono durare secoli o millenni, venendo man mano adattate o corrette, ma ad un certo punto vengono abbandonate per essere sostituite da altre, sorte dal loro corpo morente o importate da lontano per il continuo rimescolamento di popolazioni e idee. La storia delle ideologie è costituita da evoluzioni delle stesse come pure da improvvise rotture causate dalle lacerazioni del continuum storico: invasioni, crolli di grandi imperi, rapidi e impetuosi cambiamenti della tecnica, nuove visioni del mondo di natura filosofico-religiosa.

Ciò nonostante, se si osserva con distacco il caleidoscopico susseguirsi delle ideologie balza agli occhi un elemento invariante che costituisce il tessuto sul quale la storia delle idee tesse continuamente la sua tela: la dicotomia di fondo tra il Principio oligarchico e il Principio democratico. Invariabilmente l’affermarsi di un modello di organizzazione sociale oligarchico determina l’inizio della riscossa dell’idea democratica, e viceversa. Il conflitto che ne sorge può svolgersi all’interno del quadro ideologico già esistente, oppure spingere i ribelli alla ricerca di una nuova ideologia da contrappore al sistema di potere che viene combattuto.

Il tempo che viviamo, in Europa e nel mondo occidentale, è attraversato da una crisi che ha molte cause ma, osservando gli eventi in controluce, quello che si vede con chiarezza è la contraddizione tra il dominio di oligarchie che si vestono dei panni di una democrazia svuotata di sostanza e una miriade di spinte che, in modo spesso disordinato, generano la nascita di piccole organizzazioni che sono, nel loro insieme, il segnale di una possibile riscossa del Principio democratico. Un indice dello stato delle cose testé descritto è rintracciabile nel fatto che l’oligarchia al potere viene indicata con il molto generico termine “Sistema”. Questa anodina parola, che in Italia è stata a lungo usata dalle formazioni neo fasciste sorte nel dopoguerra (con mere finalità propagandistiche che avevano lo scopo di rendere indefinito l’obiettivo della loro azione politica e nasconderne la ben documentata realtà di essere al servizio dell’atlantismo) si è ciò nonostante affermata. Essa descrive bene la natura del dominio oligarchico che spadroneggia in tutto l’occidente ammantandosi di forme democratiche. Ne deriva la crescente ma ancora confusa aspirazione ad una democrazia reale, di cui si fanno veicolo le numerose piccole organizzazioni politiche sorte negli ultimi quindici anni, dalla prima grande crisi del progetto europeo nel 2008 ad oggi.

Né può essere diversamente, stante l’assenza di una grande narrazione ideologica da contrapporre al “Sistema” di potere imperniato sull’impero anglo-americano, oligarchico come tutti gli imperi in crisi e sostenuto dalle oligarchie nazionali ad esso sottomesse. Lo scontro politico-ideologico è tutto interno all’occidente, a prescindere dalle azzardate simpatie che si possono provare per gli avversari geopolitici dell’impero che, in ultima analisi, sono e restano estranei al conflitto di fondo tra il Principio oligarchico e il Principio democratico che si è riacceso in questa parte di mondo. Per quanto riguarda l’Italia, una prima fase del tentativo di riscossa del Principio democratico volge al termine. Essa è stata caratterizzata, inizialmente, da una critica di natura tecnica centrata sulla battaglia per l’uscita dalla moneta unica, per poi allargarsi alla contestazione in radice del progetto unionista; infine dalla comprensione che moneta unica e progetto unionista sono solo aspetti del quadro più ampio costituito dall’essere parte dell’occidente collettivo.

Ecco allora che, non potendosi assumere, nel quadro dello scontro fra occidente collettivo ed eurasia, la visione del mondo per cui da una qualsiasi delle due parti ci siano le forze del bene e dall’altra quelle del male, si è fatta strada una narrazione ideologica, minoritaria ma agguerrita nelle sue convinzioni, che tutto il mondo sia un “Sistema”, dominato da un’élite di crudeli e cattivi individui che traggono ispirazione da antiche filosofie gnostiche sussunte dalla Massoneria universale. In buona sostanza si tratta del tentativo di spiegare quello che accade alla luce della dicotomia Bene/Male, ponendo in ombra quella tra Oligarchia e Democrazia.

Il collettivo Prototipo respinge con fermezza l’idea che la storia degli uomini possa essere ridotta alla dicotomia Bene/Male, per l’ovvia constatazione che tali Principi sono connaturati all’essenza di ogni uomo e costituiscono pertanto una problematica di coscienza, individuale, che non è utilizzabile nella lotta politica. Il collettivo Prototipo riconduce la lotta politica, che è un aspetto dell’esistenza che afferisce alla dimensione sociale, alla dicotomia fra il Principio Democratico e il Principio Oligarchico.

Il mondo del dissenso o della resistenza o dell’anti-sistema

La stessa difficoltà a trovare una definizione chiara delle forze di opposizione minoritarie (“i partitini”) denuncia l’assenza di un’ideologia politica sottostante che funga da tessuto connettivo comune. Non che le ideologie esistenti scarseggino, o che sia impossibile elaborarne di nuove, ma è un fatto che tutti i partitini esitano, almeno sul piano della comunicazione politica, nel qualificarsi sulla base di quelle disponibili. Il collettivo Prototipo ritiene che questo sia un errore, oltre che una forma di ipocrisia.

Ne deriva una confusione determinata dal fatto che tutti i partitini hanno una visione sottostante di natura ideologica (sostanzialmente liberale o socialista essendo queste le grandi narrazioni politico-ideologiche della nostra epoca) il che costituisce un elemento di divisione irriducibile, ma allo stesso tempo condividono il terreno comune della lotta all’oligarchia dominante ammantata di false forme democratiche. Questa confusione ha finito col porre in ombra la questione fondamentale: la battaglia anti oligarchica. Il collettivo Prototipo sostiene che sia giunto il momento di fare chiarezza, per cui si rende necessario che questa ambiguità sia definitivamente rimossa, l’unica battaglia comune essendo quella per l’affermazione del Principio democratico. I partitini di ispirazione liberale e socialista devono fare una scelta di campo, pur potendosi legittimare reciprocamente sulla base della sincera adesione al Principio democratico; la quale implica l’assoluto divieto di qualsivoglia forma di collaborazione con l’oligarchia dominante. Marciare divisi per colpire uniti!

Dobbiamo altresì chiederci per quale motivo il semplice ragionamento testé esposto non sia senso comune. Il collettivo Prototipo sostiene che ciò avvenga perché tutti i partitini, di ispirazione liberale o socialista, hanno adottato forme di organizzazione interna di natura tribale invece che democratica. Non che statuti democratici non siano mai stati adottati, ma essi sono rimasti sostanzialmente lettera morta perché la democrazia reale si sostanzia nell’imperiosa pretesa di tutti coloro che partecipano all’agire politico, che è mancata. Tale mancanza ha molte ragioni, non ultima la precoce deriva elettoralistica che, facendo balenare agli occhi di tanti la prospettiva di una lucrosa carriera politica, ha fatto sì che in tutti i raggruppamenti siano emersi dei veri e propri capoclan, sostenuti da un pugno di fedelissimi ai quali sono state offerte mediocri posizioni di ribalta e visibilità in spregio alle sempre più dimenticate procedure democratiche.

Il collettivo Prototipo sostiene che sia imprescindibile riportare al centro dell’attenzione la questione della democrazia interna nei partitini, siano essi liberali o socialisti, addirittura anteponendola alla scelta di campo ideologica. Pertanto il collettivo Prototipo invita tutti gli attivisti e i militanti di tutti i partitini a pretendere imperiosamente la stesura di procedure decisionali interne democratiche e il loro rigoroso rispetto, nonché a renderle pubbliche ed esplicite; in assenza di ciò a uscire dalle organizzazioni nelle quali militano o allontanarsi da quelle per le quali nutrono simpatia, per avvicinarsi a quelle che praticano e rispettano rigorose procedure democratiche, ovvero a sforzarsi di crearne di nuove.

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