Riceviamo e pubblichiamo questo breve testo del Maresciallo Piddukov.
L'ostacolo principale alla firma di un accordo per la guerra in Ucraina è il problema della presenza o meno di truppe europee sul suolo ucraino. Truppe europee, meglio dire di alcuni Stati europei, ma sotto l'ambigua denominazione di forze Nato poiché è ormai evidente che gli Stati Uniti, che pure hanno fomentato il conflitto sostenendolo fino alla disastrosa sconfitta dell'estate-autunno 2023, hanno preso atto della nuova situazione e, anche grazie al cambio di regime interno, valutano non più conveniente per i loro interessi continuarlo. I paesi europei che insistono per giungere a un accordo che preveda la presenza di loro truppe come presidio della sicurezza ucraina sono chiamati "gruppo dei volenterosi". Non più, dunque, la pretesa di riconquistare i territori perduti, bensì l'obiettivo di ratificare un equilibrio che veda le forze armate dei volenterosi a diretto contatto delle forze russe.Il problema è che la dislocazione di tali forze sulla linea di demarcazione attuale, anche in numero limitato (si parla di 30.000 uomini), è un rischio inaccettabile per i russi perché essi si troverebbero sotto la costante minaccia di provocazioni al confine, ma avrebbero le mani legate. Un conto sarebbe rispondere a un'eventuale scaramuccia di confine, avendo davanti soltanto soldati ucraini, ben altro tener conto della presenza delle forze dei volenterosi perché, in tal caso, vi sarebbe il rischio costante di una escalation del conflitto. Se i russi dovessero mai accettare la presenza di soldati della coalizione dei volenterosi sul suolo ucraino, allora la linea di demarcazione dovrebbe essere spostata molto più a occidente, fino a comprendere tutti i territori a est del fiume Dnepr, da Kiev a Odessa. Il braccio di ferro si gioca sulla capacità dell'esercito russo di avanzare fino al Dnepr e, successivamente, controllare un enorme territorio abitato non più solo da russofoni ma anche da una popolazione ostile. In questo scenario è quasi certo che l'ingresso dei volenterosi in Ucraina assumerebbe le forme di una vera e propria occupazione da parte di alcuni stati confinanti: la Polonia, la Romania, l'Ungheria e la Slovacchia. Vi sarebbe cioè una spartizione del restante territorio ucraino sulla falsariga dell'occupazione della Germania dopo la seconda guerra mondiale.
La scommessa dei volenterosi si gioca sulla convinzione che l'esercito russo non abbia la capacità di una veloce avanzata, e/o che la dirigenza russa non abbia interesse a farsi carico del problema di dover successivamente controllare così ampi territori devastati dalla guerra. Vista in questa prospettiva la scelta dell'amministrazione Trump di ritirarsi dal sostegno a Kiev appare come una mossa tattica intelligente: gli Stati Uniti mantengono la carta di un ingresso in forze nel centro dell'Europa, qualora i russi riuscissero a raggiungere il Dnepr, con l'ulteriore vantaggio di una definitiva sottomissione dell'Europa ai loro interessi. Sarebbe l'inizio della vera subalternità dell'Europa, non quella tanto sbandierata per quasi 80 anni a fini propagandistici!
La contromossa di Putin è quella di continuare a demolire l'esercito ucraino pur senza avanzare troppo, da un lato in attesa di un collasso interno dello Stato ucraino e, dall'altro, intessendo rapporti sempre più stretti con altre potenze in un quadro strategico di più ampia portata nel quale, tuttavia, non mancano elementi di fragilità a lungo termine. Non è infatti certo che gli interessi di Russia, Cina, India e Iran possano restare collimanti nel lungo periodo, mentre la potenza economica e militare degli Stati Uniti, sebbene in crisi, resta incombente. È molto probabile che gli Stati Uniti, consapevoli dei mutati rapporti di forza mondiali, possano tentare di recuperare agendo sul loro "cortile di casa" aumentando la pressione su paesi come il Messico, il Venezuela e il Brasile, e magari portando a compimento l'annessione, de facto se non formale, del Canada.
La situazione, come si evince da questa breve descrizione a volo d'angelo (ribelle?) è estremamente complessa, e non abbiamo neanche accennato agli enormi problemi del vicino oriente e dell'Africa, per non parlare della misteriosa vicenda della pandemia! La verità è che il sistema delle relazioni internazionali non è un'equazione algebrica di primo grado, nella quale basta spostare a sinistra la variabile incognita e, con semplici manipolazioni, addivenire alla soluzione. Un concetto, quest'ultimo, che sfugge alla grandissima maggioranza dei commentatori che si avventurano in analisi spesso molto superficiali, arrivando però a conclusioni sostenute con apodittica convinzione. Navighiamo invece in acque sconosciute, muniti di scandagli che quasi mai arrivano alle profondità necessarie e col costante pericolo di incontrare scogli affioranti.
Questa critica vale ovviamente anche per noi del Centro Studi Strategici del Ciociaristan meridionale, che mi onoro di presiedere sotto la guida sapiente del Re di questo Stato metafisico.
Maresciallo Piddukov
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