venerdì 3 marzo 2017

C'è vita nel PD?

Addendum avvelenato: per non dimenticare. Da visionare prima di leggere il post


L'amico Ippolito Grimaldi è consigliere in forza PD al comune di Casale Monferrato. Questo suo intervento in aula potrebbe essere la prova che qualcosa sta cambiando, perfino nel PD. Oppure, skerzosamente e con sommo affetto, che Ippolito è l'anello mancante tra l'uomo e il piddino... 

Devo confessare che questa sera mi trovo in forte imbarazzo, un imbarazzo che coinvolge tre piani, tre ordini di fattori.
Il primo ordine di fattori attiene alla sfera personale, essenzialmente perché il primo a ventilare l'ipotesi di un referendum abrogativo della legge regionale qui a Casale Monferrato fui io circa un anno fa, a margine di una drammatica riunione della commissione sanità convocata in seguito al vergognoso episodio di trasferimento forzoso dei malati oncologici al di fuori del loro reparto. Episodio per cui a tutt'oggi, per quanto mi risulta, anche se spero di sbagliarmi, nessuno ha ancora chiesto scusa. Un episodio che dimostra tutta le contraddizioni di un impianto politico amministrativo che si vorrebbe redentivo di sprechi e di supponente razionalizzazione delle risorse, ma che nella realtà si dimostra in tutta la sua, certamente involontaria, disumanità nel farne pagare i costi ai soggetti più deboli.
Il secondo ordine di fattori attiene alla sfera professionale ed istituzionale, ed in questa si manifesta tutta la mia amarezza; avrei potuto portare grafici, percentuali, tabelle comparative, ma ho ritenuto più utile un breve excursus storico di quello che è accaduto in questo Paese, di ciò che ha consentito quella metamorfosi antropologica anche all'interno della sinistra, per poter aiutare i più giovani a comprendere quello che sta accadendo oggi.
Due concetti numerici però bisogna darli: la nostra spesa sanitaria pubblica, che si attesta al di sotto del 7% del PIL, secondo eurostat ed ocse è una delle più basse in assoluto, mentre il nostro sistema sanitario pubblico è terzo al mondo per efficienza: in pratica, quella che era una eccellenza mondiale del nostro Paese, per un qualche motivo che mi sfugge è diventato un privilegio economicamente insostenibile. Perché? Qualcuno me lo sa spiegare? Se il problema è costituito dal debito pubblico e dai bilanci regionali sofferenti, mi spiegate per quale motivo ridurre la spesa sanitaria dovrebbe aiutare a ridurre il debito pubblico, che infatti secondo la medicina tapioco, che spiegherò a breve, anche a fronte di tutti i tagli ai bilanci degli enti locali, continua ad aumentare e supera oggi il 130% del PIL?
Viene in nostro aiuto lo studio del CERM in Saniregio 2015, in cui così si può leggere:
"La presenza di specifici piani di rientro ha influito negativamente sul livello dell’output soprattutto nel medio termine, da cui si evince come una parte dei risparmi di spesa derivanti da queste misure siano dovuti non a recuperi di efficienza, ma a una riduzione nell’erogazione dei servizi.La presenza di specifici piani di rientro corrisponde mediamente a una contrazione della spesa, ma non prima di due anni dalla loro applicazione, inoltre i coefficienti non appaiono statisticamente significativi, corroborando i dubbi sulla piena efficacia di questi strumenti, soprattutto se questo risultato viene letto congiuntamente all’evidenza empirica ottenuta con la stima della funzione di domanda dove, invece, i piani di rientro sembrano aver influito negativamente sui livelli dei servizi offerti dalle Regioni teatro di queste misure".
Lo stesso studio, a denti stretti, di queste misure certifica il fallimento: "Dalla nostra analisi emerge che, probabilmente, non tutti questi obiettivi sono stati raggiunti, soprattutto sul versante degli stimoli a una più efficiente erogazione delle prestazioni a fronte di una salvaguardia dei livelli delle prestazioni erogate. Le nostre stime mostrano che i piani di rientro hanno avuto successo nel centrare l’obiettivo del contenimento della spesa pubblica a scapito, però, dei livelli delle prestazioni offerte, che nelle Regioni interessate da questi programmi sono diminuite portando a un deterioramento dell’output-gap. Di conseguenza non sembra che i piani di rientro siano riusciti nell’intento di intercettare correttamente e ridurre la spesa inefficiente. Da qui la necessità di riformare parzialmente questo strumento di governance sviluppando sistemi di monitoraggio che pongano maggiore enfasi sul livello dei servizi erogati a parità di input al fine di garantire che, a fronte di un miglioramento dei saldi finanziari, non si registri un deterioramento delle prestazioni.”
La legge regionale e quella nazionale a cui essa si ispira rientrano perfettamente ed a pieno titolo nella categoria dei salvataggi che non ci salveranno, nelle cosiddette terapie tapioco: per chi ricorda il film di Monicelli, sono quelle terapie che falliscono non perché siano sbagliate, ma perché il malato si rifiuta di guarire nonostante e contro tutte le evidenze scientifiche, e sono fallimentari sia che abbiano come obiettivo la salute del paziente, sia che l’obiettivo sia la sostenibilità economica della sua guarigione.
Ma veniamo alla storia: agli inizi degli anni ‘80 il debito pubblico dell'Italia ammonta a meno del 60% del PIL, ma è in aumento rispetto agli anni ‘70, gli anni della crisi petrolifera, della derivante inflazione a doppia cifra e del terrorismo.
La prima terapia tapioco prevede nel luglio dell’‘81 il divorzio virtuoso tra Tesoro e Banca d'Italia, nell'intento virtuoso di limitare il deficit dello Stato e costringere i politici di turno al governo a cercare virtuosamente le risorse finanziarie sui mercati internazionali virtuosi, piuttosto che farsele stampare in casa dalla zecca dello Stato.
Ed infatti in soli dieci anni il debito si porta virtuosamente e stabilmente al di sopra del 100% del PIL, e continua a salire inesorabilmente nonostante l'entrata nel meraviglioso mondo dell'euro. Ovviamente la colpa di chi è? Ce lo dicono due medici, il virtuoso ministro De Lorenzo e l'altrettanto virtuoso Poggiolini: la colpa è della sanità, i medici corrotti guadagnano troppo, dovrebbero accontentarsi di svolgere i compiti degli infermieri con lo stipendio da infermiere, gli infermieri adattarsi allo stipendio degli ausiliari e questi ultimi, ca va sans dir, lavorare gratis o esser licenziati. Purtroppo per il debito pubblico italiano i due vengono arrestati per corruzione e tangenti, una costante che, a quanto pare, colpisce i virtuosi moralizzatori di ogni tempo.
Nel frattempo il Comunismo si estingue in Italia ed in Europa, o meglio si evolve nel luogocomunismo: un misto di superstizioni economiche e moralismo ordoliberista secondo cui il debito è una colpa, quindi chi è debitore è cattivo, mentre il creditore è buono; anche chi importa è cattivo, e chi esporta è buono: i Paesi europei dovrebbero tendere al mondo perfetto in cui tutti i Paesi sono creditori ed esportatori netti.
Agli inizi degli anni 2000, Berlusconi, preoccupato del debito (e quindi della colpa italiana nel meraviglioso mondo dell'euro), convoca e chiede ai presidenti delle Regioni, che nel frattempo hanno ereditato la gestione economica della sanità, che infatti costituisce l'80% del bilancio regionale, di contribuire alla riduzione del debito pubblico. Il presidente della Regione Piemonte, il leghista Ghigo, più realista del re, marzialmente promette 500 milioni di euro di risparmio all'anno, seguito entusiasticamente a ruota da altri governatori del centrodestra, ma non solo, tanto basta tagliare gli sprechi e le inefficienze della sanità. Solo che 500 milioni sono tanti, gli sprechi da tagliare pochi e difficili, toccherà per forza intaccare i servizi; da quel giorno molti amministratori locali cominciano a perdere il sonno perché risparmiare così tanti soldi è impossibile senza tagliare in tutti i settori, e chi non ci riesce riceve la mazzata dei piani di rientro.
Dal 2008 ad oggi il comparto sanità ha perso 50˙000 unità lavorative, che sommessamente faccio notare sono 50˙000 stipendi risparmiati, ma anche 50˙000 buste paga sottratte all'economia reale.
Tutti quelli che gioiscono della riduzione del numero dei dipendenti pubblici non si stupiscano se improvvisamente la capacità di spesa dei loro clienti è così diminuita.
Non ci si meravigli se una manovra che riduce sia il numeratore sia il denominatore del rapporto deficit/PIL non funziona, può accadere che risparmiare sulle terga degli altri abbia effetti contrari a quelli ricercati, configurando ancora una volta il perfetto esempio di terapia tapioco.
Il terzo ordine di fattori attiene alla vita di una comunità, alla politica locale e probabilmente non c'è bisogno che ve la spieghi. Già in un mio precedente intervento in questa sala mi chiedevo e vi chiedevo se la virtuosa razionalizzazione dei trasporti pubblici attuata attraverso il taglio del sevizio avesse portato vantaggi al trasporto pubblico ed alla città; se la razionalizzazione della giustizia attraverso la virtuosa chiusura del tribunale avesse portato ad un miglioramento della giustizia e della giustizia in città; se la legge regionale 1-600 che prevede la chiusura dei reparti ospedalieri abbia portato vantaggi alla sanità ed ai servizi sanitari in città.
A voi la risposta

10 commenti:

  1. Ho sempre pensato che potremo liberarci solo se la consapevolezza sarà la più trasversale possibile.
    La seduta in cui si è tenuto il mio intervento è stata, per tensione ed attenzione mediatica in città, seconda solo alla drammatica seduta sulla cosiddetta offerta del diavolo ( i padroni di Eternit ).
    La sala era colma di forze dell' ordine e di persone e truppe cammellate prevalentemente di destra.
    Il mio amico Luca Novelli di FdI ha dovuto spiegare ai suoi " camerati " e molti leghisti il mio intervento; Molti ho chiedevano cosa legasse la scusa del debito pubblico con i tagli ai servizi sanitari.
    Figuriamoci se avesse dovuto spiegare cosa lega l' euro ai tagli alla sanità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In questi anni di impegno politico ho sempre sostenuto la necessità di moltiplicare le voci. Purtroppo ha prevalso per troppo tempo la pulsione, da parte dei protagonisti che per primi hanno conquistato il proscenio (per meriti e/o prepotente spirito di protagonismo), a porre se stessi al centro dell'attenzione. Narcisismo malato, voglia di potere, desiderio di rifarsi dopo decenni di marginalizzazione, tutto ciò ha prodotto una miscela venefica che ha tolto slancio alla nascita di un vero movimento di massa anti-euro e anti-UE. Per questo saluto sempre con piacere l'arrivo di nuovi protagonisti. Che siano migliaia, che dico? decine di migliaia! Dai consigli comunali, dagli ordini professionali, da ogni categoria economica - e non - della società italiana: insorgete!

      Elimina
    2. Scusami se dissento ma non troppo (sarà il titolo del nuovo film di... Muccino?!)

      Quello che dici in parte è vero, ma una parte marginale.
      Le "voci" non hanno cassa di risonanza perché c'è una sostanziale incapacità di fondo ad aggregarsi verso un obbiettivo comune anche nel caso esistano, ed è la normalità, divergenze "periferiche" del quadro generale.

      Prima si compie una analisi approfondita e intellettualmente onesta del proprio operato, poi, una volta capito il senso di fondo della propria marginalità, si porta la critica su ciò che è esogeno (ma questo passaggio, se fatto nei dovuti modi, non può che portare la persona a comprendere che la falla fondamentale è la propria carenza nella pratica del fare. Fare è inteso non come quel fare virtuale, che sicuramente è parte del processo, ma il fare reale delle relazioni fisiche e dell'intesa che si deve avere guardandosi negli occhi).

      Perché da soli non si fa un cazzo di niente. Nemmeno da una tastiera.
      La verità è che FARE politica reale comporta sforzi e sacrifici personali che a volte pare non portino da nessuna parte, e anche un sapiente gioco di equilibrismo in un maremoto di pulsioni contrastanti.
      Io cercherei di trovare prima il problema endogeno, poi...

      Elimina
    3. Scusami anche tu se dissento dal tuo dissentire (sarà il titolo del sequel del nuovo film di... Muccino?!) ma credo che cambiare gli uomini sia compito della religione, della filosofia, della psicologia, della letteratura etc., mentre la politica è l'operato degli uomini che vivono in un dato periodo, e a questo mi attengo. Si fa politica con il materiale umano che c'è, altrimenti si fa altro.

      Ora uno dei problemi che si sono manifestati in questi anni è consistito nel fatto che un insieme di problematiche di enorme importanza sono state dibattute all'interno di un circolo molto ristretto di persone, troppo ristretto, e per troppo lungo tempo. Tutto ciò ha dato a tutti, ad alcuni in particolare, la sensazione di avere un capitale concettuale che poteva tradursi in una rapida crescita politica, e ciò ha contribuito ad alimentare lo spirito competitivo a danno di quello cooperativo.

      Ora questa fase è superata, infatti la tendenza psicologica in atto è quella di sotterrare le animosità del passato, almeno quelle più insensate, ma è ovvio che potrà esserci un consolidamento solo se del suddetto capitale concettuale si approprieranno rapidamente migliaia e migliaia di nuovi protagonisti. E' quello che mi auguravo da tempo. I guru e i capipartitino ci saranno ancora, ma certi comportamenti non saranno più possibili.

      Quanto al resto, si vedrà.

      Elimina
    4. Ok sulle cose che dici, ma il senso del mio comm. è relativo alla mancanza di eco di tanti attori politici, che tu reputi dovuto al protagonismo di qualcuno che, non ho capito in quale modo, toglierebbe risonanza agli altri.
      Mentre secondo me non è quello il motivo, bensì la tendenza che è generalizzata a non impegnarsi nel creare nuovi nuclei politici che prendano le distanze da prassi ormai in via di disgregazione.
      O per ristrettezza di vedute, come mi è capitato con qualche giovane leghista, o per conflitto d'interessi, come mi è capitato con meno giovani progressisti...e credimi, i guru in queste dinamiche non ci entrano per nulla.

      Elimina
    5. Non ci stiamo capendo e penso che la colpa sia mia perché mi sto attardando a rimpiangere una possibilità che ormai è andata persa per sempre. Parlo della possibilità, 5-6-7 anni fa, che i primi che si sono mossi hanno avuto, ma non hanno colto, di collaborare invece di dividersi. Ma questo è ormai il passato, che non tornerà. Farò meglio a non pensarci più e prendere atto del fatto che le faccende umane (la Provvidenza manzoniana) prendono strade incomprensibili ad uno sguardo razionale, ma forse più vere. Se collaborazione non c'è stata (ripeto: 5-6-7 anni fa) vuol dire che non poteva esserci!

      Quello che accadrà non lo so. Ti do ragione quando dici che c'è una "tendenza che è generalizzata a non impegnarsi nel creare nuovi nuclei politici che prendano le distanze da prassi ormai in via di disgregazione", ma aggiungo che la Provvidenza è tuttora all'opera. Da qualche parte nascerà una nuova energia sociale. I guru della prima ora si prenderanno il loro quarto d'ora di celebrità, forse, ma come dici tu "in queste dinamiche non ci entrano per nulla".

      Elimina
  2. Sei davvero interessante come persona; da una parte rivendichi l'identità delle persone, anzi la pretendi, dall'altra ti infastidiscono le loro peculiarità.
    Oltre a essere interessante, per le tue peculiarità, sei anche intelligente, e spero tu lo sia abbastanza per comprendere che non ha molto senso, o se preferisci, utilità, rimanere incagliati in questioni interpersonali legate all'ego individuale.

    Quanto al senso del post, è proprio quello ciò che cercavo di dire; Il PD è destinato. Non ha più alcun senso rimanerci per cercare di cambiarlo dall'interno, è un ragionamento similare a quello dei 5S, cioè demagogico.

    Se esiste una volontà di cambiamento, non può che manifestarsi in un cambiamento (Lapaliss).
    E questa è per Ippolito, lui sa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'ego personale non c'entra niente. Ma questa è una cosa che ripeto inutilmente da anni. Credi che sia così, se ti fa piacere.

      Elimina
    2. (...) Narcisismo malato, voglia di potere, desiderio di rifarsi dopo decenni di marginalizzazione, tutto ciò ha prodotto una miscela venefica che ha tolto slancio alla nascita di un vero movimento di massa anti-euro e anti-UE.(...)

      Non mi interessa fare polemica, anzi desidererei che ci scollassimo da questa nostra litigiosità sterile, ma questo lo hai scritto tu, e mica otto anni fa eh.
      Ecco, sarebbe utile andare oltre.

      Elimina
    3. "ma questo lo hai scritto tu, e mica otto anni fa eh"

      Certo, ma è una constatazione di dati di fatto, documentabili (e ampiamente già documentati, non solo da me). Ovviamente le vicende collettive sono influenzate dal carattere e dalla personalità di coloro che, di volta in volta e nei diversi contesti, hanno la ventura di trovarsi in posizione leaderistica. Ora io affermo le seguenti cose:

      1) Ci sono stati certi esiti, e non altri, per via delle personalità in gioco.
      2) Quanto accaduto, sebbene spiacevole, è tuttavia superato dai fatti, dunque non vale più la pena rifletterci sopra.
      3) Se e quando lo faccio commetto io stesso un errore. Non dovrei, perché significa perdere tempo a pigiar tasti scrivendo di avvenimenti che non hanno più alcuna influenza sulle dinamiche odierne.

      Relativamente al punto 3: perché tuttavia lo faccio ancora? Perché oltre ai nuovi, ci sono tra i miei lettori anche molti che quegli anni li hanno vissuti in prima persona, e intensamente. Hai presente le riunioni da 10 ore al giorno per una settimana? Ecco!

      Ora sono stato più chiaro?

      Elimina