Anni di impegno, di lavoro, di contrasti; convegni, blog, decine di migliaia di video, forse centinaia di sigle. Risultato:
La domanda "perché è andata così?" è d'obbligo. A mio avviso dobbiamo convenire che la risposta "è andata così perché nun ce sta 'na lira" è insensata, anche perché, se ci fossero i soldi, bisognerebbe nutrire qualche sospetto. La domanda, dunque, va posta in termini più chiari:
Perché le classi lavoratrici italiane, che pure hanno una grande tradizione di impegno politico, non riescono, non dico a prendere la guida della nazione, ma neppure a esprimere un livello minimo di contrasto ai bisogni e ai voleri della classe del capitale, sebbene sia universalmente percepito un sentimento di consistente di ripulsa verso tutti i partiti, nessuno escluso, che tali bisogni e voleri rappresentano?(*)
C'è un gran numero di elettori che non sa per chi votare, e c'è un pensiero politico, incardinato sulla Costituzione, che, interpretandone correttamente la sostanza, è oggi condiviso da qualche migliaio almeno di attivisti, i quali hanno scelto come riferimento una pattuglia più ridotta di intellettuali di sicuro valore e prestigio; eppure da questa circostanza non è derivato alcun tentativo serio di presentare una lista sovranista costituzionale alle prossime politiche, e ciò a dispetto di una legge elettorale che, pure, non porrebbe ostacoli invalicabili ad una forza che volesse farsi largo dal basso.
Non si può dare la colpa di ciò agli intellettuali di cui sopra, perché essere tali non basta ad assicurare la volontà o la capacità di costruire una lista elettorale, meglio ancora un partito del sovranismo costituzionale. Dunque non mi allineo alla schiera di quanti ascrivono ad essi la colpa dell'insuccesso. Nella mia visione delle cose, prima nasce il partito poi arrivano gli intellettuali. Magari per pretendere... ma questo è un altro discorso.
Forse, allora, la colpa dell'insuccesso è da ricercarsi nelle divisioni interne al movimento sovranista costituzionale, che in effetti ha dato ampia dimostrazione di una irrefrenabile propensione allo scissionismo? In effetti ci sarebbe da discutere. Come dimenticare, ad esempio, la tenacia con cui i fans della mmt (o memmt) si sono rifiutati di cogliere le fondamenta squisitamente politiche di quella che, ai loro occhi, era e doveva restare una tecnica salva Italia, rifiutando con ciò, e per anni, ogni proposta di aggregazione politica che gli veniva prospettata?
E vogliamo parlare dei numerosi tentativi di incistare il pensiero politico sovranista costituzionale in partiti già esistenti, che avevano già dato ampia prova di essere nel campo dell'avversario di classe oppure, come nel caso della Lega, ne erano stati punta di diamante? Che dire, infine, dei tentativi tutt'ora in corso, ad opera di ingenui sprovveduti, di rendere maggioritario nel movimento 5stelle il sovranismo costituzionale?
La lista degli errori (ecco un nome appropriato per una lista sovranista!) è sicuramente ancora più lunga, ma mi fermo qua. Il fatto è che, quando si è cominciato a parlare di elezioni, ci si è accorti che mancavano quei 400-500 comitati elettorali, distribuiti in tutta Italia, senza i quali l'avventura è impossibile. E i blog allora? E i convegni? E i social? Ma chi è che scrive sui blog e sui social, e chi va ai convegni? Fatta salva qualche eccezione, si tratta, nella maggioranza dei casi, di persone volenterose, spesso abbastanza colte, ma isolate nel loro contesto sociale, quando addirittura non in famiglia. E come fa uno di questi soggetti a costituire un comitato elettorale se il sovranista più vicino che conosce abita a 50 km di distanza, e anche quello è altrettanto isolato? Semplicemente non può.
Eppure ognuno di questi isolati soggetti conosce sicuramente molte persone che potrebbero dare il voto a una lista sovranista, ma non li ha frequentati politicamente con la necessaria assiduità per poterli chiamare a raccolta per costituire un comitato elettorale locale. Ed ecco allora che la cura per le fortune del sovranismo costituzionale consiste nel porsi questo problema e tentare di risolverlo. In realtà c'è stato un gruppo sovranista che si è posto il problema in questi termini, fin dall'inizio, il Fronte Sovranista Italiano, ma esso rappresenta solo una frazione, una delle tante possibili declinazioni di questo pensiero politico, per cui il buon lavoro che pure gli va riconosciuto non è, neppure esso, sufficiente. Infatti il FSI ha scelto di saltare l'appuntamento delle politiche per concentrare le forze sulle elezioni regionali di Lazio e Lombardia, che si terranno in concomitanza con le politiche.
Resta il fatto che quel modello organizzativo è l'unico ad aver dato risultati, e dunque si può considerare la possibilità di riprenderlo, magari con qualche correzione. Aggiungo che un modello in qualche modo simile fu implementato dai fans della mmt - memmt, purtroppo senza la necessaria visione politica, fornendo buoni risultati anche in quel contesto, e sicuramente migliori di chi ha insistito esclusivamente nel lavoro di organizzazione di convegni o di presenza sui blog e sui social.
Insomma, cari compatrioti, servono le sezioni sul territorio! E' necessario sviluppare un modello organizzativo che ponga al centro la diffusione capillare del sovranismo costituzionale, da ottenersi attraverso il duro e anonimo lavoro di organizzare incontri periodici con le persone del luogo al fine di conoscersi politicamente attraverso il confronto e il dibattito. Ma questo modello deve essere attentamente studiato a tavolino, per essere codificato e proposto come insieme di regole democratiche orientate alla costruzione di una frazione sovranista costituzionale, tali da consentire a tutti una modalità di partecipazione attiva, e non solo ai più bravi, mentre i meno bravi possono solo ascoltare passivamente come troppo spesso accade ai convegni.
A proposito di convegni: ne ho visti - anche - di interventi di persone assai poco preparate, in compenso di carattere più volitivo, mentre i più capaci restavano in silenzio! Ed è per questo che, quando ci vado, spesso salto del tutto alcuni di tali interventi, preferendo il contatto diretto con altri della platea, magari meno volitivi (o prepotenti) ma con molte più cose da dire.
Per altro la sola attività convegnistica si scontra con un limite ben noto, che l'Italia non è poi così piccola come sostengono i globalisti. Altro che Italietta! Di fatto i cosiddetti convegni nazionali sono problematici, e già organizzarne per il nord, il centro, il sud e le due isole maggiori, comporta seri problemi di lontananza per chi è interessato a partecipare. Dunque i convegni nazionali devono essere diradati, al massimo uno l'anno, mentre devono crescere in numero gli eventi regionali, la cui promozione deve essere delegata alle sezioni delle province, anche in considerazione del fatto che le elezioni regionali sono molto importanti, e dunque un'articolazione per regioni di fatto è ad esse propedeutica.
La linfa vitale della vita politica, vorrei ricordarlo a tutti, è fatta di partecipazione, dalla quale emergono successivamente le inevitabili e necessarie, quando non troppo rigide, gerarchie che strutturano la vita di un partito politico. Ai vertici delle quali, in un partito democraticamente organizzato, si ascende in base al possesso di una combinazione di tre caratteristiche - il prestigio personale, le capacità organizzative, l'essere collettori di voti - nessuna delle quali può essere considerata prevalente sulle altre.
L'intenso e generoso lavoro di questi anni non ha sortito effetti elettoralmente rilevanti perché è stata eccessivamente privilegiata l'attività di elaborazione ideologica, non solo da parte degli intellettuali ma soprattutto da coloro che hanno puntato sull'opzione di organizzare convegni sempre più partecipati numericamente, nei quali però chi prendeva la parola non veniva scelto da una base capillarmente diffusa attraverso meccanismi di delega, ma all'interno della cerchia ristretta degli organizzatori. Per entrare nella quale, godendo così di una ribalta (mentre qualche infaticabile come lo scrivente faceva riprese video) occorreva entrare nelle buone grazie di qualche leader non eletto, al più riconosciuto come tale per prestigio intellettuale. In politica le cose non funzionano così, questo è, al più, movimentismo di alto bordo, la cui tendenza intrinseca è quella di amplificare le divisioni. Ciò perché ognuno è incentivato a ricercare una sua specifica interpretazione, e a tentare di imporla agli altri attraverso la sola battaglia dialettica, senza che vi sia un elemento equilibratore costituito dai delegati democraticamente eletti dalle sezioni locali, sparse sul territorio, con diritto di parola in quanto effettivi rappresentanti del popolo.
Il risultato di tutto ciò è che i convegni sono sempre meno numericamente partecipati, alle elezioni politiche non ci sarà nessuna lista del sovranismo costituzionale, e molti di noi cominciano ad essere un tantinello stanchi. Prosit.
(*)Nota: poiché questo è il blog di un sovranista (costituzionale, così l'amico Simone è contento) do per scontato che l'unico e solo pensiero politico di opposizione alle istanze globaliste, oggi esistente, sia il sovranismo costituzionale. Chi non fosse d'accordo e volesse, ad esempio, citare il tentativo di Potere al Popolo (i "papellidi") o di Lista del Popolo (gli "ingroiati") o gli ortotteri, può esimersi sia dalla lettura che dal commentare. Anche perché sarebbe irrimediabilmente bannato. Questo è il post di un sovranista costituzionale, su un blog del sovranismo costituzionale, rivolto ai sovranisti costituzionali.
Non si può costruire nulla se non si riconoscono gli errori ed i limiti della costituzione di un movimento politico sovranista:
RispondiElimina1) manca la consapevolezza che il problema della sovranità monetaria è un problema prepolitico e quindi necessita di strumenti diversi di quelli strettamente politici tradizionali; non può esistere, a mio parere, un partito politico sovranista.
2)la cosiddetta avanguardia intellettuale non esiste; esistono volenterose persone che hanno seguito i famosi corsi accelerati del tipo "anche tu economista con Bagnai, filosofo con Fusaro e costituzionalista con LBC " ; nel caso del blog di Bagnai ad esempio parliamo di un blog di economia su cui scrive un solo economista, il tenutario del blog che può così dimostrare a frotte di Ingegneri di essere più bravo di loro in economia.
3)il sovranismo è divenuto ostaggio della feccia della politica italiana, relitti politici che vogliono far intendere che esso sia l' alternativa ideologica al liberismo.
Sono questi a mio avviso, molto sinteticamente, gli ostacoli più gravi alla costituzione di un movimento politico strutturato o almeno politicamente non irrilevante.
"manca la consapevolezza che il problema della sovranità monetaria è un problema prepolitico"
RispondiEliminaE' la sovranità nazionale ad essere un problema prepolitico, o meglio ultra-super-iper-politico. Pensaci, si fa politica quando esiste un assetto di sistema condiviso, nelle cui regole ci si confronta, ma ormai è sempre più chiaro ed evidente che nello scontro con il globalismo non si fanno prigionieri. Per ora il prezzo da pagare, per chi si batte contro di esso, è la fine di ogni carriera politica, ma le cose peggioreranno. Le due istanze non possono coesistere alla pari, una delle due dovrà soccombere.
Nella fase attuale o +Europa o +Italia, tertium non datur.
il sovranismo è divenuto ostaggio della feccia della politica italiana, relitti politici che vogliono far intendere che esso sia l' alternativa ideologica al liberismo
Non ti piace il termine "sovranismo"? Trovatene un altro, tanto la ciccia non cambia: sempre di lotta al liberismo si tratta! Per quel che mi riguarda, se mi arriva un monarchico che è sinceramente contro il liberismo io lo accolgo come un fratello (je meno dopo).
DOPO!
se je meni troppo dopo poi nun capischeno... (si scrivre così?)
RispondiEliminaBravo! Nell'Italia liberata imporremo, dopo il fiorentino, lo studio obbligatorio di almeno una lingua a scelta tra er romanesco, o napulitano e lu palemmitano. Li conosco tutti e quattro. Bergamasco, veneto et similia saranno invece facoltativi.
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