mercoledì 14 giugno 2023

Chiedo agli entusiasti del green-pass


Chiedo agli entusiasti del green-pass di tutte le convinzioni politiche se riescono a cogliere, almeno adesso a mente fredda, l'orrore che c'è in queste parole.

Sì, l'orrore. La leggerezza con cui milioni di persone in Italia hanno rinunciato ai loro diritti senza coltivare il minimo dubbio e facendosi incantare dagli eroi ballerini in camice bianco, è semplicemente l'orrore. L'orrore di persone inebetite dal quieto vivere, completamente dimentiche della dimensione morale dell'esistenza. Uso il termine "morale" e non "spirituale" non a caso. 

La spiritualità è un'esperienza personale, individuale, la moralità ci riporta al rapporto con gli altri. Si può pensare quello che si vuole del destino dell'anima. Si può essere convinti che questa non esista e che siamo solo hardware biologico al cui interno, non si sa bene come e perché, ci sia un "software generativo" che ci guida e determina; viceversa, si può pensare che siamo il prodotto di una volontà teleologica che tutto ha creato per lasciarci giocare al libero arbitrio. Tuttavia queste sono convinzioni individuali, che non  si riflettono nel nostro rapporto con gli altri. Tanto è vero che cattolici, protestanti, musulmani, buddisti, taoisti e adoratori della sacra passera o del culex prensilis possono tranquillamente convivere fianco a fianco, se non vengono aizzati gli uni contro gli altri dai bastardi che dominano il mondo col metodo del "divide et impera".

La moralità no, è un'altra cosa. Essa ha a che fare con i nostri comportamenti, con ciò che riteniamo essere lecito per noi e per gli altri, quindi con i limiti che riconosciamo necessari per la convivenza. Per questa ragione la leggerezza con cui milioni di italiani hanno accolto la narrazione psicopandemica, e chiuso gli occhi davanti alle sue evidenti assurdità, crescenti nel tempo, si qualifica come un comportamento profondamente immorale, dimentico dei diritti degli altri e dei limiti che dobbiamo sempre imporre alle nostre pretese, di qualunque natura esse siano.

L'aver anteposto il diritto alla propria personale sicurezza in un clima di crescente isteria, durante il quale ogni facoltà critica è stata annichilita fino alla negazione perfino delle menzogne più manifeste e dei dubbi più legittimi, costituisce una colpa morale che può essere lavata solo al prezzo di una profonda riflessione individuale e collettiva, senza la quale nulla potrà essere come prima.

Se questo non accadrà la psicopandemia sarà stata un tornante della Storia, un "nulla sarà come prima" come ci fu annunciato fin dall'inizio. Vogliamo questo? Meglio, volete voi questo? Davvero - mi rivolgo alle vittime di questa narrazione tossica, impostaci dall'alto con strumenti di condizionamento di una potenza mai vista - preferite che "nulla sia come prima" piuttosto che ammettere di aver fatto una scelta immorale? Della quale potete tuttavia pentirvi sapendo che sarete riaccolti nel seno dell'umanità, dolente ma impavida, che invece ha resistito. Ne vale la pena? Avete consapevolezza dell'abisso nel quale precipitereste voi stessi e tutti gli altri se non avrete il coraggio di riconoscere che sì, avete fatto una scelta immorale?

Ho intenzionalmente scelto questo riferimento a Silvio Berlusconi, al posto di molti altri possibili, perché voglio rivolgermi a quelli che un tempo consideravo "della mia parte", la cosiddetta "sinistra", sebbene sappia che anche dall'altra parte, la cosiddetta "destra", è stato commesso lo stesso identico delitto morale. Dovranno essere altri, "de destra", a parlare al loro mondo, e so che molti lo stanno già facendo. Tutti noi chiediamo una sola cosa, che si torni a capire che ogni rapporto con l'altro ci pone davanti a scelte morali non facili, cioè non sentimentali bensì dure e talvolta spietate, nelle quali ogni volta dobbiamo bilanciare l'interesse individuale e personale con i diritti di chi è altro da noi. Non sempre è possibile farlo rispettando in modo assoluto sia noi che gli altri, talvolta si devono prendere decisioni estreme, assumendocene la responsabilità morale. Ma quello che è accaduto con la psicopandemia, è ormai evidente, è stato un eccesso e quindi un errore, che va riconosciuto per evitare che l'esito sia il "nulla sarà come prima".

E invece, se chi ha sbagliato vorrà riconoscere il suo errore, che è di natura morale e non scientifica, allora tutto potrà essere come prima: che non era il Paradiso, ma nemmeno l'Inferno nel quale stiamo precipitando. Ve lo chiedo con tutt'amore che mi resta, dopo quello che è successo: riconoscete il vostro errore morale e torniamo a volerci bene!

Errore morale, non scientifico! La scienza esiste per sbagliare, a volte noi, altre voi, la morale non sbaglia. Adesso tocca a voi.

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