L'Italia è stata una nazione sovrana sebbene non indipendente fino al 1992 quando, in seguito al colpo di stato di tangentopoli, venne deciso di aderire al progetto dell'Unione Europea e alla moneta unica. A valle di ciò, l'Italia perse la sua sovranità in cambio della speranza di far parte di un organismo sovranazionale che potesse ambire a conquistare, nel suo insieme, l'Indipendenza. Per raggiungere questo obiettivo l'UE avrebbe dovuto trasformarsi in un vero Stato, dotarsi di un sistema fiscale comune, di un esercito a guida unica e di una sua politica estera man mano più indipendente. Possibilmente anche di un vero Parlamento. Nulla di ciò è avvenuto, i paesi che già godevano di spazi di Indipendenza li hanno conservati per se stessi, in primis la Francia e l'Inghilterra ma non solo, e la sovranità interna, precedentemente appannaggio delle classi politiche nazionali, è stata consegnata all'Unione Europea. Quest'ultima implementa il principio della concorrenza, non solo verso l'esterno, ma addirittura al suo interno, con la conseguenza che, sul piano della politica economica interna, tutti i paesi aderenti, soprattutto quelli che hanno adottato l'euro, sono diventati delle macro regioni, con l'aggravante che a quelli tra loro politicamente e/o economicamente più forti sono state concesse eccezioni che sono state negate agli altri, tra i quali l'Italia.
Il tentativo di questo sgorbio di statualità denominato Unione Europea è miseramente fallito quando gli Stati Uniti hanno cominciato a pretendere il rispetto degli equilibri nell'arena del commercio internazionale. La reazione dell'egemone è stata dapprima graduale, poi sempre più decisa, fino ad arrivare ai giorni d'oggi. Agli Stati Uniti, contrariamente a quel che credono molti fessi, nulla importa di questioni interne come lo Statuto dei Lavoratori, il sistema elettorale, i livelli salariali o il sistema pensionistico; la preoccupazione del grande e potente Stato d'oltre oceano è che le regole del commercio internazionale, da esso imposte e presidiate, non vengano infrante a suo danno, come pure che questo sforzo, che è militare e diplomatico, venga equamente - a suo giudizio - ripartito.
Il tentativo dell'UE di conquistare un suo spazio di Indipendenza è definitivamente fallito con la sconfitta militare in Ucraina e, adesso, gli Stati Uniti stanno presentando il conto. La frazione di ricchezza mondiale di pertinenza dell'Unione Europea è destinata a contrarsi e ciò avverrà inesorabilmente in un processo che si svilupperà in più fasi, ma a ciò si aggiungerà l'ancor più grave problema della ripartizione interna della ricchezza residua, sia nel complesso dell'Unione che a livello di singoli Stati. La gabbia delle regole dell'UE stringe in una morsa le classi lavoratrici che sono state chiamate, nel trentennio passato, a compiere sacrifici sull'altare di un progetto che avrebbe dovuto dare all'Europa l'agognata e riconquistata Indipendenza.
Tuttavia la partita geopolitica dell'Unione Europea è persa e il solo egemone dell'occidente restano gli Stati Uniti. Ma la disgregazione dell'Unione Europea, formale o de-facto, deve essere seguita dalla riappropriazione, da parte dei singoli Stati, almeno della Sovranità economica interna, col suo ovvio portato di recupero di ampi spazi di democrazia, laddove ciò sarà possibile. Non che questo abbia il minimo interesse per gli Stati Uniti, capaci di allearsi sia con le democrazie che con le peggiori dittature, se e quando ciò è nel loro interesse. In altre parole, Trump e Musk disciplineranno l'Unione Europea, ma i lavoratori che quest'ultima ha disciplinato e sottomesso dovranno liberarsi da soli.
Quanto al resto, penso che l'Unione Europea debba essere distrutta.
Nessun commento:
Posta un commento