Una conseguenza indesiderata era stato l'afflusso di ingenti capitali verso gli USA che avevano determinato l'apprezzamento del dollaro e, di conseguenza, messo in difficoltà la bilancia commerciale. Gli accordi ebbero successo e il dollaro si deprezzò senza gravi conseguenze per le principali economie capitalistiche; con l'eccezione del Giappone che, all'inizio degli anni '90, entrò in una fase di bassa crescita dopo la fenomenale cavalcata del decennio precedente.
Appena 14 anni dopo, nel 1999, la Cina veniva ammessa nel WTO e ciò dava inizio all'era della globalizzazione. Il problema si ripresentò sia per il fatto che le autorità cinesi manovravano il mercato dei cambi al fine di mantenere lo Yuan svalutato, sia per la politica di aiuti di Stato perseguita dal PCC. Una critica, quest'ultima, difficile da giustificare sul piano della comunicazione pubblica perché, quanto ad "aiuti di Stato", gli USA erano e sono i campioni del mondo.
Contemporaneamente nasceva l'UE che, sul tema degli "aiuti di Stato", era inattaccabile in quanto espressamente vietati dai suoi trattati istitutivi. Tuttavia l'euro, assicurando alla Germania un vantaggio competitivo molto forte, incrementato successivamente dalle politiche di svalutazione salariale poste in essere, trasformava quel paese in una potenza esportatrice.
Gli Stati Uniti si sono così trovati a dover competere con due sistemi economici, Cina e UE, che di fatto stavano ricostituendo gli squilibri momentaneamente risolti con gli accordi del Plaza.
La reazione degli Stati Uniti è stata graduale: nei confronti della Cina con la minaccia di possibili ritorsioni doganali - poi passando ai fatti con l'avvento di Trump nel 2016 - e nei confronti della Germania con l'avvertimento del Diesel Gate nel 2014. Tuttavia i risultati non furono decisivi e, nel mentre si verificava l'incredibile (e ancora difficile da inquadrare) vicenda della psicopandemia, all'inizio del 2022 la Russia dava inizio all'Operazione Militare Speciale.
La Russia, come gli USA nel 1985 e oggi, era costretta a reagire davanti a una minaccia esistenziale. Giustificare la reazione della Russia implica necessariamente giustificare, o almeno comprendere, quella degli USA.
La guerra in Ucraina ha visto un tiepido sostegno da parte americana, specialmente dopo il fallimento della controffensiva ucraina dell'estate-autunno 2023 e, al contrario, un crescente coinvolgimento dell'UE. Questo perché la vittoria, o la sconfitta, in Ucraina costituiscono un esito di fondamentale importanza per quest'ultima, mentre per gli USA il rapporto tra i possibili guadagni e il rischio di un confronto diretto con le armi russe è sfavorevole.
L'UE è la grande sconfitta di questa fase storica perché dovrà abbandonare il sogno di ergersi come secondo pilastro dell'Occidente e piegarsi alla necessità di riequilibrare i suoi rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Questi ultimi sono i veri trionfatori, almeno per il momento: hanno vinto una guerra praticamente senza combattere.
Resta il complesso problema della Cina, in una situazione internazionale molto più caotica di quella del 1985, nella quale attori regionali di ogni specie si affacciano sulla scena rivendicando il loro posto al sole.
Benvenuti nel mondo multipolare! E preghiamo tutti per l'Africa dove potrà abbattersi, nei decenni a venire, il flagello della guerra più spietata.
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