AVVELENATA (di Stefano D'Andrea)
L'unica realtà che astrattamente potrebbe consentire un progresso, quale che sia, è un partito serio.
Ma di partiti seri, da decenni, in Europa, e in genere credo nei paesi occidentali, non ne nascono.
È nato qualche efficace "partito di scopo", come quello di Farage nel 1992 ma di partiti seri - popolari non populisti; fondati sulla disciplina, la gerarchia, la democrazia, la "meritocrazia", la fede, la militanza, la credenza cieca che il partito sia prima di tutto il luogo della crescita e della formazione caratteriale e culturale - non vi è traccia, che io sappia, in nessun paese europeo e occidentale in generale.
Magari qualcuno piccolo qua e là sarà pure sorto ma non è sbocciato, da almeno quarant'anni.
L'occidente (il neoliberalismo) ha "trasformato antropologicamente" le masse, che non hanno alcun desiderio di schierarsi, di stare da una parte, di irrigimentarsi, di tesserarsi, di fedeltà, di combattere, di lottare ("la lotta"), di concorrere umilmente alle scelte quando lo statuto apre la discussione (la democrazia), e di eseguire per anni la decisione presa.
Esistono ancora rare persone, sfuggite, per qualche misteriosa ragione, al delirio narcisista occidentale, che desiderano militare in un partito serio. Ma sono pochissime. In Italia come verosimilmente in tutti i paesi occidentali.
Molte di più, quasi tutte quelle interessate alla politica, preferiscono le strutture più "liberali", individualiste e narcisiste: i movimenti, le piazze, le associazioni, le riviste, le chat, i canali telegram, gli informali "raggruppamenti" facebook o X, i canali youtube, i blog e la controinformazione liberamente scelta: scelgo io chi, quando, a che ora, per che cosa e fino a quando seguire.
Queste strutture producono talvolta qualcosa di buono, sotto il profilo delle analisi, ma avendo tutte uno scopo orribile (narcisistico o utilitaristico o semplice necessità di campare, o passatempo, o scaccia-esprimi-nevrosi), avendo sovente la funzione di consentire agli individui di esprimersi, e non pervenendo mai ad alcuna decisione e quindi non compiendo mai un solo passo in avanti, dopo un po' diventano stantie, sanno di muffa, di ripetizione e di spettacolo. E il buono si disperde nel nulla.
In quindici anni non si è giunti nemmeno a condividere queste tre conclusioni:
I) che una proposta politica o è patriottica (migliora la patria, che economicamente significa migliora la condizione o le possibilità dei piu - o la potenza industriale in settori strategici - ma in altri campi anche di pochi) o è un gioco di e per bambini deficienti;
Ii) che gli Stati nelle relazioni internazionali agiscono per interesse e non per ragioni morali;
Iii) che un'azione che produce del bene per l'Italia (una parte; o raramente tutti gli italiani) va compiuta per quanti danni produca a popoli stranieri (esclusa la guerra, che è stata appositamente preclusa dai Costituenti), salvo che al vantaggio immediato segua un successivo maggiore svantaggio.
Infatti, dopo quindici anni gli "antisistema" nemmeno disprezzano asseriti "esperti" che predicano un'azione dell' "Europa": "L'Europa dovrebbe...".
Se, come civiltà, noi, come molte altre dei paesi occidentali, meritiamo di perire, che morte sia!
Sulle ceneri, magari dopo secoli, rinasceranno giovani e nuove civiltà.
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