mercoledì 7 ottobre 2015

La felicità sessuale non esiste. Lasciate le illusioni (di Maurizio Blondet)

Sono totalmente d'accordo con Maurizio Blondet, mi devo preoccupare?

Maurizio Blondet
Oggi una mia alunna di Terza ha pianto e vomitato tutto il giorno: la madre, dopo essere stata cacciata di casa dal marito che ha scoperto che la tradiva, se n’è andata con l’amante. Ieri la figlia chiama la mamma (che non si faceva sentire da settimane!) e lei dice alla figlia: per me potete crepare tutti, tu, tuo padre, tua sorella! Questo mondo ha bisogno di una sola medicina: zolfo e fuoco”. Mi scrive una mail l’amico Marletta, che è insegnante.... [Continua]

9 commenti:

  1. Sono piuttosto d'accordo anche io e francamente non vedo di che dovrei preoccuparmi...

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  2. Dunque sul banco degli imputati c'è la libertà sessuale. O no? Perché il Blondet, nel suo estenuante pistolotto moralista, parte dalla libertà sessuale per lanciare in realtà la sua denuncia contro i mali della società moderna. Ma imposta tutto il discorso in modo sbagliato e fuorviante. Per Blondet gli uomini e le donne di oggi sono tutti uguali, ma proprio tutti (presenti esclusi ovviamente). Palestrati, tatuati e ossessionati dal sesso. Li considera delle vittime, e in parte sono d'accordo. Vittime del consumismo e dell'opulenza, che naturalmente indeboliscono la volontà e la rettitudine, vittime di un capitalismo che deresponsabilizza e omologa i comportamenti. Vero. Ma qui allora mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse come si fa a creare una società sempre più ricca ma fatta di persone integre e responsabili. Si invoca la crescita, ma senza effetti collaterali. Un argomento interessante. Invece Blondet ritorna ossessivamente sul degrado dei costumi sessuali (che è solo uno degli effetti collaterali), degrado in cui si distingue per aberrazione la categoria dei "culattoni" (chiamarli omosessuali e considerarli esseri umani pare brutto, sia lodato Gesù Cristo), tipi depravati, anaffettivi e dediti alle orge. Una rappresentazione della società moderna non molto lucida, a mio avviso. Che poi il degrado morale c'è sempre stato, così come la cattiveria, l'egoismo, la stronzaggine, la sofferenza e le umanissime miserie. E dove si vuole andare a parare? Non mi è chiaro. Se parliamo di libertà sessuale, che vogliamo fare? Vietarla per legge? O forse tornare ai bei tempi in cui un uomo poteva distruggere una famiglia (moglie e figli) purché il tutto avvenisse pudicamente tra le mura di casa e con la benedizione del prete di paese? Non voglio negare il problema, provo una gran pena per quella ragazzina abbandonata, vorrei abbracciarla e vorrei che la sofferenza sparisse dal mondo, mi interrogo sulla natura del bene e del male, ma cerco di evitare che la frustrazione condizioni la mia visione del mondo.

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    1. Che Blondet indulga spesso al moralismo e al complottismo, è vero, e anche qui dal moralismo non rifugge. Però credo che il senso del suo discorso sia condivisibile: la soddisfazione del piacere non può essere la misura di tutte le cose, il capitalismo consumista invece la sponsorizza perché deve creare consumatori che, per soddisfare sempre nuovi desideri, devono comprare compulsivamente. E francamente mi pare che non sia ingeneroso ma realistico osservare che l'operazione è in buona parte riuscita.
      Infine, non so se i preti di Paese trattassero a braccia aperte gli uomini che distruggevano le famiglie. So però che se ciò avveniva era CONTRO la dottrina cattolica, che non giustifica il peccato perché fatto nel silenzio. Oggi invece si vuole "peccare" (parlo ovviamente dei credenti, per gli altri il discorso non vale) in nome del piacere personale facendolo passare per virtù, perché "i tempi evolvono". Si chiama modernismo e sull'argomento sono stati scritti fiumi di inchiostro e anche qualche enciclica, quando i papi erano papi.

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  3. Blondet dice una cosa sacrosanta: la felicità è l'assenza di desiderio. Dunque il desiderio è una minaccia per la felicità.

    Ma il desiderio è essenziale per la vita. Senza desiderio non c'è vita. Il desiderio è dinamico, la felicità è statica.

    Se il desiderio è una minaccia per la felicità, deve allora essere rifiutato? No, perché la rinuncia al soddisfacimento del desiderio conduce a una felicità statica, che non è cosa di questo mondo. Noi viviamo nel divenire, non in una condizione di stasi in cui il tempo è fermo. La felicità è una condizione senza tempo, ma il tempo esiste, e quindi la felicità perenne è impossibile. Dobbiamo fare i conti con il desiderio.

    Se non si capisce questo è inutile continuare a discutere.

    Se la felicità perenne è impossibile, anche perché è la negazione della vita, è però possibile un suo surrogato: il soddisfacimento momentaneo del desiderio. Siamo momentaneamente felici quando un desiderio viene soddisfatto.

    Peccato che il soddisfacimento di un desiderio non dipenda da noi, e comunque implica la lotta. Già, perché questo soddisfacimento deve essere meritato, magari sconfigendo la concorrenza. Dunque la ricerca della felicità, attraverso il soddisfacimento dei desideri, conduce dritti dritti all'individualismo! Non c'è scampo.

    Io dico che l'equilibrio tra il principio di piacere (il desiderio) e il principio di realtà (la stabilità) si è rotto. Possiamo far finta di niente e restare a guardare come va a finire, oppure darci da fare e ristabilire qualche regola.

    Fate voi. Mi limito a segnalare che noi sovranisti pensiamo che qualche regolaa vada ristabilita.

    Ne riparleremo.

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    1. Lealtà, Sacrificio, Onestà, Umiltà soggiacciono alla regola del "Limite". Guarda caso sono quei tratti caratteristici dell'essere umano che oggigiorno mancano. Sono scomparsi, rubati dalle politiche ultra-libertarie consumistiche e globaliste.

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  4. Non conoscevo Blondet, ma, per dire, 200 anni fa Schopenhauer diceva le stesse cose.

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  5. Il "pezzo" non si scaglia contro l'uso aberrante della libertà sessuale indotto dalla filosofia consumistica, ma contro la libertà sessuale in sè considerata. La riprova è nel fatto che il prelato gay, al quale l'autore del sermoncino si riferisce, in realtà non è criticato in ragione di un preciso comportamento tenuto, ma, essendo ripetutamente apostrofato "culatone" (tra l'altro, non si dovrebbe dire "culattone"?) e "finocchio" , viene offeso per un modo di essere, la qual cosa denota la volontà di questo nostalgico del "buon tempo antico" di aggredire l'omossessuale (chiunque esso sia) in quanto ritenuto indegno di fruire della libertà di essere tale.

    Blondet finge di sviluppare argomenti di buon senso contro il sistema ultra-capitalistico, ma tradisce il profondo il desiderio di far girare in senso contrario le lancette della Storia fino alla "età dell'oro" in cui i "culatoni" potevano unicamente scegliere di tenere nascosto il loro orientamento sessuale oppure di affrontare la gogna e il rogo.

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  6. Forse Claudio ha ragione, il discorso di Blondet non è privo di ambiguità, ma mi pare che Fiorenzo l'abbia usato semplicemente come strumento per parlare di ciò che gli stava a cuore.
    Penso anch'io come Fiorenzo che la felicità possa essere solo uno stato momentaneo, ed andrei oltre, che di conseguenza non possa essere uno scopo della vita. La felicità ci capita e possiamo parlarne solo a posteriori, e quindi perseguirla non ha senso, non abbiamo la formula pronta per godercela, anzi la stessa identica esperienza non assicura affatto lo stesso effetto su di noi.
    Secondo me, la cosa più importante è la gestione del desiderio, che coincide in fondo con la vita, senza desiderio non potremmo neanche vivere, subentra la noia e infine l'odio stesso per la vita, la voglia di suicidarsi.
    Non solo quindi il desiderio non può essere soddisfatto per sempre, in continuazione, ma è bene che non lo sia, dobbiamo sfruttarlo non solo per soddisfarlo di tanto in tanto, ma anche per viverlo, per sentirlo, anche questo è parte della felicità, del sentirsi vivi e vogliosi.
    L'errore tipico delle società consumistiche è appunto quello di dare per scontato che i desideri debbano essere soddisfatti ed al più presto, gli esseri viventi non sono fatti così.
    Se qualcuno di voi si è qualche volta sottoposto ad una dieta alimentare, avrà di certo provato quanto possa apparire gustoso un certo cibo quando lo si mangia avendo una vera e propria fame, è una sensazione che chi non si nega mai tutto il cibo che desidera non proverà mai. Il difetto sta nel considerare tutto quantitativamente, nel credere che dobbiamo soddisfare quanti più desideri possibili, la nostra psiche è molto più complessa.

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    1. Noi due talvolta non ci "capiamo ;-)", ma questa volta hai ottimamente compreso quello che volevo dire.

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