sabato 30 luglio 2016

Quante galline hai?

Il signor A è un contadino di 87 anni che possiede alcune galline e qualche pecora. Coltiva l'orto con l'aiuto del figlio, un giovane uomo lievemente chiuso in sé stesso, e accudisce un'anziana sorella mite e sorridente. Il signor A è di intelligenza viva, parla un buon italiano seppur sbagliando qualche verbo, più per abitudine che per altro, e si capisce che ha vissuto tempi migliori. Da lui compro le uova fresche.

Entrambi siamo fuorilegge perché la vendita di uova non è consentita se l'attività non è dichiarata. "Quante galline hai?" si vide chiedere il signor A quella volta che, volendo produrre anche del formaggio, e desideroso di mettersi in regola, si rivolse agli uffici competenti. Non se ne fece nulla, per cui nessuno sa quante galline abbia il signor A. A me lo ha detto, ma non ve lo dico.

Abbiamo parlato delle regole che sovrintendono anche alle più minuziose attività economiche, rimanendo sorpreso nel constatare come il signor A sia ben consapevole che il loro vero scopo non è la tutela della salute pubblica, bensì quello di erigere ostacoli crescenti all'auto produzione, così da spianare la strada agli alimenti della filiera industriale. I quali sarebbero "più sicuri". A dispetto di ciò v'è il fatto, incontestabile, che al mio paesello, dove ognuno alleva galline e pecore all'insaputa degli organi competenti, si vive a lungo; inoltre tanto più a lungo e in buona salute quanto più si fa parte di quella cerchia sociale che, avendo poco o nessun reddito, di allevar galline, pecore e coltivare l'orto fa di necessità virtù. Io li chiamo "gli antenati", ed è sempre un piacere, per me, discorrere con loro. Lo dico senza timore di apparire snob, perché è oggettivo e verificabile che questi "antenati" abbiano un linguaggio molto più articolato ed evoluto dei giovini che si incontrano nei pub di città.

Gli antenati guidano trattori di loro proprietà, i giovini macchine sportive comprate a rate. Gli antenati si aggiustano i trattori da soli, i giovani per riparare le loro macchine fanno altre rate.

Ma la cosa più importante, e anche la ragione per cui ho scritto questo post interrompendo un lungo silenzio, è che quando ho detto al signor A che ESSI vogliono costringerci tutti al consumo esclusivo di alimenti della filiera industriale, lui mi ha risposto: "non ci riusciranno mai". I giovini, tutti i giovini coi quali mi è capitato di fare le medesime considerazioni, mi hanno sempre risposto allargando le braccia. Come a dire "sì, è inevitabile".

Mi farò delle galline - non dirò mai quante - e le lascerò scorrazzare nel prato.  Libere galline selvatiche, ovviamente, come me.

5 commenti:

  1. Io le galline le avevo... ho perso la guerra con la faina.

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  2. W le galline selvatiche, o galline o muerte

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  3. L' importante è non possedere un animale di grossa taglia assieme alle galline.
    Certo il futuro non ci prospetta cose buone e giuste; ierinotte ho avuto un incubo, certamente indotto dal tuo post: ho sognato che le multinazionali avevano brevettato le nuove sementi eugenetiche e che per proteggerne l'integrità come razza pura era stata vietata la coltivazione delle piante originali con obbligo per tutti gli antenati dell' estirpazione dai loro orti di ogni pianta impura.
    Per fortuna era solo un brutto sogno.

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  4. Sono un po' preoccupato lei come sta? Ma soprattutto spero che lei stia coltivando la terra cosa che prima o puoi farò un saluto martino

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    1. Tutto bene. Le galline hanno bisogno di un gallo, tocca che torno.

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