domenica 18 giugno 2017

Fuoco amico

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Prendo spunto dalla polemica intercorsa tra il FSI e Diego Fusaro per svolgere alcune considerazioni. Premetto che Diego Fusaro mi è abbastanza simpatico, mentre nutro diverse perplessità in merito al FSI (ex ARS) cui ho peraltro aderito in una fase iniziale prima di rendermi conto che, nonostante la concordanza su numerose analisi della realtà politica, vi è anche una irriducibile discordanza - di natura più profonda dell'agire politico - che mi ha indotto a lasciare quel piccolo rassemblement sovranista. [nota 1]

La polemica tra il FSI e Fusaro nasce dall'invito a partecipare a una riunione indetta dal FSI in vista delle elezioni regionali in Abruzzo, al quale Fusaro ha risposto chiedendo il rimborso delle spese di viaggio e alloggio, oltre a un compenso netto di mille euro. Il direttivo del FSI ha reagito pubblicando la risposta di Fusaro, accompagnandola con una dura reprimenda nella quale lo si accusa di non essere un vero militante, la qual cosa ha suscitato l'immediata reazione del giovane filosofo marxista che ha giustificato la richiesta economica con l'argomento delle bollette da pagare.

L'episodio, che in sé potrebbe essere rubricato come un banale litigio tra uno dei gruppi che si spendono politicamente dal basso contro l'UE e l'euro (nel seguito "sovranisti") e uno dei pensatori che questo mondo ha eletto a punto di riferimento, presenta degli aspetti che vorrei approfondire.

Credo che possiamo assumere come vero il seguente enunciato: fatta salva (forse, chissà) una minoranza di individui, cui generalmente ci si riferisce con il termine "idealisti" (da intendersi in senso non filosofico) ogni essere umano agisce in base a criteri di interesse egoistico, stemperati e vincolati da un insieme di tabù, usanze e consuetudini cui ci riferiamo con la parola "cultura".

Vi è insomma una dose di  egoistico individualismo nell'agire di ognuno di noi, cosa di cui dovremmo essere tutti più coscienti, chi scrive per primo. Tale egoistico individualismo talvolta emerge, disvelandosi suo malgrado, nella forma di una suscettibilità eccessiva alle critiche che si ricevono sui social, soprattutto quando sono esposte da individui carichi di aggressività interiore; ma anche per ragioni più banali, come conseguenza dell'incapacità di molti utenti di padroneggiare adeguatamente la comunicazione scritta. Non è sempre facile distinguere i due casi, così da reagire con più pacatezza quando l'aggressività verbale è semplicemente l'esito del non saper scrivere; come non è facile, o non sempre possibile, ritrarsi davanti alle aggressioni intenzionali di persone che sfogano il proprio malessere interiore, magari nascondendosi dietro l'anonimato. [nota 2]

Occorre però andare più a fondo, non bastando il semplice accenno a un generico individualismo egoistico, onde cercare di individuarne le motivazioni, o almeno alcune di esse. La scena pubblica è un grande palcoscenico sul quale ognuno degli ego desidera svolgere una parte il più possibile di rilievo, ricavandone soddisfazioni di natura psicologica, pecuniaria o di potere. Queste tre motivazioni (ma ce ne sono altre) si intrecciano tra di loro combinandosi in modo diverso da individuo a individuo e con proporzioni relative che mutano con il passare del tempo, l'avanzare dell'età e lo svolgersi degli eventi, interagendo con i talenti di ognuno e determinandone l'uso sulla scena pubblica. Mi concentrerò su due delle infinite possibili combinazioni di queste variabili: quella che concorre a determinare gli ego che si riconoscono nel ruolo di intellettuale e quella che definisce gli ego che si collocano nella più vasta schiera dei politici che fanno opposizione sistemica, in questa sede i sovranisti. [nota 3]

A mio parere, l'elemento che gioca un ruolo fondamentale nel consentire a un ego di ritagliarsi un ruolo da intellettuale consiste nel possedere un qualche talento che sia particolarmente "tradable" sul proscenio pubblico, ad esempio una grande competenza in un campo dove ci sia molta domanda di questo bene immateriale. Può trattarsi di economia, filosofia, studi giuridici, statistica, letteratura e quant'altro; di converso, quando un ego non possiede alcun talento sviluppato in modo ipertrofico, bensì (almeno) un insieme di talenti, ognuno utile, ma nessuno particolarmente sviluppato, allora non ha altra scelta che collocarsi nel ruolo di politico. I due ruoli, quello intellettuale e quello politico, sono in oggettiva concorrenza, perché il lavoro dell'intellettuale, quando non è un cortigiano, consiste nella critica dell'esistente, mentre quello del politico nell'agire per la conquista (o la difesa) del potere. Che un vero intellettuale sia in conflitto con i politici che agiscono per la difesa del potere che già possiedono è cosa evidente in sé, meno percepito è invece il conflitto con i politici che contendono il potere a chi ce l'ha, per appropriarsene. E invece, anche in questo caso, il conflitto c'è, quanto meno perché pescano nello stesso stagno.

L'intellettuale critico tende a delimitare l'esame dell'esistente al suo ambito di specializzazione, per il semplice fatto che è lì che può eccellere; è in competizione con i suoi simili per occupare il centro della scena; aspira in cuor suo alla gloria imperitura come coronamento degli sforzi e dei sacrifici che gli impongono la conquista e la conservazione del suo status. Il politico di opposizione tende ad allargare l'orizzonte delle sue analisi, naturalmente riferendosi ai lavori di una molteplicità di intellettuali di riferimento, a nessuno dei quali, però, è facilmente disposto a riconoscere un ruolo di unica guida, salvo che il suddetto intellettuale non sia già morto; nel qual caso viene trasformato in un santino da venerare, magari per appropriarsene in contesa con gli altri politici di opposizione. [nota 4]

Tuttavia l'intellettuale critico teme i politici di opposizione (oltre a disprezzarli in cuor suo nei casi più patologici) essendo ben consapevole che costoro, nel caso riuscissero ad aver successo, non lo accoglierebbero di buon grado nel loro gruppo perché egli sarebbe una figura troppo ingombrante, né mai gli consentirebbero di accedere al vertice del potere; senza contare il fatto che un vero intellettuale critico, di razza, essendo per definizione contro il potere (qualsiasi potere) non potrebbe che essere immediatamente "disattivato" dai nuovi arrivati, per timore della sua libertà di pensiero. Sull'altro versante i politici di opposizione, impegnati come è loro mestiere nella costruzione di una narrativa vasta, necessariamente incoerente ma essenziale per costruire il consenso, diffidano profondamente dell'intellettuale, che è invece proteso alla ricerca della coerenza interna della sua visione contro gli attacchi dei suoi concorrenti.

A dispetto, e nonostante tutto ciò, gli intellettuali critici e i politici di opposizione hanno estremo bisogno gli uni degli altri: i primi perché aspirano ad avere una platea che, ovviamente, non può essere costituita solo da altri intellettuali, ma neanche essere limitata alla Doxa dei seguaci; i quali sono necessariamente solo una piccola frazione della cosiddetta opinione pubblica, essendo la grande maggioranza ipnotizzata dai media mainstream; i secondi perché sono assetati di coerenti visioni del mondo da cucire addosso all'azione politica, che non può limitarsi alla semplice, e comune a tutte le azioni politiche, richiesta di giustizia sociale, ma ha bisogno di un'ideologia, cioè di un insieme di Epistèmi coerentemente organizzati.

Si aggiunga, a quanto detto, il fatto che l'attuale sistema di potere ha sviluppato in modo straordinario l'arte di offrire spazi di visibilità e orizzonti accademici anche agli intellettuali critici, a patto che si limitino ad esprimere visioni alternative senza mischiarsi con i suoi veri nemici, i politici che fanno opposizione antisistemica. Tra i quali ci sono, oggi, anche i sovranisti. Siamo così arrivati al punto centrale: l'estrema pericolosità, per l'attuale assetto politico, delle idee sovraniste. Il Potere costituito non ci si lascia certo rassicurare dal fatto che i sovranisti abbiano scelto la via politica per la conquista del potere, che contempla anche la partecipazione alle elezioni. Il rischio, temutissimo, è che l'idea(le) della riconquista della sovranità nazionale possa tramutarsi in un'offerta politica capace di saldarsi con l'innato sentimento patriottico, che abbonda tra le classi lavoratrici, fino a diventare una minaccia politica reale. La percezione di tale possibilità è ben presente tra i militanti sovranisti, ed è questa la ragione per cui moltissimi di loro non cessano di invocare l'unione delle forze, tra le quali essi includono le risorse intellettuali, rimanendo spesso delusi nelle loro aspettative. Non siamo, qui, davanti al classico tradimento dei chierici, ma certo si può parlare di ambiguità.

Un'ambiguità che il caso Fusaro ha rivelato. Anzi, per parlar chiaro, confermato, non essendo mancati, in questi anni, molti altri casi dei quali è difficile parlare perché, come è stato giustamente osservato da un commentatore su FB, spaccare il fronte in guerra è una cosa da pazzi. Credo tuttavia che sia ormai necessario, per tutti noi sovranisti, crescere e diventare politicamente adulti, cominciando a capire che "essere fratelli nella causa comune" non basta, né mancano gli esempi che lo dimostrano. Ve ne offro un paio: questo e questo.

Note: 
  1. Ci tengo a sottolineare che dopo l'abbandono del gruppo non ne feci cenno in alcuna occasione, salvo raccogliere le confidenze di quanti, quasi un anno dopo, fecero la stessa scelta, supportando alcuni di loro nell'elaborazione del lutto.
  2. Questi comportamenti deprecabili sono adottati anche da chi, pur essendo persona di animo gentile, ha tuttavia un temperamento passionale e battagliero, ed è il mio caso. Mi aspettano secoli di purgatorio per il solo peccato di ira, per non dire di altri vizi capitali, ma tant'è!
  3. Sempre parlando di me (ah, l'ego!) non mi ritengo né un intellettuale né un politico, ma un sub-divulgatore. E questa non è modestia, sia ben chiaro.
  4. In sintesi: Marx va bene, e pure Keynes. Bagnai no, respira ancora.

6 commenti:

  1. Facciamo un ragionamento induttivo: sembra che Fusaro faccia parte di quel mainstream che monetizza sulla visibilità televisiva e non stupirebbe se avesse un agente, un'agenzia, un manager che gli gestisce il business. Per esempio i giornalisti tv (Scanzi, Facci, etc.) Sono gestiti daĺla VisVerbi di Barbara Castorina. La richiesta dei 1000 euro sembrerebbe un tentativo maldestro di gestire il contatto in prima persona (sbagliando tutto). Nello showbiz capita comunque di gestire le cose che ti sei procurato da solo in prima persona anche se hai un manager. Quello che stupisce è la sprezzante difesa fusariana: sono 4 gatti. Se sono così pochi con un seguito così minimo, non chiedi 1000 euro! Ti limiti al rimborso spese. Detto ciò, partendo da qui sarebbe interessante capire quanto vale il business populista a livello di visibilità e guadagno personali. Solo per trasparenza...

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  2. Facciamo un ragionamento induttivo: sembra che Fusaro faccia parte di quel mainstream che monetizza sulla visibilità televisiva e non stupirebbe se avesse un agente, un'agenzia, un manager che gli gestisce il business. Per esempio i giornalisti tv (Scanzi, Facci, etc.) Sono gestiti daĺla VisVerbi di Barbara Castorina. La richiesta dei 1000 euro sembrerebbe un tentativo maldestro di gestire il contatto in prima persona (sbagliando tutto). Nello showbiz capita comunque di gestire le cose che ti sei procurato da solo in prima persona anche se hai un manager. Quello che stupisce è la sprezzante difesa fusariana: sono 4 gatti. Se sono così pochi con un seguito così minimo, non chiedi 1000 euro! Ti limiti al rimborso spese. Detto ciò, partendo da qui sarebbe interessante capire quanto vale il business populista a livello di visibilità e guadagno personali. Solo per trasparenza...

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  3. Scusa, come ho già detto non seguo molto Fusaro. Potresti spiegare meglio la tua affermazione secondo cui "pare che faccia parte di quel mainstream..." per cui ne consegue potrebbe avere "un agente, un'agenzia, un manager"?

    Sono ipotesi o hai qualche elemento di riscontro?

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  4. Allora: esiste un giro di ospiti che passano dalle varie trasmissioni di informazione, giro cui Fusaro fa parte (questo È evidente. I "figuranti" spesso sono gestiti da agenzie come la VisVerbi specializzata in giornalisti. Ergo, ci sono solo due ipotesi: a) Fusaro ha un agente b) Fusaro si gestisce da solo. Non ce ne sono altre. L'esistenza di un listino prezzi (1000 euro) significa che Fusaro dà valore aĺla visibilità ottenuta. Il modo maldestro con cui ha gestito la faccenda mi ha ricordato certi comici famosi per essere andati in tv che gestiscono qualche ingaggio in prima persona, bypassando l'agenzia. Ovvio sono ipotesi però sembra il tipico caso di in emergente che sta vedendo adesso la possibilità di fare i soldi veri

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  5. Lorenzo, dopo aver cancellato la lenzuolata che stavo scrivendo su Fusaro come commento al post precedente
    - commento che avrebbe solo sfiorata la richiesta pecuniaria di cui nulla sapevo, e che sarebbe stata una lunga premessa sul personaggio nonché su di me o su di IO, secundum bagnaiscum verbum e sul finire avrebbe solo sfiorata la pecunia,su quest'ultimo tema con un poco di risentimento e invidia insieme (livore, sempre secundum bagnaiscum verbum), non posso invece evitare il presente commento di plauso a te per i puntuali, tahlienti e inoppugnsbiliabili due esempi di "unione tra fratelli", ah ah, a cui rimandi.

    Per me, strappano l'applauso.

    Non ti leggevo da tempo, anche se di rado, e solo ora, grazie ai due link, mi paleso.
    Ti avevo parlato fugacemente al Goofyprimo ringraziando delle riprese di vari eventi bagnaieschi, ringraziamento che rinnovo.
    Mi piacciono il tuo modo di scrivere e
    la puntualità delle tue argomentazioni, con ciò non facendo alcun "endorsement" (o e che da tempo traduco "arrufianamento".

    Mi spiace il VOSTRO - tuo e di chi?, con ideale caramella a chi indovina, uh uh -, ma noi, uomini di mondo, sappiamo benissimo che queste cose succedono anche per relazioni profonde e durature.

    Scusandomi per gli eventuali refusi nel presente commento perché scrivere da smart mi torna poco agevole, dico che continuerò a leggerti ogni tanto od ogni poco, compresi i sempre vivaci e stimolanti commenti, così come costantemente leggo Bagnai e commenti.

    Buon proseguimento a te, al blog e ai lettori.




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  6. Rilettami pubblicata e trovati marchianissimi errori praticamente uno scempio, li avevo corretti pedantescamente quasi tutti e stavo per ultimare la segnalazione - correzione quando è sparita la pagin e come talvolta già capitato (smart di pochi mesi).

    La necessità di un bagno.e di cibo è ottimo alibi per non ricominciare, anche tenuto presente che davvero, secondo me, il meglio è nemico del bene.

    Terzo alibi: dopo abluzioni e pranzo devo dedicarmi sveltamente ad altro.
    Dunque, la vita mi alibeggia e, nel caso specifico, nulla posso voler di più.

    Traduzione: ti sei risparmiato una bella noiosa lettura.

    Ciao a tutti.

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